Pensare Globale e Agire Locale

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venerdì 6 luglio 2012

Romania: Dittatori da quattro soldi

Colpo di stato, atteggiamenti dittatoriali, l’offensiva politica del governo, che potrebbe portare alla destituzione del presidente Traian Băsescu, riaccende i timori di un ritorno a un regime autoritario. Ma per l’editorialista Mircea Vasilescu si tratta di un capriccio politico senza grande importanza, contro il quale però bisogna reagire.
Mircea Vasilescu 5 luglio 2012 ADEVARUL Bucarest

Non vi sarà un’altra dittatura. La situazione è simile al periodo in cui il potere era nelle mani della destra e si parlava di una “dittatura Băsescu” [presidente della Romania dal 2004].

I tempi in cui si comprava il cibo con le tessera di razionamento [sotto Nicolae Ceauşescu] non torneranno più. Lo stesso discorso vale per l’epoca in cui non si osava dire quello che si pensava, per paura di essere denunciato al partito e alla Securitate. Ma la situazione non è comunque delle migliori.

Non vi sarà un’altra dittatura. Traian Băsescu ha voluto essere un “presidente giocatore” ma ha giocato male. Ha parlato molto senza dire nulla e ha creato molti conflitti. Oggi il suo “stile” conflittuale si ritorce contro se stesso. L’Usl [Unione social-liberale] e il suo governo [diretto da Victor Ponta] hanno avviato un’offensiva per ottenere le dimissioni del presidente – a quanto pare il loro unico vero progetto. E per realizzarlo stanno calpestando le regole democratiche e le istituzioni dello stato di diritto. Possono farlo e quindi lo fanno.

Se riusciranno a far dimettere Băsescu [un voto è previsto al parlamento il 6 luglio], cambieranno molto probabilmente anche la costituzione, che per loro significa esattamente quello che significava la proprietà privata per Ion Iliescu [ex presidente di sinistra negli anni Novanta], un “capriccio”. E la cambieranno come vuole Crin Antonescu [eletto presidente del senato il 3 luglio], eliminando completamente le prerogative del presidente o passando a una repubblica parlamentare, così da permettere al futuro presidente Crin Antonescu di dormire tranquillamente a Cotroceni [il palazzo presidenziale] in un tripudio di autocompiacimento. I suoi stessi colleghi si rendono conto che sarebbe inopportuno affidargli un qualche compito ufficiale e meno che mai mandarlo al Consiglio europeo, almeno fino a quando non sarà in grado di sostenere una conversazione in una lingua straniera.

Nel frattempo Ponta non sembra molto interessato alla propria carriera politica, che sembra rovinare ogni giorno di più. Dopo essere entrato nella storia come il “più giovane primo ministro” [ha 39 anni] ed essersi fatto fotografare al Consiglio europeo [vi si è recato il 28 giugno al posto del presidente Băsescu e contro la volontà di quest’ultimo] sembra avere esaurito tutti i suoi obiettivi politici. Di fatto non potrà diventare un vero dittatore, perché manca di carattere autoritario.

L’accusa di plagio [per la sua tesi di dottorato in diritto] lo accompagnerà per tutta la sua carriera. Indipendentemente dalla conclusione ufficiale della commissione etica, Ponta è ormai finito da un punto di vista morale, e nell’Unione europea la morale in politica ha il suo peso. E Ponta lo sa bene. Di conseguenza continua a giocare nel paese il suo ruolo di piccolo dittatore di transizione, spinto a prendere alcune decisioni dal sistema di partiti che è dietro di lui. The Economist aveva ragione: Ponta finirà nel dimenticatoio o su un binario morto della politica. E anche questo il primo ministro lo sa bene e di conseguenza non sarà contento di cedere il suo posto a qualcun altro, che sappia veramente approfittare del sistema partito-stato autoritario che si sta costruendo in questo momento.

Nel frattempo però l’immagine della Romania ha già cominciato a degradarsi sul lungo periodo. Il rating del paese continua a scendere, il programma di misure economiche decise con l’Fmi e la Commissione europea si è bloccato, e questo significa la fine degli aiuti internazionali. Il debito estero è già molto elevato e i nostri figli dovranno pagarne le conseguenze. È possibile anche che una parte dei fondi che abbiamo ottenuto (molto pochi visto che siamo incapaci ad attirarne di più) venga sospesa.

L’ambasciatore americano ha apertamente espresso la sua preoccupazione: “La stabilità delle istituzioni dello stato è fondamentale per la Romania e per il suo futuro”. Ben presto gli investitori cominceranno a ritirarsi e altri rinunceranno a venire in un paese instabile, dove il governo non risolve i veri problemi ma si ostina a fare la guerra al presidente. E dove la giustizia è calpestata dal primo ministro e dalla maggioranza parlamentare.

No, non vi sarà una dittatura perché c’è un parlamento. Certo l’opposizione parlamentare potrebbe essere ridotta all’1 per cento, come vorrebbe Antonescu, ma continueremmo ad avere delle elezioni “democratiche”. Probabilmente sul modello della Bielorussia o della Serbia di Milosevic. Chi potrebbe opporsi a questa situazione? In ogni modo la stampa non ha più l’influenza che aveva negli anni Novanta e potrebbe anche essere imbavagliata da una legge sulla stampa. La società civile e i cittadini devono risvegliarsi adesso per difendere lo Stato di diritto e la democrazia. E se ci troveremo di nuovo a dover comprare del cibo con la tessera di razionamento, allora sarà troppo tardi.       (Traduzione di Andrea De Ritis)

Contrappunto

Un colpo di Stato?


Il 6 luglio il parlamento rumeno si appresta a votare la sospensione del presidente Traian Băsescu, una misura che per essere definitiva dovrebbe comunque essere confermata da un referendum. Un colpo di stato non violento? No, risponde l’editorialista Victor Ciatacu sul Jurnalul Naţional:

La propaganda in favore di Băsescu sembra sempre più forte e determinata che mai a sostenere che in Romania si sta assistendo a un colpo di stato. [...] Ma a parte la rapidità, quale altro elemento in grado di definire un colpo di stato si può ritrovare in questo caso? Nessuno! Dove in questo pianeta e nelle zone limitrofe si è visto un colpo di stato parlamentare, dibattuto in commissione e messo ai voti? E dove la vittima del presunto colpo di stato [il presidente Băsescu] appare in televisione e minaccia chi avrebbe l’intenzione di usurparlo della sua funzione? Chissà, forse nella costellazione dei Giganti. [...] Anche se la costanza non è la caratteristica principale dell'azione politica in Romania, fare un po’ di attenzione ai dettagli non farebbe male di certo.

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