Pensare Globale e Agire Locale

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lunedì 16 luglio 2012

ITALIA – Il Silvio resuscita Forza Italia

Berlusconi dice addio al nome Pdl.
Domenica, 15 Luglio 2012 - Popolo della libertà addio.
È dalle pagine della Bild che Silvio Berlusconi ha deciso di annunciare la fine della sua ultima creatura politica per tornare a Forza Italia.
Che il Cavaliere fosse convinto che il marchio Pdl non funzionasse ormai si sapeva.
Tra i vertici del partito da giorni, da quando cioè ha annunciato il suo ritorno in campo, sono cominciate a circolare bozze del nuovo simbolo, con annesso toto-nome: avrebbe rievocato il vecchio Forza Italia. Ma in pochi si aspettavano che fosse proprio quello.
RIPARTE IL PROGETTO LIBERAL. Un ritorno al passato quindi.
E proprio lunedì 16 luglio a villa Gernetto, a pochi passi da Milano, è in programma un summit riservatissimo con vecchi forzisti, come Antonio Martino, e premi Nobel per discutere di Ue ed Euro. E probabilmente del suo futuro politico e di tutto il Pdl.
Tutti temi che servono per far riparture il progetto liberal degli Anni 90 che incontra però l'opposizione di ex An e 'frondisti', come Beppe Pisanu.
MARETTA INTERNA. Un'operazione che i 'notabili' del partito non però hanno visto di buon occhio, temendo lo «sfoltimento» dei ranghi alti del Pdl.
Gli ex An sono sul piede di guerra: l'idea di confluire in una 'nuova Forza Italia' non li ha convinti. E non manca chi ha raccontato che i 'colonnelli' Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli stiano anche minacciando di andarsene.
Insofferenza anche per i 'frondisti' come Beppe Pisanu e Claudio Scajola, a cui guarda con interesse l'Udc di Pier Ferdinando Casini. Fuori dai giochi finirebbe, poi, lo storico nemico interno di Berlusconi: l'ex ministro Giulio Tremonti, di cui il segretario Pdl Angelino Alfano ha detto di «non avere più notizie».

«Io vittima dei magistrati di sinistra»


Silvio ne ha avute per tutti: dalla crisi al bunga bunga.
Non si è certo limitato a parlare del futuro del suo partito.
Nulla di nuovo, in realtà: il Cavaliere ha ripetuto i suoi leitmotiv preferiti.
È stato un fiume in piena.
CAMPAGNA DI DIFFAMAZIONE. Ha attaccato la magistratura e si è considerato «una vittima della giustizia nell'affaire del cosiddetto bunga bunga». Per Silvio si è trattato «di una campagna di diffamazione da parte della magistratura, che in parte è di sinistra».
Le ragazze coinvolte - ha tuonato - sono accusate di prostituzione «anche se hanno solo ballato, come in tutte le discoteche del mondo».
IL NODO MINETTI. Parole affermate nel giorno in cui Alfano ha scaricato proprio il consigliere regionale Nicole Minetti  imputata nel processo Ruby per induzione e favoreggiamento della prostituzione (ma la rete difende Nicole).
Ed è convinto di una cosa: «Tutte le accuse si dissolveranno nel nulla, come negli altri processi, che sono stati fatti contro di me».
Quindi ha snocciolato un po' di numeri: «Erano più di 50 o io ho pagato più di 428 milioni di euro per avvocati e consulenze giuridiche. Non credo che qualcun altro oltre me avrebbe resistito a così tanti attacchi».

«Si avverte una certa egemonia tedesca»


Non sono mancate parole sulla crisi europea.
Berlusconi si è «augurato una Germania più europea e non un'Europa più tedesca». Quindi la critica alla cancelliera Angela Merkel per «un'eccessiva politica di risparmio».
Anche perché «al momento si avverte una certa supremazia tedesca in Europa». E proprio per questo «noi auspichiamo da Berlino una politica europea lungimirante, solidale e aperta».
RAPPORTI CORDIALI CON MERKEL. Nessun problema comunque con la cancelliera: «Ho un cordialissimo rapporto con la Signora Merkel. La stimo per la sua franchezza, la sua serietà, la sua competenza, la sua dedizione».
Il sì al progetto dello scudo anti-spread, per il Cavaliere, non è una vittoria contro il governo tedesco: «Nessun trionfo contro la Germania. Non l'abbiamo mai vista così né io né il Presidente Monti. Il trionfo sarà di tutti se riusciremo a uscire dalla crisi e se l'Europa sarà finalmente più forte, più unita, più solidale».
«LA FINE DELL'EURO? SAREBBE UNA SCONFITTA». Eccolo Berlusconi che ritorna europeista convinto, anzi, lui ha detto di esserlo sempre stato: «Non ho mai pronunciato la frase 'stampiamo soldi', almeno in questa formulazione così grossolana. Ma con l'euro la bilancia commerciale della Germania è migliorata, quella dell'Italia è peggiorata. Un ritorno alle valute nazionali mi pare comunque improbabile. Si tratterebbe in ogni caso della sconfitta - che nessuno può augurarsi - del progetto storico di un'Europa unita».
«CREARE UN CLIMA DI FIDUCIA». Secondo l'ex presidente del Consiglio la crisi «è impregnata di una sorta di profezia che si auto-avvera, cioè il fattore psicologico è una delle cause principali della crisi».
Allora per uscire come si fa? «Io invece sono del parere che sia compito di un governo creare un clima di ottimismo e fiducia».
«HO SALVATO L'ITALIA DAL COMUNISMO». Non è comunque mancato un elogio al suo governo («Se noi abbiamo di nuovo sotto controllo il nostro bilancio statale è in gran parte grazie al mio governo») e dell'importanza della sua discesa in campo: «18 anni fa ho salvato l'Italia dal comunismo. Questa è la verità storica e ne sono fiero».
Ha ammesso di essere stato «l'unico leader europeo ad avere eccellenti rapporti al tempo stesso con la Russia e con gli Stati Uniti d'America» e ha ricordato di aver «fatto sentire il peso di questa amicizia in ogni circostanza in cui è servito alla pace e alla sicurezza nel mondo».
La situazione in Siria è molto complicata, ma non senza speranza. Nei prossimi giorni avrò un incontro privato con Putin, e ne parleremo. Mi vede un po' come suo fratello maggiore. Insieme parliamo di tutto. Lo afferma Silvio Berlusconi in una intervista alla Bild.

«Mio passo indietro per le riforme»


Il 16 novembre 2011, Berlusconi si è dimesso da presidente del Consiglio. Al suo posto a Palazzo Chigi si è insediato Mario Monti.
«Non sono rimasto traumatizzato dalla perdita di potere», ha affermato anche perché il premier in Italia «non ha alcun potere».
La Costituzione, infatti, «non gli permette neppure di sostituire un proprio ministro. Avevo potere prima del 1994, quando facevo solo l'editore televisivo».
«MAGGIORANZA AMPIA PER MONTI». Infine un commento proprio su Monti. «La sua forza principale sta nell'avere il più ampio supporto che mai un presidente del Consiglio abbia avuto. Ed è questo il principale motivo che mi ha spinto a fare un passo indietro: volevo consentire l'approvazione di riforme anche costituzionali».
«SERVE OTTIMISMO». I giornalisti tedeschi l'hanno però incalzato sulle sue responsabilità nella crisi, e lui ha risposto: «Sono stato il primo, fra i leader occidentali, a denunciare la pericolosità della crisi finanziaria globale e a sostenere la necessità di introdurre delle riforme. Il mio governo ha fatto molto per i giovani imprenditori e ha realizzato riforme coraggiose come quelle sulle pensioni, sulla scuola, sull'università. Se i conti della nostra finanza pubblica sono sotto controllo, lo si deve in buona parte al mio governo»

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