Vincent
Giret 13 dicembre 2012 LIBERATION Parigi
François Hollande e
Angela Merkel hanno giocato un brutto scherzo all'Unione europea. Per una volta
d'accordo, la coppia franco-tedesca ha deciso ieri di insabbiare il dibattito
strategico sul futuro dell'Europa. Un dibattito rinviato, accantonato, anzi vietato.
I ventisette infatti
avevano preso l'impegno ad adottare entro la fine dell'anno una "tabella
di marcia" politica, che doveva precisare le grandi tappe di
un'"integrazione solidale", per riprendere un'espressione sibillina
cara al presidente Hollande. Ma quale solidarietà finanziaria, quale capacità
di bilancio comune, quale controllo democratico?
Non si trattava di
decidere tutto né di lanciarsi in un'irresponsabile fuga in avanti, ma di
mettere in movimento tutte le istituzioni dell'Unione, e soprattutto di aprire
un grande dibattito di carattere pubblico.
Due sono i motivi
principali: questo è il prezzo da pagare per la sopravvivenza della zona,
infatti i ventisette hanno evitato la catastrofe decidendo ogni volta in
vertici detti "dell'ultima chance" un passo in avanti in materia di
solidarietà finanziaria fra gli stati membri; ma questa navigazione a vista – e
questa è la seconda motivazione – si è fatta sempre sotto la pressione dei
mercati, senza una visione politica e soprattutto alle spalle dell'opinione
pubblica.
In disaccordo sui
limiti di questo nuovo federalismo europeo, francesi e tedeschi hanno preferito
mettere la testa sotto la sabbia: Angela Merkel entra in un periodo elettorale
e non vuole correre alcun rischio; Hollande non ha alcuna intenzione di
riaprire vecchie ferite nella sua maggioranza. Fine del discorso.
Ma questa politica di
piccolo cabotaggio si basa su dei presupposti pericolosi, come se la crisi
fosse definitivamente alle nostre spalle e la popolazione del continente potesse
accontentarsi di una miope politica di rigore. (Traduzione di Andrea De Ritis )
Commento
L’ennesimo summit decisivo
“Il Consiglio europeo
del 13 e 14 dicembre discuterà un piano d’azione per completare l’unione
economica e monetaria, che sarà decisivo per risolvere la crisi dell’eurozona”,
scrive Maria João Rodrigues su Público:
dopo tre anni di
misure insufficienti che non hanno arrestato l’espansione della crisi,
finalmente sul tavolo sono arrivate proposte di grande portata. Ora il
Portogallo deve intervenire attivamente […] per evitare che la logica
intergovernativa si imponga nel processo decisionale, perché questo favorisce i
paesi più forti. Soltanto il metodo comunitario basato sull’iniziativa della
Commissione e sul ruolo del Parlamento può assicurare l’uguaglianza tra gli
stati Ue e tra i cittadini, oggi altamente compromessa.
“Sarà questo l’ultimo
vertice, preceduto da nervosissime riunioni istituzionali e parlamentari, di un
anno disagevole che l’Unione Europea chiude ora in un’atmosfera di cupe
inquietudini e allarmanti incertezze su tutto. Sul proprio futuro, la propria
identità, la propria integrazione o federalizzazione onirica”, scrive Enzo Bettiza su La Stampa.
Secondo Bettiza il vertice del 12 e 13 dicembre
continuerà a
spezzettarsi per quarantott’ore nelle confidenze di corridoio e nei discreti contatti
bilaterali. E’ nell’intimità diplomatica delle cene da separé che, evitato lo
scoglio greco e congelato per il momento il deficit spagnolo, i principali
protagonisti del vertice, tedeschi e francesi, affronteranno i due più grossi
"incidenti" che oggi minacciano coesione e tenuta internazionale
dell’Unione: la deriva politica dell’Italia e la contestazione euroscettica e
antiburocratica della Gran Bretagna.
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