Domenica, 16
Settembre 2012 - Dopo
giorni infuocati, sembra allentarsi la rabbia anti americana in Medio Oriente.
L'onda delle proteste contro il film su Maometto è passata dalla Libia, alla
Tunisia e al Sudan, è arrivata fino alle isole Maldive e si è allungata fino al
centro dell'Europa. Ma intanto la condanna delle violenze dell'11 settembre da
parte dell'Iran e le rassicurazioni in arrivo dal Dipartimento della Difesa Usa
sembrano preannunciare un abbassamento della tensione. La marea della protesta
si sta ritirando, anche se l'allerta rimane.
LA CONDANNA DI TEHERAN. Il più importante segnale di distensione è arrivato da Teheran, direttamente dal capo dei guardiani della rivoluzione. «Questa rabbia , ha dichiarato il generale Mohammad Ali Jafari, «non dà in alcun modo il diritto di uccidere, ma i sentimenti dei musulmani sono stati feriti e i fedeli non avevano altra scelta che protestare davanti alle ambasciate».
VIOLENZE LIVELLATE. Poco prima il segretario alla Difesa americano, Leon Panetta, aveva confidato ai giornalisti: «È probabile che i disordini nel mondo musulmano contro il film su Maometto proseguano anche nei prossimi giorni, ma le violenze sembrano livellarsi».
Mentre il consigliere per la sicurezza nazionale Benjamin Rhode si era mostrato fiducioso: «Abbiamo compiuto molta strada nel dimostrare che non siamo in guerra con l'Islam».
LA CONDANNA DI TEHERAN. Il più importante segnale di distensione è arrivato da Teheran, direttamente dal capo dei guardiani della rivoluzione. «Questa rabbia , ha dichiarato il generale Mohammad Ali Jafari, «non dà in alcun modo il diritto di uccidere, ma i sentimenti dei musulmani sono stati feriti e i fedeli non avevano altra scelta che protestare davanti alle ambasciate».
VIOLENZE LIVELLATE. Poco prima il segretario alla Difesa americano, Leon Panetta, aveva confidato ai giornalisti: «È probabile che i disordini nel mondo musulmano contro il film su Maometto proseguano anche nei prossimi giorni, ma le violenze sembrano livellarsi».
Mentre il consigliere per la sicurezza nazionale Benjamin Rhode si era mostrato fiducioso: «Abbiamo compiuto molta strada nel dimostrare che non siamo in guerra con l'Islam».
In Libia 50 arresti:
«attacco pianificato» ma l'Fbi «ne stia fuori»
Intanto,
però, il governo libico sembra essersi finalmente deciso ad agire: 50 persone
sono state arrestate per l'assalto al consolato Usa di Bengasi in cui è stato
ucciso l'ambasciatore americano Christopher Stevens.
Mohammed al Magarief, presidente dell'Assemblea nazionale, ha dichiarato che «l'attacco contro il Consolato Usa a Bengasi, è stato pianificato ed eseguito in maniera meticolosa», precisando che «c'è stata accuratezza nell'eseguire l'operazione che era pianificata. Non si è trattato di una manifestazione pacifica che è degenerata in un attacco armato o in un'aggressione».
AL MAGARIEF: L'FBI NE STIA FUORI. Per al Magarief gli attentatori sarebbero stranieri «penetrati nel Paese qualche mese fa». Il presidente del Parlamento libico, ha raccomandato agli americani il rispetto della sovranità nazionale di Tripoli: l'Fbi dovrebbe stare fuori dal paese «per un po' di tempo, ha detto, «Faremo quello che dobbiamo fare per conto nostro. Qualsiasi azione affrettata non sarebbe la benvenuta».
TROPPA INSCIUREZZA PER I FEDERALI. Gli agenti dell'agenzia federale americana sarebbero dovuti arrivare nel paese sabato 15 settembre ma l'instabilità nell'area ha causato un ritardo: fonti hanno riferito che l'Fbi non vede alcun vantaggio nell'inviare personale in un'area pericolosa, ma non è ancora chiaro a fronte di quali condizioni di stabilità gli agenti potranno arrivare. L'Fbi si sta limitando a interrogare fuori dalla Libia anche degli evacuati dopo l'attacco al consolato Usa.
In Tunisia è stato arrestato anche un leader del movimento salafita. Mohamed Bakti sarebbe stato arrestato nella notte, dopo la partecipazione alla manifestazione di venerdì 14.
Mohammed al Magarief, presidente dell'Assemblea nazionale, ha dichiarato che «l'attacco contro il Consolato Usa a Bengasi, è stato pianificato ed eseguito in maniera meticolosa», precisando che «c'è stata accuratezza nell'eseguire l'operazione che era pianificata. Non si è trattato di una manifestazione pacifica che è degenerata in un attacco armato o in un'aggressione».
AL MAGARIEF: L'FBI NE STIA FUORI. Per al Magarief gli attentatori sarebbero stranieri «penetrati nel Paese qualche mese fa». Il presidente del Parlamento libico, ha raccomandato agli americani il rispetto della sovranità nazionale di Tripoli: l'Fbi dovrebbe stare fuori dal paese «per un po' di tempo, ha detto, «Faremo quello che dobbiamo fare per conto nostro. Qualsiasi azione affrettata non sarebbe la benvenuta».
TROPPA INSCIUREZZA PER I FEDERALI. Gli agenti dell'agenzia federale americana sarebbero dovuti arrivare nel paese sabato 15 settembre ma l'instabilità nell'area ha causato un ritardo: fonti hanno riferito che l'Fbi non vede alcun vantaggio nell'inviare personale in un'area pericolosa, ma non è ancora chiaro a fronte di quali condizioni di stabilità gli agenti potranno arrivare. L'Fbi si sta limitando a interrogare fuori dalla Libia anche degli evacuati dopo l'attacco al consolato Usa.
In Tunisia è stato arrestato anche un leader del movimento salafita. Mohamed Bakti sarebbe stato arrestato nella notte, dopo la partecipazione alla manifestazione di venerdì 14.
Proteste a Kabul,
Ankara, Anversa e Parigi
La
diplomazia americana si è intanto attivata su tutti i fronti: il segretario di
Stato americano, Hillary Clinton, ha parlato telefonicamente il 15 settembre
con i leader o i ministri degli esteri di Gran Bretagna, Libia, Egitto,
Francia, Arabia Saudita, Turchia e Somalia.
Per precauzione il dipartimento di Stato americano aveva ordinato ai cittadini di lasciare Paesi a rischio come la Tunisia e al personale non essenziale di abbandonare le ambasciate medio orientali. Nella mattinata del 16 settembre 128 americani hanno lasciato Tunisi. Mentre la Germania ha deciso di ritirare il personale della sua ambasciata a Khartoum, in Sudan, dopo che la sede diplomatica è stata attaccata venerdì 14 settembre da manifestanti infuriati.
MANIFESTAZIONI A KABUL. Nella mattinata del 16 settembre, tuttavia, le dimostrazioni anti americane sono arrivate al cuore dell'Europa. Comunità di salafiti sono scese in piazza sia a Parigi, sia ad Anversa. Mentre nella capitale turca, Ankara, una cinquantina di persone si sono riunite di fronte all'ambasciata americana per protestare contro il film e hanno bruciato al bandiera a stelle e strisce, intonando slogan come «Morte all'America, «Arriviamo Casa Bianca» e «Usa, la vostra fine sarà terribile». Mentre a Kabul, la capitale dell'Afghanistan ancora occupato dalle forze americane, sono scesi in piazza 1500 studenti.
LO SCONTRO CON GOOGLE. E grane per il governo Usa arrivano anche dall'interno: Google ha continuato a respingere la richiesta della Casa Bianca di rimuovere da YouTube la clip del film L'innocenza dei musulmani. Mentre in alcuni Stati del Medio Oriente la clip è stata rimossa in osservanza delle leggi del Paese.
Per precauzione il dipartimento di Stato americano aveva ordinato ai cittadini di lasciare Paesi a rischio come la Tunisia e al personale non essenziale di abbandonare le ambasciate medio orientali. Nella mattinata del 16 settembre 128 americani hanno lasciato Tunisi. Mentre la Germania ha deciso di ritirare il personale della sua ambasciata a Khartoum, in Sudan, dopo che la sede diplomatica è stata attaccata venerdì 14 settembre da manifestanti infuriati.
MANIFESTAZIONI A KABUL. Nella mattinata del 16 settembre, tuttavia, le dimostrazioni anti americane sono arrivate al cuore dell'Europa. Comunità di salafiti sono scese in piazza sia a Parigi, sia ad Anversa. Mentre nella capitale turca, Ankara, una cinquantina di persone si sono riunite di fronte all'ambasciata americana per protestare contro il film e hanno bruciato al bandiera a stelle e strisce, intonando slogan come «Morte all'America, «Arriviamo Casa Bianca» e «Usa, la vostra fine sarà terribile». Mentre a Kabul, la capitale dell'Afghanistan ancora occupato dalle forze americane, sono scesi in piazza 1500 studenti.
LO SCONTRO CON GOOGLE. E grane per il governo Usa arrivano anche dall'interno: Google ha continuato a respingere la richiesta della Casa Bianca di rimuovere da YouTube la clip del film L'innocenza dei musulmani. Mentre in alcuni Stati del Medio Oriente la clip è stata rimossa in osservanza delle leggi del Paese.
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