Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


sabato 29 ottobre 2011

Nencini: più che un "Big Bang" serve una rivoluzione riformista

“Auguro a Matteo Renzi ogni successo, ma lo slogan scelto per la Leopolda II non è affatto foriero di buoni auspici.
Sotto questa insegna, esattamente la stessa – 'Big bang' – Michel Rocard, nel 1993, promise lo scioglimento del Partito Socialista francese e si autopromosse rifondatore della sinistra d'Oltralpe. Le cose sono andate del tutto diversamente”.
A dirlo è Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi, commentando l'annunciata convention di Matteo Renzi.
“Oggi i sondaggi – prosegue - considerano il candidato socialista alle Presidenziali francesi, probabilmente Francoise Hollande, vincente contro l'attuale Capo dello Stato.
Anche per la sinistra italiana, prima di avveniristici 'big bang', consiglierei rigore, olio di gomito e tre impegni da assumere di fronte ai cittadini: misure per il rilancio dell'economia (innanzitutto patrimoniale, tassazione delle rendite finanziarie, lotta all'evasione fiscale, denari nella ricerca, tutele per i precari), investimento nelle nuove idee (e nelle giovani generazioni), sobrietà nel governo della cosa pubblica.
Questa sì – conclude Nencini - che sarebbe una vera rivoluzione riformista!”.

Il ruolo dei giovani nella storia e nella politica

Più o meno tutti i numerosi partiti italiani hanno cercato di affrontare il problema e, a mio parere, nessuno alla fine è riuscito a risolverlo. C'è stata qualche buona intuizione come l'apertura del dibattito sulla precarietà, che è un fenomeno più avvertito fra i giovani - anche se faremmo torto ai troppi che giovani non sono, ma che finiscono comunque nel tritacarne dei contratti a termine, se ci dimenticassimo di loro -.

Due domande importanti, tuttavia, non sono ancora state risolte pienamente: i giovani italiani, che pure sono tartassati, hanno coscienza di essere accomunati per molti versi dagli stessi problemi e dalle stesse potenzialità? e, soprattutto, la nuova generazione ha la volontà di prendere sulle sue spalle il peso del proprio futuro?

Nei dibattiti che ho sentito, in cui si invocavano confusamente le giovani generazioni, mai una volta si è stati in grado di allontanarsi da una specie di tendenza a invocare il nuovo solo perché nuovo; quasi si volesse fare una sorta di prologo del manifesto futurista. In nessuno di questi dibattiti si è mai posto il problema del perché si parlasse di giovani e a quali giovani fossero diretti i discorsi intrisi di filosofia politica che venivano pronunciati. Forse si dava per scontato di parlare di giovani perché genericamente si deve parlare del futuro in un paese particolarmente anziano come l'Italia. E, forse, si faceva l'errore di ritenere che i giovani siano particolarmente interessati alle categorie filosofiche e politiche.

Parlare di giovani non ha niente a che vedere con il futuro. Ha a che vedere con il presente, con il qui e l'ora. Non ha senso un discorso improntato sulle capacità dei giovani di assumersi in futuro responsabilità politiche, amministrative e di ogni altro genere, quando la nostra società ci nega il diritto di decidere di noi stessi. Parlare d'altro può interessare ad alcuni di noi ma il nostro dialogo finirebbe esattamente alla fine di questa pagina, o alle soglie della sala che ci ospiterà sabato. Se vogliamo rispondere al significato vero del termine politica dobbiamo avere il coraggio di affrontare i nostri coetanei, capire i loro problemi, al di là dei facili schemi precostituiti dalla politica degli ultimi anni, e offrire soluzioni.

Alcuni problemi sono noti da tempo: precarietà, selezione sociale operata nelle professioni e nell'insegnamento universitario da tasse, numeri chiusi e borse non assegnate. Altri problemi hanno appena cominciato ad emergere: la possibilità di farsi una famiglia, di potersi muovere con meno costrizioni, di non essere costretti al baciamano politico per poter lavorare. Eppure eccetto che al precariato, grazie all'opera delle forze della Sinistra, non è stato dedicato a questi temi nessuno spazio organico né di dibattito né di decisione.
Durante la troppo breve vita dell'ultimo governo di centro sinistra, il migliore che probabilmente ci sarà dato di avere per molti anni, le aule parlamentari sono sembrate troppo impegnate a rincorrere le emergenze e a cavalcare l'ultima moda lanciata da qualche giornalista prezzolato. È mancato totalmente qualsiasi disegno organico che ci riguardasse; certo non sono mancati interventi mirati e settoriali che però credo non bastino a nessuno proprio per la loro contingenza.
La gravità della situazione si può misurare se ci rendiamo conto che alcuni di noi saranno costretti a ringraziare la fu Alleanza Nazionale che, pur con un doppio fine, ha portato all'approvazione l'aumento delle borse di dottorato. Questo sempre che i dottorandi non decidano di lasciare questo paese, che non li vuole e lo ha dimostrato più volte. E non è il solo esempio che ci dimostra di come la classe politica, più che il paese, abbia dimostrato di non essere in grado di tutelare quello che pomposamente si definiva, evidentemente senza crederci, il bene più prezioso del paese.
Dobbiamo dirci, anche fra noi, che i nostri coetanei non riescono a tollerare un paese che li obbliga a vivere ai margini dell'economia, come forza lavoro non specializzata, o come professionisti, a cui nei fatti è negato il diritto di esercitare la loro libera professione, se non sotto la cappa asfissiante di qualche scala gerarchica. I ragazzi e le ragazze di questo paese non possono sopportare uno stato che ergendosi a detentore del giudizio morale, oltre che di quello penale, ci obbliga a vivere secondo scelte etiche compiute da altri; scelte che si possono definire semplicemente come sbagliate. Noi non possiamo accettare che il nostro stato sia ancora così ripiegato su sé stesso, sulla propria autosufficienza, da credere che il potere politico sia sufficiente a sé stesso e sia immune da qualsiasi giudizio.
Per questo senso di marginalità e di esclusione i giovani sono forse fra le categorie più deluse dalla politica. Una politica che promette di volerli includere e poi disattende quelle promesse per pensare a come costruire partiti e leggi elettorali. Il senso di frustrazione e di impotenza di chi come noi vorrebbe una politica attenta ai propri bisogni e poi la vede china a pensare a sé stessa è quindi facile da spiegare. Tuttavia nessun partito o movimento, finora, ha avuto il coraggio di ammettere questo stato di cose pubblicamente. La politica deve pensare di intervenire sui temi che interessano i giovani e li toccano da vicino. E che non sono, detto per inciso, le politiche giovanili. Università, lavoro dipendente e autonomo, scuola, stato sociale, trasporti pubblici, telecomunicazioni, risorse, ambiente, giustizia, rapporti civili ed etici, e tanti altri ancora, sono questi i temi su cui è giusto che la Sinistra si confronti con noi come giovani, ma soprattutto come cittadini.


di Marta Ferrucci

giovedì 27 ottobre 2011

Lettera alla UE. Un governo insensibile al malessere sociale.

L'ultima farsa di fronte all'Ue conferma l'inadeguatezza di questa maggioranza a governare l’Italia.
Nella lettera inviata a Bruxelles non è tanto grave ipotizzare ‘una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici’, quanto non accennare alcunché sugli ammortizzatori sociali e di  ristrutturazione del sistema del welfare. Solo un governo  insensibile al malessere sociale può pensare di non agire per correggere radicalmente l’utilizzo massiccio e iniquo delle finte partite Iva e l’abuso dei contratti atipici, con uno sfruttamento del precariato che ha oramai raggiunto livelli insopportabili. Su questa strada, non solo non si rilancia l’economia, ma si rischia di gettare benzina sul fuoco della protesta. A meno che non sia proprio questo il clima che si preferisce in vista delle sempre più probabili elezioni anticipate.

Beppe Vijno socialista: ebbene sì.

Socialista dal 1969, sono stato iscritto al PSI dal 1969 al ‘94, dal 94 al 2000 al SI con Boselli seguendolo nella diaspora. Nel 2000, a seguito del congresso DS al Lingotto, con l’apertura di D’Alema e la dichiarazione ai  suoi compagni : “dobbiamo ammetterlo, noi abbiamo sbagliato, i socialisti avevano ragione” e Walter Veltroni che poi afferma “comunismo e libertà sono incompatibili”, affermazione davvero straziante per un segretario delle Botteghe Oscure, vidi aprirsi una porta a dibattiti dove gli antichi rancori avrebbero dovuto svanire, e avrebbero dovuto spalancarsi prospettive nuove per una nuova fase di costruzione di una sinistra moderna, ma l’illusione è durata per il tempo delle elezioni politiche, poi mi sono dovuto ricredere, troppa acrimonia e desiderio di egemonia e, nel contempo, non era  facile, per gli elettori socialisti, dimenticare che il Pci inflisse a tutti loro una scomunica perenne: prima come “socialtraditori o social fascisti” mentre facevamo approvare lo Statuto dei Lavoratori, poi come «minacce per la democrazia», e poi ancora come “socialdemocratici filoamericani” con i missili di Comiso (lo ricorda Veltroni?), ed infine come  “ladri e mafiosi”(Occhetto) mentre il muro di Berlino era crollato e la storia aveva decretato il fallimento del comunismo.

In un Paese normale, chi sbaglia in politica paga un prezzo politico. Da noi, no. I vecchi comunisti diventano socialdemocratici, cioè abbracciano l'identità dei loro acerrimi nemici di ieri e si mescolano con gli esponenti del Vaticano (Teodem, Binetti e Bindi). I vecchi fascisti, nel frattempo, diventano liberali. E sono le stesse persone, e hanno le stesse facce di quelli che sputavano sulle bandiere di Einaudi e di Malagodi.
In un Paese normale chi fallisce torna a casa. Da noi, invece, si trasforma. Chi era industrialista diventa verde, chi era romano diventa federalista. Chi aveva una cultura d'opposizione s'inventa in fretta un abituccio governativo e scopre (opplà) che la Sinistra europea e/o globale deve ingoiare e/o imporre bocconi amari, molto simili a quelli della Destra.
Quale sarà mai l'identità della Sinistra Italiana, e di conseguenza chivassese, se i socialisti continueranno a essere infamati come una banda di ladri e di mafiosi? Il Psi, condannato dai tribunali nella persona di Craxi, era lungimirante e corretto nella strategia politica. È indispensabile, dunque, che i postcomunisti (mentre fanno autocritica) restituiscano l'onore politico ai socialisti. E poi non è pensabile una Sinistra orfana della sua anima libertaria e garantista, mutilata delle sue utopie, lontana dalle vecchie passioni e (perfino) dai ceti sociali (o «classi») che tradizionalmente rappresentava.
Poi si interrogano (nobilmente) sulle colonne dell'Unità: quale sarà mai l'identità della Sinistra? E, soprattutto: come mai la gente non va a votare? Già, come mai?

Ora sono iscritto al Partito Socialista Europeo da 4 anni con la tessera 14.296 della sezione italiana. Ho partecipato per un anno all’attività militante del Circolo SEL del chivassese, in quanto localmente i partiti transnazionali non hanno ancora espressione,dicendo chiaramente, ai partecipanti alle riunioni di partito locali, che sarei rimasto solo sino alla fine delle elezioni, si perdesse o vincesse.
Nonostante ritenga Vendola una persona lucida e capace nell’analisi politica, molto affascinante dialetticamente e soprattutto intellettualmente onesto quando scrive:” La filantropia socialista, l’umanesimo socialista sono stati protagonisti di un’educazione sentimentale verso l’accoglienza degli altri, il rispetto e la tolleranza nei confronti dei diversi”; e dopo le parole fa seguire i fatti, è di questi giorni la sua nomina quale Commissario del PSE presso la commissioni delle regioni, non vedo ancora però, personalmente, una disponibilità ad abbandonare, da parte della maggioranza dei militanti di questo nuovo partito, le ritualità ed i vizi dei vecchi partiti post comunisti di provenienza.

Ciò che mi colpisce in molti ex/post comunisti, anche e soprattutto in personaggi di lungo corso, è l'assoluta incapacità di discutere pacatamente le opinioni contrarie alle proprie. Il dissenziente, per il semplice fatto che osa contraddire, è senz'altro un opportunista, se non addirittura un traditore e un venduto. Una qualsiasi controparte in buona fede sembra per queste figure inconcepibile.
Per molti di loro è importante sapere “da che parte stai?” perché fuori dalla loro chiesa non vi è salvezza  (extra
ecclesiam nulla salus)
.
Un uomo di un posto dove le persone erano divise in nostri e vostri, non sapeva da che parte stare, una volta però gli chiesero tu da che parte stai, e lui capì che non stava dalla parte di quelli che gli chiedevano da che parte stava. Io sono con quell’uomo.

Non è mio intendimento rifondare una sezione del PSI chivassese, non ne ho più la forza né le capacità, le persone che si sono rivolte a me dopo la notizia apparsa sul giornale locale “La Voce” sono rimaste forse un po’ deluse dal mio atteggiamento ma le ho indirizzate a chi poteva soddisfare le loro desiderata: la federazione provinciale del PSI. So che alcuni l’hanno fatto, ma null’altro, se vogliono starà a loro farsi sentire.

Nel mio intendimento, oltre a ritornare a dare collaborazione all’associazione ormai ventennale “Sempre Avanti!”, vi è il desiderio, risaputo, di dare vita al circolo del Partito Socialista Europeo (PSE) per il Chivassese, il Basso Canavese ed il Monferrato Torinese. Credo che a fine novembre  riusciremo ad incontrarci a Bruxelles con i compagni all’uopo designati.

Un circolo del PSE per fare cosa? Il cosidetto centro sinistra chivassese  sorge e concentra tutto il suo progetto sui temi economici e strumentalmente sociali, e nel come costruire un’alternativa a ciò che conosciamo come destra. Ma si disinteressa completamente del come organizzare politicamente la società, del come scrivere da sinistra il racconto della democrazia. E  il racconto da sinistra della democrazia implica di forgiare cittadini forti, di estendere i diritti e le libertà individuali, di fomentare le diversità. Si tratta di un’idea che è già presente nelle origini del socialismo, dell’Internazionale Socialista, del Partito Socialista Europeo (PSE).
Basta con il provincialismo politico, con il campanilismo e le beghe locale che non risolvono i drammi sociali che ci stanno sconvolgendo.
Chi e con quali strumenti locali potrà risolvere i problemi degli oltre 5000 chivassesi che devono sopravvivere con 500/700 euro mensili, i disoccupati, i lavoratori interinali, i quarantenni che non hanno mai avuto lavoro, coloro che stanno perdendo la casa, coloro che non possono sognare un futuro?
La profonda crisi economica e sociale che stiamo attraversando ha messo a nudo le contraddizioni su cui si è sviluppata la lunga stagione neoliberista del capitalismo contemporaneo e del provincialismo politico.
Non se ne uscirà con qualche aggiustamento superficiale. Proprio la natura strutturale di questa crisi ci impegna oggi di riproporre in modo più concreto il grande tema del superamento del localismo che caratterizza una vera forza di sinistra, e l’internazionale socialista è l’unico riferimento.
La sfida dei prossimi anni  si giocherà probalbilmente su chi occuperà quello spazio politico lasciato vuoto dalla scomparsa del partito socialista.
Chi sarà che riuscirà a traghettare le donne e gli uomini di sinistra verso il riformismo europeo?

mercoledì 26 ottobre 2011

A Chivasso i diritti dei bambini non fanno testo

L'attuale attenzione per l'infanzia e la sua scuola si fonda sulla sempre più precisa consapevolezza dei diritti del bambino così come sono presenti nella nostra coscienza, riconosciuti dalla costituzione nel quadro dei diritti della persona e più volte riaffermati nei documenti degli Organismi Internazionali, e si connette alle rapide trasformazioni sociali e culturali in atto nel nostro tempo. La scuola per l'infanzia ha assunto la forma di vera e propria istituzione educativa.

A Chivasso una sezione della scuola dell’infanzia è stata tagliata, non ostante la lista d’attesa, perché la Regione non ci concede il personale.

La legge 444/68 ha consentito, sullo sfondo di un articolato pluralismo culturale ed istituzionale, una più definita consapevolezza delle funzioni della scuola materna, che si configura ormai come il primo grado del sistema scolastico.

Spettano alle bambine e ai bambini, in quanto persone, i diritti inalienabili - sanciti anche, dalla nostra Costituzione e da dichiarazioni e convenzioni internazionali - alla vita, alla salute, all'educazione, all'istituzione ed al rispetto dell'identità individuale, etnica, linguistica, religiosa, sui quali si fonda la promozione  di una nuova  qualità della vita intesa come grande finalità educativa del tempo presente.

A Chivasso, alla faccia dei diritti del bambino, il bimbo di una donna senza lavoro, ora più che mai, non ha speranze di avere un posto alla materna (al nido è ancora più difficile) e, paradossalmente, se non può usufruire dell'asilo pubblico la mamma non può cercare lavoro.

Chivasso è il fanalino di coda in Piemonte per gli investimenti in strutture per l’infanzia.  Da quindici anni, non ostante l’aumento delle nascite, non si è costruito un asilo nido né una scuola materna pubblica.

La volontà politica della passata amministrazione di centro destra ha proceduto alla privatizzazione massiccia dei servizi per l’infanzia ed alla cancellazione di qualsiasi regia pubblica nel monitorare i bisogni e definire i servizi necessari: tutto è stato lasciato al privato che, ovviamente, realizza solo i servizi che producono profitto e le rette degli asili di Chivasso producono MOLTO redditto.

A Chivasso i bambini tra 3 e 5 anni che possono frequentano la materna pubblica sono circa il 60% , le cose peggiorano se si guarda ai dati sui bambini tra 0 e 2 anni: solo il 23% va al nido pubblico e vi è un uso altissimo di childcare privato o informale (nonni, baby sitters, amici) o la mamma sta a casa e senza lavoro.

Anziché compiere sforzi presso la regione in un percorso inefficace e dichiarare che “A questo punto numerosi bambini resteranno ancora fuori e qualcuno si assumerà le proprie responsabilità”, il consigliere regionale Gianna Pentenerol,  la Richelieu del PD locale che tanta influenza politica ha in questa Chivasso del terzo millenio, potrebbe consigliare gli attuali amministratori locali di favorire e dare impulso alla legge 285/97 che promuove in Italia la creazione di servizi integrati per l’infanzia nella forma di nidi familiari presso le abitazioni private, presso i posti di lavoro anche interaziendali e a livello di quartiere prendendo più piccioni con una fava: favorendo così il reinserimento nel mondo lavorativo delle donne, garantendo un’idonea occupazione, valorizzandone esperienze e competenze assicurando loro una formazione professionale ed un aggiornamento costante, soddisfacendo i bisogni di una città e assolvendo ai diritti dei fanciulli

La legge 285/97 si rivolge in particolare alle donne, ma anche a tutte le persone alla ricerca di lavoro: disoccupate, che desiderano cambiare occupazione o rientrare nel mondo del lavoro dopo la maternità per dare maggiori servizi e creare possibilità di lavoro. Attraverso un’adeguata formazione, le collaboratrici educative di nido familiare (Tagesmutter) possono offrire educazione e cura a bambini di altri presso il proprio domicilio, nel proprio quartiere, in locali messi a disposizione da aziende e/o enti

A 14 anni dalla promulgazione della legge l’Amministrazione Locale, soprattutto nell’attuale situazione economica e sociale, può assumersi la responsabilità di promozione della medesima.

La Socialdemocrazia non è morta

Caro D’Alema, non ti chiamo compagno perché vedo che i tuoi trascorsi hai cercato di cancellarli come fossero il sogno di una notte.
Confesso che credo poco a chi, dopo essere stato per una vita sostenitore di una cultura politica, nel giro di un battibaleno non solo la dimentica, ma arriva a sconfessarla (in questo caso se ne sconfessano addirittura due).
E’ legittimo rendersi conto di aver inseguito una via che si è dimostrata quella sì superata, è altrettanto legittimo cercare di guardare avanti.
Quello che non è accettabile è che si pretenda, nonostante il proprio passato, di essere dirigente di una nuova organizzazione politica (IS: Internazionale Socialista) per poi essere tra i promotori della sua abdicazione.
Hai gia dato un contributo al tuo paese: hai contribuito in prima persona alla disfatta della sinistra italiana e hai la responsabilità nella creazione di una delle più grandi anomalie politiche del nostro paese: il Partito Democratico. Un partito che evidentemente è in buona parte espressione dei tuoi pensieri: senza valori, senza ideali e senza prospettiva.
Un partito che ha trovato la propria ragione di esistenza nell’anti-Berlusconismo e che senza questo è destinato ad implodere.
Un modello partitico che oltre ad essere lontano anni luce dalle esigenze dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, di coloro che non riescono a guardare al proprio futuro e a quello dei lori figli, si è dimostrato in tante occasioni sensibile ad interessi opposti.
Questo non sono io a dirlo, ma una buona parte dei militanti del PD e la loro insofferenza la si apprende ogni giorno.
Quando affermi che la socialdemocrazia è ormai storia, vengono i brividi ad immaginare quale sia il futuro che proponi.
Può esistere una sola sinistra in grado di creare una coesione tra la frenetica evoluzione della società e la necessaria giustizia sociale.
Può esistere una sola sinistra animata dalla ragione e non da semplici utopie.
Una grande sinistra socialdemocratica!
Il problema non è la socialdemocrazia, ma l’incapacità di alcuni uomini che dirigono le organizzazioni d’ispirazione socialista!
Uomini che in molti casi hanno dimenticato le proprie ragioni di vita, le proprie radici e quindi la capacità di comprendere le esigenze di una società in continua evoluzione.
Uomini dai pochi valori, affascinati dalla globalizzazione economica, che hanno dimenticato quella sociale.
L’Internazionale Socialista e il Partito Socialista Europeo hanno al contrario bisogno di rispolverare le proprie radici, di riscoprire le proprie motivazioni fondanti e di mettere in “pensione” chi ha perso la fede! (o chi non l’ha mai avuta).
Sarebbe onesto e dignitoso che gli uomini comprendessero da soli quando è il momento di dedicarsi ad altro.
Caro D’Alema, prima di essere posto in “pensionamento forzato”, sarebbe opportuno che con dignità facessi con le tue gambe il giusto passo: dimetterti da vice Presidente dell’Internazionale Socialista! L’Internazionale Socialista ha davanti a sè un grande ruolo politico per costruire un mondo migliore dove la giustizia sociale non rimanga una mera illusione.
Lottare per la “costruzione degli Stati uniti del mondo“ deve essere l’ordine del giorno. “Governare l’economia mondiale per una sempre maggiore giustizia sociale globale “ deve esserne il proprio motto.
Daniele Delbene

Spero che il settarismo lasci la sinistra

Incontro con Del Bue, segreteria nazionale del PSI.
"Considero il movimento dei giovani una risposta giusta ad una società costruita all’incontrario, dove sono gli anziani a dover mantenere i più giovani e non viceversa. E penso che alla crisi finanziaria mondiale occorra dare anche una risposta politica e non solo monetaria, direi anche culturale sul modello di società e di sistema economico verso il quale ci dobbiamo orientare" E quanto afferma mauro Del Bue, della segreteria nazionale del Psi. " Peraltro - prosegue Del Bue - rispetto al primo problema, vedo limiti ed errori non solo a destra, ma anche a sinistra. Clamoroso quello del governo Prodi e del sindacato sull’eliminazione dello scalone previdenziale, che costò allo Stato 10 miliardi di euro che potevano invece essere utilizzati per gli amortizzatori sociali per i giovani. Però - puntualizza l'esponente socialista - resto di stucco di fronte, non solo agli atti di violenza perpetrati dal corteo di sabato 15 ottobre a Roma, dagli incendi, dalle aggressioni fisiche, della devastazione dei negozi, dall’assalto ai ministeri e alle banche, ma resto di stucco anche rispetto all’aggressione  di un uomo come Marco Pannella, che potrà anche avere sbagliato tattica parlamentare per i suoi sei deputati, ma che resta certo un esempio di pratica non violenta e di pensiero liberalsocialista. A Pannella  e ai socialisti - continua Del Bue - in primis Loris Fortuna, sono storicamente legate le più belle lotte per l’affermazione dei diritti civili in Italia e in questo momento a lui e ai radicali si deve la sensibilizzazione sulla drammatica e insopportabile situazione delle carceri italiane. Ebbene, Marco Pannella è stato aggredito a suon di offese e di sputi in faccia. Qualcuno gli ha perfino voluto ricordare, come una colpa, la sua amicizia con Craxi. Costoro, e sono persone generalmente adulte più che giovani arrabbiati, assiepati dietro simboli con falce e martello, non si accorgono che finiscono per dare motivi a chi, pur sentendosi intimamente di sinistra e di cultura liberalsocialista, continua a votare a destra. Magari a questi personaggi così carichi di odio non interessa. Anzi costoro sono più che mai contenti che i socialisti e i radicali si allontanino dalla sinistra. Io spero che si allontanino loro, perchè - conclude Del Bue - è ben difficile che il settarismo sia un buon viatico per convincere gli italiani che il governo di domani, per parafrasare il vecchio venditore di almanacchi leopardiano, sia meglio di quello di ieri…"

E la rivoluzione?

E’ da tempo che mi ero tenuto libero per la rivoluzione, ma mi hanno detto che non se ne fa più niente. ma siamo sicuri?
Lo vorrei sapere perché così mi organizzo, e se non si fa più la rivoluzione magari mi rimetto a vivere, a camminare per strada senza sperare che tutti quelli che leggono “Libero” e “Il Giornale”, seguono il “TG4”, pendono dalle labbra degli  “Scillipoti” e i suoi pari, rimangano stecchiti o gli esploda il cervello solo grazie alla forza del pensiero.
Beppe Vijno

martedì 25 ottobre 2011

Fare politica significa prima di tutto: analizzare e proporre !

Qual è il lavoro di un vero politico ?
Prima di tutto e lo dimentichiamo spesso, capire il “presente” cioè conoscere nel perimetro che gli incombe  le realtà economiche, sociali , politiche e conoscere i limiti e  i margini d’azione.
Dopodiché fare un analisi precisa e dettagliata di queste realtà per individuare i problemi e poi scegliere le priorità e i modi per raggiungerle cioè stabilire un programma coerente.
E dopo, solo dopo, iniziare a guardarsi intorno per vedere quale altre forze politiche potrebbero aiutarlo a metterle in pratica .
 
Purtroppo oggi  la politica inizia e finisce con questa terza fase !
Abbiamo vissuto  25 anni di crisi economiche, finanziarie , sociali con qualche alti e tanti bassi, dove la social democrazia tradizionale non ha saputo adattare il suo modello alle nuove realtà economiche dando l’impressione di essere impotente e senza idee davanti alla globalizzazione e alla liberalizzazione dell' economia.
 La destra, lei,  è diventata sempre più populista e demagogica  e ha costruito la maggioranza della società a sua immagine , con una vera impresa di “deculturizzazione” il cui braccio armato è una televisione sempre più volgare e decadente.
Quindi ci sarebbero tante domande chiave per nutrire un vero dibatto politico propositivo !
 
- come ristrutturare il legame sociale in un paese sempre più diviso e individualista (creare una democrazia partecipativa a livello locale intorno alle associazioni?)
- come sviluppare un industria innovativa che sia protetta dalla concorrenza dei paesi low cost (come migliorare i legami tra università- imprese- enti pubblici? Concentrare i fondi pubblici sull' economia dell' intelligenza ? )
- come dare a tutti le stesse opportunità di crescita in un paese senza mobilità sociale ? (zone di educazione prioritarie dove concentrare fondi e sforzi educativi, fare lavorare di concerto le scuole e le associazioni nei quartieri difficili , creare delle scuole secondo chance , valorizzare le formazione tecniche, aiuti fiscali alle imprese che investono in scuole tecniche,.. )
- come lottare contro l’evasione fiscale che fa pesare il fisco su pochi e che indebolisce i conti pubblici ?
- come dare più autonomia ai giovani  costretti ad entrare tardi e in brutte condizione nella vita attiva ?( incentivi fiscali per dei CDI, aiuti per patente o primo alloggio, creazione di stipendio minimo secondo titolo di studio, aiuti fiscali …)
- come integrare meglio gli immigrati venuti per lavorare ed evitare la creazione di ghetti ?
- come non far pesare sulla classe media il peso del debito pubblico ?
- come migliorare la produttività delle aziende italiane ? ( esempio : Germania)
 
Questo dibattito purtroppo non l’abbiamo quasi mai e invece abbiamo sotto gli occhi lo spettacolo di partiti in ricerca frenetica di alleanze come un pollo senza testa o di ex alleati che litigano non tanto per dei programmi diversi ma con dei “ci avete cacciati” , “ no siete andati  via voi” …
 
Un politico deve essere eletto per applicare un programma: l’elezione è un mezzo non un obbiettivo !
Dobbiamo esigere dai politici in fase di campagna elettorale una visione (della società, del paese , della regione , della città) un progetto, delle idee, un programma : chi non ne ha vada bocciato a prescindere!
E chi ne ha deve spiegarlo !

Questo è l’unico modo per avere una democrazia adulta capace di far crescere dei politici che lo siano anche loro !

Collettivo Socialista Chivasso: un'idea

Nasce in queste settimane uno spazio politico-organizzativo comune che ha come obiettivo la costruzione di un’area politico riformista plurale aperta anche al contributo di tutte le espressioni laiche e liberali.
Si tratta finalmente di costruire sul territorio quella rete di Sinistra riformista, laica e libertaria non antagonista che tanto viene esaltata in questi ultimi mesi a livello nazionale.
Ci si augura che anche altre forze e circoli riformisti presenti nel territorio si uniscano a questo momento di confronto e ricerca per realizzare tale progetto e invita tutti i Socialisti con e senza tessera, ma con i nostri ideali a costruire dalla base l'unità riformista. Anche i compagni ancora iscritti al PD e al PDL sono invitati a fare una scelta definitiva volta a ricostituire quella Sinistra riformista che manca da troppi anni dallo scenario politico italiano e chivassese.
Noi del Collettivo Socialista Chivassese siamo pronti ad accettare questa sfida, i compagni Socialisti sono con noi in questo importante momento politico, ora tocca a tutti quei chivassesi stanchi di questo nauseante spettacolo offerto da una certa casta strapaesana di tornare a riappropriarsi del piacere di fare politica a vantaggio dell'intera comunità e non di oscuri interessi economici o di penosi egoismi personali.
La mano è tesa compagni e compagne, amici laici e liberali e tutti insieme ridiamo dignità alla politica...Iniziamo ritrovandoci al venerdì sera presso il locale che ci viene concesso dall’associazione “Sempre Avanti!” per cominciare a conoscerci, confrontarci e, volendo, creare proposte per i nostri concittadini.