A sostenerlo
sono centinaia di migliaia di manifestanti scesi in piazza negli ultimi giorni
con l’intenzione di proseguire la protesta anche oggi e nei giorni a venire.
Chi protesta non lo fa solo contro l’attribuzione praticamente illimitata di
poteri che si è auto-conferito il Presidente Morsi, ma contesta anche la nuova
costituzione che, oltre a confermare i poteri del Presidente trasformandolo di
fatto in un dittatore, introduce in Egitto, un Paese con molte realtà
religiose, la legge islamica come fondamento della vita quotidiana e della
legislazione civile e penale.
Ma le
oceaniche manifestazioni contro Morsi viste in questi giorni, se da un lato
hanno mostrato un Egitto coraggioso che non ci sta a farsi scippare la
“rivoluzione” dai Fratelli Musulmani e dai salafiti, dall’altro mostrano una
comunità internazionale del tutto immobile e succube del credito dato a
sproposito a questo regime islamico giudicato a torto “moderato”.
La vera
essenza del regime egiziano era già emersa nei mesi scorsi quando con una
politica molto simile a una “epurazione religiosa” vennero attaccati e
costretti alla fuga migliaia di cristiani copti, il tutto nell’assordante
silenzio del mondo. Non era bastato quello a far capire con ci si aveva a che
fare che con una mossa a sorpresa Morsi si è improvvisamente avvicinato
all’Iran degli Ayatollah. Ma neppure questo è bastato al mondo per aprire gli
occhi e Stati Uniti ed Europa hanno continuato ingenuamente a dare credito a questo
regime islamico, tanto che la Casa Bianca è caduta persino nel “tranello di
Gaza”, una guerra su procura manovrata da Teheran e sostenuta dal Cairo dove
Morsi ha fatto la figura del “mediatore” in cambio però di miliardi di dollari
di aiuti e una considerevole fornitura di armi americane all’esercito egiziano.
Ora di nuovo la comunità internazionale sembra sottovalutare quello che sta
avvenendo in Egitto e continua imperterrita a mantenere rapporti amichevoli con
il regime islamico egiziano. Certo, qualche parola è stata detta in merito alle
proteste di questi giorni, ma siamo al minimo sindacale, giusto per far vedere
che qualcosa si dice.
Invece la
situazione in Egitto sta veramente precipitando e siamo sicuri che prima o poi
Morsi e i Fratelli Musulmani faranno vedere quanto dura può essere una
repressione islamica su chi chiede democrazia e libertà. Ma siamo altrettanto
sicuri che nemmeno questa volta la comunità internazionale farà qualcosa di
concreto contro questo nuovo rais islamico.
Si è dato e
si sta dando troppo credito a Mohammed Morsi e alla Fratellanza Musulmana, un
credito che non è affatto giustificato dai fatti che, anzi, dimostrano
ampiamente come l’Egitto sia irrevocabilmente avviato verso la dittatura
islamica. Se mai a Washington e a Bruxelles se ne dovessero accorgere sarà
ormai troppo tardi e l’Egitto invece di essere un “fattore stabilizzante” per
il Medio Oriente sarà diventato l’ennesimo catino d’odio islamico.
SPMEDIA
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