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sabato 29 settembre 2012

ITALIA - Renata Polverini, tutta casa e... Ior

Italiani memoria corta: chi ricorda più la storia delle case dell'ex governatrice del Lazio, che ora si dimette a causa di un consiglio regionale "indegno"?

Il 26 gennaio 2010, con il titolo "la furbetta del palazzo", Marco Lillo, giornalista de il Fatto quotidiano, presenta ai lettori un'inedita Renata Polverini. L'ex segretario generale della Ugl e da ieri ex governatrice della Regione Lazio, avrebbe ottenuto a prezzi stracciati due immobili di lusso a Roma e sull'atto di acquisto del secondo avrebbe dichiarato trattarsi di prima casa per poter usufruire delle agevolazioni di legge (aliquota al 3% invece che al 10).

Ma andiamo con ordine. Come riporta il Fatto, nel 2002 la Polverini, già proprietaria di un immobile nella zona di Monteverde, avrebbe acquistato dall'Inpdap un appartamento all'Eur-Torrino (sette vani e un box) al prezzo irrisorio di 148mila e 583 euro. Subito prima dell'acquisto, per non pagare l'aliquota prevista per la seconda casa, avrebbe donato l'appartamento di Monteverde alla mamma, risparmiando così circa 10mila euro.
Nove mesi dopo alla Polverini si sarebbe presentata un'altra imperdibile occasione: l'acquisto di un appartamento di lusso all'Aventino (sei stanze, tre bagni, due box e tre balconi) al prezzo stracciato di 272mila euro (quanto un mini appartamento in zona periferica). E il venditore, stavolta, è addirittura lo Ior, la Banca vaticana. Essendo a tutti gli effetti una seconda casa, la Polverini avrebbe dovuto pagare il 10% di aliquota. Invece sembra che abbia dichiarato al notaio «di non essere titolare esclusiva di diritti di proprietà di altra casa nel comune di Roma». Peccato che al Catasto la casa del Torrino risulti di sua proprietà fino al 2007, il che significa che la Polverini, acquistando l'appartamento all'Aventino, avrebbe evaso il fisco per 19mila euro (la differenza tra il 3 e il 10% di aliquota). Ma oggi i tempi di legge per gli accertamenti sono scaduti, e la candidata del Pdl non rischia più nulla.

Il 27 gennaio 2010, ossia il giorno dopo la denuncia del Fatto, la Polverini scrive una lettera al quotidiano in cui ammette la notizia e parla di un "disguido": «Il tema su cui è costruito l'intero pezzo riguarda una presunta irregolarità fiscale che - in ogni caso- non avrebbe alcuna rilevanza penale. L'episodio in questione risale a circa otto anni fa, e avvenne in una fase di avvicendamento dei consulenti che seguivano la mia attività; suppongo sia questa la causa del disguido». Se ne deduce che Polverini all'epoca non sapesse che dichiarare il falso in atto pubblico è reato. Ma, nonostante l'ammissione dei fatti, annuncia di aver dato mandato ai suoi legali per procedere contro il giornale diretto da Padellaro.
E il giochetto della donazione del primo appartamento (che poi la madre, sempre stando a quanto dice il Fatto, le avrebbe restituito dopo cinque anni)? E l'acquisto, a prezzi da regalo, di un immobile di lusso dello Ior in una delle zone più esclusive della capitale? E, infine, i suoi presunti rapporti con la controversa Banca vaticana? Silenzio.

Gli elettori della Polverini si saranno accontentati di sapere che tutta la vicenda è stata solo un disdicevole e imbarazzante "disguido". Ormai dimenticato dopo la bufera di proporzioni ben maggiori che ha investito il consiglio regionale portando l'ex sindacalista alle dimissioni.

Cecilia M. Calamani

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