Da settimane le donne
egiziane sono onnipresenti nelle manifestazioni, ad Alessandira o al Cairo,
organizzate per protestare consto il referendum sulla nuova Costituzione. Erano
in tante ai seggi lo scorso weekend, alla prima tornata elettorale: l'inviato
speciale del quotidiano Le Monde Christophe Ayad ha osservato che
«l'opposizione ai Fratelli musulmani sembra essere un fenomeno giovane, urbano
e femminile». Le donne avrebbero in effetti tutto da perdere se la nuova
Costituzione venisse approvata. La prima tornata referendaria, che ha chiamato
alle urne una decina di governatorati ossia circa la metà dei votanti, vedrebbe
al momento una maggioranza dei sì.
Se il testo è rifiutato da una congrua parte delle donne, comprese quelle che avevano votato per i Fratelli musulmani nel corso delle elezioni legislative, è perché le chiuderebbe in un vicolo cieco: la legge è stata redatta da un'assemblea composta da 94 uomini e sei donne, quattro delle quali hanno lasciato la seduta in anticipo; non sentendosi ascoltate, hanno preferito andarsene. Risultato: su 234 articoli non una riga sui diritti delle donne. E come se non bastasse il testo non menziona più il diritto all'educazione delle bambine, ma si preoccupa di indicare la donna come «garante della famiglia», precisando che lo Stato dovrà assicurare «un equilibrio tra il lavoro femminile domestico e quello fuori casa». Disposizioni che suonano come una minaccia di confinare la donna entro le mura domestiche.
I timori delle donne derivano anche dall'interpretazione della sharia, la legge islamica, nella Costituzione oggetto del referendum. In effetti se la precedente Costituzione si appoggiava già sulla legge islamica come ispirazione per i propri articoli, il nuovo disegno accorda un posto privilegiato alla dottrina sunnita, ben più tradizionalista, e conferisce più poteri all'università islamica Al Azhar, la somma autorità dell'Islam sunnita. I teologi di questo istituto dovranno essere consultati prima di dibattere qualsiasi questione legata alla sharia.
Dopo la seconda tornata referendaria, che avrà luogo il prossimo sabato, si chiarirà il destino delle donne egiziane. In caso di vittoria del sì, la nuova Costituzione entrerà in vigore e il parlamento verrà eletto per scrivere le leggi del Paese. Ma niente, in tal caso, lascia sospettare che i manifestanti delle città egiziane, uomini e donne, si placheranno e accetteranno la loro sconfitta.
Marine Deffrennes
Articolo originale su Terrafemina, traduzione di Belinda Malaspina
Se il testo è rifiutato da una congrua parte delle donne, comprese quelle che avevano votato per i Fratelli musulmani nel corso delle elezioni legislative, è perché le chiuderebbe in un vicolo cieco: la legge è stata redatta da un'assemblea composta da 94 uomini e sei donne, quattro delle quali hanno lasciato la seduta in anticipo; non sentendosi ascoltate, hanno preferito andarsene. Risultato: su 234 articoli non una riga sui diritti delle donne. E come se non bastasse il testo non menziona più il diritto all'educazione delle bambine, ma si preoccupa di indicare la donna come «garante della famiglia», precisando che lo Stato dovrà assicurare «un equilibrio tra il lavoro femminile domestico e quello fuori casa». Disposizioni che suonano come una minaccia di confinare la donna entro le mura domestiche.
I timori delle donne derivano anche dall'interpretazione della sharia, la legge islamica, nella Costituzione oggetto del referendum. In effetti se la precedente Costituzione si appoggiava già sulla legge islamica come ispirazione per i propri articoli, il nuovo disegno accorda un posto privilegiato alla dottrina sunnita, ben più tradizionalista, e conferisce più poteri all'università islamica Al Azhar, la somma autorità dell'Islam sunnita. I teologi di questo istituto dovranno essere consultati prima di dibattere qualsiasi questione legata alla sharia.
Dopo la seconda tornata referendaria, che avrà luogo il prossimo sabato, si chiarirà il destino delle donne egiziane. In caso di vittoria del sì, la nuova Costituzione entrerà in vigore e il parlamento verrà eletto per scrivere le leggi del Paese. Ma niente, in tal caso, lascia sospettare che i manifestanti delle città egiziane, uomini e donne, si placheranno e accetteranno la loro sconfitta.
Marine Deffrennes
Articolo originale su Terrafemina, traduzione di Belinda Malaspina
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