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mercoledì 12 dicembre 2012

Spagna - Rajoy teme l’effetto Berlusconi

Mario Monti non è l'unica vittima del ritorno del Cavaliere. Il governo spagnolo rischia di essere destabilizzato da una nuova ondata di sfiducia verso l'Europa del sud.

Ana Isabel Sanchez 12 dicembre 2012 ABC Madrid

“È la peggiore notizia che la Spagna potesse ricevere in questo momento”. È il commento lapidario di un esponente del governo sulle conseguenze della crisi politica italiana. In queste ore l’esecutivo di Mariano Rajoy non nasconde la sua preoccupazione. Dopo l’uscita di scena di Mario Monti c’è grande incertezza su chi sarà il suo successore e quale programma economico porterà avanti. Quest'insicurezza sta minando la fiducia che i mercati avevano cominciato a riporre nella periferia europea, e mette in pericolo i piani del presidente spagnolo per scongiurare l’intervento esterno.

Finora il capo dell’esecutivo è riuscito a schivare il cosiddetto salvataggio blando o di seconda generazione grazie alla fiducia alimentata a settembre dalla Banca centrale europea con l’annuncio del suo programma di acquisto del debito pubblico. Rajoy sperava che la semplice esistenza di questo meccanismo avrebbe continuato a intimidire gli speculatori e mantenuto lo spread sotto controllo fino a quando le riforme e le misure di rigore avessero prodotto i primi effetti.

Tuttavia la possibilità che Silvio Berlusconi possa tornare al potere e le dimissioni annunciate da Monti hanno spazzato via la calma degli investitori. Il terremoto politico italiano apre la porta a uno scenario in cui il nuovo governo potrebbe interrompere il cammino di riforma e tagli al bilancio, perdendo la possibilità di finanziarsi sul mercato. Le cifre sono sotto gli occhi di tutti. Berlusconi ha lasciato lo spread a 575 punti, e a questo punto tutto è possibile in un momento in cui l'Unione europea è in difficoltà nel prendere decisioni e presenta limitati margini di manovra.

L'evoluzione in corso lascia presagire un possibile ritorno dello spread ai livelli di alcuni mesi fa, troppo alto per una crescita economica stabile e dunque insostenibile a medio termine. Ora gli speculatori hanno un pretesto per tornare a scommettere sulla fine dell’euro.

In questa situazione il capo del governo proverà a sfruttare il più possibile il prossimo Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles giovedì e venerdì. “La Spagna è la stessa che era venerdì scorso, il mercato la vede in modo diverso per colpa di ciò che è accaduto in Italia. È evidente che il problema è europeo, e dunque va risolto a Bruxelles”, spiega un esponente del governo.

Nonostante le prospettive della delegazione spagnola non siano buone, considerando soprattutto la vicinanza delle elezioni tedesche (novembre 2013), alcuni collaboratori del presidente sono convinti che la crisi italiana possa spingere alcuni partner europei a prendere coscienza del rischio incombente e procedere con più decisione verso l’integrazione bancaria. I precedenti consigli dimostrano infatti che l’Unione europea e soprattutto la cancelliera tedesca Angela Merkel sono più propensi ad avanzare quando si ritrovano alle corde.

Rajoy chiederà ai suoi partner un accordo che permetta di sciogliere i dubbi suscitati dalla crisi italiana sui mercati e faccia fronte alla necessità di creare uno scudo comune in grado di proteggere un paese dalla crisi di un altro. Secondo Rajoy un passo avanti sostanziale verso l’unione bancaria, negoziato in questi giorni dai ministri dell’economia dell’Unione, invierebbe ai mercati il messaggio che tutti i partner andranno avanti insieme e che l’euro è irreversibile.

Il presidente difenderà la firma dell’accordo che prevede la realizzazione dell’unione bancaria al più presto possibile e con un calendario concreto di fasi di applicazione. Per farlo dovrà trovare il modo di superare le reticenze del Regno Unito, della Germania e dei paesi nordici, convinti che l’unione bancaria non sia la soluzione alla crisi e dunque non sia una questione urgente. Rajoy non potrà contare sul suo abituale alleato, perché Monti si presenterà al Consiglio europeo fortemente indebolito essendo ormai un primo ministro uscente.

La ricaduta

Oggi la Commissione europea e i governi si ritrovano a doversi preoccupare delle conseguenze di un problema che sembrava ormai sotto controllo. Il presidente della Commissione europea José Manuel Durão Barroso ha chiesto agli italiani che le prossime elezioni “non siano un pretesto per mettere in dubbio le misure indispensabili adottate dal governo Monti”, mentre il presidente del Parlamento europeo Martin Schultz ha sottolineato che il possibile ritorno di Berlusconi “rappresenta una minaccia” per la stabilità dell’Italia e di tutta l’Unione europea.

Ancora più importanti del fatto che la Spagna possa essere costretta a chiedere aiuto sono le conseguenze che la crisi potrebbe avere sull’euro. Alcuni alti funzionari Ue sottolineano le reticenze della Germania verso l’acquisto illimitato di debito da parte della Bce e i suoi timori sull'aumento dell’inflazione. Se Berlino deciderà di mettere un limite, spiegano, non ci saranno fondi sufficienti per sostenere un’economia delle dimensioni di quella italiana o spagnola. Se fosse necessario chiedere nuovi contributi ai partner, l’euro potrebbe rischiare grosso. “È possibile che non tutti siano d’accordo”, avvertono i funzionari. (Traduzione di Andrea Sparacino)

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