Un socialista per di più lombardiano non
potrà mai dirsi 'renziano' ne' potrà mai aderire ad un centro-sinistra che
abbia come 'guida spirituale' il Sindaco di Firenze, anche in coppia con il suo
naturale interfaccia Nichi Vendola, per un revival del 'catto-comunismo'.
Continuerà solitario, insieme a tantissimi
altri ed altre, ad interessarsi non della 'politica', degradata a manutenzione
e spartizione dell'esistente, nelle mani di potenti lobby, circoli e club
imprenditorial-finanziari di dubbia trasparenza, limpidezza ed onestà
intellettuale, ma della 'cultura' che privilegia, in assoluto, il pensiero
umano e la sua evoluzione.
Continuerà, come non si stancava mai di dire
l'ingegnere 'acomunista', a 'fare ricerca' sui vari campi - società e sua
strutturazione; economia e relativo modello redistributivo; istruzione e
conoscenza e loro loro diffusione; religione e laicità nel funzionamento dello
Stato - che hanno una non secondaria influenza sulla formazione e l'identità
della persona umana.
Un lascito, questo, che a ben rivisitare la
storia della sinistra dei primi del '900, Lombardi mutuò da quel 'filone
culturale' di grandi eretici che conobbe bene come Antonio Gramsci, Piero
Gobetti, i fratelli Rosselli, che per tempo compresero sia la violenza del fascismo
che del comunismo vigente nell'Urss nel Regime marxista-leninista di Stalin.
Un socialista lombardiano non potrà, dunque,
mai scegliere Renzi pur in coppia con Vendola, anche se entrambi promettono di
aderire all'Internazionale socialista. Avrà sempre a mente l'aspirazione del
'giellista', Bruno Trentin, pronunciata nel 2006, "vorrei poter morire socialista",
quando si stava costruendo l'attuale Partito democratico. "Comprendo
perfettamente la preoccupazione di De Mita di non finire almeno per ora
nell'Internazionale socialista.
Sono però sicuro che De Mita comprenderà le
intenzioni di persone come me di partecipare a questo processo unitario e nello
stesso tempo - osservava - di morire socialista. Comprendo Chiamparino [oggi
vicinissimo a Renzi], quando si dichiara il sindaco di tutti e conseguentemente
un uomo di centro ma credo che non debba dimenticare che è stato eletto sulla
base di un programma anche nazionale che sa distinguere tra operai e banchieri,
fra salario, profitto e rendita".
Comandante della 'brigata Rosselli', Trentin
partecipò alla Liberazione di Milano accanto ai capi di 'Giustizia e Libertà',
Ferruccio Parri, Leo Valiani, Vittorio Foa e Riccardo Lombardi, con cui ebbe un
lunghissimo e solido feeling tanto da esser chiamato 'il lombardiano del Pci'.
Due anni prima, nel 2004, in 'La libertà
viene prima di tutto', spiegò il male che opprimeva la sinistra con 'il
trasformismo' che "[...] identificava la politica con l'arte di adesione
alle circostanze e con l'imperativo della governabilità [...] in presa diretta
con la modernizzazione senza aggettivi di un paese in ritardo rispetto
all'Europa".
Inascoltato - lo fu Lombardi quando denunciò
"la mutazione genetica" nel suo Psi: "ci sono oggi più
socialisti in carcere che durante il fascismo" - continuò a sollecitare un
cambiamento di linea e strategia dando senso al riformismo e alle riforme:
"la cultura trasformistica che circola anche fra le varie componenti della
sinistra e che si arrovella sulle formule, alla ricerca di un 'apriti Sesamo'
che schiuda loro la strada dell'accesso nel club delle classi dirigenti viene
così distratta da una riflessione laica sulle autentiche trasformazioni della
società e sul loro essere sempre aperte a esiti diversi, per subire l'influenza
delle mode culturali delle classi dominanti senza riflettere criticamente sui
loro agganci effettivi con le realtà della società civile".
Un socialista lombardiano continuerà su
questa strada della ricerca senza soste per diffondere l'idea che è possibile
costruire "una società più ricca perché diversamente ricca", in linea
con le 'società progressiste' cui lavora i socialisti europei, per tenere
assieme la soddisfazione dei 'bisogni materiali', legati alla sopravvivenza,
con la possibilità di disporre di quei 'bisogni immateriali' indispensabili per
'la vita' reale, ossia conoscenza della realtà umana, tempo libero per se e per
gli altri e rapporti interumani fecondi.
CARLO PATRIGNANI