“Siamo tutti puttane” sostiene il direttore
del Foglio,
Giuliano Ferrara. E si spalma sulla bocca il rossetto rosso-fuoco per difendere
Silvio Berlusconi, condannato a 7 anni più interdizione perpetua dai pubblici
uffici per prostituzione minorile e concussione. Accade in un video di 20
secondi, trasmesso sul canale Youtube del Foglio.it. L’intento
provocatorio si trasforma in effetto triviale, spiacevole in un signore d’età,
direttore di un quotidiano nazionale. Ma, al di là di ogni ragionamento e
valutazione, è un gesto che colpisce e fa riflettere sullo stato di alcuni
media. Un gesto – come definirlo – futurista? Meglio situazionista? O
trasgressivo? Una goliardata oppure un beau
geste, almeno nelle intenzioni iniziali? Probabilmente una grande puttanata.
A meno di 24 ore da un annuncio surreale su
Twitter (#siamo tutti
puttane. con il rossetto rosso contro l’ingiustizia penale, contro il moralismo
acido e ipocrita, contro l’abuso politico mediatico e giudiziario)
Ferrara passa alle vie di fatto. All’ordine del giorno “la pronuncia su una
questione culturale e morale che sta alle radici degli ultimi vent’anni di vita
pubblica in Italia”.“Siamo tutti puttane”. Parli per sé, grazie. Ennesima
provocazione o ennesima verità urlata? Me lo chiedo come se lo chiedono “quei
brutti puritani, che attaccano il Cavaliere, solo perché ha invitato a cena
delle belle ragazze che hanno il piacere di stare con lui… Non potete
trasformare in reato un comportamento che onora lo spirito italiano! Non è
reato essere Berlusconi”, dice Ferrara. E ha ragione: è reato fare come fa
Berlusconi, con l’aggravante di farlo ricoprendo cariche istituzionali di
massimo livello, in rappresentanza di tutti gli italiani.
In piazza Farnese a Roma la sera del 25 giugno,
all’indomani della sentenza Ruby, Ferrara gesticola da un piccolo palco montato
su un camion rosso della Iveco. Alle sue spalle un maxi striscione: “Siamo
tutti puttane, no all’ingiustizia puritana”. A fianco una sagoma del Cavaliere
e una grande fotografia dell’ex leader egiziano Mubarak, messa lì a strizzare
l’occhio: insomma, ci fate o ci siete? Il comizio si tiene proprio sotto le
finestre dell’ambasciata francese: è in corso un ricevimento, 700 invitati a
scopo di beneficenza. Diversi funzionari assistono alla scena. Il direttore del
Foglio, intanto, lancia strali contro le
toghe milanesi: “Si devono vergognare per quello che hanno fatto. Questo è un
piccolo show del nostro scontento, perché ieri è stata commessa un’ingiustizia.
Siamo tutti responsabili di un’Italia che non produce giustizia”. Sì, siamo
tutti responsabili. Anche per chi non lo è.
A sorpresa nella piazza romana si
materializza la fidanzata di Berlusconi, Francesca Pascale, subito attorniata
da un nugolo di cronisti e telecamere. “Mi sento offesa da una magistratura
malata”, afferma contrita, i capelli tirati in grande toilette. Qualcuno si
spinge a chiederle “Si sente una puttana anche lei?”. “Io non mi sento una
puttana e non lo è neanche Ruby”, risponde pronta la signora, intervenuta
“all’insaputa del Cavaliere” per ”protestare contro la giustizia italiana”. Tra
i parlamentari ci sono Denis Verdini, Fabrizio Cicchitto, Giancarlo Galan,
Daniele Capezzone, Ignazio Abbrignani, Lucio Malan, Maurizio Lupi e Stefania
Prestigiacomo. Dal palco ora parla Daniela Santanchè promettendo futuri, più
consistenti, sfracelli contro i ‘talebani’ della giustizia: “Mi sono vergognata
di essere italiana dopo questa sentenza”. Pure noi.
Dopo tocca ad Anselma Dell’Olio, moglie di Giuliano
Ferrara, che attacca “le false femministe” di Se non ora quando: “Ma finiamola di farci
ossessionare dal pisello di Berlusconi!”, commenta esplicita. “Le Olgettine
sono meglio e meno ipocrite di quelle che si fanno scopare gratis dai
parrucconi di sinistra sposati”. Loro, le papi-girls, non sono arrivate da
Milano anche se erano invitate: chissà, magari la prossima volta. Comunque il
cronista del Foglio
titola il pezzo di giornata “Cronache dal puttanesimo fogliante” e poi via,
spedito e giulivo: “Pitonesse, elefanti e pin-up sculettanti”. Contenti loro…
Grandi battaglie, grandi idee, grandi nomi:
una volta il giornalismo era anche questo. Forse Ferrara l’ha dimenticato. Oggi
è anche altro: un’indegna gazzarra, una pagliacciata per farsi corifei del
regime e difendere ciò che è indifendibile secondo giustizia, misura e buon
senso. Che informazione vuole dare il direttore del Foglio? “Siamo tutti puttane”. Ma le
prostitute (quelle vere, in carne e ossa) non ringraziano. Nulla è più lontano
da loro, dalla loro realtà. Più che un gesto eccentrico quello di Ferrara
sembra un gesto estremo. Quello di un clown triste giunto a fine recita.
Rossella Guadagnini
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