Astensione record al rione
Salicelle. Dove i clan hanno minacciato: «Incendiamo l'auto di chi va alle
urne».
Lunedì, 10
Giugno 2013 - In ciascun
seggio, 10 poliziotti armati. Più frotte di agenti Digos in borghese, venuti a
dare man forte. Si è votato ad alta tensione, dopo le minacce di camorra che
qualcuno tenta di minimizzare spiegando che in fondo «la partecipazione è stata
bassa ovunque».
Nessuno, però, potrà smentire che l’astensionismo registrato nelle urne al
rione Salicelle di Afragola per il voto di ballottaggio sul nuovo sindaco non
sia stato condizionato dal diktat imposto dal clan che qui è dominante e che ha
esortato i 9 mila abitanti a restarsene a casa.
MINACCE
SUI MURI.
«Incendiamo le vostre auto! Non si vota». Oppure, scritto in grande sui muri
del quartiere che da molti è definito «l’altra Scampìa»: «Attenti a quello che
fate, altrimenti auto bruciate».
Segnali inequivocabili, utili a ribadire che agli ordini del boss si ubbidisce
e basta. Adesso, forse, diranno che «si è votato poco ovunque». Per consolarsi.
Per ingoiare la paura. E far finta di essere sani. Ma qui, dove il sindaco
Luigi Nespoli è agli arresti domiciliari per bancarotta e ha potuto votare solo
grazie al permesso dei carabinieri, i guaglioni del clan adesso girano a testa
ancora più alta, il petto in fuori e le pistole in vista fra i viali sgraziati,
dove non spunta mai un fiore. Salicelle è il rione delle strade senza nome. Ma
super-sorvegliate.
VEDETTE AGLI INGRESSI.
Chi sei, che vuoi, dove vai, quanto tempo stai? E di chi sei amico? Agli
ingressi, le vedette lavorano in coppia ferme sulla moto. È come alla dogana:
niente da dichiarare? I guaglioni si atteggiano a educati. Vestiti puliti.
Niente dialetto, né parolacce. Seguono per un po’, discreti. Poi mollano.
I primi a fuggire sono stati i preti: «Caro vescovo, chiedo trasferimento». Poi
è scappato lo Stato: il C9, l’autobus che qui faceva capolinea, ora passa, fa
salire e riparte. Un autista ricorda: «Coltelli, lamette, siringhe sporche: era
troppo pericoloso».
NIENTE COMMISSARIATO.
La sede di pretura non ha mai aperto. I vigili urbani sono fantasmi, minacciati
e stanchi. Lo Stato, se si intravede, fa promesse da marinaio: il mercato, il
teatro, il pronto soccorso, l’ufficio postale. Lavori appena abbozzati, poi
lasciati in pasto ai vandali che ne hanno fatto razzìa. La sede del
commissariato di polizia, attesa da anni, non è ancora in funzione. Il bar è
chiuso. Si intravedono solo i carabinieri (15 in tutto) e la chiesa con il suo
grappolo di volontari. C’era una palestra di karate. È stata incendiata. C’era
un servizio navetta gratuito per i bambini degli asili. È stato soppresso.
Il 29 settembre 2011, la guerriglia divampò per una intera notte fra i viali
del rione: da una parte i poliziotti anti-sommossa, chiamati a proteggere lo
sgombero delle abitazioni occupate dagli abusivi. Dall’altra, un esercito di
400 residenti (donne e bambini compresi) che si opponeva a sassate e lanciando
sedie, divani, frigoriferi e water dalle finestre. Ci furono arresti, feriti,
telecamere, interrogazioni parlamentari, sdegno unanime.
Il quartiere è «come
una discarica in cui la camorra arraffa quel che le serve»
Due anni
dopo, nessuno di quegli sgomberi è stato effettuato. È il rione delle mamme-bambine:
a Salicelle si sfornano figli a raffica, da immolare alle voglie del clan. Le
comari giurano che qui vive perfino una nonna di 26 anni. E che ogni femmina
partorisce almeno quattro creature.
ABISSI DI ORRORE. Rosa Iazzetta, 32 anni, è stata arrestata perché
costringeva a prostituirsi nel sottoscala le sue due figliole di otto e 10
anni. Il compenso era una banconota da cinque euro. Una strega cattiva, che
truccava le creature come Lolite e prendeva gli appuntamenti per telefono. Una
mamma carnefice. Abissi di orrore.
Altro che Scampìa: al confronto, le Vele sanno di asilo nido. Ciro, 12 anni, in
un tema ha scritto di avere tre padri, quattro nonni e 12 fratelli. Assunta, 14
anni, fa la terza media ed è al quarto mese di gravidanza.
EVASIONE SCOLASTICA. Al Salicelle, l’evasione scolastica è da brividi: a
scuola vanno solo i bambini che la camorra scarta e non ritiene ancora adatti
all’affiliazione. Don Ciro Nazzaro, 58 anni, il parroco della chiesa di san
Michele, è tra i pochi a non mollare ma si ritrova costretto a ricordare ai
genitori di non violentare i propri figli: «Smettetela. L’incesto è un peccato
assai grave», avverte dal pulpito.
Eppure, in confessione incrocia spesso ragazzine che rassegnate gli sussurrano:
«Don Ciro assolvetemi: è stato papà, ma meglio lui che qualcun altro. Almeno
lui so chi è».
All’ingresso della scuola media Europa unita hanno smantellato un cartello che
ammoniva: «Qui è vietato sputare in faccia ai professori». I prof sono eroi, la
preside pure. I più fragili si arrendono come i preti: «Provveditore, chiedo
trasferimento».
IL GOVERNO DEI BOSS. C’è chi fa finta di niente. E rileva infastidito:
«Ci descrivete sempre male, ma da noi nessuno spaccia droga e non si fanno
rapine. L’auto può essere lasciata con le portiere spalancate: non sarà mai
rubata». Giusto. Vero. «Però», osserva chi conosce il rione, «questo di
Salicelle è un ordine fasullo, malsano, malandrino: è imposto e governato dal
boss, è una convenienza di business. Nessuno qui commette reati perché il clan
ha bisogno di quiete per organizzare i raid ed espandere ovunque il malaffare».
Il rione è base di lancio, è blocco di partenza, è piattaforma per rapine,
racket, omicidi. Salicelle è tana, covo, rifugio senza rimorsi. I ragazzi che
vogliono salvarsi fuggono via, come i prof e i preti. Vanno in Emilia Romagna,
a fare i muratori.
VOTO DI SCAMBIO. Alcuni nei week end tornano a casa, incrociano i
compari di sempre e vanno a festeggiare a suon di assalti, rapine, aggressioni.
Perché è partito l’ordine di non votare al ballottaggio per il sindaco?
«Perché», racconta chi conosce il quartiere, «ai capibastone che comprano i
voti a 5 euro l’uno (e a 50 euro, negli ultimi giorni) stavolta non sono stati
distribuiti i soldi. Il Salicelle significa un bacino di 3 mila voti, è ago
della bilancia nelle elezioni ad Afragola. Qui il voto di scambio non può
fermarsi. Perciò il clan, imbestialito, ha scritto le minacce sui muri».
Il quartiere è giovane e dannato: è spuntato dalle ceneri del sisma 1980. La
media d’età delle 2500 famiglie residenti è di 28-30 anni. Ma ci sono famiglie
con genitori appena 17enni. «Il crimine peggiore», osserva la preside Giovanna
Mingione, «è che ai bambini di Salicelle nessuno ha mai raccontato una favola
per metterli a letto».
Racconta Emanuele Rizzo, ambulante: «È come una discarica in cui la camorra
arraffa quel che le serve: connivenze, silenzi, manovalanza a prezzo zero. È un
ufficio di collocamento, ma senza regole né graduatorie. Insomma, è
un’emergenza nazionale, ma non se ne accorge nessuno».
Enzo Ciaccio