Pensare Globale e Agire Locale

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domenica 16 settembre 2012

LIBIA - Gli Usa erano avvisati

Vertice sulla sicurezza tre giorni prima dell'attentato.
Domenica, 16 Settembre 2012 - La fine dell'ambasciatore americano Christopher Stevens, ucciso nella notte dell'11 settembre nell’attacco al consolato USA di Bengasi, potrebbe essere la cronaca di una morte annunciata.
Tre giorni prima dell'assalto al consolato americano, infatti, la sicurezza libica aveva messo in guardia i diplomatici americani sul deterioramento delle condizioni di sicurezza della città.
Secondo le rivelazioni di Jamal Mabrouk, membro della Brigata 17 Febbraio, il comandante del suo battaglione avrebbe incontrato i diplomatici americani per una riunione sulla sicurezza e l'economia.
GLI USA AVVERTITI DEI RISCHI. La ricostruzione della Cnn getta nuova luce sul contesto dell'assassinio e sulla situazione di instabilità in cui versa il Paese che fu di Gheddafi.
Resta da chiarire perché, se i disordini erano attesi, non si sia riusciti a evitare il tragico epilogo.
Cosa sia accaduto al consolato americano non è ancora chiaro e una delle maggiori domande riguarda l'ambasciatore Christopher Stevens, che durante l'attacco era stato dato per scomparso. Il Dipartimento di Stato non ha rilasciato i dettagli su come Stevens sia morto, ma secondo indiscrezioni l'ambasciatore sarebbe stato trasportato dal consolato al centro medico di Bengasi da alcuni libici.
FBI ANCORA FUORI DAL PAESE. Gli agenti dell'Fbi americana sarebbero dovuti arrivare sabato 15 settembre per portare avanti le indagini, ma l'instabilità nell'area ha causato un ritardo. Fonti hanno riferito che l'Fbi non vede alcun vantaggio nell'inviare personale in un'area pericolosa, ma non è ancora chiaro a fronte di quali condizioni di stabilità gli agenti potranno arrivare. L'Fbi si sta limitando a interrogare fuori dalla Libia anche degli evacuati dopo l'attacco al consolato Usa.
Intanto, governo libico sembra essersi finalmente deciso ad agire. Per l'assalto al consolato sono state arrestate 50 persone.
UN ASSALTO PIANIFICATO. Mohammed al Magarief, presidente dell'Assemblea nazionale, ha dichiarato che l'assalto «è stato pianificato ed eseguito in maniera meticolosa».
E ha precisato «Non si è trattato di una manifestazione pacifica che è degenerata in un attacco armato o in un'aggressione». Per il politico libico gli attentatori sarebbero stranieri «penetrati nel Paese qualche mese fa».
Tuttavia, il presidente del Parlamento libico ha chiesto agli investigatori americani di starne fuori, chissà se per questioni di sicurezza, per impedire che gli inviati americani tocchino con mano la presenza salafita o per riaffermare con una prova di forza la propria sovranità. «Faremo quello che dobbiamo fare per conto nostro», ha avvertito al Magarief, aggiungendo «qualsiasi azione affrettata non sarebbe la benvenuta.

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