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lunedì 24 settembre 2012

FRANCIA - quel matrimonio che non va giù alla Chiesa

L'arcivescovo di Lione critica la proposta del governo Hollande sulle nozze gay. Il parlamento, secondo il prelato, non può mica «credersi Dio».

In Italia l'ingerenza della Chiesa cattolica nelle scelte effettuate dalla politica è spesso motivo di discussione e gli esponenti del clero italiano ci hanno abituati ad interventi non particolarmente ortodossi.
La situazione non è felicissima neanche nella più laica Francia dove la proposta del governo Hollande di approvare il matrimonio omosessuale e l'adozione di bambini da parte di coppie gay sta suscitando il nervosismo del mondo cattolico.

Tempi.it dà notizia dell'intervento del cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione secondo cui la scelta del governo «rappresenterà una rottura per la società». È interessante notare come - sia in Italia che in Francia - quando il dibattito verte sulle unioni omosessuali si usino termini come "rottura" o "strappo": in Francia Barbarin parla di "rottura per la società" mentre in Italia Avvenire - a proposito della decisione della Giunta Pisapia sul registro delle unioni civili – sciveva di "strappo".
Guardando la situazione degli altri sei Paesi Ue (Belgio, Spagna, Svezia, Portogallo, Danimarca e Paesi Bassi) in cui da anni è in vigore il matrimonio per gli omosessuali ci si accorge che non c'è stata alcuna rottura o strappo. Secondo il cardinale Barbarin il provvedimento di Hollande «porterà a innumerevoli conseguenze. Dopo, ci sarà chi vorrà trasformare la coppia in una relazione a tre o a quattro. Poi, un giorno, è possibile che il divieto di incesto verrà abolito».

Bisogna prendere atto che il mondo cattolico - nella lotta contro il matrimonio omosessuale -
paventa il rischio delle "disastrose conseguenze" come arma deterrente.
Credere che il matrimonio omosessuale possa legittimare l'incesto è - giuridicamente parlando - quantomeno ingenuo. In ciascun ordinamento giuridico (quello italiano è emanazione di quello francese) i diritti non sono mai assoluti (ad eccezione del diritto alla vita) ma sono sempre collegati l'uno con l'altro ed un diritto può anche venire meno in presenza di diritti ritenuti superiori: ad esempio il diritto alla segretezza della corrispondenza decade in situazioni di interesse pubblico davanti al diritto di cronaca.
I "confini" esistenti tra un diritto ed un altro sono - il più delle volte - stabiliti dalle interpretazioni date dalla Corte di Cassazione con le sue sentenze.
Nel caso dell'incesto e per quanto riguarda l'ordinamento giuridico italiano la Corte di Cassazione (
sent. 494 del 28 novembre 2002) rileva come il divieto del riconoscimento dei rapporti incestuosi si fondi su due argomenti: l'ordine pubblico familiare e i diritti dei membri della famiglia legittima.
Per il primo caso il divieto «varrebbe a tutela della concezione costituzionale stessa della famiglia, esigente che fatti tanto gravi come quelli di endogamia, dalla "coscienza sociale" considerati alla stregua di attentati all'ordine naturale dei rapporti interpersonali e, a certe condizioni, puniti come reato, restino fuori dell'ordine giuridico».Per il secondo caso prevalgono - al "diritto" eventuale di un genitore e un figlio di avviare una relazione affettiva - i diritti dei membri della famiglia legittima, che sarebbero turbati dall'ingresso nella vita familiare di figli nati da genitori incestuosi.
Nel caso delle coppie omosessuali la Corte Costituzionale
con la sentenza 138 del 13 aprile 2010 ha stabilito che non ci sarebbero eventuali altri diritti lesi con l'introduzione del matrimonio.
Considerando che il Codice civile italiano è diretta emanazione di quello francese, è facile pensare che anche in Francia la situazione sia identica.

«Il matrimonio - ha continuato il cardinale - è una parola che significa difesa, fortezza, e assicura alla parte più debole della società, cioè a una donna che dona la vita per il figlio, tutte le migliori condizioni per vivere questa situazione». Forse la definizione della parola "matrimonio" data dal cardinal Barbarin non coincide con quella presente in molti dizionari e certamente molte donne (ma anche molti uomini) non sarebbero d'accordo nel considerare le donne come la «parte più debole della società».
Barbarin ha inoltre aggiunto che il Parlamento non deve fare l'errore di «credersi Dio». Forse i parlamentari francesi non hanno questa presunzione mentre invece la Chiesa (sia italiana che francese) non dovrebbe fare l'errore di "credersi Parlamento".

Cagliostro

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