intervento Di
Felice Carlo Besostri nel dibattito aperto da Tronti sull'unita' "Superare
le 2 sinistre
BEAUCOUP D’ENNUIS À GAUCHE
Con la pubblicazione dell’articolo di Mario Tronti “È ora di superare le due
sinistre”, l’Unità ha aperto un dibattito su un argomento centrale per il
futuro della sinistra, che deve continuare anche in altre sedi, come una nuova
edizione degli Stati Generali della Sinistra, dopo quella del febbraio 1998 a
Firenze, le cui speranze furono grandemente deluse nel decennio successivo.
Anche allora il tema era il superamento delle due sinistre e la loro
ricomposizione nel socialismo europeo. Quelle sinistre non erano le stesse di
oggi: la dicotomia comunismo - socialismo è stata risolta dalla storia, certo
con il crollo del Muro di Berlino, ma prima con gIi scioperi di Danzica del
1980 e la nascita di Solidarność.
Restano ancora problemi aperti, tanto che, almeno in Italia, le parole socialdemocrazia e socialdemocratico hanno una valenza negativa anche presso chi è passato dal comunismo al liberalismo liberista, senza fare, appunto, almeno una pausa socialdemocratica.
Ora, e con ragione, si criticano le Terze Vie di Blair e il Nuovo Centro di Schröder, dimenticandosi che erano, proprio per le loro politiche, gli interlocutori principali, con il Presidente Clinton, negli scenari di Ulivo Mondiale.
Il superamento ora riguarda “da un lato la radicalizzazione
movimentista no-global e new global e dall’altra le Terze Vie e il neue Mitte”
(Tronti, Unità 5/7/12), superamento necessitato dall’impotenza dei due
atteggiamenti di trasformarsi in politica, specialmente economica, alternativa
alla dominante neo-liberista. L’austerità, con tagli a welfare, intervento
pubblico in economia e retribuzioni dei lavoratori, colpisce direttamente le
masse popolari e le classiche politiche socialdemocratiche.
La stessa espressione Neue Mitte, Nuovo Centro, esprime anche spazialmente il concetto che la socialdemocrazia moderna non fosse più confinabile a sinistra. In Germania la sinistra SPD gridò al tradimento della socialdemocrazia, invocando la fedeltà al Programma di Bad Godesberg che, per la grande maggioranza della sinistra italiana, era la prova del tradimento socialdemocratico. Terze Vie e Neue Mitte sono sorte sì a sinistra, ma per superarne angustie e arcaismi.
L’abbandono della sinistra ha semmai analogie con l’operazione della
nascita del PD, esplicito nel cambiamento di nome al Partito: né Schröder né
Blair osarono tanto. Le Terze Vie, i Nuovi Centri e il PD non si collocano a
sinistra, ma semmai nel centro-sinistra. Parlare, quindi, di superamento delle
due sinistre con questi termini di confronto è filologicamente e
ontologicamente sbagliato, tanto più che SPD e Labour hanno abbandonato quelle
posizioni.
Le due sinistre da riconciliare in Europa sono altre, cioè il movimentismo radicale e il socialismo democratico. In Italia, la prima delle due è rappresentata dalle forze che provocarono la fine dei governi dell’Ulivo nella XIII legislatura e la fine prematura della XV legislatura, e che ora rifiutano, di fatto, di proporsi come forze di governo.
La sinistra “socialista
democratica”, per usare parametri europei, semplicemente non esiste come forza
organizzata con peso elettorale e rappresentanza istituzionale. Si crea così un
circolo vizioso tra la non visibilità delle proposte politiche e/o
programmatiche dell’area socialista e l’impossibilità di affrontare i nodi
della sinistra italiana, nodi che non possono essere risolti in ottica europea
senza un apporto socialista.
La sinistra italiana, senza distinzioni tra
riformatori e antagonisti, socialisti e comunisti, ambientalisti,
liberaldemocratici e social-cristiani, è la più debole d’Europa: non
rappresentata nel Parlamento nazionale né in quello europeo.
Sarebbe però un
errore far risalire la debolezza della sinistra italiana ai disastrosi
risultati delle elezioni nazionali del 2008 ed europee 2009: la debolezza della
sinistra italiana non è un fatto contingente, recente e transitorio bensì
storico e strutturale.
La sinistra in Italia non si è mai proposta per il
governo del paese con un suo programma, con suoi uomini o donne alla guida del
governo per poterlo realizzare, non è mai stata una alternativa di governo,
come è norma quando la sinistra è rappresentata da un partito socialista,
socialdemocratico o laburista.
Questa – e non altra – è la non risolta
questione socialista della sinistra italiana, da non confondersi con lo spazio
politico da assegnare ai socialisti
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