Pensare Globale e Agire Locale

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venerdì 9 agosto 2013

ITALIA - Matteo Renzi torna e lancia il suo messaggio al Pd: Non è tempo per voi, mi prendo il partito


"Non è tempo per noi". Anno 1990. Autore: Ligabue, emiliano di Correggio. Alla festa del Pd nel modenese, Matteo Renzi lo cita. Di più. Con Ligabue, "cantante del mio tempo", rottama Francesco De Gregori. Che proprio quell'intervista del 'Generale' cantautore al Corriere della Sera (Renzi "scatola chiusa") non gli è andata giù.

Non tira una bella aria sul congresso del Pd. Non tira una bella aria neanche sul governo Letta. In generale, non c’è bonaccia sulle scommesse politiche di Matteo Renzi. Negli ultimi giorni, dopo la condanna di Silvio Berlusconi, i suoi paventano anche il rischio che addirittura il congresso possa essere sacrificato sull’altare di elezioni anticipate. E allora, di fronte a tutta questa incertezza, con la convinzione che dal Nazareno vogliano sbarrargli la strada, il sindaco di Firenze molla gli ormeggi e parte alla conquista del Pd. Perché, ragionano i suoi misurando i termini sulla consapevolezza che dopo l’estate ci sarà la stretta finale, se proprio dovesse andar male, se proveranno a far saltare il congresso e candidare Letta senza primarie per la premiership, “noi non usciamo dal partito: sono loro che dovranno andar via. Il Pd siamo noi”.

Tutte le scissioni della storia sono condite dalla lotta per accaparrarsi il brand originario. E il Pd, se sarà il caso, non farà eccezioni. Naturalmente questi sono ragionamenti che verranno messi in pratica solo se sarà necessario. I renziani confidano che domani la direzione fisserà “finalmente” una data per l’assemblea nazionale che a settembre metterà il timbro sull’accordo di massima raggiunto sulle regole e indicherà anche una scadenza entro la quale fare le primarie per il segretario. Ma la guardia è altissima, soprattutto dopo l’intervista di Guglielmo Epifani oggi al Corriere (leggi qui). E allora Renzi va alla carica, riprendendo la parola dopo tre settimane di silenzio e snocciolando davanti al pubblico della Festa Pd di Castelfranco Emilia, nel modenese, i suoi piani di ‘attacco’ al Nazareno. Chi vuole intendere, intenda.

Si vede da tutte le volte in cui nomina il Pd. “Il Pd è l'unico strumento per salvare il paese”, per citarne una. Si vede dalla risposta che regala a chi “vuole mettermi in un angolino e poi alle elezioni ti candidiamo per prendere i voti”. La risposta è “no, se si fa questo giochino, io i voti non li prendo: non posso fare la foglia di fico. Che non sono fico lo so da solo, che non sono foglia glielo dico oggi. O cambiamo il Pd per cambiare l’Italia oppure la foglia di fico non serve a niente”. Bisogna “tornare alla politica”, perché “siamo in presenza di un regno della tecnocrazia che va superato”, ma bisogna “prendere atto che non possiamo andare avanti con questi politici”. Che in quest’epoca di larghe intese “se ne dicono tante, parlano anche di guerra civile e poi stanno insieme nello stesso governo”. Per niente tenero.

E’ la rottamazione che in un certo senso continua. Le munizioni del piano di attacco stanno nelle associazioni ‘Adesso’ che spuntano ovunque, dicono i renziani. Di fatto - questo lo ammettono con circospezione - un “partito nel partito”. Senza bisogno di tessere: “La tessera non basta, ma nemmeno aprire una pagina facebook lo è”, spiega Matteo a Modena. E’ il verbo che illustrerà in giro per le feste Pd per tutta l’estate, raccogliendo altre munizioni qui e là. A Pier Luigi Bersani rimprovera: “Abbiamo perso l’occasione il 25 febbraio. Durante le primarie si parlava di cose vere, dopo il nostro motto è diventato ‘smacchiamo il giaguaro’ senza renderci conto che da noi l’Italia aspettava una speranza e non un nemico. Ora che il nemico non c’è, il Pd scopra il gusto di essere ‘altro’”.

E’ proprio questo il punto. Perché la conquista del Pd - dei “delusi del Pd” e dei “voti del Pdl” e pure di Grillo, “principale sponsor delle larghe intese” – la conquista del futuro (“Il Pd deve rincorrerlo non aspettarlo”) parte con gran lena proprio perché la condanna in terzo grado ha messo fuori gioco il Cavaliere. Non a caso il comizio di Modena parla degli ultimi 20 anni, quelli della “Prima Repubblica finita e della Seconda mai iniziata”, quelli di Berlusconi, appunto, e di Ligabue che Renzi cita strizzando l'occhio ai coetanei. "Non è tempo per noi...", era il brano del cantante di Correggio, il sottotesto per la vecchia guardia Pd è "non è tempo per voi...", si capisce. Insomma, il sindaco vede campo libero e si propone. “Se mi ostacolano, io ci sarò lo stesso”, è il succo. Perché “per credere in un noi, non bisogna avere paura della leadership. No ai tentennamenti”.

Questa è la parte per Epifani. “Ho sentito dirigenti dire ‘dobbiamo aspettare di capire che fa Berlusconi, per decidere sul congresso. Sono vent’anni che aspettiamo Berlusconi...”. Applausi. E Letta? “Siamo al tuo fianco se fai le cose, in questo caso il governo può durare fino al 2018: non di più perché le scadenze si rispettano, come sul congresso...”. Ma, caro premier, “se non sei in grado non cercare alibi fuori dal Parlamento”. L’espulsione di Alma Shalabayeva la dice lunga, spina nel fianco che Renzi infatti va a stuzzicare: “Bisogna che i politici, quando sbagliano, lo dicano. Non è giusto dare la colpa alle forze dell'ordine”.

Domani in direzione nazionale si vedranno molto probabilmente le conseguenze della ‘nuova stagione’ di Renzi. Lui ci sarà e ci sarà anche Letta. La pressione per un congresso subito e aperto sarà forte. Oltre ai renziani e dalemiani, lo chiederanno anche i cosiddetti non-allineati: Alessandra Moretti, Sandra Zampa, Marianna Madia, Alessia Morani, Francesco Laforgia e altri ancora. In una nota chiedono la “procedura d’urgenza” per “individuare in maniera definitiva un percorso aperto, partecipato e con date certe per il congresso". Proprio come è stato fatto in Parlamento sulla legge elettorale, che dovrebbe entrare nel vivo dopo l’estate (gli scongiuri sono d’obbligo). “Il Pd non deve avere paura, deve giocare all'attacco, non deve vivere di fantasmi ma avere il coraggio di dire quello che pensa”, chiude Renzi citando Alda Merini: “Non mettermi accanto a chi si lamenta, io mi sposto di un passo, sono altro, sono altrove”.

Pubblicato: HuffPost

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