Londra mercoledì, 04 Luglio 2012 - David Cameron chiude le porte alla
Grecia. E questa volta le posizioni del premier britannico nei confronti di
Atene hanno meno a che fare con lo stato precario dell'economia ellenica, ma
riguardano più da vicino le politiche di immigrazione e accoglienza di Londra.
Dopo la proposta di ricorrere alle urne per decidere se il Regno Unito debba abbandonare o meno l'Unione europea a 27 formulata in un articolo scritto dallo stesso primo ministro inglese sul Sunday Times di domenica 1 luglio, martedì 3 Cameron ha rilanciato le proprie posizioni antieuropee.
FRONTIERE CHIUSE CON LA GRECIA. Qualora Atene dovesse uscire dall'euro a seguito della crisi politica, sociale ed economica che attanaglia il Paese ellenico, ha fatto capire il premier conservatore, Londra non ha alcuna intenzione di accogliere cittadini greci in cerca di nuove opportunità Oltremanica.
«Sarei pronto a fare qualsiasi cosa per mantenere il Regno Unito un Paese sicuro, il nostro sistema bancario solido e la nostra economia fiorente», ha assicurato l'inquilino del numero 10 di Downing street parlando alla Camera dei Comuni.
Una volontà di mettere gli interessi britannici sempre al primo posto adottando una linea intransigente in politica estera che non è un fatto nuovo per Cameron.
Dopo la proposta di ricorrere alle urne per decidere se il Regno Unito debba abbandonare o meno l'Unione europea a 27 formulata in un articolo scritto dallo stesso primo ministro inglese sul Sunday Times di domenica 1 luglio, martedì 3 Cameron ha rilanciato le proprie posizioni antieuropee.
FRONTIERE CHIUSE CON LA GRECIA. Qualora Atene dovesse uscire dall'euro a seguito della crisi politica, sociale ed economica che attanaglia il Paese ellenico, ha fatto capire il premier conservatore, Londra non ha alcuna intenzione di accogliere cittadini greci in cerca di nuove opportunità Oltremanica.
«Sarei pronto a fare qualsiasi cosa per mantenere il Regno Unito un Paese sicuro, il nostro sistema bancario solido e la nostra economia fiorente», ha assicurato l'inquilino del numero 10 di Downing street parlando alla Camera dei Comuni.
Una volontà di mettere gli interessi britannici sempre al primo posto adottando una linea intransigente in politica estera che non è un fatto nuovo per Cameron.
Cameron: pronti a
inasprire i controlli doganali per i greci
Questa
volta, l'isolazionismo di Londra rischia di andare a scapito della Grecia. Come
evidenziato dal Guardian, a domanda diretta proveniente dal parlamentare
laburista Keith Vaz circa la possibilità di restringere i diritti dei cittadini
greci intenzionati a recarsi in Gran Bretagna, la risposta del premier conservatore
ha lasciato pochi dubbi in proposito.
«Spero che non si debba arrivare a questo, ma i poteri legali per farlo ci sono nel caso di particolari difficoltà e tensioni. Bisogna essere pronti a tutto visto che oggi c'è molta incertezza nel mondo». E che l'eventualità di chiudere parzialmente all'arrivo dei greci Oltremanica sia stata contemplata dalle autorità di Londra lo ha ricordato l'Huffington Post.
«Spero che non si debba arrivare a questo, ma i poteri legali per farlo ci sono nel caso di particolari difficoltà e tensioni. Bisogna essere pronti a tutto visto che oggi c'è molta incertezza nel mondo». E che l'eventualità di chiudere parzialmente all'arrivo dei greci Oltremanica sia stata contemplata dalle autorità di Londra lo ha ricordato l'Huffington Post.
PAURA
PER IL FLUSSO MIGRATORIO.
Già a maggio, infatti, l'Home office - il ministero degli Interni
britannico - aveva messo in guardia circa un possibile incremento dell'afflusso
di immigrati nel Regno Unito provenienti dalla Grecia e da altri Paesi europei
per effetto diretto della crisi della moneta unica.
Un allarme non ancora fondato su alcun dato ufficiale, come ha messo in risalto il Financial Times, ma ritenuto sufficiente dal ministro Theresa May per suggerire l'adozione di controlli più restrittivi per i greci in arrivo in Gran Bretagna venendo subito accusata dalla stampa britannica di «mettere a repentaglio la sicurezza delle vacanze elleniche dei cittadini britannici».
LONDRA META PER I LAVORATORI. Qualora Atene dovesse lasciare l'euro e andare in bancarotta, prospettiva tutt'altro che remota per un Paese in cui il tasso di disoccupazione toccava già il 22% a marzo con un crollo del 7,8% del Prodotto interno lordo previsto per il 2012, è probabile che Londra divenga una delle destinazioni preferite dai greci in cerca di lavoro.
Per il momento, tuttavia, ha sottolineato il Telegraph, sia Atene sia Londra fanno ancora parte dell'Europa a 27 pur rischiando o minacciando di uscirne in futuro.
AMMESSI LIMITI SOLO VERSO L'EST. «E al momento i cittadini dei Paesi membri dell'Ue hanno il diritto di trasferirsi e risiedere all'interno dell'Unione così come di lavorare in Gran Bretagna, salvo alcune restrizioni ancora vigenti per i Paesi dell'Est Europa appena entrati a Bruxelles».
Il quotidiano londinese, inoltre, ha notato come «molti greci abbiano cominciato a trasferire denaro dalle banche di Atene a quelle di Londra per tentare di salvaguardare i propri risparmi».
Un fenomeno che, vista la particolare attenzione dedicata da Cameron alla liquidità degli istituti di credito britannici, potrebbe convincere il premier inglese a rivedere parte dei propri timori nei confronti della Grecia.
Un allarme non ancora fondato su alcun dato ufficiale, come ha messo in risalto il Financial Times, ma ritenuto sufficiente dal ministro Theresa May per suggerire l'adozione di controlli più restrittivi per i greci in arrivo in Gran Bretagna venendo subito accusata dalla stampa britannica di «mettere a repentaglio la sicurezza delle vacanze elleniche dei cittadini britannici».
LONDRA META PER I LAVORATORI. Qualora Atene dovesse lasciare l'euro e andare in bancarotta, prospettiva tutt'altro che remota per un Paese in cui il tasso di disoccupazione toccava già il 22% a marzo con un crollo del 7,8% del Prodotto interno lordo previsto per il 2012, è probabile che Londra divenga una delle destinazioni preferite dai greci in cerca di lavoro.
Per il momento, tuttavia, ha sottolineato il Telegraph, sia Atene sia Londra fanno ancora parte dell'Europa a 27 pur rischiando o minacciando di uscirne in futuro.
AMMESSI LIMITI SOLO VERSO L'EST. «E al momento i cittadini dei Paesi membri dell'Ue hanno il diritto di trasferirsi e risiedere all'interno dell'Unione così come di lavorare in Gran Bretagna, salvo alcune restrizioni ancora vigenti per i Paesi dell'Est Europa appena entrati a Bruxelles».
Il quotidiano londinese, inoltre, ha notato come «molti greci abbiano cominciato a trasferire denaro dalle banche di Atene a quelle di Londra per tentare di salvaguardare i propri risparmi».
Un fenomeno che, vista la particolare attenzione dedicata da Cameron alla liquidità degli istituti di credito britannici, potrebbe convincere il premier inglese a rivedere parte dei propri timori nei confronti della Grecia.
Nuova stretta
sull'arrivo di cittadini stranieri
Ciò
nonostante, oggi Cameron e il Regno Unito appaiono sempre più isolati sullo
scenario europeo tanto in materia economica quanto in ambito di politiche
sull'accoglienza.
Così fra il previsto inasprimento dei controlli doganali alle frontiere britanniche, un giro di vite al fenomeno dell’immigrazione extraeuropea e i timori per un maggiore afflusso di cittaini turchi nel caso di un ingresso di Ankara nell’Ue, Londra pare pronta a opporsi anche all'arrivo dei greci.
MILIBAND STA CON CAMERON. Posizioni sulle quali, a sorpresa, si è allineato anche il leader dell'opposizione, Ed Miliband. Il 21 giugno, infatti, il leader dei Labour ha definito sbagliata la linea di apertura sull'immigrazione seguita dal proprio partito negli ultimi anni auspicando una restrizione nelle procedure di accoglienza per i cittadini dell’ Est Europa ritenuti responsabili di sottrarre occupazione agli inglesi anche per colpa degli stipendi più bassi spesso corrisposti agli immigrati polacchi, ungheresi o rumeni dai datori di lavoro d'Oltremanica.
LE AZIENDE CERCANO MANODOPERA. Il timore di Cameron, e a questo punto anche di Miliband, è che Atene divenga il nuovo spauracchio per Londra, con centinaia di migliaia di lavoratori qualificati pronti a fare rotta sul Regno Unito. Una tentazione alla quale le aziende britanniche, a caccia di manodopera a basso costo e meno consapevole dei propri diritti, potrebbero fare fatica a rinunciare nonostante le nuove sanzioni predisposte dal governo per chi assume lavoratori pagandoli meno del minimo salariale.
Una ragione in più, forse, per spingere Cameron ad augurarsi un'uscita del Regno Unito dall'Europa a 27 permettendo così a Londra di adottare una linea dura e autonoma sull'immigrazione non solo nei confronti dei greci, ma anche di tutti gli altri cittadini residenti nell'Ue. (Lorenzo Berardi)
Così fra il previsto inasprimento dei controlli doganali alle frontiere britanniche, un giro di vite al fenomeno dell’immigrazione extraeuropea e i timori per un maggiore afflusso di cittaini turchi nel caso di un ingresso di Ankara nell’Ue, Londra pare pronta a opporsi anche all'arrivo dei greci.
MILIBAND STA CON CAMERON. Posizioni sulle quali, a sorpresa, si è allineato anche il leader dell'opposizione, Ed Miliband. Il 21 giugno, infatti, il leader dei Labour ha definito sbagliata la linea di apertura sull'immigrazione seguita dal proprio partito negli ultimi anni auspicando una restrizione nelle procedure di accoglienza per i cittadini dell’ Est Europa ritenuti responsabili di sottrarre occupazione agli inglesi anche per colpa degli stipendi più bassi spesso corrisposti agli immigrati polacchi, ungheresi o rumeni dai datori di lavoro d'Oltremanica.
LE AZIENDE CERCANO MANODOPERA. Il timore di Cameron, e a questo punto anche di Miliband, è che Atene divenga il nuovo spauracchio per Londra, con centinaia di migliaia di lavoratori qualificati pronti a fare rotta sul Regno Unito. Una tentazione alla quale le aziende britanniche, a caccia di manodopera a basso costo e meno consapevole dei propri diritti, potrebbero fare fatica a rinunciare nonostante le nuove sanzioni predisposte dal governo per chi assume lavoratori pagandoli meno del minimo salariale.
Una ragione in più, forse, per spingere Cameron ad augurarsi un'uscita del Regno Unito dall'Europa a 27 permettendo così a Londra di adottare una linea dura e autonoma sull'immigrazione non solo nei confronti dei greci, ma anche di tutti gli altri cittadini residenti nell'Ue. (Lorenzo Berardi)
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