Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


mercoledì 28 dicembre 2011

UE: Grecia, ad aprile elezioni anticipate

Atene, 28 dic. - Il ministro delle Finanze greco Evangélos Venizelos ha annunciato per aprile elezioni anticipate. "Le elezioni si terranno dopo Pasqua, a fine aprile", ha dichiarato il ministro durante un vertice del partito socialista Pasok, una delle tre formazioni della coalizione governativa del premier Lucas Papademos.

"Il futuro del paese si deciderà tra il 16 gennaio e le due o tre settimane successive, durante i negoziati sul nuovo programma" di aiuto della zona euro, fra cui il piano di rifinanziamento del debito, ha aggiunto.

Papademos guida il governo dallo scorso novembre, potendo contare sul sostegno del partito socialista, del partito di destra Nuova democrazia e di quello di estrema destra Laos. Il suo principale compito è definire le modalità e l'applicazione del secondo piano di aiuto concesso a ottobre dall'Unione europea (Ue) e dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e far approvare in Parlamento le misure di austerità promesse in cambio di questo aiuto.

I rappresentanti di Ue, Fmi e Banca centrale europea torneranno in Grecia a gennaio per verificare se gli obiettivi fissati con il primo piano di aiuti concesso nel 2010 sono stati raggiunti.

UE: Spagna prove di democrazia

Madrid, corteo "Indignados", due arresti e 5 feriti

Polizia ha caricato i manifestanti.

Prima dimostrazione del nuovo governo

Almeno tremila persone si sono radunate nel centro di Madrid per partecipare a una manifestazione di protesta organizzata dal movimento degli "indignados".

Come riporta il quotidiano spagnolo El Pais, il corteo si sta svolgendo in un clima di tensione e la polizia è già intervenuta con una prima carica, arrestando due manifestanti; almeno cinque persone - fra cui due agenti - sono rimaste ferite. Il corteo è partito dalla Puerta de Alcalà e terminerà ala Puerta del Sol, luogo simbolo delle proteste del "Movimento 15-M".

 Ana Botella eletta primo sindaco donna di Madrid

Moglie dell'ex premier Aznar, era assessore dal 2007

Ana Botella, moglie dell'ex premier spagnolo José Maria Aznar, è divenuto il primo sindaco donna di Madrid: sostituirà Alberto Ruiz Gallardon, nominato Ministro della Giustizia nel nuovo governo conservatore guidato da Mariano Rajoy.

Botella, che dal 2007 ricopriva l'incarico di assessore all'Ambiente, è stata eletta grazie ai 31 voti dei consiglieri comunali del Pp, partito che nelle scorse elezioni locali aveva conquistato la maggioranza assoluta.

Nel suo discorso di investitura Botella si è impegnata a seguire la politica di austerità fiscale del governo centrale, con l'obbiettivo di dimezzare il deficit del comune - attualmente di circa 6 miliardi di euro - entro il 2016.

GOVERNO: Misure crescita entro gennaio, Italia ce la farà

Ma partiti sempre più in tensione: Pdl chiede consultazioni
Roma, 28 dic.  - Presentare le misure per la crescita entro gennaio, compresa la riforma del mercato del lavoro di Elsa Fornero. Mario Monti ha sollecitato i ministri a farsi trovare pronti per la fine del primo mese del nuovo anno con un pacchetto di misure "forti" che diano una scossa immediata all'economia. A loro, nel corso del Cdm, ha dettato i punti chiave dell'agenda del lavoro, per poi ascoltare l'ampio dibattito e i contributi venuti dai vari dicasteri. Alla fine, riferisce il comunicato, "condivisione unanime" delle proposte del premier. Una unanimità che però non si riscontra in Parlamento, con i partiti che - con diversi accenti - provano a pesare di più nell'agenda del governo.

Intanto il premier incassa con soddisfazione l'esito positivo dell'asta dei Bot collocati oggi: assegnati per intero i nove miliardi messi in asta, con un rendimento medio crollato al 3,251% dal 6,504% di fine novembre. Ma lo spread sui decennali torna oltre i 500 punti di base, alla vigilia di un'altra importante asta di titoli pubblici. Ma il premier, riferiscono fonti di governo, non cede al pessimismo: quel livello di spread, avrebbe fatto notare ai ministri, è lo stesso di quando la Bce acquistava massicciamente i titoli italiani; il fatto che ora l'Italia ce la faccia da sola è comunque segnale positivo. Insomma, l'Italia ce la farà, avrebbe ribadito ancora una volta il premier.

Di opinione diversa il Pdl: "L'Italia rischia di essere spacciata a causa delle politiche fiscali e di bilancio messe in atto da chi è stato chiamato al governo per salvarla. Troppe tasse stanno uccidendo l'economia e la recessione è già fra noi", afferma in una nota il vice presidente dei deputati Osvaldo Napoli, che chiede al Pdl di "chiamare un break per esigere una profonda revisione della politica fiscale fin qui messa in campo perché essa rischia di condizionare fino a renderla vana qualsiasi politica di crescita. Il presidente Monti farà bene a fermare le macchine per incontrare le forze politiche e concordare con loro i nuovi provvedimenti".

Seppure con toni più concilianti, anche il Pd dà le sue coordinate al premier. Stefano Fassina chiede pressing a Bruxelles contro "l'austerità cieca" imposta dalla Germania e per un intervento "espansivo" a sostegno della crescita; Cesare Damiano insiste sul tema pensioni, che "per noi non può considerarsi archiviato perché la nuova riforma produce effetti negativi sui lavoratori, creando situazioni socialmente insostenibili"; Ignazio Marino chiede invece liberalizzazioni e asta delle frequenze tv.

Ma oggi anche il centrista Pier Ferdinando Casini avanza i suoi desiderata: "Riforme, rilancio degli investimenti, misure per la produttività e la crescita, severa lotta all'evasione fiscale" mentre "il Paese non reggerebbe un'altra manovra" e "un nuovo intervento sui conti avrebbe un carattere recessivo". Con un avvertimento: "Monti le idee chiare ce l'ha" anche se "un conto è scriverle in un saggio, un conto è applicarle al governo". Tuttavia, Monti "deve reggere, altrimenti l'Italia affonda".

Anche ai partiti risponderà dunque domani il premier, nella conferenza stampa di fine anno in cui dovrebbe dettagliare di più la sua agenda per il 2012.

PSI: Giustizia. La razionalizzazione faccia il paio con la ragionevolezza

Il caso dell'annunciata soppressione del tribunale di Sulmona

mercoledì 28 dicembre 2011
"A forza di tagli si divide l'Italia": cosi' Marco Di Lello, coordinatore della segreteria nazionale del Partito Socialista intervenendo a Sulmona (Aq) alla seduta comune dei 36 comuni della Valle Peligna e dell'Alto Sangro."L'articolo 3 della Costituzione impone l'uguaglianza dei cittadini, e dunque pari opportunita'anche nel diritto alla giustizia, che sarebbe negata a decine di migliaia di cittadini che si vedrebbero costretti a sopportare  due ore di viaggio in auto, ben oltre in autobus, per raggiungere il Tribunale deL'Aquila: razionalizzazione deve fare il paio con ragionevolezza, quella chesembra mancare nella proposta della commissione ministeriale" ha continuato Di Lello.
"E una battaglia simbolo che supera i confini locali- ha concluso Di Lello -per affermare il principio che dalla crisi economica non si esce tagliando i servizi essenziali ai cittadini ma facendo pagare di più a chi può e sconfiggendo l'evasione fiscale. Una battaglia da fare insieme, con un voto parlamentare bipartisan per affermare il primato della Buona Politica che garantisca equita' ai cittadini"

martedì 27 dicembre 2011

UE: Francia-Turchia, lite sul genocidio

23 dicembre 2011 - Il varo da parte del governo francese di una proposta di legge che condanna la negazione del genocidio armeno ha scatenato le ire di Ankara. Un'iniziativa definita strumentale e criticata dalla stampa di entrambi i paesi.

I deputati francesi sono passati alle vie di fatto: il 22 dicembre hanno adottato una proposta di legge che condanna la negazione dei genocidi. Approvata col sostegno della maggioranza e dell’opposizione di sinistra, la nuova legge prevede un anno di reclusione e multe fino a 45mila euro per “chiunque contesti l’esistenza dei genocidi riconosciuti dalla legge” e va ad aggiungersi ad altre quattro leggi di questo tipo dette “del ricordo”, che in pratica dichiarano il punto di vista ufficiale dello stato su altrettanti avvenimenti storici.

Il testo riguarda anche il genocidio armeno del 1915-1916, nel corso del quale quasi 1,2 milioni di armeni (pari ai due terzi di quelli viventi all’epoca nell’Impero ottomano) persero la vita nelle deportazioni e nei massacri organizzati dallo stato. È per questo motivo che il testo di legge – che in ogni caso deve ancora passare all’esame del senato e tornare quindi all’Assemblea nazionale francese – ha scatenato le ire di Ankara, che ha richiamato il proprio ambasciatore a Parigi e minacciato la Francia di rappresaglie commerciali e diplomatiche.

Su Le Point l’opinionista Pierre Beylau denuncia l’accaduto come una manovra politica del governo francese in vista delle elezioni presidenziali e si chiede:Era davvero il caso di far emergere il vecchio mostro marino del genocidio del 1915, di cui nessuna persona seria contesta più la realtà? Si tratta palesemente di una manovra politica di chi ritiene determinante il voto armeno. Per compiacere una lobby non si esita pertanto a correre il rischio di provocare danni considerevoli sul piano diplomatico ed economico.  

Dal punto di vista della diplomazia francese in Medio Oriente “un braccio di ferro con Ankara è assurdo”, rincara Le Monde. Ma per il quotidiano il vero problema è la natura stessa della proposta di legge:Non spetta al legislatore – appoggiato nello specifico dall’Eliseo – far luce sulla storia. Da qualche anno la Francia ufficiale adora questa giuridicizzazione della Storia. Si approvano leggi “del ricordo”, si crea il reato di negazionismo. Ma queste cose non servono a niente: non alleviano neppure il dolore di coloro che vedono il loro passato […] ignobilmente riscritto per essere poi negato.

Mediapart interpreta questa diatriba alla luce della storia dei due paesi, entrambi alle prese con un ingombrante "padre della patria": il generale De Gaulle e Mustapha Kemal.
La Francia e la Turchia soffrono, in misura differente, della stessa patologia nazionale: l’incapacità di portare il lutto per la grandeur del proprio passato; il tentativo disperato di aggrapparsi a un salvatore supremo che culla la madre patria in una ferrea mitologia; il rifiuto di fare l’inventario della storia, di procedere a una cernita, di riconoscere errori e delitti.  

Sulla versione in inglese del quotidiano turco Zaman, l’editorialista Bülent Keneş se la prende senza mezzi termini col presidente francese: Introducendo una proibizione che prende di mira un fatto storico controverso e facendolo proprio prima delle elezioni presidenziali, ha mostrato a tutti che cosa è la democrazia ‘alla Sarkozy’. Essendo noto il suo interesse a creare dogmi su avvenimenti controversi del passato tramite mezzi politici e legislativi, avrebbe fatto meglio a ripensare all'indiscutibile passato coloniale francese invece di rovistare nelle lacune della storia turca. Proibire le opinioni e le idee che avrebbero potuto essere espresse sul presunto ‘genocidio’ del 1915, ancor prima di presentare le proprie scuse per i massacri commessi dalla Francia in Algeria in un passato ancora molto recente, […] o per gli stermini perpetrati in altri paesi africani e in Indocina come pure nelle colonie d’oltremare è ciò che ci si può aspettare da un buffone della politica francese, che parla politichese e si chiama Sarkozy.

Su Milliyet Mehmet Tezkan scrive che il presidente francese ha “due motivi per volere questa legge”:La prima è un investimento politico diretto per avere il voto degli armeni, e la seconda è nuocere alle relazioni con Ankara. I rapporti tra Sarkozy ed Erdogan non sono mai stati buoni e a partire da oggi si può affermare che tutti i ponti sono stati bruciati. Obiettivo di Sarkozy è allontanare la Turchia dall’Ue con questo genere di manovre.

Su Yeni Şafak Ali Bayramoglu ricorda infine che secondo l’interpretazione corrente dell’articolo 301 del Codice penale turco, è un crimine affermare che ‘c’è stato un genocidio armeno’. In Francia è un crimine affermare che ‘un genocidio armeno non c’è stato’. Possibile che non ci si renda conto che entrambi questi atteggiamenti sono lesivi della libertà d’espressione e impediscono alle due parti di interrogarsi sul proprio passato? La legge francese creerà danni seri.

C. S. C. : Nuova iniziativa dell'UE per ridurre la disoccupazione giovanile

Ma chi riesce spiegarglielo all'assessora di Chivasso (al lavoro, alle politiche sociali, alle nuove tecnologie, ecc. ecc.) e chi riuscirebbe a dirgli che dovrebbe elaborare dei progetti smettendola con il parassitismo intellettuale?

21.12.2011 - Per far fronte alla crescente disoccupazione giovanile, il cui tasso ha ormai raggiunto il 21%, la Commissione ha adottato l'iniziativa "Opportunità per i giovani", nella quale esorta gli Stati membri a prevenire l'abbandono scolastico aiutando i giovani a sviluppare competenze che rispondano alle esigenze del mercato del lavoro, garantendo la possibilità di esperienze professionali e di formazione sul posto di lavoro e agevolando l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

Il contesto
Nonostante tutti gli sforzi messi in atto dall'UE e dai suoi paesi membri, le prospettive di occupazione per i giovani europei restano fosche. Un giovane su cinque sotto i 25 anni e alla ricerca di un lavoro non riesce a trovarlo. Ci sono poi 7,5 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano, non studiano e non seguono formazioni professionali.
La Commissione sollecita gli Stati membri a fare un miglior uso del Fondo Sociale Europeo, che dispone di 30 miliardi di euro destinati a finanziare nuovi progetti non ancora assegnati. La Commissione ha inoltre proposto una serie di iniziative concrete che saranno finanziate direttamente dai fondi europei.

Obiettivo finale dell'iniziativa
  • Aiutare i giovani disoccupati che hanno abbandonato la scuola o la formazione prima di ottenere un diploma di scuola secondaria superiore a riprendere gli studi o una formazione professionale che diano loro le competenze necessarie per trovare un lavoro.
  • Permettere ai giovani in possesso di un diploma, ma che non riescono a trovare lavoro, di avere accesso ad una prima esperienza lavorativa.
“L’iniziativa Opportunità per i giovani” - ha dichiarato José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea – “ dimostra ai giovani europei che siamo attenti alla loro situazione. Abbiamo dato ascolto alle loro richieste, ripetute da Madrid a Bruxelles, di essere parte attiva della società europea.  Per arrivarci occorre avere un lavoro.. La riforma a lungo termine del mercato del lavoro è una necessità evidente, ma ci vorrà tempo perché produca I risultati attesi. Con questa iniziativa affermiamo la necessità di agire immediatamente per ridurre la disoccupazione giovanile.”

Cosa cambia concretamente?
  • una collaborazione tra Commissione, autorità nazionali, parti sociali e società civile, con finanziamenti europei più mirati, potrà aumentare le possibilità di lavoro per i giovani.
  • almeno 5 000 giovani potranno beneficiare dell'iniziativa "Il tuo primo posto di lavoro EURES", pensata per aiutarli a trovare un'occupazione in un altro paese dell'UE.
  • i paesi dell'UE istituiranno meccanismi per assicurare che, entro quattro mesi dalla fine del loro percorso scolastico, i giovani abbiano un lavoro, proseguano gli studi o seguano una formazione.
  • la Commissione elaborerà un quadro per tirocini di alta qualità in modo da rendere più trasparenti le informazioni sulle opportunità disponibili a livello europeo, sulle condizioni di accesso e sugli obiettivi perseguiti. L’obiettivo per il 2012: almeno 130 000 tirocini nell’ambito dei programmi ERASMUS e Leonardo da Vinci, con ampie risorse destinate ai tirocini in azienda;
  • la Commissione metterà a disposizione fondi per l’assistenza tecnica destinati a sostenere gli Stati membri nell’impiego dei fondi europei disponibili, in particolare dal Fondo Sociale Europeo che dispone ancora 30 miliardi di euro per finanziare nuovi progetti.

PIEMONTE: Costi politica, la Regione Piemonte abolisce vitalizi dal 2015

Il Presidente del Consiglio Cattaneo: Giornata importante

La voce dal sottoscala: Importante per Roberto Cota che quelli che verranno dopo di lui non abbiano tutti i suoi privilegi, padanamente parlando.


Torino, 27 dic. - Aboliti i vitalizi dei Consiglieri regionali del Piemonte, a partire dalla prossima legislatura e quindi dal 2015. Il provvedimento e' stato approvato oggi dalla commissione Bilancio, convocata in sede legislativa ed e' giunto dopo altre misure per contenere i costi della politica, come il dimezzamento dell'indennità di fine mandato, la riduzione del 10% delle indennità dei consiglieri e la firma elettronica per i gettoni di presenza.

"E' una giornata molto importante per la nostra Regione - ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo, primo firmatario della proposta - che e' tra le prime ad adottare decisioni cosi' importanti. Questa legge e' un ulteriore passo, un segnale che abbiamo voluto dare con urgenza ai cittadini perche' in un momento di forte crisi la politica deve essere di esempio". Nella relazione alla legge si prevede, inoltre, il passaggio al sistema previdenziale contributivo per i consiglieri regionali, in linea con quanto concordato a livello nazionale dai presidenti delle Regioni e delle Assemblee legislative.

Disposto anche il blocco fino al 1 gennaio 2013 della rivalutazione Istat in base all'inflazione per i vitalizi dei consiglieri cessati dal mandato e per le indennita' dei consiglieri in carica.

GOVERNO: Costi della politica

Ok Camera a taglio vitalizi, no da Idv-Lega
Roma, 14 dic.  - Ora l'addio ai vitalizi parlamentari è ufficiale. L'Ufficio di presidenza della Camera infatti ha dato il via libera definitivo al sistema di calcolo contributivo, lo stesso previsto per la generalità dei lavoratori, che dal primo gennaio 2012 sarà applicato a tutti i deputati. Tale sistema sarà applicato per intero per i neo eletti e pro rata per chi già siede in Parlamento. Idv e Lega hanno votato contro perché, spiegano Silvana Mura e Giacomo Stucchi al termine della riunione, "è troppo poco, si poteva fare di più".

Con le nuove norme, decise lo scorso 29 novembre in una riunione tra Fini, Schifani e il ministro del Welfare, Elsa Fornero, deputati e senatori percepiranno la pensione non prima del compimento dei 60 anni per chi sia stato parlamentare per più di una legislatura e al compimento dei 65 anni per chi invece abbia versato i contributi per una sola intera legislatura.

Schifani: Ok unanime Senato abolizione vitalizi

Roma, 14 dic.  - "L'ufficio di presidenza del Senato ha deliberato all'unanimità la riforma dei vitalizi per i senatori, secondo i parametri noti". Lo ha annunciato il presidente del Senato, Renato Schifani, al termine della riunione. Aboliti quindi i vitalizi, ha confermato il questore Benedetto Adragna, i senatori passeranno al contributivo pieno da gennaio 2012 e potranno andare in pensione a 65 anni se hanno una sola legislatura al loro attivo o a 60 se hanno più legislature. "In ufficio di presidenza - ha aggiunto Schifani - c'è stato un ampio dibattito e piena condivisione".

Il vertice del Senato, stando a quanto raccontato da Adragna, ha anche deliberato un piccolo intervento sulla diaria dei senatori, riducendola in base alle assenze non solo in Aula, ma anche in Commissione. "Alla ripresa dei lavori - ha ribadito Schifani - ci occuperemo anche dell'adeguamento delle indennità e lo faremo senza arrenderci alle irragionevoli spinete dell'antipolitica".

Nel 2012 Camera risparmia e ridà a Stato 28 Mln

Roma, 22 dic. - Crescita zero nel 2012 per la dotazione della Camera dei deputati che l'anno prossimo restituirà all'Erario circa 28 milioni di euro. E' quanto emerge dal progetto di bilancio per l'esercizio 2012 e di bilancio pluriennale per il triennio 2012 - 2014 approvato all'unanimità dall'Ufficio di Presidenza riunitosi questa mattina.

I documenti di bilancio, informa una nota, evidenziano in particolare i seguenti dati: · la dotazione della Camera dei deputati resterà invariata sino al 2014, dunque per sei esercizi consecutivi. Ciò significa che, a fronte della rivalutazione dei prezzi dei beni e servizi acquistati sul mercato e dell'aumento dell'IVA, in termini reali le risorse messe a disposizione della Camera dei deputati continueranno a decrescere. In termini finanziari, inoltre, il rallentamento e il successivo azzeramento della dinamica della dotazione determinerà un minor onere per il bilancio dello Stato, nel periodo dal 2006 al 2014, pari a circa 390 milioni di euro; · alla "crescita zero" della dotazione per il prossimo triennio si accompagna la decisione di versare al bilancio dello Stato i risparmi conseguenti ai provvedimenti di riduzione della spesa adottati dalla Camera dei deputati. Tale decisione ha già portato al versamento all'Erario di un importo pari a 21.695.000 euro per il 2011. Nel progetto di bilancio 2012 sono previste restituzioni per 28.030.000 euro nel 2012 e per 26.530.000 euro nel 2013. Il progetto medesimo reca inoltre un'ulteriore posta a titolo di restituzione anche per il 2014, di importo pari a 4.130.000 euro, conseguente ai contributi straordinari di solidarietà su pensioni e vitalizi deliberati dall'Ufficio di Presidenza nello scorso mese di luglio; l'ammontare complessivo delle restituzioni supera gli 80 milioni di euro; · sulla base di questi dati di contesto, l'equilibrio per il triennio 2012-2014 è stato conseguito ricorrendo a tutte le risorse finanziarie presenti all'interno del bilancio a legislazione vigente, impiegando in particolare integralmente l'avanzo di amministrazione già assegnato agli esercizi 2012 e 2013 e riducendo considerevolmente l'ammontare dei fondi di riserva per le spese impreviste rispetto al triennio precedente; · quanto alle principali risultanze finanziarie, nel 2012 si prevede una diminuzione della spesa effettiva, riferita cioè al complesso delle spese correnti e in conto capitale, pari a -1,85 per cento rispetto al 2011, diminuzione che si attesta a -2,47 per cento se calcolata sul totale della spesa al netto delle quote da versare al bilancio dello Stato;

lunedì 26 dicembre 2011

PSI: Se l’articolo 18 diventa un lusso

Una domanda inquietante, cui neppure il governo di “destra decente” sembra dare una risposta adeguata: «I diritti sono diventati un lusso?» La Repubblica, 20 dicembre 2011 Gli effetti del decreto "Salva Italia" dureranno a lungo, perché redistribuiscono poteri e risorse. Per questo non è possibile far tacere lo spirito critico, né pretendere una sorta di acquiescenza sociale, alla quale giustamente i sindacati hanno detto di no. Il decreto, infatti, tocca profondamente vita e diritti delle persone. I diritti sono diventati un lusso? L´"età dei diritti" è al tramonto? Di questo discutiamo in questi tempi difficili, e non solo in Italia. E´ tornata l´insincera tesi dei due tempi: prima risolviamo i problemi dell´economia, poi torneranno i bei tempi dei diritti. "Prima la pancia, poi vien la morale" – fa dire Bertolt Brecht a Mackie Messer nel finale del primo atto dell´Opera da tre soldi. Ma l´esperienza di questi anni ci dice che di quel film viene sempre proiettato solo il primo tempo. Vi è una ricerca francese sui diritti sociali intitolata Droits des pauvres, pauvres droits. Dunque, "diritti dei poveri, poveri diritti": diritti sempre più deboli per i più deboli, e che non si sa che fine faranno. Oggi siamo di fronte ad interventi caratterizzati da una forte asimmetria sociale, che fanno crescere ancora di più la diseguaglianza. Ma qual è la soglia di diseguaglianza superata la quale è a rischio la stessa democrazia? Siamo consapevoli che stiamo passando per un numero crescente di persone dall´"esistenza libera e dignitosa", di cui parla l´articolo 36 della Costituzione, ad una situazione che spinge verso la pura sopravvivenza biologica? Proprio nei tempi difficili bisogna parlare dei diritti. Senza conservatorismi, si dice. E allora, poiché il Governo annuncia interventi nella materia del lavoro, usciamo da schemi inutili e aggressivi come quelli che mettono al centro la modifica dell´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Uno sguardo sull´immediato futuro, realistico e lungimirante, esige che si affronti una revisione dei regimi di sicurezza sociale nella prospettiva del riconoscimento di un diritto ad un reddito universale di base. Di questo si discute da tempo, come mostra un libro appena pubblicato da Giuseppe Bronzini. Si potrebbe così cominciare ad invertire la rotta: dalla sopravvivenza di nuovo verso l´esistenza, ricongiungendosi anche ad una precisa indicazione dell´articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea: "al fine di lottare contro l´esclusione e la povertà, l´Unione riconosce e rispetta il diritto all´assistenza sociale e all´assistenza abitativa volte a garantire un´esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongano di risorse sufficienti". Si è detto che l´Italia deve riguadagnare la dimensione europea, rifiutata nei tempi del berlusconismo. Ma, se si vuole che i cittadini non guardino all´Europa solo come fonte di imposizioni e di sacrifici, bisogna ricordare quel che disse il Consiglio europeo nel 1999: «"La tutela dei diritti fondamentali costituisce un principio fondatore dell´Unione europea e il presupposto indispensabile della sua legittimità». L´Europa dei mercati non può essere disgiunta dall´Europa dei diritti, pena una delegittimazione che può contribuire alla sua dissoluzione. I governanti devono rendersi conto che la Carta dei diritti fondamentali non è un documento al quale dedicare qualche distratta citazione, ma uno strumento che, adoperato con continuità e sincerità, può mostrare il «valore aggiunto» dell´Europa, nel quale diventa conveniente riconoscersi per tutti. Ma l´Europa è anche quella dei trattati, di cui ora si propongono modifiche per rendere possibile un più diretto governo dell´economia. Di nuovo una questione di legittimità democratica. Si può rafforzare il potere europeo in questa materia sottraendolo a controlli che non siano solo quelli esercitati dalla forza degli interessi di governi nazionali? Se si vuol mettere mano al Trattato di Lisbona, allora, è necessario che una riforma includa un rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo. Qui l´antica vocazione europeistica dell´Italia potrebbe essere rinverdita. Vorrà farlo l´attuale Governo, guadagnando così meriti presso tutti quelli che credono ancora in una ripresa della costruzione democratica dell´Unione? Questa linea di riforma istituzionale, attenta a democrazia e diritti, dovrebbe essere seguita anche per le riforme costituzionali di cui si torna a parlare in casa nostra. Queste non possono essere considerate solo dal punto di vista di un nuovo assetto per Parlamento e Governo. E l´insistenza sulla giusta necessità di restituire ai cittadini poteri confiscati dall´indegna attuale legge elettorale non può limitarsi a questa soltanto. Le nuove forme di partecipazione politica, dei cui effetti abbiamo avuto prove concrete in occasione dei referendum e delle elezioni amministrative, esigono forme istituzionali che diano corpo e legittimazione a quella "democrazia continua" che ormai caratterizza la sfera pubblica e che non può essere affidata soltanto alla dimensione mediatica o alla logica dei sondaggi. Ricordate la critica di Rousseau alla democrazia rappresentativa inglese? «Il popolo inglese crede d´essere libero; s´inganna, non lo è che durante l´elezione dei membri del Parlamento; non appena questi sono stati eletti, esso diventa schiavo, non è più nulla». A questa schiavitù politica, al silenzio tra una elezione e l´altra, i cittadini si ribellano sempre di più, grazie soprattutto alle opportunità loro offerte da Internet. Sono lontanissimo dalle semplificazioni di chi continua a pensare ad una democrazia salvata dalla tecnologia, e ritengo che si debba sempre riflettere sui rischi di una "democrazia elettronica" come forma del populismo dei nostri tempi. Ma è suicida continuare a guardare alle istituzioni e alle loro possibili riforme senza prendere seriamente in considerazione la necessità di integrazioni nuove tra democrazia rappresentativa e presenza più diretta dei cittadini. Nella prospettiva di riforme, volte però alla buona "manutenzione" e non allo stravolgimento della Costituzione, mi limito ad indicare una sola ipotesi, di cui già ho parlato in passato, ma che il successo dei referendum rende attuale. Mi riferisco all´iniziativa legislativa popolare, prevista dall´articolo 71 della Costituzione e che, finora, ha avuto come effetto solo la frustrazione dei proponenti, visto che il Parlamento ignora del tutto le proposte firmate dai cittadini. Credo che sia venuto il momento di rinvigorire questo istituto, prevedendo procedure che riguardino le modalità in base alle quali il Parlamento deve prendere in considerazione quelle proposte e dando al comitato promotore il diritto di seguirne l´iter parlamentare in commissione, secondo il modello che ha già portato a considerare i promotori di un referendum addirittura come «potere dello Stato». Un passo così impegnativo dovrebbe essere accompagnato da un aumento delle firme necessarie, ben oltre le attuali cinquantamila. Ma avrebbe l´effetto positivo di avviare una integrazione tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta (che può e deve trovare ulteriori forme), di aprire un canale tra eletti ed elettori, di insidiare l´autoreferenzialità della politica e di avviare così un suo riscatto nel tempo del massimo suo discredito. Anche così potremo ricongiungerci all´Europa. L´articolo 11 del Trattato di Lisbona affianca alla democrazia rappresentativa uno strumento di democrazia diretta: il nuovo diritto di iniziativa dei cittadini europei che, in numero di almeno un milione, possono chiedere alla Commissione europea di prendere iniziative in determinate materie. Non è un caso che di questo strumento si prepari a servirsi la rete europea dei movimenti per l´acqua bene comune, dunque proprio i soggetti ai quali si deve la più forte iniziativa referendaria. L´uscita dalla regressione culturale e politica, nella quale siamo piombati, sta proprio nella capacità di ricominciare a frequentare il futuro senza condizionamenti, primo tra tutti quello che vuole ricondurre tutto alla logica del mercato. (Stefano Rodotà da Eddyburg.it del 20 dicembre 2011)

domenica 25 dicembre 2011

CSC: Chivasso sotto osservazione

Dopo l’operazione Minotauro e l’arresto del vice segretario dell’Udc locale, già assessore PDL della giunta Matola, il prefetto istituisce una commissione d’indagine. Scandaglierà le zone d’ombra nel governo cittadino chivassese attuale e dei precedenti.

Fino a che punto la criminalità organizzata, nella fattispecie quella calabrese, a Chivasso si è infiltrata nella politica cittadina?
Quale ruolo hanno svolto uomini affiliati alla ’ndrangheta nell’esito elettorale alle scorse amministrative che hanno decretato, a sorpresa, la vittoria di Gianni De Mori, attuale sindaco, a dispetto dei pronostici che davano per certa la riconferma del primo cittadino uscente, il pidiellino Bruno Matola?
Cosa emerge dagli sviluppi giudiziari dell’operazione Minotauro che ha accertato il radicamento della malavita e ha portato all’arresto, tra gli altri, dell’esponente Udc, ex PDL,  Bruno Trunfio (arrestato con il padre Pasquale capocosca locale e il fratello Giusep­pe) che al secondo turno è stato determinante per la vittoria del centrosinistra, come precedentemente lo era stato per la vittoria del centro destra, tanto che era stato premiato con il conferimento dell’incarico di assessore?  
Per rispondere a questi inquietanti interrogativi il prefetto di Torino, Alberto Di Pace, ha istituito una commissione d’indagine con il preciso compito di scandagliare tutte le possibili zone d’ombra e di collusione tra criminalità e amministrazione e fugare ogni dubbio.
Lavorerà per un minimo di tre mesi sino ad un massimo di sei.
Analoga iniziativa era stata assunta mesi fa a Leini, altro comune con amministrazione di centro destra finito sotto la lente di inquirenti e magistrati con arresti di esponenti del PDL dal livello locale a livello regionale..
 Siamo certi che verrà data la massima disponibilità e collaborazione alla commissione e ci auguriamo che questa azione serva per riportare a Chivasso quella buona e sana politica che l’ha guidata sino agli anni ’90 con persone serie e capaci il cui obiettivo era la buona qualità della vita dei cittadini.

UE: Ungheria breve arresto del segretario socialista Attila Mesterhazy e del capo dell’opposizione Ferenc

venerdì 23 dicembre 2011

BUDAPEST (Reuters) - La polizia ungherese ha sottoposto oggi a un breve fermo l'ex premier socialista e l'attuale capo del partito, all'opposizione, nel corso di una protesta davanti al Parlamento, mentre era in corso l'approvazione di una contestata legge.
La maggioranza di governo guidata dal Fidesz - che raccoglie due terzi dei deputati - ha detto sì a una legge di stabilità finanziaria nonostante le obiezioni dell'Unione Europea. Il voto potrebbe ora porre a rischio i negoziati su un nuovo accordo finanziario con i creditori internazionali.
L'Ungheria sta cercando di stringere un accordo col Fondo monetario internazionale e la Ue, ma i colloqui informali si sono chiusi con una nulla di fatto, con un downgrade del debito a "spazzatura" da parte dell'agenzia di rating Standard & Poor's.
Il Parlamento ha approvato anche una legge elettorale contestata dall'opposizione, perché cambierebbe il sistema di voto favorendo il Fidesz, e una serie di altri provvedimenti contestati. Per protesta, i deputati dell'opposizione si sono incatenati a una barriera all'esterno del Parlamento.
Ferenc Gyurcsany, che guidava il precedente governo e ora è parlamentare, è stato allontanato di peso dalla polizia insieme a numerosi altri deputati, tra cui alcuni verdi.
Gli agenti hanno fermato anche il capo del partito socialista, Attila Mesterhazy, e altri parlamentari che cercavano di impedire che attivisti dei verdi fossero allontanati dal Parlamento.
Successivamente tutti i fermati sono stati rilasciati.
Da quando è giunto al potere, nel 2010, il governo del premier Viktor Orban ha rafforzato il controllo sui media, ridotto le prerogative della Corte costituzionale, rinazionalizzato i sistemi pensionistici privati e smantellato un'autorità indipendente sulla verifica dei bilanci pubblici.
(Krisztina Than)

COLLETTIVO SOCIALISTA CHIVASSESE (CSC): Un articolo pubblicato dallo “SPIFFERO” di Bruno Babando

Canta il Gallo al Traforo del “Frojus”
Pubblicato Mercoledì 21 Dicembre 2011, ore 8,14
L’ex socialista, riciclato nel Pd, è a capo di una agguerrita componente etnico-famigliare. E dalla poltrona di Sitalfa (autostrada del Frejus) prosegue la sua opera di proselitismo

Il Gallo, inteso come Salvatore, ex Psi, ex direttore del personale Sitaf, è come il lupo: perde il pelo, ma non il vizio. Il vizio di collezionare tessere (dicono ne controlli tra le ottocento e le mille) e quindi di giocare dall’esterno un peso sensibile nel complesso sistema della politica torinese di piccolo cabotaggio. Dopo aver “calabresizzato” per quanto ancora possibile la Sitaf del traforo del Frojus (da Francesco Froio, da Soverato RC, padre padrone della società) come capo del personale, è stato trasferito – ma di sicuro non promosso – alla Sitalfa (controllata Sitaf che cura la manutenzione dell’autostrada valsusina) con il ruolo di presidente al posto dello scomparso Michele Antinoro. Gallo è affiancato da un amministratore delegato, Roberto Fantini, il cui cognome. noto da tempo agli uffici giudiziari torinesi a causa delle disavventure del padre, Teresio, ora scomparso, fa scattare sempre l’allarme avviso di garanzia.

Così Salvatore Gallo, sponsor a tutto campo del figlio Stefano, approdato con 2.415 voti in consiglio comunale di Torino, prima legato a Gariglio ma ben presto passato alla corte vincente di “buongiorno-tristezza” Fassino, continua nella sua opera di proselitismo, usando come base la struttura di Sitalfa, spesso lavorando in piena collaborazione in una sorta di vicendevole aiuto con l’ombra badante del mesto abitante di Palazzo Civico, l’eminenza grigiastra Giancarlo Quagliotti, giocando spesso il ruolo di utile stampella per il sindaco che si dice più amato dagli italiani nella città più indebitata d’Italia. La presidenza di Sitalfa (che pure fattura più di 15 milioni di euro all'anno) è in realtà una sine cura per il raccoglitore di tessere arrivato dalla profonda Calabria. Nella complessa galassia Sitaf, società dove tutti vogliono fare i padroni, perfino il conte Mascetti della Cisterna (Antonio Saitta, “presidente-fino-a-quando” della Provincia), la figura di Salvatore Gallo, resta uno dei tanti misteri che si perdono nella galleria del Frejus.

UE: L’esodo dei greci in Australia

Per i giovani dei paesi europei più colpiti dalla crisi economica, l'altro emisfero è una terra promessa piena delle opportunità che mancano in patria. E Melbourne si trova a rivivere il boom migratorio del dopoguerra.

Nel cuore di Melbourne, al portone di un grande edificio ubicato in Lonsdale Street, da parecchi mesi bussa un flusso ininterrotto di giovani, uomini e donne, appena sbarcati da aerei decollati dalla Grecia. L’isolato, risalente agli anni quaranta, ospita il quartier generale della più grande comunità greca in Australia.
Uomini e donne viaggiano e si spostano da una parte all’altra del pianeta alla ricerca di una vita migliore, come avvenne nella corsa all’oro a cavallo del XX secolo. A differenza dei greci di un tempo, tuttavia, i migranti odierni hanno un livello di istruzione considerevole e diplomi di laurea nelle discipline più impegnative.
“Sono tutti laureati, in ingegneria, in architettura o in meccanica. Ci sono insegnanti, bancari e persone disposte a fare qualsiasi lavoro”, dice Bill Papastergiades, presidente e rappresentante legale della comunità. “La disperazione tra di loro è tangibile. Siamo tutti sgomenti. Spesso arrivano con un solo bagaglio a mano. Le loro vicende personali sono sconvolgenti e a ogni nuovo aereo che atterra ne veniamo a conoscere di nuove”.
L’esodo è solo uno dei tanti drammi umani in corso in Grecia. Da giugno i responsabili della comunità di Melbourne affermano di essere stati sommersi  da migliaia di lettere, email e telefonate da greci desiderosi di partire quanto prima alla volta di un paese che – al riparo dalle turbolenze dei mercati globali – è considerato ormai una terra promessa.
Soltanto quest’anno 2.500 i greci si sono trasferiti in Australia, e le autorità di Atene fanno sapere che altri quarantamila avrebbero “manifestato interesse” a fare lo stesso. Nella capitale greca nell’ottobre scorso si è tenuta una “fiera dei talenti” organizzata dal governo australiano per 800 posti di lavoro: vi hanno preso parte tredicimila candidati.
Con la prospettiva di un quinto anno di recessione, la disoccupazione che ha toccato la cifra record del 18 per cento e circa il 42,5 per cento dei giovani greci senza lavoro, si prevede che la fuga di cervelli continuerà ad aumentare. L’economia australiana, per contro, nel 2012 dovrebbe crescere del 4 per cento. “C’è chi dice che non vuole che i suoi figli crescano in un posto simile”, dice Papastergiades. “L’altro giorno ho ricevuto una telefonata da un idraulico greco disoccupato da otto mesi: ha tre figli da mantenere ma è così disperato che ha pensato di suicidarsi”.
     
Tessie Spilioti è tra quelli che si sono già trasferiti in Australia: “Non c’è nessun posto al mondo come la Grecia: mi manca ogni giorno, come mi mancano i miei amici”, dice Spilioti, cresciuta in Australia prima di stabilirsi ad Atene 27 anni fa. “Ma l’Australia è un paese dove si vive bene. È la terra dell’abbondanza e c’è la sensazione che l’occasione giusta sia dietro l’angolo. Questo manca del tutto in Grecia: lì la gente è impaurita, l’atmosfera è cupa, l’umore è nero e la sensazione è quella di essere sotto assedio. Non avevo mai pensato di andarmene, ma lo stress della sopravvivenza aumentava ogni giorno".
Secondo le previsioni con la crisi economica in Grecia andranno perdute due generazioni. La nuova diaspora coinvolgerà i greci più giovani e meglio istruiti, quelli che parlano più lingue ma non sono più in grado di sopravvivere in un paese la cui economia è in caduta libera, in parte per le rigide misure di austerity che il governo greco è stato costretto a varare in cambio degli aiuti.
Dimenticati da Atene
Un recente studio dell’università di Salonicco ha dimostrato che la grande maggioranza dei greci che vogliono emigrare appartiene alle generazioni più giovani, e si dirige in paesi come Russia, Cina e Iran. Gran parte degli intervistati non aveva neanche provato a cercare lavoro nel proprio paese, perché non vede prospettive in un’economia che dovrebbe stringere la cinghia per i prossimi dieci anni almeno.
In Australia l’afflusso di migranti ha sconcertato altri greci costretti in un recente passato – negli anni cinquanta e sessanta – a intraprendere la stessa strada a causa della povertà e della guerra. Per anni la diaspora è stata ignorata dai governi succedutisi ad Atene, che si sono rifiutati perfino di concedere il diritto di voto ai greci all’estero – anche a quelli che vivono a Melbourne, che può vantare una florida comunità greca di oltre trecentomila persone.
Veder arrivare in massa dalla madre patria una simile ondata di giovani di talento – per altro disposti ad accettare anche umili mestieri manuali – è stato un brusco impatto con la realtà. “La nostra comunità è sconvolta da questa marea di sogni infranti”, dice Litsa Georgiou, 48 anni, trasferitasi a Sydney l’anno scorso con una bimba piccola e il marito. “Molti speravano di rientrare in Grecia, ma da quello che si sente raccontare da chi ha intrapreso un viaggio di 22 ore di aereo per arrivare fino a qui, è terribile anche solo immaginare che alla Grecia occorreranno oltre dieci anni per iniziare a risollevarsi”. 22 dicembre 2011- The Guardian – Londra - Helena Smith (Traduzione di Anna Bissant)

UE: Crisi dell’Euro, il flusso si inverte

A proposito dei fenomeni migratori innescati dalla crisi, il Guardian scrive che  
fin dalla sua concezione, l'Unione europea ha rappresentato un paradiso per chi cercava rifugio dalla guerra, dalla persecuzione e dalla povertà in altre parti del mondo. Tuttavia, mentre l'Ue affronta quella che Angela Merkel ha definito il momento più difficile dopo la Seconda guerra mondiale, le cose sembrano irrimediabilmente cambiate. Un nuovo flusso di migranti sta abbandonando il continente, e minaccia di diventare una marea inarrestabile se la crisi del debito continuerà a stritolare l'Europa.  
I paesi più colpiti dal fenomeno sono Irlanda, Grecia e Portogallo, che negli ultimi due anni sono stati soggetti al bailout Ue-Fmi e a durissimi provvedimenti di austerity.
In Irlanda, dove il 14,5 per cento della popolazione non ha un lavoro, l'emigrazione è aumentata stabilmente dal 2008, anno del crollo della Lehman Brothers e dell'esplosione della bolla immobiliare. Secondo l'ufficio centrale di statistica, tra l'aprile 2010 e l'aprile 2012 40.200 irlandesi hanno abbandonato il paese, 12.500 in più rispetto all'anno precedente.  
I portoghesi hanno scelto di partire per le ex colonie: almeno in diecimila si sono stabiliti in Angola e molti altri hanno scelto Mozambico e Brasile. Secondo le stime del governo brasiliano il numero di portoghesi residenti nel paese è passato da 276mila nel 2010 a 330mila.

PSOE: Valutazione del discorso di Natale del Re

Marcelino Iglesias commenta "Il Re è riuscito a tenere il passo delle circostanze"
La Segreteria Organizzativa del PSOE ha evidenziato la difesa dello stato sociale reso dal monarca
25 dicembre 11
"Voglio ribadie da parte del Partito socialista la valutazione estremamente positiva per la difesa del monarca sulla realizzazione  del welfare state da noi sviluppato negli ultimi anni, e l’indicazione come elemento fondamentale per la coesione sociale.
E voglio anche riferirmi a ciò che il re disse a seguito di eventi che hanno avuto luogo negli ultimi mesi esplicando una sua favorevole impressione sulla rettitudine della condotta dei compagni socialisti  che avevano responsabilità pubbliche. Ha fatto inoltre un riferimento alla giustizia uguale per tutti.
Pertanto, la sintesi della mia valutazione è che il re è ancora una volta riuscito a tenersi al passo delle circostanze. "

RUSSIA: News

Russia/ Opposizione: in piazza 120 mila persone a Mosca
Blogger antiPutin: ascoltateci o ci prendiamo quanto ci spetta
Mosca, 24 dic. - Secondo l'opposizione sono affluite 120 mila persone in piazza oggi a Mosca per protestare contro le'esito delle legislative e i brogli denunciati anche dall'Osce. Il blogger di opposizione Aleksey Navalny intervenuto alla manifestazione sulla prospettiva Sacharov dice che la protesta ha raccolto abbastanza persone ma la prossima volta saranno "milioni". Poi sottolinea che questo non è un tentativo di andare al potere, "siamo attivisti per la pace". Però avverte: se verrà ignorato il parere del popolo, "noi prenderemo quello che ci appartiene".

Russia/ Portavoce: Putin ha ancora sostegno della maggioranza

Lo ha detto il portavoce Peskov dopo manifestazione contro brogli

Mosca, 25 dic. - Vladimir Putin gode ancora del sostegno della maggioranza dei russi: lo ha detto il suo portavoce all'indomani della maxi manifestazione che ha visto migliaia di cittadini russi sfilare per le strade di Mosca scandendo slogan contro il Primo ministro e denunciando i brogli alle legislative dello scorso 4 dicembre.

"Come politico e candidato presidenziale, Putin gode ancora del sostegno di una maggioranza e pertanto dovremmo trattare l'opinione di una maggioranza con rispetto", ha dichiarato il suo portavoce, Dmitry Peskov all'Afp. Il portavoce ha aggiunto che Putin è "oltre la competizione" come candidato alle presidenziali in programma il 4 marzo 2012 dove l'uomo forte della Russia si presenta per un terzo mandato al Cremlino.

Il primo lo conquistò nel 2000 con quasi il 53% delle preferenze, il secondo nel 2004 con oltre il 70%. Secondo alcuni sondaggi, tuttavia, la sua popolarità al momento è ben al di sotto del 50%, per cui non viene escluso che si debba andare al secondo turno.

Russia/ Gorbaciov: "Consiglio a Putin di farsi da parte"

"Potrebbe preservare le cose positive che ha fatto"

Mosca, 25 dic. - L'ultimo leader sovietico, Michail Gorbaciov, vent'anni dopo aver preso atto della dissoluzione dell'Urss dando le dimissioni, ha detto che è giunto il momento di farsi da parte anche per Vladimir Putin, al momento alle prese con una ondata di contestazioni senza precedenti. E ieri, dopo una manifestazione di una imponenza mai vista negli ultimi 12 anni, l'ex capo di Stato sovietico ha detto che Vladimir Putin, al potere dal 2000, dovrebbe anche lui arrendersi all'evidenza.

"Consiglierei a Vladimir Putin di farsi da parte adesso. Ha già fatto tre mandati: due da presidente (2000-2008), uno da Primo ministro - tre mandati, è sufficiente", ha dichiarato il padre della perestroika a radio Echo di Mosca. "Dovrebbe fare la stessa cosa che ho fatto io. Io, al suo posto, lo farei perché in questo modo potrebbe preservare tutte le cose positive che ha fatto", ha sottolineato Gorbaciov.

Discreditato dalla popolazione e confrontato alle proclamazioni delle indipendenze delle repubbliche sovietiche, il 25 dicembre 1991 Gorbaciov annunciò alla televisione le dimissioni, prendendo atto della dissoluzione dell'Urss dopo un accordo firmato l'8 dicembre dall'Ucraina, dalla Bielorussia e dalla Russia.

mercoledì 21 dicembre 2011

TAV Torino-Lione... e luce fu!

E' stato finalmente raggiunto l'accordo fra Italia e Francia sullo sviluppo della TAV nel tratto Torino-Lione. La Commissione intergovernativa italo-francese, istituita da Corrado Passera, è riuscita a mettere a punto una delle questioni in sospeso più dibattute e spinose, un'opera che ha un valore di 8,2 miliardi di euro per la realizzazione e l'esercizio della nuova tratta dell'Alta Velocità.

L'accordo, siglato dopo ben tre anni di negoziati infruttuosi fra i due Paesi, ha portato alla costituzione di una newco che avrà la responsabilità strategica ed operativa del progetto ed il cui CdA avrà una composizione paritaria dei rappresentanti italiani e francesi. La sede legale sarà in Francia, mentre la sede operativa sarà a Torino.

La realizzazione della TAV Torino-Lione avverrà in due fasi: in un primo tempo sarà realizzato il tunnel di base e le due stazioni internazionali di Susa e S.J. De Maurienne; in un secondo tempo si penserà agli altri punti di accesso.

Montezemolo si schiera con Monti e annuncia impegno ItaliaFutura

Luca Cordero di Montezemolo si schiera con Mario Monti e annuncia l'impegno di Italia Futura per le elezioni 2013. Il presidente della Ferrari torna a parlare da politico e molti, alla Camera, leggono le sue parole come una conferma della decisione di giocare da protagonista alle prossime elezioni, anche se il portavoce smentisce: "Nella lettera di fine anno agli associati di Italia Futura non c'è alcun riferimento nè alcun annuncio di un impegno politico diretto dell'avvocato Luca di Montezemolo in vista delle elezioni del 2013".

Di sicuro, le parole di Montezemolo toccano i principali temi dell'agenda politica. Il 2011 è stato "uno degli anni più difficili dal dopoguerra" e "è prevedibile che il 2012 sarà l'anno in cui gli effetti della crisi si concentreranno sul paese reale e le tensioni finanziarie si intensificheranno mettendo a dura prova la tenuta dell'Europa". Per questo Monti va sostenuto, "la resistenza di chi vuole che tutto resti com'è ha già iniziato a frenarne l'azione".

Invece, "per rimettere in moto il paese occorrerà agire in profondità sulle leve della crescita: liberalizzando, dismettendo il patrimonio pubblico, tagliando i costi della politica, riformando welfare e mercato del lavoro, insistendo nella direzione di uno spostamento del carico fiscale da lavoro e produzione ai grandi patrimoni e alle rendite, oltre che portando avanti una lotta senza quartiere agli evasori fiscali".

E se il portavoce di Montezemolo nega qualsiasi intenzione di agire in primo piano nell'arena politica, resta il fatto che il presidente Ferrari parla nel dettaglio del prossimo appuntamento elettorale: "Il prossimo anno occorrerà preparare, in vista del 2013, l'apertura di una nuova stagione della politica italiana. La seconda Repubblica ha fallito. Ostaggio di populismi di destra e sinistra, la politica ha perso progressivamente contatto con i problemi quotidiani degli italiani e con le sfide imposte da uno scenario internazionale difficile, ma anche ricco di opportunità". Parole che Silvio Berlusconi accoglie con grande freddezza: "Benvenuto, benissimo, auguri", è il commento dell'ex presidente del Consiglio.

PSI: News

PSI: Pagare di più i precari? Noi lo abbiamo già detto
mercoledì 21 dicembre 2011
“Mi stupisco di come il Segretario Generale della Cisl si sia accorto solo alla vigilia di Natale 2011 che in Italia esiste una vasta popolazione di precari i cui diritti sono troppo spesso posti in secondo piano rispetto a quelli dei lavoratori già garantiti da un contratto a tempo indeterminato.” Così Claudia Bastianelli, Segretario dei Giovani Socialisti, commenta le parole di Bonanni – “le modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori proposte dal Ministro Fornero forse non sono così sbagliate come i sindacati ritengono e la proposta di un Statuto dei Nuovi Lavori, così come già detto più volte dai Giovani Socialisti, è un passo ormai non più procrastinabile dell’agenda politica del Paese"sottoplinea Bastianelli. La disciplina e la tutela dei lavoratori con contratti atipici si dimostra assolutamente necessaria, così come l’introduzione del concetto di flex security e di un adeguato salario per i precari. Certo è che al centro dell’attenzione sempre più ci sono temi e proposte già avanzate in  passato dalla nostra organizzazione, ci fa piacere - conclude l'esponente socialista - che qualcuno, anche se tardi, se ne sia accorto.”

PSI: Cittadinanza. A breve un DDL socialista in senato su sicurezza ed integrazione
mercoledì 21 dicembre 2011
“E’ fuori dalla realtà che i figli nati sul suolo italiano, da genitori stranieri immigrati che vivono, lavorano e pagano le tasse in Italia, non abbiano il riconoscimento e il diritto di cittadinanza italiana”. A dirlo è Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi. “Il Psi ne farà una battaglia di civiltà –aggiunge Nencini. "Nei prossimi giorni depositeremo una proposta di legge in Senato perché si pongano in essere delle politiche  in favore dell’immigrazione, che possano far collimare sicurezza e integrazione”. “Facciamo nostre – conclude il Segretario – le parole pronunciate del Capo dello Stato qualche settimana fa, in favore di un confronto tra le forze politiche per accelerare i tempi verso il giusto principio dello ‘ius soli’

PSI: Subito la convenzione liberalsocialista
mercoledì 21 dicembre 2011
“Il sondaggio mensile sulle intenzioni di voto dell'Istituto Tecnè che stima il Psi al 2% ci incoraggia a proseguire ogni sforzo per costruire, come abbiamo deciso alla recente Conferenza Programmatica di Fiuggi, una convenzione nazionale liberalsocialista di cui facciano parte i partiti, i movimenti e i pezzi della società civile che si riconoscono nella cultura laica e riformista”. E’ quanto afferma Rocco Vita, della segreteria nazionale del Psi e presidente della consulta degli amministratori socialisti
”La lettura politica dei risultati del sondaggio – aggiunge Vita – è molto più profonda: si sta diffondendo nell’opinione pubblica e nella società civile la convinzione che fra i partiti non ci siano differenze chiare e sostanziali dal punto di vista dei programmi e dei valori. E l’accumularsi delle delusioni e delle disillusioni, provocate dalla crisi del modello economico, si sposa con l’idea che non esistano vere alternative politiche. D’altra parte, per anni, si è predicato che si potesse fare a meno dei partiti e della politica. In realtà non è l’assenza di differenze politiche e valoriali che disorienta i cittadini, differenze che ci sono e sono sostanziali, quanto piuttosto - dice Vita - la confusione a riconoscere rispettivi elettorati.
Sono convinto che con il progressivo declino del berlusconismo finisce un’epoca e cresce il desiderio di una politica ancorata ai valori e alle scelte. Un rovesciamento che segnala la necessità di un recupero di missione: far tornare la politica e l’economia a favore dell’uomo, visto non più come strumento, ma come fine, attraverso l’affermazione dell’idea di bene comune”.
Secondo l’esponente socialista “vi è una parte importante della società che esprime un’ansia di rinnovamento e di riscatto, il sentimento di un “nuovo inizio”, dove il senso del “progetto” sia essenzialmente nel comune sentire di una civile appartenenza. E con la fine dell‘era berlusconiana – aggiunge  – non c’è più alcuna ragione che colleghi la storia dei socialisti a quella vicenda politica. Chi in questi anni ha fatto scelte diverse, specie nel centrodestra, non ha più giustificazioni. Nel nuovo anno, celebreremo il centoventesimo anniversario della fondazione del PSI: è l’occasione buona per ritrovarci insieme nella casa comune”.