di Gianni Lannes
Se Heinz Albert non fosse il maggiore sospettato in
qualità di mandante diretto dell’omicidio di Aldo Moro e della strage
della sua scorta, le 5 fotografie attualmente in bella mostra sul sito del
Quirinale, dell’ex segretario di Stato Usa a colloquio sorridente con il
presidente della Repubblica uscente, Giorgio Napolitano, non avrebbero
rilievo politico e sociale. Ma c’è di più, Henry il potente boss politico - al
servizio di ben due presidenti Usa (Nixon & Ford) è pure ricercato a
livello internazionale: infatti, tempo fa, è dovuto fuggire dall’Irlanda dove
la polizia stava per arrestarlo in seguito ad una segnalazione di attivisti per
i diritti civili. Nel 2001, mentre Kissinger si trovava a Parigi, gli è stato
recapitato un mandato di comparizione emanato dal giudice LeLoire per
testimoniare sulla scomparsa di cittadini francesi in Cile durante l’era
dittatoriale del suo socio generale Pinochet. Invece di presentarsi al
magistrato, Kissinger ha preferito fuggire in tutta fretta. Lo stesso ex
segretario di Stato USA, vanta una denuncia per concorso nell’omicidio del
comandante militare cileno Renè Schneider. Nel 2001 il giudice argentino
Rodolfo Corral ha emesso nei suoi confronti un mandato di comparizione per la
presunta complicità nell’ ”Operazione Condor”. Ad Henry Kissinger - già membro
della Trilateral Commission e del Club Bilderberg - sono
imputabili crimini contro l'umanità. L'11 settembre 1973 Kissinger ebbe un
ruolo di sostegno attivo ordinando l'utilizzo di caccia statunitensi per
mettere a segno il colpo di Stato militare di Augusto Pinochet contro il
presidente socialista cileno Salvador Allende, eletto democraticamente.
Relativamente ancora poca cosa rispetto alle accuse a ragion veduta dello
sterminio di milioni di persone in vari continenti per assicurare il dominio
Usa. Nello Stivale nessuno si scandalizza se piomba un macellaio - ombra nera
della Cia - che ha trascorso la vita tra affari e genocidi su
commissione e detta ancora legge nel nostro Paese a sovranità azzerata.
Impunemente l’ex braccio destro di Nixon atterra in
Italia e viene addirittura ricevuto in pompa magna a Villa Madama dal sodale
Napolitano che lui stesso definisce “My favorite communist”. In questa tenuta
di rappresentanza del ministero degli Esteri, un’associazione privata
nord-americana - l’Aspen Institute - ha organizzato una conferenza. Le
accuse ad Henry Kissinger si sono fatte molto pesanti, almeno all’estero, come
indiscutibilmente è altrettanto forte la richiesta di molti illustri personaggi
di revocare il premio Nobel assegnatogli indebitamente nel 1973. E’ certo però
che se l’ex Segretario di Stato americano lanciò frasi riguardanti il golpe
cileno di questa portata: «Non si può permettere che il Cile diventi marxista,
per il semplice motivo che la sua popolazione è irresponsabile» le riflessioni
diventano obbligatorie anche da noi. Cile, Uruguay, Argentina almeno a pelle,
sangue, dna e storia non ci sono indifferenti come, il Pakistan, l’Indonesia e
Timor Est.
Delitto Moro - Nel 1982
grazie alla testimonianza giurata in sede giudiziaria diCorrado Guerzoni (collaboratore
di Moro) - prontamente rimossa e dimenticata dagli addetti ai lavori di
pulizia ed ignota alla coscienza collettiva - l’Italia e l’Europa (ma non gli
Stati Uniti) appresero che Kissinger era dietro la morte di Aldo Moro. Sicuro
nella sua posizione di membro della più potente fra le società segrete del
mondo, il tedesco Kranz non solo terrorizzò Moro, ma portò avanti le sue
minacce di far “eliminare” l’uomo politico pugliese se non avesse rinunciato al
progetto di far progredire l’economia e l’industria in Italia.
Nel giugno e luglio di 30 anni fa, la moglie di Aldo
Moro, Eleonora Chiavarelli Moro, testimoniò in tribunale che l’assassinio del
marito fece seguito a serie minacce di morte, esercitate da colui che lei
definì «una figura politica americana di alto livello». La signora Eleonora
Moro ripeté la stessa frase attribuita ad Henry Kissinger nella
testimonianza giurata di Guerzoni: «O tu cessi la tua linea politica oppure
pagherai a caro prezzo per questo». Richiamato dai giudici, a Guerzoni fu
chiesto se poteva identificare la persona di cui aveva parlato la signora Moro.
Guerzoni confermò che si trattava di Henry Kissinger, come d’altra parte aveva
precedentemente dichiarato. Il giornalista Guerzoni spiegò in tribunale come
Kissinger fece le sue minacce ad Aldo Moro in una stanza d’albergo durante una
visita ufficiale di alcuni leader italiani. Secondo Guerzoni, Moro, che solo in
seguito divenne Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, era un uomo
di prim’ordine, uno che non si sarebbe mai piegato a minacce ed avvertimenti di
stile mafioso. Moro era accompagnato nella sua visita agli Usa dal Presidente
della Repubblica in carica. Kissinger era un importante agente del RIIA,
un membro del CFR e del Club di Roma.
Ecco come l’analista John Coleman ha ricostruito e
documentato l’eliminazione di Moro ed il coinvolgimento di Kissinger, nel libro
THE STORY OF THE COMMITTEE OF 300 (pubblicato nel 1992 e mai tradotto in
Italia).
«Aldo Moro fu un leader che si oppose alla “crescita
zero” e alla riduzione della popolazione pianificata dal NWO per l’Italia, per
questo incorrendo nelle ire del Club di Roma, un’entità creata dagli Olympians
della Commissione dei 300 per portare a compimento le sue politiche. In un
tribunale di Roma, un amico intimo di Aldo Moro, il 10 di Novembre del 1982,
testimoniò che l’ex Presidente del Consiglio fu minacciato da un agente della
RIIA (Istituto Reale per gli Affari Internazionali) – che era anche membro
della Commissione dei 300 – mentre era il Segretario di Stato USA in carica.
Quest’uomo era Henry Kissinger . Moro fu rapito dalle Brigate Rosse nel 1978 ed
in seguito assassinato brutalmente. Fu al processo alle Brigate Rosse che
diversi di loro testimoniarono che erano a conoscenza di un coinvolgimento
degli USA ai massimi livelli nel complotto per uccidere Aldo Moro. Mentre
minacciava Moro, Kissinger stava agendo non in qualità di rappresentante della
politica estera degli Stati Uniti, ma piuttosto secondo le istruzioni ricevute
dal Club di Roma, il braccio che si occupava della politica estera della
Commissione dei 300».
Nella sua esposizione di questo atroce crimine,
Coleman dimostrò come Aldo Moro, un leale membro del partito della Democrazia
Cristiana, fu ucciso da assassini controllati dalla loggia Massonica P2 con
l’obiettivo di riportare l’Italia in linea con i piani del Club di Roma per
deindustrializzare il paese e ridurre in modo considerevole la sua popolazione.
Il piano di Moro di stabilizzare l’Italia attraverso la piena occupazione e la
pace industriale e politica avrebbe da una parte rafforzato l’opposizione
cattolica al comunismo e dall’altra reso la destabilizzazione del Medio Oriente
molto più difficile. L’Italia fu scelta come paese-test dalla Commissione dei
300. L’Italia è importante per i piani dei cospiratori perché è il paese
occidentale avente rapporti politici ed economici col Medio Oriente più vicino
a tale area. Inoltre ospita alcune delle famiglie della Nobiltà Nera più potenti
d’Europa. Se l’Italia fosse uscita indebolita dall’affaire Moro, ci sarebbero
state ripercussioni anche nel Medio Oriente, e questo avrebbe indebolito
l’influenza degli USA nella regione. L’Italia è importante anche per un’altra
ragione: è la porta d’ingresso in Europa della droga proveniente dall’Asia e
dal Libano.
Vari gruppi si sono aggregati sotto
la bandiera del “socialismo” da quando si formò ufficialmente il Club di
Roma (Aurelio Peccei) nel 1968. Fra questi, la Nobiltà Nera di Venezia e
Genova, la loggia Massonica P2 e le Brigate Rosse, tutti operanti per i
medesimi scopi. Investigatori della Polizia a Roma che operavano nel caso di
Aldo Moro rapito dalle Brigate Rosse incapparono nei nomi di diverse potenti
famiglie italiane che operavano in modo stretto con i terroristi. La Polizia
scoprì anche che in almeno una dozzina di casi, queste potenti famiglie bene in
vista avevano messo a disposizione le loro case o proprietà come covi sicuri
per le Brigate Rosse.
La “nobiltà” finanziaria internazionale opera
analogamente per distruggere la Repubblica Italiana, ed un grande apporto è
stato offerto da Richard Gardner anche nel periodo in cui svolgeva il
ruolo di ambasciatore del presidente Carter a Roma. Non a caso la recensione di
Giorgio Napolitano al libro di Gardner (Mission: Italy) - che “re Giorgio”
chiama affettuosamente “Dick” - è stata pubblicata proprio dalla rivista Aspenia
(numero 27, anno 2004) è oltremodo illuminata. Insomma, tutto torna prima o
poi, basta dare un’occhiata ai contenuti reali senza farsi confondere dagli
abbagli. Nel Gruppo dei 300 figurano anche gli italiani Giovanni
Agnelli, Umberto Ortolani (il vero deus ex machina della P 2) e
Carlo De Benedetti.
16 marzo 1978 - «49 dei
92 proiettili che furono ritrovati in via Fani erano ricoperti da una
particolare vernice a lunga conservazione - specifica l’esperto storico Gianni
Cipriani - ed erano senza la data di fabbricazione. La prima perizia parlò
di proiettili un uso a forze armate non convenzionali».
Colpì la geometrica potenza. Le brigate rosse non
avevano la forza né la capacità di portare a termine un sequestro militarmente
così complesso. Si trattava di un’organizzazione fatta da giovani con poca o
scarsa esperienza bellica. A parte gli infiltrati dei servizi segreti,
addestrati a Capo Marrargiu in una base di Gladio. E poi un rapimento in pieno
giorno nel centro di Roma, nella primavera del 1978, tutte le sue guardie del
corpo freddate in pozze di sangue. Inverosimile.
Federico Umberto Valerio, a capo per decenni dell’Ufficio Affari Riservati
del Viminale, nonché fondatore, anzi “padrino” (come amava ricordare e
farsi chiamare) del Club di Berna - che riunisce i servizi segreti
europei, elvetici ed Usa - si è vantato che «Le brigate rosse erano ampiamente
infiltrate». Inoltre, tutti i componenti delle br erano noti agli ambiti di
comando superiore di carabinieri, polizia e servizi segreti.
Lo storico dell’intelligence italiana, Gianni
Cipriani così argomenta: «Valerio Morucci il brigatista che fu arrestato
non molto temo dopo l’eliminazione di Aldo Moro aveva un’agenda piena di
documenti e di numeri di telefono con annotazioni molto riservate. E tra
queste, quella del generale Giovanni Romeo a che era capo dell’Ufficio D
del Sid, cioè l’ufficio più importante durante il sequestro. E’ stato
proprio il generale che nel 2001 in Commissione Stragi ha parlato in maniera
chiara della presenza di agenti dei servizi segreti all’interno delle brigate
rosse». Anzi, la mattina dell’agguato sul luogo della mattanza c’era il
colonnello Guglielmidell’ufficio sicurezza interna (già addestratore di
Capo Marrargiu) che interrogato in seguito ha dichiarato una cosa piuttosto
singolare. Vale a dire di “essere stato invitato a pranzo da un amico alle nove
del mattino”.
Anche a Giovanni Galloni - certo non l’ultimo arrivato - tornò in buona
fede la memoria parecchio tempo dopo. Così riporta il settimanale L’Espresso
(14 maggio 2007): «Ci sono dei fatti nuovi da scoprire e da introdurre»,
dice Galloni, «perché non tutte le cose su Moro sono state dette,
soprattutto quelle che riguardano la sua fine». Perché solo adesso? Perché,
a quasi trent'anni di distanza dalla strage di via Fani e dal ritrovamento del
cadavere di Moro nel bagagliaio della famosa R4 rossa, l'ultraottantenne
Giovanni Galloni avverte la necessità di riaprire questo capitolo della storia
italiana e, soprattutto, della Democrazia Cristiana di cui entrambi furono
esponenti di primissimo piano? Gli aspetti ancora nell'ombra, per Galloni, sono
soprattutto due: «Le quattro sentenze che ci sono state sulla morte di Moro
non hanno soddisfatto la magistratura. Una parte di quei magistrati, compreso
il fratello di Moro, mi ha detto di aver rifiutato i verdetti dei tribunali.
Sono convinti che le Br abbiamo negato di avere avuto alle loro spalle altri
esecutori solo per ottenere degli sconti di pena, che ci sono stati. E ora
anche questo va chiarito».
Henry Kissinger è anche proprietario della Kissinger
Associates, una società che offre consulenze e contatti a multinazionali e
società in genere e che annovera, o ha annoverato tra la sua clientela, le più
grandi industrie mondiali come la Coca-Cola, la Daewoo, l’American Express,
l’Anheuser-Bush, la Banca nazionale del Lavoro, la Fiat; particolarmente
riconoscente alla K.A. è la Freeport McMoran, una società mineraria che
ha in gestione la più grande miniera d’oro al mondo e che si trova a Grasberg
in Irian Jaya (la parte occidentale della Nuova Guinea annessa dagli
indonesiani).
A 34 anni dall’assassinio dello statista Aldo Moro le
carte sono ancora vergognosamente coperte dal segreto, in palese
violazione della legge 124 dell’anno 2007 che aveva stabilito il limite
temporale di 30 anni alla consultazione libera.Ed il generale Dalla Chiesa
ci ha rimesso la pelle insieme alla moglie, esattamente dopo le conferme e
rivelazioni in tribunale sulle minacce di Kissinger a Moro.