Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


giovedì 20 febbraio 2014

UCRAINA - Amnesty "costernata": uccisi anche medici e giornalisti


Crescenti prove di vigilantes collusi con la polizia

Kiev,  20 feb. - Amnesty International si e' detta profondamente costernata per le notizie di manifestanti uccisi a colpi di arma da fuoco durante gli scontri in corso a Kiev. Lo ha scritto oggi l'Ong per la difesa dei diritti umani in un comunicato, in cui spiega che la risposta a queste uccisioni, che stanno contribuendo al rapido aumento del numero dei morti nella capitale ucraina, dev'essere l'immediata consegna dei responsabili alla giustizia.

Secondo il ministro dell'Interno, nelle ultime 48 ore sono almeno 35 le persone uccise nel centro della capitale, in particolare nella zona di piazza Indipendenza. Atti di violenza vengono commessi da alcuni gruppi di manifestanti - sempre secondo il ministro dell'Interno sono stati uccisi anche 20 agenti di polizia - cosi' come dalle forze di sicurezza.

Vi sono crescenti prove sulla presenza, in varie citta' dell'Ucraina, di gruppi di vigilantes collusi con la polizia, i quali potrebbero essere responsabili di alcune delle uccisioni. Diversi manifestanti, medici e giornalisti che indubbiamente non ponevano alcuna minaccia nei confronti delle forze antisommossa, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco da distanza ravvicinata

IL PROGRAMMA DEL PSE PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2014


Il Programma del PSE per le elezioni Europee del 2014
Un’orgogliosa storia di conquiste
La Storia ha dimostrato che i socialisti e i socialdemocratici hanno sempre lottato per il welfare e la qualità nel lavoro,per il benessere e una vita migliore per tutti in una società giusta. Abbiamo preparato la strada per realizzare migliori condizioni di assistenza sociale,accesso universale all’educazione e alle cure sanitarie, e uguali diritti per tutti. Abbiamo sempre creduto nell’unione delle persone a livello locale, regionale, nazionale, Europeo e internazionale. E’ questo che ci ha indotto a sostenere sempre i lavoratori, le femministe, la gioventù e i movimenti per i diritti civili e continueremo a farlo. Noi riteniamo e con forza di aver bisogno di alleati nella nostra lotta per una società giusta che soddisfi appieno le esigenze di vita di tutti. La nostra azione politica ha prevalso sulla guerra, la dittatura e il totalitarismo. Crediamo che non solo le persone ma anche i paesi debbano unirsi in un progetto Europeo. Noi desideriamo che l’Unione Europea rappresenti un vero impegno di pace, progresso e prosperità per tutti. La nostra Europa è un progetto di speranza per ogni Europeo

I nostri valori
Il Partito dei Socialisti Europei è un partito Europeo moderno e progressista. Nella nostra Dichiarazione dei Principi abbiamo definito cinque valori come nostra bussola morale per l’azione politica. Noi crediamo nella libertà, nella democrazia,nell’eguaglianza, nella giustizia e nella solidarietà. Nel nostro Programma Fondamentale vogliamo tracciare le linee generali della nostra visione di una società progressista e la nostra comune responsabilità per il futuro dell’Europa. Per realizzare un percorso sostenibile di pace,progresso e prosperità per tutto il 21° secolo, dobbiamo riconsiderare l’Unione Europea come la nostra struttura per l’azione politica al fine di costruire un’Unione Sociale

Le sfide del 21° secolo
Non c’è spazio per la compiacenza quando questa mette a rischio i valori che noi dovremmo continuare a promuovere. Il capitalismo selvaggio ci ha fatto sprofondare in una crisi che minaccia la pace, la prosperità e il comune progresso. Il capitalismo finanziario ha prodotto un’enorme crescita delle diseguaglianze di poteri, della distribuzione delle ricchezze, dell’accesso ai diritti, all’informazione e alle pari opportunità. Esso serve gli interessi di pochi privilegiati, causando insicurezza economica, disoccupazione, minor confidenza nella democrazia e nel progetto Europeo. La crisi mina alle radici la fiducia nelle Istituzioni Europee. L’estremismo e la xenofobia sono in crescita così come l’esacerbarsi della frammentazione sociale. La disoccupazione minaccia di condannare i più giovani a un futuro senza speranza. Nuove sfide come l’incremento della popolazione mondiale e l’invecchiamento di quella Europea, i cambiamenti climatici e lo spreco delle risorse naturali sono altri fattori che mettono sotto pressione i nostri valori. Il mondo sta cambiando in fretta. Lo sviluppo economico e l’innovazione ci hanno portato a un livello d’interconnessione economica, sociale e culturale e interdipendenza mai visti prima. Ma questo sta alimentando nuove diseguaglianze. Per un numero sempre maggiore di persone i valori della libertà, eguaglianza, solidarietà, giustizia e democrazia non sono più riscontrabili nella realtà della loro vita di tutti i giorni. Troppi sono preoccupati di non poter più avere nemmeno l’aspirazione di costruirsi il proprio futuro. Noi socialisti, socialdemocratici, laburisti e democratici progressisti rigettiamo la politica della rassegnazione che recita che non c’è più niente da fare. Rifiutiamo il linguaggio dell’odio che trasforma la gente e intere comunità nei capri espiatori dei malati nelle società. Noi vogliamo invece dare una risposta alle sfide che la gente si trova ad affrontare e ricreare il senso della speranza nel futuro. L’Europa è la nostra risposta sociale e democratica alle sfide della globalizzazione.

Il nostro impegno progressista in Europa
Noi c’impegniamo a lavorare per un’Europa progressista costruita sui nostri valori. Vogliamo dare alla gente la forza di condurre una vita appagante in società inclusive e giuste. Il nostro impegno perla piena occupazione rimane al cuore della nostra lotta progressista e della nostra azione politica. Insieme, vogliamo lavorare per far crescere il senso di appartenenza in tutti gli abitanti dell’Unione Europea. Vogliamo riportare l’Europa a essere un progetto di speranza, progresso e prosperità per tutti. Ci concentreremo su tre campi di azione: una politica economica nuova e democratica, una nuova definizione di giustizia sociale per tutti e un nuovo modello progressista per l’Unione Europea. Abbiamo bisogno di una nuova politica economica, tale che tutti i portatori d’interessi, sia i cittadini sia la società, detengano il controllo democratico sull’economia di mercato. Lo strapotere del capitale finanziario e la troppa dipendenza da esso hanno portato a un’eccessiva concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi e al rafforzamento di squilibri che minacciano la politica e le istituzioni democratiche. Tutti i cittadini europei devono avere maggior potere di controllo sull’esercizio democratico. Questo implica anche che tutti i processi decisionali Europei in materia economica devono essere resi democraticamente trasparenti alla gente, e tradursi in azioni veloci e responsabili. L’Unione Europea è percepita come tecnocratica ed è diventata lontana dalla realtà delle vite comuni della gente. E’ una questione di responsabilità politica sviluppare una sfera pubblica Europea e una trasparenza democratica. Dobbiamo valutare costantemente quale livello di governo sia maggiormente in grado di affrontare linee politiche e garantirne l’efficacia, così come l’ideale di tenere la politica vicina alla gente. Vogliamo portare giustizia sociale a tutti. Vogliamo invertire la tendenza alla frammentazione sociale, all’impoverimento e alla crescita delle diseguaglianze. Le diseguaglianze erodono la promessa di una vita migliore e la possibilità delle persone di partecipare alla società. Il nostro impegno al rafforzamento economico, sociale e politico porta a una nuova definizione di giustizia sociale. Tutti hanno l’inviolabile diritto di condurre un’esistenza felice in una società giusta. Questa società è una società dove donne e uomini condividono equamente il potere, le responsabilità e i diritti. Questo significa anche che ognuno, a livello personale, ha la responsabilità della propria buona condotta di vita nei confronti di ciascun altro nella società. Un’educazione di qualità e un lavoro soddisfacente, introdotti in Stati con un forte welfare, sono al cuore della nostra nuova Riforma Sociale Europea. Vogliamo ridisegnare l’Unione Europea per farla diventare un Unione di Solidarietà. Questo implica che la cooperazione all’interno dell’Unione Europea crei una società Europea e una democrazia Europea all’interno della quale le persone, le comunità e i Paesi agiscano responsabilmente gli uni verso gli altri e nei confronti del resto del mondo. Questo influenza il modo in cui viviamo e lavoriamo insieme. Noi esprimiamo solidarietà ai paesi la cui economia è in difficoltà finanziaria e nei quali la gente è costretta a confrontarsi con la disoccupazione e la povertà. Il rafforzamento economico interno e la coesione sociale e territoriale accresceranno la capacità dell’Unione Europea di agire a livello internazionale per la pace, la prosperità e il progresso. Viviamo in un mondo interconnesso socialmente e culturalmente. Non c’è sviluppo nell’isolamento dal resto del mondo; e non possiamo avere sviluppo a scapito del resto del mondo. Un’Unione Europea progressista e democratica, solidale tra la gente e i Paesi può garantire chela vita di ogni singola persona e di tutti sia più sicura nell’era globale e multipolare.

Una nuova politica economica
La nostra missione è costruire e ridefinire il progetto economico, sociale e politico Europeo. Per questo dobbiamo migliorare ulteriormente l’integrazione al fine di costruire un’unione politica ed economica più forte. Questo deriva dal nostro convincimento che l’Unione Europea debba diventare strumentale al ripristino della stabilità economica,della prosperità e del progresso sociale. Una nuova politica economica, basata sull’interconnessione dei nostri valori fondamentali di libertà e democrazia, deve ristabilire il controllo democratico sulle decisioni in materia economica. Questo spianerà la strada che porta a un’economia nella quale tutti gli attori del processo, sia i cittadini sia la società, detengano il controllo democratico sull’economia di mercato. L’economia deve essere al servizio della gente e delle società. Questo deve essere il principale lavoro delle istituzioni Europee e nazionali. Il primo obiettivo dell’economia è di creare piena e qualitativa occupazione e prosperità. Il lavoro di qualità deve garantire sicurezza e benessere ai lavoratori adesso e per le generazioni a venire. La piena occupazione e la qualità del lavoro saranno le basi per una crescita limpida e sostenibile che rispetti le persone, l’ambiente e rinforzi la coesione sociale. Vogliamo ristabilire il primato delle persone e delle società sulla politica, il primato della politica sull’economia e il primato dell’economia reale sul capitalismo finanziario. Questo implica istituzioni politiche democraticamente legittimate per controbilanciare le forze del mercato. Devono essere potenziati il controllo e la partecipazione democratica sui livelli sovranazionali.

Per una sfera pubblica e una vera democrazia
Il nostro ideale è una Vera democrazia Europea. Un’ideale che incarna la nostra comprensione dei diritti e delle mutue responsabilità, definito nella nostra certezza che insieme si possa ottenere di più. La democrazia deliberativa è il modo attraverso il quale formalizziamo le reciproche relazioni tra persone all’interno di una società,mentre i politici restano al servizio di se stessi, e manipolano i processi socio-economici nei loro esclusivi interessi. Questo processo deve essere ricondotto all’interno di una solida sfera pubblica che dia spazio al continuo dialogo. Dobbiamo perfezionare la democrazia Europea. Le istituzioni chiave dell’Europa devono essere democratizzate. Il ruolo dell’unica istituzione direttamente eletta dai cittadini, il Parlamento Europeo, ha bisogno di essere rinforzato. La Commissione Europea deve riflettere il risultato delle elezioni per il Parlamento Europeo. Noi come movimento abbiamo la responsabilità di democratizzare i nostri partiti e assicurare equa rappresentanza al loro interno. La sfera pubblica Europea deve essere una caratteristica permanente dell’Unione Europea. Il lavoro dei partiti politici Europei rappresenta un passo importante in questa direzione. Inoltre, deve restare continuamente attivo sia durante le elezioni Europee sia attraverso le diverse forme di partecipazione civile. L’European Citizen Initiative ne è un esempio .Rafforzare il dialogo sociale e il ruolo dei sindacati è altrettanto essenziale. La loro valida influenza su tutte le donne e gli uomini che lavorano dovrebbe essere affiancato dal contributo delle organizzazioni della società civile, che tra le altre cose, promuovono anche la partecipazione di tutti quelli che restano fuori dall’ambito del lavoro organizzato. L’Unione Europea deve riguadagnare la sua attendibilità ferita se desidera ripristinare la stabilità ed essere una volta ancora un veicolo di progresso e prosperità per tutti. E’stata corrotta dalla natura elitaria dei suoi processi decisionali e successivamente minata dalla sua superficiale mancanza di attenzione nel negare al singolo mercato pubblico supporto e primato laddove le questioni sociali lo richiedevano. I futuri trattati di riforma dell’Unione Europea per rafforzare la democrazia Europea dovrebbero essere elaborati da una Convenzione in cui i parlamenti e i governi cooperino su base egualitaria e all’interno della quale la società civile possa partecipare. Per accrescere la credibilità dell’Unione Europea, abbiamo bisogno di rafforzare i diritti democratici dei cittadini Europei. Perciò, il diritto di voto a livello regionale andrebbe esteso a ogni cittadino Europeo nello Stato Membro in cui risiede.

Viviamo in una società, non in un’economia
L’economia deve essere al servizio della società. Deve essere subordinata al primato della politica democraticamente legittimata che stabilisce le regole all’interno delle quali l’economia e i mercati finanziari possono operare. Una politica economica riformata deve dare ai cittadini il potere di esercitare il controllo democratico e di stabilire i confini del mandato politico di tutte le istituzioni Europee. Questo mandato deve portarsi a termine attraverso un nuovo sistema economico, sociale e democratico. Basato su regole che si attengono a principi di affidabilità e trasparenza, esso deve indirizzare l’azione di governo verso un’economia di mercato sociale. Il governo economico dell’Europa deve diventare uno strumento per definire in modo comunitario e decisivo le politiche economiche attraverso lo spirito di solidarietà. Deve diventare ancorato a un processo deliberativo democratico a tutti i livelli di governance. La governante economica non dovrebbe solo tener conto dei fattori di budget e di mercato, ma anche degli effetti sociali e delle necessità che impone uno Stato del welfare.

Per un’economia al servizio degli stakeholders (detentori d’interessi)
Ci battiamo per costruire in Europa un’economia di mercato sociale. L’economia deve diventare uno strumento al servizio degli interessi dei cittadini e uno strumento per migliorare le condizioni di vita di tutti gli Europei. Le persone devono essere potenti stakeholders anziché essere sottomesse agli interessi di pochi speculatori. Questo principio democratico è al centro della nostra nuova politica economica. Ogni donna e ogni uomo hanno interesse nell’economia reale, così come un lavoratore, un investitore, un consumatore o un utilizzatore finale di servizi pubblici. Anche il settore pubblico, le imprese che operano nel sociale, grandi e piccoli business, tutti sono stakeholders. Noi dobbiamo lottare per rendere più forti tutti gli stakeholders allo stesso modo affinché abbiano voce nella costruzione di un’economia di mercato sociale. In questo modo combatteremo i vuoti di potere prodotti dalla sregolatezza dei mercati. L’economia di mercato sociale in Europa deve essere costruita attraverso regole trasparenti. Non possiamo permettere una tale concentrazione di ricavi, ricchezza e potere nelle mani di così pochi. Questo ha permesso ad alcuni di guadagnare enormi disponibilità finanziarie, la cui dimensione permette addirittura di portare Stati democratici sull’orlo del fallimento. Si rendono perciò necessari un miglior coordinamento e una maggiore cooperazione a tutti i livelli di governance con intrinseci controlli democratici e bilanci, sia per contrastare l’eccesso di capitalismo finanziario, sia per rendere più efficiente la trasparenza nella destinazione e nell’uso di fondi pubblici. Ma c’è di più, abbiamo bisogno di combinare la disciplina di budget con le forme Europee di mutualizzazione del rischio. Inoltre, un migliore coinvolgimento e protezione dei consumatori e fruitori di servizi nello sviluppo di prodotti e nell’erogazione di servizi può salvaguardare la qualità e rendere più efficienti i modelli di consumo. Al fine di distribuire equamente il potere fra stakeholders, vogliamo incoraggiare la co-decisionalità e la partecipazione fra i lavoratori. Cerchiamo di stimolare modelli imprenditoriali democratici attraverso il supporto alle cooperative e le organizzazioni mutualistiche.

Addomesticare il capitalismo finanziario e tornare all’economia reale
La predominanza dell’economia reale nei settori finanziari deve essere ripristinata. I mercati finanziari devono garantire affidabilità alla gente, alle società e ai rappresentanti eletti. L’avidità, le speculazioni e la mancanza di trasparenza nel settore finanziario hanno avuto effetti devastanti sulle vite della gente. Ha portato a sbilanciamenti di potere e alla crescita delle diseguaglianze. Il capitalismo finanziario globale dev’essere controllato da adeguati coordinamenti, ordinamenti e controlli a livello internazionale, Europeo e nazionale. Noi siamo in favore di una Tassa sulle Transazioni Finanziarie come uno degli strumenti per addomesticare il capitalismo finanziario. I Socialdemocratici stanno combattendo contro i paradisi fiscali, l’evasione fiscale e la pianificazione di tasse aggressive. I paradisi fiscali devono essere chiusi. Il settore finanziario deve assicurare liquidità e proteggere i depositi, e nel frattempo erogare crediti per gli investimenti prestando denaro agli stakeholders operanti nell’economia reale. L’Unione Europea deve diventare parte di una struttura di coordinamento degli sforzi per stabilire regole di trasparenza nei mercati finanziari e nel settore bancario. Separando il commercio dalle attività d’investimento finanziario, facendo pieno uso delle regole di governance delle aziende e attivando sistemi di pagamento che contrastino i comportamenti irresponsabili. Le leggi di protezione del consumatore devono essere rinforzate per salvaguardare i risparmi della gente. Il fabbisogno di capitale e i fondi di risoluzione fissati a livello Europeo e internazionale aiuteranno a garantire un sistema finanziario e un settore bancario maggiormente resilienti. Allo stesso tempo è importante che i diritti,i doveri e la voce dei membri “non-eurozona” siano rispettati.

Per una crescita sostenibile che porti prosperità a tutti
La prosperità è il risultato di uno sviluppo economico che combina crescita e progresso sociale per tutti. Piena occupazione basata sulla sicurezza di lavoro di qualità, benessere e welfare, alti standard di vita e coesione sociale, protezione delle risorse naturali e miglioramento ambientale: questi criteri sono gli indicatori di una crescita giusta e sostenibile. Realizzeremo questo attraverso l’investimento in ricerca,innovazione, infrastrutture e potenziale umano. Per conquistare una crescita giusta e sostenibile abbiamo bisogno di nuovi modelli di misurazione delle performance economiche, con una serie d’indicatori qualitativi che facciano da complemento al GDP. L’Unione Europea ha bisogno di una nuova e sostenibile strategia di sviluppo e prosperità. Deve mettere in grado tutte le regioni di sviluppare il meglio del loro potenziale, facendo contemporaneamente crescere il sociale, l’economia e la coesione territoriale al proprio interno. Una nuova agenda industriale Europea dovrebbe incoraggiare la specializzazione regionale e sostenere i vantaggi riguardanti la crescita dei settori industriali. Questa può essere costruita sulla base delle conoscenze di fondo della struttura industriale di ogni regione delle autorità locali dell’Unione Europea. L’Europa ha bisogno di un’industria forte e sana, che fornisca lavoro dignitoso ai cittadini Europei e contribuisca a una crescita sostenibile. La politica industriale Europea ha bisogno di essere sviluppata, supportando l’industria a fornendo le necessarie infrastrutture, specialmente alle Piccole e Medie Imprese, mentre sono protetti gli standard sociali e ambientali. Invece di competere per i prezzi più bassi, i prodotti e i servizi Europei devono offrire la migliore qualità e devono essere i più innovativi. Gli Stati Membri,le autorità locali e regionali così come i partner sociali hanno bisogno di essere coinvolti pienamente nello sviluppo della politica industriale Europea. L’Europa deve essere saldamente connessa al Mondo. L’EU deve avere una strategia omnicomprensiva che includa alti standard sociali, ambientali e di diritti, nel pieno rispetto delle diversità culturali, per stringere accordi con i paesi terzi. C’è urgenza di creare un numero significativo di posti di lavoro decorosi al fine di fronteggiare l’alto livello di disoccupazione e povertà.

Combattere le diseguaglianze
Il nostro impegno per una piena occupazione e lavoro di qualità resta al centro della nostra lotta progressista e della nostra azione politica. Abbiamo bisogno di un nuovo equilibrio tra il valore del lavoro e il capitale. Generare crescita sostenibile e assicurare una giusta distribuzione dei guadagni, delle ricchezze e del potere, creerà società più eque con più alti livelli di mobilità sociale. Questo richiede un’organizzazione forte del mercato del lavoro e ammortizzatori sociali che agiscano da stabilizzatori automatici. Questi sono un vantaggio comparato unico per l’Europa in un’economia globale. L’Unione Europea e gli Stati Membri accresceranno la loro capacità di agire in favore della crescita facendo pieno uso delle risorse di budget e del potenziale Europei. L’Unione Europea deve essere dotata di un giusto e ben bilanciato budget Europeo. Questo deve essere riformulato,così come le linee di stanziamento e le erogazioni di mezzi, per meglio servire la prosperità economica, le innovazioni tecnologiche e la giustizia sociale. Dobbiamo batterci per riforme radicali che assicurino che il Budget Europeo sia un investitore in lavoro, crescita e futura industria. Questo rifletterà la chiara scelta politica di investire nel welfare dei cittadini. Oltretutto,incrementare il controllo democratico e la trasparenza sulle norme che regolano il budget Europeo è essenziale per raggiungere questi obiettivi. Nel lungo termine dovremmo inoltre considerare una sincronizzazione tra cicli di budget e mandati politici, con particolare riguardo al mandato del Parlamento Europeo. Il dibattito sull’architettura finanziaria dell’Unione Europea deve superare il ragionamento tecnocratico focalizzato sullo slittamento del potere e il“principio di sussidiarietà”. I fondi strutturali e di coesione sono gli strumenti per migliorare le azioni politiche a livello locale, regionale e nazionale.

Per la giustizia fiscale
Le normative fiscali sono fondamentali per ridurre le diseguaglianze e per generare una crescita giusta e sostenibile. Abbiamo bisogno di azioni forti contro l’evasione fiscale. Non possiamo più permettere questa corsa a toccare il fondo. Al fine di creare più giustizia sociale nell’Unione Europea, abbiamo bisogno di convergenza fiscale. Il sistema di tassazione deve essere progressista e giusto. La pressione fiscale deve essere spostata dal lavoro al capitale, introducendo sistemi di tassazione delle aziende più equi. In più, deve essere introdotto appieno l’uso d’incentivi fiscali come fonte d’investimento per la creazione di lavoro, educazione,ricerca e innovazione. Bisogna far cessare la competizione fiscale che porta al dumping sociale. L’Unione Europea e gli Stati Membri devono assumere un ruolo di guida assicurando la giustizia fiscale. Dobbiamo promuovere norme che diano priorità a crescita e investimenti mentre assicurano una giusta distribuzione dei redditi, ricchezza e potere basati sul rispetto delle differenze nazionali. Un’agenda fiscale giusta è lo strumento fondamentale per creare un circolo virtuoso per la crescita nell’Unione Europea e assicurare a lungo termine la sostenibilità nell’Unione Monetaria Europea. Questo aiuterà la gestione del bilancio del debito pubblico e stimolerà gli investimenti. L’Unione Europea deve lavorare attivamente per bloccare le scappatoie e le distorsioni nelle politiche fiscali e contrastare i paradisi fiscali. Deve contrastare qualunque altro meccanismo che dia il potere ai proprietari e ai controllori della ricchezza di sfuggire dalle loro responsabilità nei confronti della società.

Un nuovo Patto Sociale per l’Europa
Tutte le persone sono nate uguali. Che è la ragione per cui i diritti umani, economici, sociali e culturali sono garantiti e rispettati. Tutti hanno uguali diritti che devono essere resi più forti per tendere a vite appaganti in società giuste, nelle quali l’uguaglianza di genere sia promossa e implementata a tutti i livelli e in tutte le sfere. La nostra missione politica propende alla continua emancipazione di ogni donna e ogni uomo a prescindere dalla sua età, orientamento sessuale, retroterra etnico o sociale, origini e credi religiosi, disabilità, identità di genere e abilità psichica. Tutti hanno diritto al progresso, a salire la scala sociale senza essere ostacolati in alcun modo da discriminazioni o privilegi acquisiti. Ogni donna o uomo ha la responsabilità del benessere, contribuendo alla società, in funzione delle proprie abilità. Questo concetto è alla base del principio di giustizia sociale.

La responsabilità del benessere in una società giusta
Le società giuste sono quelle in cui donne e uomini lavorano insieme, con pari dignità e retribuzione, per costruire i presupposti di una vita sicura e piena. Si tratta inoltre di società inclusive,che traggono forza dalla diversità di tutte le persone. In una società inclusiva nessuno è mai lasciato indietro. Tutti dovrebbero avere la possibilità di costruire società giuste, per condividere la responsabilità del loro sviluppo e beneficiare delle opportunità costruite insieme. Esse hanno una ricchezza che va oltre quella materiale, così che anche lo sforzo collettivo è parte del soddisfacimento di ogni persona. Per mettere in grado ogni persona di condurre una vita piena e promettente, ognuno deve avere il potere di esercitare tutti i diritti e le opportunità in ogni stadio della sua esistenza. Questo è l’obiettivo del nuovo Patto Sociale per l’Europa. Esso riflette la nostra determinazione ad assicurare sicurezza economica e protezione dai rischi nella vita. Esso incarna anche la nostra convinzione che il benessere e la qualità della vita sono essenziali per condurre un’esistenza piena e promettente.

Per la parità di genere
Donne e uomini devono equamente condividere il lavoro, i tempi e i ruoli, sia nella sfera privata sia in quella pubblica. L’uguaglianza di genere è uno dei principi del nostro movimento e uno dei valori chiave dell’Unione Europea. I nostri obiettivi sono di rendere più fertile donne nella società, sui posti di lavoro, negli ambienti decisionali della politica e dell’economia, e nella sfera privata combattendo altresì i ruoli precostituiti dagli stereotipi di genere, che vanno a detrimento della soddisfazione personale sia di donne sia di uomini. L’Unione Europea dovrebbe investire in strategie per promuovere l’equa rappresentanza di donne e uomini, come le quote di presenza attiva nella politica e nel business. Questi dovrebbero essere considerati come step intermedi verso la parità. L’indipendenza economica delle donne deve essere rafforzata, specialmente attraverso gli stanziamenti di genere, tesi ad azzerare il divario retributivo di genere e conseguentemente il divario di genere fra pensioni. Garantire i diritti alla salute sessuale e riproduttiva delle donne è insito nella nostra convinzione che le donne abbiano il diritto di scegliere e decidere per se stesse. L’Unione Europea dovrebbe lavorare per eliminare la violenza contro le donne così come tutti gli stereotipi di genere. Inoltre, L’Unione Europea ha il dovere di assicurare che i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere siano inclusi in tutti i trattati con i Paesi Terzi.

Rafforzare e modernizzare i nostri stati basati sul welfare
I moderni stati basati sul welfare sono costruiti sui valori dell’equità, della giustizia e della solidarietà. I diritti e i doveri per tutti devono essere il principio guida per assicurare la coesione e la coerenza delle nostre società. Siamo determinati a salvaguardare,riformare e rafforzare gli stati basati sul welfare. Gli stati basati sul welfare sono il prerequisito per assicurare una crescita economica giusta e sostenibile e per ridurre le diseguaglianze causate dai retroscena culturali e socio-economici, e dalle disparità fra donne e uomini. Dobbiamo reintrodurre una comprensione dinamica dei nostri stati basati sul welfare. Essi devono dare una risposta adeguata, socialmente giusta ed economicamente imparziale ai cambiamenti demografici, alle trasformazioni strutturali del mercato del lavoro e ai nuovi rischi sociali. Una continua riforma deve metter in grado i nostri stati basati sul welfare di far fronte alle dinamiche di trasformazione delle società e a un mondo in transizione. Questo perché l’Europa ha bisogno di un fondamentale cambiamento progressista in direzione di un rafforzamento e di una modernizzazione degli stati basati sul welfare. Gli Stati Membri dovrebbero essere incoraggiati e supportati nello sviluppo di stati basati sul welfare attivo, che forniscano educazione, formazione e normative efficaci nel mercato del lavoro. Tutti nell’Unione Europea dovrebbero avere accesso agli ammortizzatori sociali e alle cure mediche. Riformare i nostri stati del welfare significa focalizzarsi sul concedere autonomia nella vita anziché imporre dipendenza. Bisogna superare le divisioni fra insiders e outsiders nel mercato del lavoro. Questo comporta anche investire in qualità dei servizi pubblici e sociali. Bisogna rispondere ai cambiamenti demografici sviluppando assistenza all’infanzia e progetti per il pubblico pensionamento. I moderni stati basati sul welfare devono assicurare il riconoscimento legale del lavoro domestico, che è cruciale nel far fronte all’invecchiamento della società e ai cambiamenti strutturali del mercato del lavoro. L’obiettivo è invertire le conseguenze dell’austerity, che erode la coesione sociale, l’uguaglianza di genere e mette a repentaglio le opportunità nella vita delle persone.

Per un’educazione di qualità
L’accesso a un’educazione libera e di qualità per tutti è la pietra miliare di una società giusta. Il nuovo Patto Sociale deve garantire uguali opportunità di apprendere e progredire a tutte le donne e gli uomini nel corso della loro vita. Un’educazione di qualità caratterizza il nostro impegno affinché a tutti siano garantite uguali opportunità durante la vita, qualunque siano le condizioni socio-economiche, di genere, il luogo in cui abitano o la loro posizione nella società. L’educazione di qualità rafforza le persone nel loro ruolo di cittadini e lavoratori permettendo loro di influenzare le società in cui vivono. Il nostro impegno totale per il principio dell’arricchimento culturale individuale si traduce nella nostra richiesta di equo accesso all’educazione di qualità e alla cultura per tutti, poiché la conoscenza e l’informazione dovrebbero essere un bene comune condiviso da tutti. Fin dall’infanzia gli individui devono avere la possibilità di acquisire conoscenza, capacità e abilità, l’educazione deve fornire alla gente gli strumenti per far fronte alle sfide della vita. L’equo accesso all’educazione di qualità fin dai primi anni della vita, attraverso un’assistenza all’infanzia affidabile e di alta qualità, è il primo ed essenziale mattone per costruire un’esistenza soddisfacente. Bisogna inoltre combattere gli stereotipi, i pregiudizi e le stigmatizzazioni.

Per un impiego motivante e di qualità
Crediamo nell’inalienabile diritto di tutti a svolgere un lavoro che motiva e di qualità. Questo deriva dal nostro impegno nei confronti della piena occupazione. A ogni donna e ogni uomo, giovani o anziani, deve essere garantita l’opportunità di svolgere un lavoro compatibile con le loro conoscenze, competenze e abilità, che includa opportunità di sviluppo e di avanzamento professionale. I lavori che motivano devono garantire sicurezza economica e indipendenza così come devono offrire opportunità di sviluppo personale. L’occupazione di qualità deve essere l’ancora dei nostri stati basati sul welfare. Adeguate politiche sociali, sanitarie, educative e assicurative devono mettere in grado le persone di sentirsi sicure e condurre vite felici. A fianco dell’Unione Europea deve essere costruita un’Unione Sociale con lo scopo di superare le diseguaglianze, assicurare progresso sociale e diffondere occupazione piena e di qualità. Al cuore di un’Unione Sociale dovrebbe esserci Patto Sociale per il Progresso, consistente nel vincolare gli obiettivi di progresso sociale nel campo dell’occupazione, dell’istruzione, dell’innovazione e della coesione sociale, firmato dagli Stati Membri, dall’Unione Europea e dai Partner Sociali. Per acquisire una convergenza sociale ai più alti livelli, devono essere introdotti nuovi e più ambiziosi standard sociali comunitari Europei. Un nuovo Programma Europeo per l’Occupazione e l’Investimento Sociale darà una risposta alla scandalosa crescita della povertà, delle ingiustizie sociali, della disoccupazione, in particolare agli alti livelli di quella giovanile in alcuni Stati Membri. Strumenti efficienti a livello locale, regionale, nazionale ed Europeo – come per esempio la garanzia e la redistribuzione dei tempi lavorativi per i giovani- devono essere messi a punto per lottare contro questa tragedia. Sulla strada del progresso e della giustizia sociali, il ruolo dei partner sociali nell’Unione Europea deve essere rafforzato. I partner sociali devono essere inclusi nei progetti di accordo che riguardano la regolamentazione del mercato del lavoro Europeo. I rischi correlati al lavoro devono essere continuamente tenuti sotto controllo. Lo stress, il sovraccarico e l’isolamento che portano agli esaurimenti nervosi devono essere considerati disturbi sociali e non solo individuali. I datori di lavoro devono essere obbligati ad attuare dispositivi che prevengano i lavoratori dall’essere esposti a questi disturbi. Noi vogliamo anche che sia posta grande attenzione a come la vita lavorativa incide sulle altre attività sociali e personali e alla qualità degli ambienti di lavoro,perché questi fattori hanno un impatto sulla produttività e sul benessere personale. Il lavoro dovrebbe essere un punto fermo dei nostri Stati basati sul welfare: è solo una parte della vita delle persone. Per questo la riconciliazione fra vita privata e professionale per donne e uomini deve soddisfare sia le esigenze del mercato del lavoro sia quelle delle riforme del welfare. Avere una famiglia, avere tempo per lo svago, prendere parte ad attività di volontariato o d’impegno civico possono essere cose altrettanto importanti come il lavoro per una vita felice.

Per un salario che permetta di vivere e stessa paga per stesso lavoro
Il lavoro dovrebbe pagare a sufficienza da garantire la sicurezza economica. Un salario che permette di vivere a tutti deve essere inquadrato all’interno di contratti trasparenti, legalmente vincolati e stilati nel rispetto delle leggi che disciplinano il lavoro, e ogni decisione deve essere presa attraverso il dialogo fra le parti sociali. Salari minimi dovrebbero essere introdotti in ogni Stato Membro, tenendo conto delle condizioni esistenti nel mercato del lavoro e nel pieno rispetto del dialogo fra le parti sociali. Il lavoro dovrebbe anche garantire forme di previdenza sociale, altro punto fermo in quello che intendiamo come stato del welfare. I lavoratori devono avere rilevante diritto di parola in merito agli accordi sui salari. Questo dovrebbe rendere possibile giuste distribuzioni dei profitti delle aziende con tutti i dipendenti. I bonus dovrebbero essere soggetti a maggiori esami minuziosi. Le regole del mercato del lavoro e le istituzioni a livello nazionale, Europeo e internazionale sono strumenti per ottenere maggiore uguaglianza ed efficienza. Migliori norme nel settore finanziario e una maggiore rappresentanza dei lavoratori ai tavoli delle aziende potrebbero assicurare maggiore uguaglianza ed efficienza nei posti di lavoro. Il principio “stessa paga per stesso lavoro” è essenziale per assicurare giustizia sociale, equi diritti di autonomia e per ridurre le disparità retributive di genere. Avvicinare il divario fra generi nelle retribuzioni va oltre l’assicurare solo la stessa paga per lo stesso lavoro a donne e uomini, ma contrasta gli altri aspetti che contribuiscono a questo divario, come il lavoro part-time, il tetto di vetro, la povertà, la segregazione verticale e orizzontale, migliora le condizioni della vita lavorativa di donne e uomini. Noi ci opponiamo con forza alle discriminazioni salariali di ogni sorta, così come quelle contro le minoranze etniche, gli immigrati o i portatori di disabilità. Il principio deve essere ulteriormente rinforzato facendo obbedire tutti i datori di lavoro agli stessi obblighi dei lavoratori secondo gli standard del posto di lavoro e a prescindere dal tipo di azienda,del tipo di contratto degli impiegati o se il datore di lavoro ha subappaltato il lavoro. La lotta contro il social dumping, che continua a prosperare grazie a cavilli legali e mancanza di applicazione delle leggi, deve essere una priorità per i socialisti e i socialdemocratici. Gli stage che facilitano l’ingresso nel mondo del lavoro a giovani donne e uomini devono essere considerati sia esperienze educative sia lavoro al quale sono applicate le leggi salariali e di prevenzione sociale. Gli stagisti devono essere trattati con giustizia economica e in nessun caso gli stage possono servire ai datori di lavoro come opportunità di sfruttare i giovani. I benefit d’indennità delle pensioni devono rispettare gli standard di giustizia sociale e dignità umana. Questo include il nostro impegno a prevenire attivamente lo sfruttamento, la discriminazione, l’impoverimento e la pratica del social dumping. Espressione con cui è indicata la pratica di alcune imprese (soprattutto multinazionali) di localizzare la propria attività in aree in cui possono beneficiare di disposizioni meno restrittive in materia di lavoro o in cui il costo del lavoro è inferiore. In questo modo i minori costi per l’impresa possono essere trasferiti sul prezzo finale del bene che risulta più concorrenziale.

Per beni comuni e pubblici servizi
I beni comuni sono essenziali per le società per funzionare e acquisire giustizia sociale. Essi assolvono il ruolo fondamentale di generare un senso di responsabilità collettiva e di appartenenza alla società. Sono l’anello di congiunzione fra la responsabilità individuale e quella collettiva. Salvaguardare i beni comuni si basa sulla reciprocità fra il diritto personale di godere di un bene comune e la sua responsabilità di sostenerlo collettivamente. Questo significa che gli altri, comprese le future generazioni, devono avere la possibilità di godere del suo uso e dei suoi benefici. Inoltre, per assicurare equa fruibilità dei servizi pubblici, questi dovrebbero essere accessibili a tutti. Forti e affidabili istituzioni pubbliche a presidio di tutta la catena democratica, dai livelli di governo locale, a quelli regionali e nazionali, fino a quello Europeo, sono essenziali per garantire reciprocità e universalità di erogazione dei servizi nel tempo. Le autorità pubbliche devono assicurare l’erogazione e la sostenibilità dei beni comuni creando una struttura moderna di servizio pubblico equamente accessibile,affidabile e di alta qualità. Questi obiettivi devono essere comuni a tutti gli Stati Membri. L’Unione Europea deve dotarsi di una struttura di erogazione dei beni comuni che garantisca l’autonomia delle principali organizzazioni e autorità pubbliche a livello nazionale, regionale e locale che assicuri un’efficiente distribuzione di questi beni e servizi. I nostri stati del welfare dipendono dalla distribuzione dei servizi pubblici. I servizi sociali sono una forma di servizio pubblico che deve essere distribuito con una combinazione di erogazioni sia collettivizzate che individualizzate. I servizi d’interesse generale devono essere salvaguardate dalla competizione per il profitto. Dovrebbero essere considerate diritti e strumenti pubblici per ottenere vite felici, a dimostrazione del fatto che uguaglianza ed efficienza sono due facce della stessa medaglia. Inoltre salvaguardando l’eccellenza culturale,i diritti degli artisti e dei creativi, l’Unione Europea deve sviluppare norme a tutela della cultura tese a garantire la diversità e l’accessibilità a tutte le forme di espressione culturale e artistica.

Un’Unione di Solidarietà
Dobbiamo diventare un’Unione di solidarietà. La nostra missione politica è combattere in nome del nostro credo che la solidarietà rende possibile il cambiamento progressista, poiché solo il popolo unito può ottenere di più. Un’Unione di Solidarietà guiderà il nostro modo di vivere e lavorare insieme. L’Unione di Solidarietà modellerà la maniera in cui l’Europa verrà incontro alle proprie responsabilità per portare pace, progresso e prosperità dentro e fuori dell’Unione Europea. Ridurre le diseguaglianze all’interno dell’Unione Europea rafforzerà la capacità dell’Unione di agire nel mondo. Bisogna rafforzare nella coscienza delle persone la responsabilità degli uni per gli altri e per il modo di vivere insieme. Attraverso una maggiore solidarietà possiamo ripristinare il senso di appartenenza all’Unione Europea nella gente.

Insieme siamo più forti
Noi ci battiamo per una società Europea nella quale tutte le persone definiscono se stesse non solo come membri di una comunità nazionale, regionale o locale, ma anche come Europei, e in cui le persone di paesi e regioni condividono la responsabilità le une con le altre. Noi crediamo che siamo più forti quando lavoriamo insieme. La solidarietà significa essere uniti per una causa comune. La gente deve essere coscientizzata ad assumersi la responsabilità gli uni per gli altri, tra donne e uomini, tra comunità e nel corso delle generazioni. La nostra visione rinnovata della solidarietà è l’investimento chiave per il nostro comune futuro. Significa far durare la giustizia e la solidarietà fra le generazioni. Dobbiamo assicurarci che le pensioni, il sistema sanitario pubblico e di previdenza sociale siano accessibili ai più anziani. L’accesso universale all’educazione libera è cruciale per assicurare che i nostri figli e nipoti abbiano i mezzi per emanciparsi. All’interno della nostra Unione ci battiamo uniti per sviluppare le nostre comunità, le nostre aree rurali, i paesi, le città e le regioni. Dobbiamo favorire le iniziative che organizzano la vita all’interno delle comunità e sostengono il volontariato. Queste permettono alla gente di incontrarsi e lavorare insieme per quel cambiamento progressista che tutti noi sogniamo. A questo fine, dobbiamo sviluppare strategie che rafforzino la coesione sociale e gli scambi fra comunità e persone. Preverremo l’esclusione e la stigmatizzazione attraverso la costruzione di nuovi collegamenti. Questi sforzi possono ripristinare il senso di appartenenza all’Unione Europea.

Combattere l’estremismo, la discriminazione e la xenofobia
Il rispetto per la democrazia e per il ruolo della legge in Europa sono valori fondamentali che devono essere fatti rispettare con chiare sanzioni e meccanismi di rinforzo dovunque il nazionalismo, la propaganda antidemocratica, la discriminazione, la xenofobia e l’omofobia guadagnano terreno. La crisi ha portato al diffondersi dell’influenza del nazional-populismo di estrema destra. Queste tendenze portano a una perdita di valori democratici e minano l’autorità delle istituzioni, è per questo che è importante che siano attuate e fatte rispettare con maggior forza da tutti gli Stati Membri la legislazione anti-discriminazione e la Carta Europea dei Diritti Fondamentali. L’integrazione sociale deve fondarsi sulla comprensione che tutti godono degli stessi diritti e responsabilità. Per assicurare che l’integrazione abbia successo, devono essere adottati un approccio inclusivo nell’educazione dei bambini fin dalla più tenera età, la conoscenza delle lingue, l’accesso all’impiego, piani per il settore abitativo,servizi sociali e modelli virtuosi di vita comunitaria, contemporaneamente chiedendo a tutti rispetto per le responsabilità. I diritti umani prevalgono nel nostro approccio all’immigrazione opponendosi alla logica che vede i migranti come capri espiatori delle nostre malattie economiche e sociali. Rendere più forte il nostro approccio a riguardo dei confini comunitari esterni, attraverso la condivisione del carico dei problemi correlati, aiuterà a prevenire il traffico umano, in particolare di donne, e le reti del crimine. L’integrazione è l’altro fondamentale elemento del nostro approccio all’immigrazione.

Per un’Unione di convergenza e coesione
Il futuro dell’Unione Europea dipende da un rinnovato impegno per la solidarietà. Il divario fra le regioni e i paesi nell’Unione Europea è troppo vasto e sta minando la legittimazione democratica e la fiducia nei processi decisionali Europei. Un coordinamento e una cooperazione più forti sono necessari per contrastare il capitalismo finanziario, ridurre le diseguaglianze tra le varie regioni Europee, superare gli squilibri di mercato interni all’Unione Monetaria, migliorare lo stato delle finanze pubbliche e assicurare gli investimenti necessari a una crescita economica sostenibile per superare la crisi. Dobbiamo rinforzare l’unità all’interno dell’Unione Europea. La debolezza strutturale dell’Eurozona sta mettendo a repentaglio la capacità dell’Europa di intraprendere azioni per fronteggiare le sfide odierne. Rigettiamo l’approccio che avalla il progetto di un’Europa a più velocità con differenti livelli d’integrazione. A lungo termine non darà una risposta alla domanda di risanamento. Solidarietà - convergenza e coerenza – sono le uniche alternative al circolo vizioso della subordinazione dei governi ai mercati del capitale. Ogni qual volta applicabile, noi supportiamo la struttura della cooperazione potenziata che è lo strumento per costruire la strada dell’integrazione in aree specifiche poiché non mina la legittimazione democratica delle istituzioni Europee. Inoltre, combattere il crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro sporco devono essere una chiara priorità nell’Unione Europea e negli Stati Membri. Questi criminicostituiscono una seria minaccia alla coesione, allo sviluppo economico e al benessere comune. La corruzione distrugge la legittimazione e la fiducia nelle istituzioni democratiche ed erode l’etica e l’integrità. La trasparenza nei pubblici affari, nelle pratiche commerciali, nelle operazioni bancarie e nel sistema finanziario deve essere garantita.

Per standard sociali Europei comuni
Un’Unione di solidarietà deve garantire degli standard sociali Europei minimi. Questo impegno riflette l’ambizione di progredire tutti insieme. Essi dovrebbero garantire i diritti umani, sociali,economici, politici e culturali di tutte le donne e gli uomini. Allo stesso tempo, noi consideriamo questi standard minimi come uno strumento e non come un obiettivo finale. Essi sono e saranno sempre solo punti di riferimento sulla strada della costruzione di una società giusta e inclusiva, per la quale non smetteremo mai di batterci. In questo senso, sono indicatori che aiutano a valutare e migliorare l’azione politica a livello locale, regionale, nazionale ed Europeo. Gli standard sociali Europei comuni e il reddito minimo garantito devono essere assicurati in tutta l’Unione Europea. Lo sfruttamento, la discriminazione, l’impoverimento e la pratica del social dumping devono essere attivamente contrastati. Il Protocollo di Progresso Sociale deve essere attuato per proclamare la supremazia dei diritti sociali fondamentali sul libero mercato. Questo farà cessare l’erosione dei diritti acquisiti nel mercato del lavoro permessa da ingiuste consuetudini di abuso sui lavoratori. Più azioni devono essere intraprese per promuovere il miglioramento delle condizioni della vita sociale e lavorativa. All’interno di un Unione di Solidarietà, L’Uni1one Europea deve incoraggiare gli Stati Membri e le autorità locali e regionali a provvedere a un dignitoso e affidabile housing sociale.

Per uno sviluppo sostenibile
Il nostro forte impegno per i principi di sviluppo sostenibile è a sostegno di un’Unione di Solidarietà. Lavoriamo per preservare le risorse del pianeta, non per esaurirle. Sostenibilità ambientale significa salvaguardare la natura per le attuali e le future generazioni, non solo nelle città e nelle campagne Europee ma in tutto il globo. La logica della responsabilità condivisa per l’ambiente in cui viviamo deve guidare i nostri comportamenti di produzione e consumo. Le nostre politiche devono essere socialmente responsabili e orientate alla preservazione dell’ambiente. Crediamo che l’Unione Europea sia in grado di ripristinare la propria capacità di generare prosperità, ricchezza e benessere, e che questo debba essere fatto attraverso l’attenzione per l’ecologia e il rispetto. Ognuno ha il diritto di vivere in un ambiente salubre, e tutti devono avere equo accesso a cibo e acqua pulita. Questi sono i beni pubblici globali che devono essere garantiti a tutti, acqua, sicurezza del cibo ed ecosistema. L’ambiente è un bene comune perché tutti sono ugualmente responsabili della sua preservazione e le future generazioni devono beneficiare della stessa qualità ambientale di cui beneficiamo noi ora. Lottare contro i cambiamenti climatici e l’esaurimento delle risorse e altresì cruciale per il mantenimento dell’ecosistema globale, che è vitale per il welfare della gente oggi e nel futuro. Dobbiamo contrastare i cambiamenti climatici e l’esaurimento delle risorse naturali per sostenere la qualità del mondo in cui viviamo e per prevenire future e drammatiche conseguenze per la popolazione mondiale, per il nostro sviluppo e per l’economia globale. L’Unione Europea deve diventare un leader globale nella transizione verso un’economia a bassa emissione di carbonio e ricca di risorse e deve lavorare all’emanazione di estensive regole globali per ridurre le emissioni di gas-serra e per un uso responsabile delle risorse naturali. Una roadmap Europea credibile per un mondo sostenibile in cui prevalga la giustizia sociale e fiorisca l’ecosistema deve includere sia la mitigazione sia l’adattamento. L’Unione Europea è il livello idoneo per confrontarsi con le nuove sfide dell’energia. Una politica comune Europea sull’energia deve diventare un passo cruciale per la futura integrazione Europea.

Per una politica estera basata sui valori
Noi crediamo che si possa avere pace certa e duratura e stabilità solo se un governo fornisce a tutti i suoi cittadini sicurezza, libertà (che significa democrazia, certezza della legge e rispetto dei diritti umani), prosperità economica, progresso sociale e uguaglianza, inclusa quella di genere. Consideriamo questo concetto vero per l’Unione Europea e per tutte le società del mondo. I nostri interessi economici non devono essere soddisfatti a scapito dei diritti umani e democratici nelle regioni e nei paesi con i quali interagiamo nel mondo. Dobbiamo fare pieno uso della speciale esperienza di stretta collaborazione fra stati dell’Unione Europea per garantire pace e prosperità utili a sostenere i nostri partner nelle regioni vicine e nel mondo. Non ci sono soluzioni adatte per tutti. Solo attraverso la piena cooperazione con i processi locali di riforma e senza imporre nessuno specifico modello potremo davvero raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati per una politica estera efficace. La nostra esperienza e conoscenza deve sostenere i processi democratici, sociali e di transizione economica favorendo opportunità di vita indipendentemente da dove una persona è nata e nel pieno rispetto dei diritti delle donne. Riconoscendo le cause profonde dell’insicurezza e dell’instabilità al di fuori dell’Unione Europea accresceremo la sicurezza all’interno dell’Unione Europea. L’Europa deve sostenere l’apertura, la trasparenza e la giustizia nei suoi processi di crescita per promuovere i suoi valori chiave di rispetto della dignità umana, democrazia, uguaglianza, certezza della legge e dei diritti umani. Queste cose permettono di far avanzare congiuntamente l’agenda della pace, della prosperità e del progresso per tutti. Queste linee guida devono essere di sostegno alle politiche estere Europee, per costruire insieme società democratiche in grado di generare nuove opportunità. L’Europa deve assumersi la responsabilità di sostenere i popoli del Medio Oriente e del Nord Africa nella loro lotta per un futuro migliore. L’Unione Europea dovrebbe contribuire attivamente alla transizione democratica, allo sviluppo socio-economico e garantire la giustizia sociale. Tutti i paesi con prospettiva di diventare membri dell’Unione Europea devono poter esserlo a pieno titolo non appena raggiunti i prerequisiti.

L’Unione Europea al primo posto per la pace e la giustizia sociale globale
Noi crediamo che l’Europa debba assumersi le sue responsabilità internazionali e giocare un ruolo di primo piano nella formazione di un nuovo ordine mondiale multipolare nel dopo crisi, con forti politiche emergenti e blocchi economici. Questo compito può essere portato avanti attraverso un’architettura istituzionale responsabile nei confronti della gente e prepari la strada verso una maggiore stabilità. Attraverso le proprie attività internazionali congiunte, l’Unione Europea dovrebbe ridefinire l’approccio globale nei confronti della sicurezza internazionale. Anche la partecipazione e la responsabilità sono importanti. Il coinvolgimento dei cittadini deve ricoprire un ruolo centrale per definire e implementare le politiche per combattere la povertà e creare un nuovo e legittimato modello di sviluppo umano. L’impegno alla solidarietà internazionale implica che l’Unione Europea non si arrenda mai nel perseguire sviluppo e politiche di sostegno. Questi sono sotto pressione a causa dei tagli dovuti all’austerity. La nostra sincera promessa all’umanità per l’Europa va al di là dell’Europa, ed è vincere la nostra lotta contro la povertà, l’esclusione sociale e le crescenti diseguaglianze, e promuovere lo sviluppo umano sostenibile e un commercio giusto fondato sulla difesa dei diritti umani. Riflette la nostra presa di responsabilità per assicurare uguale distribuzione del sapere, del reddito e del potere, che possono costruire una crescita sostenibile. L’efficienza nell’aiuto, la qualità e la trasparenza, così come gli accordi commerciali bilaterali e internazionali, costituiscono una delle strade per l’Unione Europea per promuovere impegni vincolanti agli standard fondamentali di lavoro e di qualità ambientale, e la nostra condotta deve riflettere la nostra promessa all’umanità. Perciò, noi non ci arrenderemo nella nostra lotta per un’economia al servizio delle persone e del pianeta, per standard dignitosi di lavoro e di vita, per l’uguaglianza fra donne e uomini, per la crescita degli individui attraverso l’istruzione e l’accesso a un’adeguata protezione sociale per tutti. La coerenza all’interno dell’Unione Europea è irrinunciabile per ottenere progressi nella lotta contro le diseguaglianze nel mondo. Inoltre, l’Europa deve mantenere il suo impegno umanitario verso i popoli che soffrono per i conflitti armati – specialmente le donne e i bambini – fornendo supporto a sostegno della costruzione della pace,una volta che i conflitti siano risolti. Le donne non devono essere considerate solo come vittime ma anche come persone in grado di decidere e attrici attive del cambiamento, dello sviluppo, della costruzione della pace e dei processi di democratizzazione. Essere attori della pace implica usare in primo luogo tutti gli strumenti diplomatici per porre fine ai conflitti – inclusa l’imposizione di severe sanzioni contro i perpetratori – prima di considerare l’uso della forza. Le nostre azioni sono guidate inoltre dal principio di multilateralismo. Noi riaffermiamo la responsabilità primaria delle Nazioni Unite nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. Nel caso di un intervento, è necessaria l’approvazione esplicita delle Nazioni Unite. Perciò, gli Stati Membri dell’Europa devono agire in seno alle Nazioni Unite, in maniera concorde e con un’unica voce. Dovremmo richiedere un seggio permanente per l’Unione Europea nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Noi lottiamo per un mondo libero dalle armi nucleari e chimiche. Inoltre supportiamo con forza i passi verso un progressivo disarmo e leggi più stringenti per la non-proliferazione come parte integrante della nostra politica di pace. In allineamento con le Nazioni Unite, i trattati e i patti internazionali,l’Unione Europea deve essere un attore per la pace facendo campagna attiva perla non-proliferazione, contro il disarmo nucleare e le bombe a grappolo, le armi chimiche e biologiche e le mine antiuomo, usando tutti i mezzi e le politiche a disposizione per farlo. Siamo decisi a rafforzare le politiche Europee Estere e di Sicurezza al fine di fare dell’Europa un primatista dell’attivismo e delle politiche di pace responsabili.

Un’alternativa progressista per il futuro dell’Europa
Noi crediamo nell’Unione Europea quale progetto che porti alla gente, alle società, alle regioni, e agli stati in nome della pace, prosperità e progresso per tutti. Crediamo che la nostra missione politica costituisca una visione alternativa del futuro dell’Europa cosicché essa possa svilupparsi e prosperare portando una volta ancora un messaggio di speranza per tutte le donne e gli uomini. Una nuova politica economica mira a una piena occupazione e a dare più forza a tutti i portatori d’interessi, per ripristinare il controllo democratico sulle decisioni economiche. Questo spianala strada a un’economia di mercato sociale che tenga conto delle persone e della società. Un nuovo Patto Sociale per l’Europa incarna il nostro impegno per l’uguaglianza e la giustizia. Crediamo che l’Unione Europea debba distribuire giustizia sociale proteggendo e rendendo più forti le persone affinché vivano vite piene e felici in una società giusta con gli strumenti per fronteggiare le sfide di un mondo in evoluzione. L’Unione di Solidarietà è il modo in cui vogliamo costruire relazioni fra gli individui, le società e le nazioni. Riflette il nostro impegno ad assumersi la responsabilità gli uni degli altri e a condividere una missione comune per un mondo giusto e pacifico. PES lavorerà insieme con i movimenti progressisti ovunque nel mondo. A questo scopo,l’Unione Europea, le sue istituzioni e politiche devono diventare strumentali alla realizzazione di questa missione politica descritta nel nostro Programma Fondamentale. Come PES – Partito dei Socialisti Europei insieme con tutti i suoi membri, rappresentanti eletti, attivisti, partner e sostenitori – noi ci batteremo per coinvolgere la gente nel dialogo, per guadagnare pubblico consenso e mantenere la nostra promessa. Un manifesto comune durante le elezioni Europee simbolizzerà la nostra unione politica per il cambiamento progressista dell’Europa.
Traduzione a cura di Duccio Monnini - Lega Socialista di Fgs Livorno Federazione Provinciale

mercoledì 19 febbraio 2014

ITALIA - Governo Renzi, il ministro dell'Economia e i paletti dell'Europa

Fiscal compact. Deficit. Fisco. Il titolare di via XX Settembre rischia di partire commissariato dall'Ue.

Mercoledì, 19 Febbraio 2014 - La poltrona su cui nessuno vuole sedersi è sempre la stessa: quella del ministero dell'Economia. In teoria la più decisiva, in pratica quella che ha meno margine di manovra.
Sul nome del futuro inquilino di via XX settembre devono trovare l'accordo più voci. Il premier incaricato Matteo Renzi dovrà concordare il nome con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, trovando un politico esperto nella gestione della macchina amministrativa, ma anche dall'alto profilo economico. E apprezzato - c'è da scommetterci - anche dal governatore della Banca centrale europea Mario Draghi.
IL RICHIAMO DI REHN. L'intesa non è facile e la posta in gioco è alta: la ricetta economica con cui Renzi si presenta di fronte al Paese ma anche quella con cui il Paese si presenta all'Europa. Un vero e proprio rebus. Anche perché da Bruxelles sono già stati piantati i primi paletti.
A poche ore dalla salita al Colle del segretario democratico, il commissario Olli Rehn si era affrettato a ricordare l'europeismo dell'Italia e quindi la necessità di rispettare i Trattati. In sostanza: garantire il limite del deficit al 3% del Pil. Condizione che rischia di commissariare il ministero dal quale, non a caso, tutti stanno prendendo le distanze.
LE CONDIZIONI NON CAMBIANO. E non c'è da stupirsi se l'agenzia di rating Fitch ha subito allestito la ghigliottina sul nuovo governo, sentenziando che «avrà le stesse difficoltà di quello guidato da Letta».
«I limiti politici sono sempre gli stessi, la coalizione pure e il rigore chiesto è tale che non vale la pena metterlo in pratica», ha spiegato a Lettera43.it Erik Jones, direttore del dipartimento di Studi europei e dell'Istituto di ricerca politica della Johns Hopkins University School of Advanced International Studies (Sais).

La missione impossibile delle riforme a bilancio invariato


Il paradosso sta tutto qui. Le cifre di cui può disporre il prossimo governo sono scritte nero su bianco nel bilancio approvato a fine dicembre che prevede 47,6 miliardi di euro di investimenti nel 2014, 31,5 miliardi nel 2015 e 24,9 miliardi nel 2016, tutti in teoria già suddivisi per ministero e soppesati con le entrate per proseguire nella strada del risanamento dei conti come previsto dal Fiscal compact.
IL NODO DELLE COPERTURE. Ma l'agenda delle riforme renziane si può fare a costo zero? A marzo è prevista la definizione del Job Act e di misure di defiscalizzazione che consentano ai giovani l'ingresso nel mondo del lavoro; mentre ad aprile è attesa la riforma della Pubblica amministrazione. Entro maggio poi, giusto in tempo per il rinnovo del parlamento europeo, il premier incaricato ha promesso una mezza rivoluzione fiscale, con il taglio del costo del lavoro di 5 miliardi, riduzione dell'Irap di 10 punti e la riduzione dell'Irpef per i redditi più bassi.
IL PIANO PASSERA. Tutte idee che erano presenti anche nel documento stilato da Corrado Passera nell'estate del 2011, ma mai realizzate soprattutto per l'impossibilità di raggiungere un'intesa politica all'interno della maggioranza di larghe intese. E che ora sembra difficile possano trasformarsi in realtà senza modificare i conti finali e, per di più, tornando a crescere.
L'Italia appena rientrata dalla procedura di infrazione del deficit ha conquistato un misero più 0,1% del Prodotto interno lordo. E tutte le chance per modificare gli equilibri macroeconomici a livello continentale sembrano svanite.
LE LARGHE INTESE ALL'EUROPEA. Gli eurobond che potevano creare una reale unione fiscale e un debito comune sono completamente stati cancellati dall'agenda, e archiviati con l'accordo tra Spd e Cdu su cui si fonda il nuovo governo tedesco.
Renzi non può nemmeno scommettere su un trionfo socialista alle elezioni europee: secondo le previsioni, infatti, l'ondata di euroscetticismo è destinata a portare le larghe intese anche in Europa. In altre parole, socialisti e popolari dovranno trovare un'intesa per spartirsi i posti della Commissione europea, più di quanto non facciano già ora. Una virata a sinistra appare, dunque, improbabile.
«È come se l'Italia avesse trovato un equilibrio che però le impedisce la ripresa», ha osservato Jones. Perché «le riforme che servivano non sono state portate a termine. Ora Renzi dovrebbe realizzarle, ma ha una via obbligata: infrangere le regole europee».

«Renzi deve sforare il 3%, come ha fatto la Spagna»


In realtà il trattato di Maastricht e il trattato di Lisbona che ne è seguito prevedono che, in casi di crisi, un Paese possa sforare il tetto del rapporto del 3% tra deficit e Pil. Ma il Fiscal compact, che il 17 aprile 2012 è stato introdotto nella Costituzione italiana, impone regole molto più rigide e un abbattimento progressivo del debito al 60% del Pil. Tradotto significa una spesa nominale di circa 30 miliardi a partire dal 2016.
In più i leader Ue non sono riusciti nemmeno a trovare una vera intesa sull'unione bancaria. Ogni Stato è chiamato a creare un fondo di salvataggio autonomo. Con buona pace degli Stati più deboli, ma anche di quelli più forti che, per paura di aprire i cordoni della borsa, rischiano di esporsi all'ennesima crisi. Di fatto, l'intero continente, ed è questa la preoccupazione di Draghi, è ancora esposto ai pericoli della speculazione.
In questo scenario all'Italia non resta che giocare d'azzardo.
SULLE ORME DI MADRID. «Renzi deve fare le riforme. E quindi sforare il 3% come ha fatto la Spagna», ha aggiunto Jones. «Di fronte a Madrid, l'Ue ha reagito con una buona dose di ipocrisia perché a certi livelli, diciamo la verità, si tratta di giochi di numeri».
Il punto, però, è la credibilità del Paese di fronte ai mercati. Al segretario Pd serve quindi un ministro di spessore, «una personalità capace di ragionare politicamente, ma con proposte economiche forti».
La sfida del premier è ancora più ardua: sulle riforme Renzi punta tutto, senza peraltro avere il controllo della sua maggioranza. E nemmeno, di fatto, del suo esecutivo.
LA SOLITUDINE DEL PREMIER. «Chi adesso è pronto a spronare Renzi a fare le riforme? A fare pressione politica sui palazzi parlamentari? Il leader democratico ha dato energia al governo, ma chi la darà a lui? La verità», ha concluso l'esperto di Affari europei e conoscitore dell'Italia, «è che Renzi avrebbe bisogno di un altro Renzi. E invece sarà costretto a fare tutto da solo». Col rischio di rimanere intrappolato nel palazzo. Insomma, c'è poco da invidiarlo.
«Renzi», ha detto il 18 febbraio il capogruppo Forza Italia alla Camera Renato Brunetta, «è destinato a fare il primo ministro in condizioni tra le più difficili degli ultimi 20 anni».
E non ha tutti i torti.

Giovanna Faggionato

VENEZUELA - Venezuela, Lopez leader della protesta anti-governativa


Laureato in Economia. È il volto dell'opposizione più dura. Che ha sfidato Maduro in piazza. Ma s’è arreso alla polizia.

Mercoledì, 19 Febbraio 2014 - Se ha ragione Reinaldo Dos Santos, considerato un gran veggente in Venezuela, Leopoldo Lopéz «è un predestinato e un giorno sarà presidente»: «Perché discende da Simon Bolivar, poi perché ha un cervello brillante e una voce differente», è la sua tesi.
Scuote la testa José, che invece è un giovane manager di una grande azienda vicino al grande centro commerciale di San Ignacio, quartiere bene di Caracas e con simpatie per l'opposizione: «Tutti sanno che Lopéz è showsero y fanfaron, uno che ama dar spettacolo e spararla grossa, e di sicuro aveva capito che convocando la marcia del 12 febbraio davanti alla procura generale potesse succedere quello che poi è successo».
LOPÉZ SPACCA IL PAESE. Lopéz è così. Amato e detestato. Di sicuro è il più odiato dal governo, che lo taccia di essere un fascista, un golpista, al soldo degli Stati Uniti e in combutta con la destra colombiana.
Lui, come sempre, non si sottrae allo scontro. Anzi, ogni volta rilancia. E così, inseguito da un mandato di cattura con l'accusa di aver ispirato gli scontri di metà febbraio, Lopéz ha convocato una nuova marcia per martedì 18 febbraio: «Tutti vestiti di bianco, pacificamente, pronti a isolare gli infiltrati», dal quartiere bene di Chacaìto fino al ministero degli Interni. Salvo poi consegnarsi alle autorità, spiegando: «Mi consegno a una giustizia ingiusta e corrotta, che viola la Costituzione e le leggi». Quindi ha aggiunto: «Se andare in prigione può servire a svegliare nel popolo la volontà di cambiamento verso pace e democrazia, allora ne sarà valsa la pena».
LEADER DELL'OPPOSIZIONE. Quarantatrenne, di ricca famiglia caraqueña, laureato in economia ad Harvard, per due mandati sindaco del municipio di Chacao, è stato interdetto dagli uffici pubblici con l'accusa di aver ricevuto fondi neri dalla società petrolifera Pdvsa alla fine della IV Repubblica, quando la madre era un'importante manager.
I fondi sarebbero serviti per fondare il suo partito Voluntad popular, che nelle ultime elezioni amministrative ha avuto un gran successo e che rappresenta l'ala più dura dell'opposizione venezuelana.
Lopéz è di fatto il numero due della coalizione Mesa de unidad popular, dietro a Henrique Capriles, il candidato alla presidenza che nel 2012 è stato battuto da Hugo Chavez e pure nel 2013 (ma per un soffio) dal delfino del Caudillo Nicolas Maduro.

Gli anti-Maduro sono spaccati nella lotta al governo


È ormai evidente come Lopéz e Capriles abbiano due strategie inconciliabili. Entrambi pensano che il sostegno al chavismo stia franando sotto i colpi della crisi economica, dell'inflazione fuori controllo, del collasso del sistema di distribuzione commerciale. Ma divergono sul come isolare il regime.
Lopéz e con lui l'altra esponente politica simbolo dell'opposizione dura, Maria Corina Machado, scommettono sulla salida, una spallata al governo grazie a grandi e continue manifestazioni popolari, alzando i toni e pagando il prezzo degli scontri.
Per Capriles «convocare marce, senza obiettivi chiari e non sui problemi di tutti i giorni, rafforza il governo», ha detto domenica 16 febbraio durante un'affollata conferenza stampa trasmessa via web, «si dovrebbe invece parlare a tutti quei settori delusi dal governo e dal chavismo: lì possiamo vincere».
I MILITANTI SONO DISILLUSI. Non è difficile incontrare in Venezuela militanti disillusi.
Mariana, una giovane funzionaria pubblica, «chavista da sempre», pensa che «qui hanno perso la testa e manipolato l'eredità di Chavez e in più sono incapaci di dirigere uno Stato: «È ovvio che la gente scenda in strada, perché pensa che senza una san pablera dura, uno scontro forte, questi non capiranno mai».
Ma Capriles avverte anche i suoi compagni oppositori: «Non sono disposto a mettere in pericolo la vita dei venezuelani».
GIÀ TRE MORTI E MOLTI FERITI. La vita infatti ce l'hanno lasciata tre uomini e decine sono stati i feriti, oltre a un centinaio di arrestati. Tutti puntano il dito sugli infiltrati, per primi gli studenti che «si sono trovati a fare da carne da cannone per la vanità e il cinismo di tutti i politici, del governo e dell'opposizione», racconta Fernando, da sempre di simpatie chaviste.
Chi siano questi infiltrati nessuno lo sa di certo, ma tutti hanno un'idea. Sono gruppi di motorizados, i tanti che scorribandano in motocicletta e sono i padroni delle strade di Caracas.
Per il governo sono «bande organizzate dall'opposizione, come nel 2002,», l'anno del golpe che Lopéz non a caso sostenne, cosa che gli viene rinfacciata in questi giorni a pié sospinto. Per l'opposizione vengono dai colectivos, i gruppi radicali chavisti dei quartieri più politicizzati. Chiunque siano, tutti sono armati di pistole e dal grilletto facile.
IL PAESE È VICINO AL CAOS. Ma che qualcosa sia andato storto nella gestione dell'ordine pubblico, come denunciato dalle organizzazioni studentesche e da molte Ong, lo testimonia la decisione presa da Maduro di sostituire i vertici del Sebin, i servizi di sicurezza. Decisione che ha suscitato molto scalpore, ma dovuta - si dice a Palacio Miraflores - perché «il 12 febbraio non sono stati rispettati gli ordini di stare chiusi nelle caserme». In tante foto uomini armati dei servizi giravano nelle strade assediate e troppo vicini agli scontri.
Intanto una grande tensione sta scuotendo tutto il Paese. Mentre in piazza cresce la rabbia tra la manifestazione dei lavoratori del settore petrolifero e la protesta a Chacaito con migliaia di persone vestite di bianco.

Fabio Bozzato

martedì 18 febbraio 2014

ITALIA - Un anno di votazioni fasulle


In questo anno, che va dalle elezioni del febbraio 2013 ad oggi, la democrazia, che si vota sul voto popolare, è stata calpestata ad ogni occasione e l'unico partito veramente vincitore è quello di coloro che si sono astenuti.

Si parte dalle elezioni politiche dello scorso anno, nelle quali le tre maggiori formazioni politiche hanno completamente disatteso il mandato dei loro elettori. Pd e Pdl perché, dopo una campagna elettorale nella quale dichiaravano che non avrebbero mai governato insieme, sono finiti nello stesso governo. Il Movimento 5 stelle in quanto ha disatteso il voto di quasi 9 milioni di elettori che chiedevano il cambiamento, ma i parlmentari grillini manovrati dal burattinaio genovese pretendevano di governare da soli senza avere la maggioranza in parlamento e quindi, disattendendo sia le più elementari regole della democrazia sia il mandato ricevuto dagli elettori, si sono barricati nel loro rifiuto di tutto.

Poi si è arrivati al voto sulla decadenza del condannato, voto completamente disatteso perchè il boss di Arcore è stato sbattuto fuori dal Senato, ma poi rimesso in carreggiata dal Pd per fare la riforma elettorale e tre giorni fa addirittura è stto ricevuto dal Quirinale per le consultazioni sul nuovo governo, un pregiudicato che invece di stare in galera decide le sorti del paese.

Si arriva poi alle primarie di dicembre per scegliere il segretario del partito democratico. Tre milioni di persone sono andate a votare "convinte" di dover semplicemente eleggere il segretario di un partito, mentre poi a quei voti è stato dato, proprio dal vincitore delle primarie Matteo Renzi, tutto un altro significato se sono diventate votazioni per scegliere il nuovo presidente del consiglio. Insomma ormai da un anno si vota per un motivo ma, a risultati conseguiti, si assegna a quelle votazioni un significato totalmente diverso in barba a quei cittadini o addirittura al parlamento che hanno proceduto alle votazioni stesse.

E che dire poi della legge elettorale dichiarata incostituzionale nonostante sia stata utilizzata per tre legislature o delle elezioni per la regione piemonte del 2010 annullate dopo 4 anni di governo illegale del centro destra.

Il gioco delle interpretazioni del voto è ormai un gioco molto in voga da vent'anni a questa parte, basta ascoltare anche oggi il condannato che continua con la propria mistificazione: "Io sono l'ultimo presidente del consiglio eletto dal popolo" una frase che sembra vera, peccato che in Italia la costituzione non preveda l'elezione diretta del presidente del consiglio che è nominato dal presidente della repubblica insieme ai ministri e che deve ottenere la fiducia del parlamento: in Italia il popolo elegge solo il parlamento, ma ormai molti italiani credono alle favole.
Lantipolitico

ITALIA - Chi ha vinto (davvero) i congressi regionali del Pd


L’analisi dettagliata dell’esito delle primarie regionali Pd evidenzia quanto sia frettoloso indicare Renzi come vincitore assoluto. Ecco i risultati regione per regione e le coloriture correntizie dei vincitori

Si fa presto a chiamarla vittoria di Matteo Renzi. In realtà, analizzando nei dettagli l’esito dei congressi regionali del Pd, il risultato appare più complesso e figlio di logiche correntizie che imperversano ancora nel partito.

TRIONFA L’ASTENSIONISMO
Innanzitutto perché a vincere in tutte le 16 regioni più la provincia di Bolzano dove si è votato ieri il vincitore è stato l’astensionismo. Complici la scarsa eco mediatica e l’attenzione tutta spostata sull’incandescente panorama nazionale, l’elezione dei nuovi segretari regionali ha registrato un calo di votanti un po’ ovunque rispetto alle scorse votazioni.

I CANDIDATI UNICI
Certo, in molte regioni hanno trionfato i candidati renziani, anche perché in molti casi erano gli unici, vedi in Puglia con Michele Emiliano, in Valle d’Aosta con Fulvio Centoz, in Veneto con Roger De Menech, in Toscana con Dario Parrini, In Friuli con Antonella Grim.

LE LARGHE INTESE DI RACITI
Più difficile invece definire renziana la vittoria in Sicilia di Fausto Raciti (nella foto). L’ex leader bersaniano dei Giovani democratici che in passato ha criticato duramente il Rottamatore appena incaricato come premier è riuscito a mettere d’accordo con la sua candidatura l’anima renziana e cuperliana del partito. Larghe intese contro cui nulla ha potuto il segretario uscente di provenienza sindacalista Giuseppe Lupo.

IN LAZIO VINCE FRANCESCHINI
Anche in Lazio la candidata più vicina al rottamatore, Lorenza Bonaccorsi, ha perso nei confronti di Fabio Melilli, sostenuto in primis da Area Dem, la corrente di Dario Franceschini e anche da cuperliani, bettiniani, zingarettiani e Giovani turchi.

NESSUN VINCITORE IN LIGURIA E A BOLZANO
Primarie senza vincitore in Liguria. Nessuno tre candidati, Giovanni Lunardon, Alesssio Cavarra e Stefano Gaggero, ha ottenuto il 50% più uno dei voti validi: il renziano Cavarra, appoggiato da Claudio Burlando, ha raccolto il 48,2 % dei consensi, il cuperliano Lunardon, sostenuto anche da molti renziani, il 44,12 e il civatiano Gaggero il 7,86. Saranno dunque i 250 delegati della nuova assemblea regionale del Pd a eleggere sabato prossimo il nuovo segretario regionale del partito.

Ballottaggio anche per Bolzano dove Liliana Di Fede (AreaDem, Giovani turchi, Civati) supera il 50 per cento dei voti, ma non dei delegati eletti, e dovrà quindi vedersela in assemblea contro Mauro Randi (Renzi).

OCCUPY PD CAMPANIA
Polemiche e lo spettro di brogli accompagnano il voto in Campania. Guglielmo Vaccaro, deputato vicino ad Enrico Letta, ha occupato la sede del Pd a Salerno per denunciare quelle che lui giudica gravissime irregolarità nel voto. Un voto che ha regalato la vittoria alla parlamentare renziana Assunta Tartaglione.

GLI ALTRI RISULTATI
In Lombardia vittoria di Alessandro Alfieri, renziano, appoggiato anche dall’ala bersaniana, che ha battuto Diana De Marchi, consigliera provinciale di area Civati, fermatasi a un ottimo 42.8% rispetto al 57,2% del coordinatore uscente.
Gli altri nuovi segretari sono: Davide Gariglio (Piemonte: area Renzi), Giacomo Leonelli (Umbria: Renzi, Giovani turchi), Francesco Comi (Marche: AreaDem, Renzi, Cuperlo), Micaela Fanelli (Molise: Renzi, Civati), Ernesto Magorno (Calabria: Renzi).

Fabrizia Argano