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lunedì 3 dicembre 2012

ITALIA - Decreto legge Ilva, Napolitano ha firmato

Testo sotto l'esame della procura. Rischio guerra di poteri.

La tanto attesa svolta è arrivata, ma la vicenda dell'Ilva di Taranto sembra ben lontana dalla conclusione.
La sera del 3 dicembre, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha emanato il decreto legge recante «disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale» nel testo trasmesso il 3 dicembre dalla presidenza del Consiglio, che, secondo quanto detto da Clini, rafforza le norme per imporre il risanamento ambientale alle industrie più inquinanti, estendendo il «modello Ilva» a tutti i casi di emergenza ecologica e sanitaria.
SCONTRO COI GIUDICI. Ma la battaglia con la magistratura è sempre più vicina. Secondo i giudici, infatti, la decisione di fare e approvare un decreto, è un ostacolo alle prerogative giudiziarie, e il testo, all'esame della procura, non difende il diritto alla saluta e mette in discussione le perizie epidemiologiche e chimiche che sono state affrontate nell'incidente probatori.
Insomma, i giudici tarantini non hanno alcuna intenzione di cedere dopo aver accertato i danni alla salute provocati dall'inquinamento dell'Ilva. E anche la tutela del lavoro, secondo loro, non può cancellare questo dato di fatto.

Il procuratore di Taranto: «Questione complicata


«La questione è complicata», ha detto il procuratore di Taranto Franco Sebastio. In difesa del governo si è prodigato il ministro della Salute Renato Balduzzi, che ha definito una «lettura fuori dalla realtà» sostenere «che un decreto costruito così è fatto per salvare l'Ilva».
Le alternative per la procura sono due: chiedere al giudice la proposizione di una questione di legittimità costituzionale del decreto, o sollevare un conflitto d'attribuzione tra poteri dello Stato.
IL 6 DICEMBRE TOCCA AL RIESAME. Una delle due strade potrebbe già essere presa nell'udienza in programma il 6 dicembre, anche se potrebbe trattarsi di una data troppo vicina. In quella circostanza il tribunale del riesame deve decidere della richiesta dell'Ilva di dissequestrare il prodotto finito e semilavorato fermo sulle banchine del porto, sigillato il 26 novembre.
Ma proprio l'approvazione del decreto legge potrebbe spingere l'azienda a rinunciare al ricorso. Intanto la procura studia il testo firmato da Napolitano.
DECRETO ALLO STUDIO. «Saranno verificati gli effetti immediati dell'entrata in vigore del decreto legge che in quanto tale i magistrati sono tenuti ad applicare e ad osservare come qualsiasi disposizione di legge», ha detto Maurizio Carbone, segretario dell'Anm e pubblico ministero a Taranto.
Poi «verranno verificati nelle sedi opportune gli eventuali rimedi e la possibilità di sollevare conflitti di attribuzione o eccezioni di incostituzionalità laddove dovessero essercene i profili».
«CI SONO PERPLESSITÀ». Il decreto, secondo Carbone, «desta più di qualche perplessità oltre ad essere una forte assunzione di responsabilità da parte del governo nel momento in cui ritiene di superare i provvedimenti giudiziari e la situazione di pericolo esistente attraverso l'intervento normativo».
Inoltre «vanifica gli effetti di provvedimenti cautelari sui quali era già intervenuto un giudicato cautelare nel senso che il sequestro preventivo di luglio è stato giudicato dal riesame e verso il provvedimento del riesame non è stato, da parte dell'Ilva, sollevato il ricorso in Cassazione».
«Solidarietà» alla magistratura tarantina è stata espressa la mattina del 3 dicembre da una delegazione dell'Italia dei valori guidata da Pierfelice Zazzera

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