Pensare Globale e Agire Locale

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martedì 4 dicembre 2012

EGITTO - Troppo credito internazionale a Mohammed Morsi

La nuova costituzione presentata sabato scorso dal Presidente Mohammed Morsi, scritta da un team di islamisti e basata completamente sulla Sharia (la legge islamica), è un colpo durissimo alle aspettative di libertà e democrazia del popolo egiziano.

A sostenerlo sono centinaia di migliaia di manifestanti scesi in piazza negli ultimi giorni con l’intenzione di proseguire la protesta anche oggi e nei giorni a venire. Chi protesta non lo fa solo contro l’attribuzione praticamente illimitata di poteri che si è auto-conferito il Presidente Morsi, ma contesta anche la nuova costituzione che, oltre a confermare i poteri del Presidente trasformandolo di fatto in un dittatore, introduce in Egitto, un Paese con molte realtà religiose, la legge islamica come fondamento della vita quotidiana e della legislazione civile e penale.

Ma le oceaniche manifestazioni contro Morsi viste in questi giorni, se da un lato hanno mostrato un Egitto coraggioso che non ci sta a farsi scippare la “rivoluzione” dai Fratelli Musulmani e dai salafiti, dall’altro mostrano una comunità internazionale del tutto immobile e succube del credito dato a sproposito a questo regime islamico giudicato a torto “moderato”.

La vera essenza del regime egiziano era già emersa nei mesi scorsi quando con una politica molto simile a una “epurazione religiosa” vennero attaccati e costretti alla fuga migliaia di cristiani copti, il tutto nell’assordante silenzio del mondo. Non era bastato quello a far capire con ci si aveva a che fare che con una mossa a sorpresa Morsi si è improvvisamente avvicinato all’Iran degli Ayatollah. Ma neppure questo è bastato al mondo per aprire gli occhi e Stati Uniti ed Europa hanno continuato ingenuamente a dare credito a questo regime islamico, tanto che la Casa Bianca è caduta persino nel “tranello di Gaza”, una guerra su procura manovrata da Teheran e sostenuta dal Cairo dove Morsi ha fatto la figura del “mediatore” in cambio però di miliardi di dollari di aiuti e una considerevole fornitura di armi americane all’esercito egiziano. Ora di nuovo la comunità internazionale sembra sottovalutare quello che sta avvenendo in Egitto e continua imperterrita a mantenere rapporti amichevoli con il regime islamico egiziano. Certo, qualche parola è stata detta in merito alle proteste di questi giorni, ma siamo al minimo sindacale, giusto per far vedere che qualcosa si dice.

Invece la situazione in Egitto sta veramente precipitando e siamo sicuri che prima o poi Morsi e i Fratelli Musulmani faranno vedere quanto dura può essere una repressione islamica su chi chiede democrazia e libertà. Ma siamo altrettanto sicuri che nemmeno questa volta la comunità internazionale farà qualcosa di concreto contro questo nuovo rais islamico.

Si è dato e si sta dando troppo credito a Mohammed Morsi e alla Fratellanza Musulmana, un credito che non è affatto giustificato dai fatti che, anzi, dimostrano ampiamente come l’Egitto sia irrevocabilmente avviato verso la dittatura islamica. Se mai a Washington e a Bruxelles se ne dovessero accorgere sarà ormai troppo tardi e l’Egitto invece di essere un “fattore stabilizzante” per il Medio Oriente sarà diventato l’ennesimo catino d’odio islamico.

SPMEDIA

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