Andare avanti sulla
strada dell'austerità - insistendo solo sull'austerità - può essere molto
pericoloso per l'Italia. C'è il rischio, infatti, "di alimentare ulteriormente il ciclo di recessione
e di rinviare ancora l’inizio della ripresa economica e il risanamento
fiscale". A sottolinearlo è l’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro),
che nella sua scheda sull’Italia scrive che la pressione fiscale per ridurre il
deficit dovrebbe raggiungere il 45% nel 2012.
L’organizzazione
dell'Onu evidenzia che in Italia la ripresa è frenata dalla contrazione
dei consumo privati e che essa "è aggravata dal fatto che gli
stipendi crescono meno velocemente rispetto all’inflazione".
Dati tutt'altro
che rassicuranti sul debito pubblico - sottolinea l’Ilo - "è
schizzato dal 103% del Pil nel 2007 al 120% nel 2011. A seguito dell’aumento
dei tassi di interesse nazionali sono anche sorti dubbi sulla tenuta delle
finanze pubbliche". Con il secondo debito pubblico più alto dell’Ue,
l’Italia non può sottrarsi alle misure di risanamento di bilancio. Ma "anche
gli investimenti pubblici sono importanti per stimolare la domanda interna e
compensare gli effetti negativi delle misure di austerità". Insomma, è
necessario un equilibrio. Perché guardare solo al rigore dei conti pubblici
vorrebbe dire cancellare ogni speranza di ripresa economica.
Allarme
disoccupazione
La
disccupazione in Italia - evidenzia l'Ilo nel suo rapporto - raggiunge nel
quarto trimestre 2011 il livello più alto dal 2001, al 9,7%. Ma "il
tasso reale potrebbe essere più alto" perché ai quasi 2,1 milioni di
disoccupati si aggiungono 250mila lavoratori in cig". Allarme anche per i
giovani "neet", acronimo che identifica coloro che non studiano, non
lavorano e non frequentano corsi di formazione: in Italia "ha raggiunto il
livello allarmante di 1,5 milioni".
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