Mentre
nei prossimi giorni il governo del Costa Rica, dove la fecondazione assistita è
proibita per legge, sarà giudicato dalla Corte interamericana dei diritti
dell'uomo, il governo Monti (che si dice europeista e tecnico) presenta ricorso
alla Corte europea dei diritti umani, contro la sentenza della Corte di
Strasburgo che lo scorso agosto ha riconosciuto che la legge 40 viola
l'articolo 8 della Carta dei diritti dell'uomo, intromettendosi nelle scelte
familiari delle coppie e impedendone l'autodeterminazione quanto a scelte
terapeutiche.
Così,
se il Costa Rica sarà costretto a rimuovere gli ostacoli ideologici che
impediscono ai suoi cittadini di far ricorso alla fecondazione in vitro,
l'Italia resterà l'unico Paese al mondo con divieti antiscientifici che
colpiscono il diritto di accesso alle terapie di coppie portatrici di malattie
genetiche. Come Rosetta Costa e Walter Pavan, genitori di una bambina affetta
da fibrosi cistica, che volendo evitare di trasmettere a un'altra figlia una malattia
così terribile e invalidante, avevano fatto ricorso alla Corte europea dei
diritti dell'uomo (Cedu) per veder riconosciuto il proprio diritto di ricorrere
alla fecondazione assistita e alla diagnosi preimpianto. Possibilità che la
legge 40 del 2004 vieta alle coppie fertili, anche se portatrici di gravi
patologie genetiche.
La
Corte di Strasburgo, come è noto, lo scorso 28 agosto ha emesso una sentenza
che ha dato ragione alla coppia italiana, riconoscendo l'aspetto
antiscientifico della norma italiana sulla fecondazione assistita che confonde
feto e bambino, ma anche il fatto che la legge 40 è in contrasto con la 194 che
stabilisce una chiara gerarchia di priorità fra diritto alla salute psicofisica
della madre e diritti dell'embrione, che non è persona. Ma il governo Monti,
sordo alle lettere di malati che chiedevano di non procedere contro la sentenza
della Corte Europea, in corner, nell'ultimo giorno utile ha depositato alla
Grande camera della Cedu il ricorso contro la sentenza.
Fatto "curioso", in una nota Palazzo Chigi spiega che il rinvio alla Grande Chambre «si fonda sulla necessità di salvaguardare l'integrità e la validità del sistema giudiziario nazionale, e non riguarda il merito delle scelte normative adottate dal Parlamento né eventuali nuovi interventi legislativi».
Fatto "curioso", in una nota Palazzo Chigi spiega che il rinvio alla Grande Chambre «si fonda sulla necessità di salvaguardare l'integrità e la validità del sistema giudiziario nazionale, e non riguarda il merito delle scelte normative adottate dal Parlamento né eventuali nuovi interventi legislativi».
Salvaguardare
l'integrità del sistema giudiziario nazionale? E le numerose sentenze emesse da
tribunali italiani che dal 2004 a oggi stanno smontando pezzo dopo pezzo questa
legge? Non solo, sempre nella nota si legge: «La Corte europea di Strasburgo ha
deciso di non rispettare la regola del previo esaurimento dei ricorsi interni,
ritenendo che il sistema giudiziario italiano non offrisse sufficienti
garanzie». Se così fosse allora perché non emendare subito la legge 40 e le sue
linee guida accogliendo quanto ha stabilito proprio sulla stessa materia, il
tribunale di Cagliari poche settimane fa quando ha riconosciuto a una coppia
portatrice di talassemia il diritto di poter accedere alla diagnosi genetica
preimpianto?
Le
tante associazioni di coppie infertili e portatrici di malattie genetiche da
Amica Cicogna a Madre Provetta, dall'Associazione Luca Coscioni a Cerco un
bimbo, aspettano dal Governo Monti una risposta.
Federico Tulli
Federico Tulli
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