Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


giovedì 19 luglio 2012

ITALIA-FRANCIA: Hollande mette con le spalle al muro la Peugeot, Marchionne in Italia fa quel che gli pare.

Con l’inizio dell’estate si riapre la questione del fermo degli stabilimenti Fiat, in particolare è stata annunciata la chiusura dello stabilimento di Pomigliano dal 20 al 31 di agosto. Questo è il comunicato che è stato trasmesso dalla FIAT che sarebbe costretta alla cassa integrazione a causa dei pessimi risultati del mercato automobilistico europeo – 6,30% nel primo semestre dell’anno. La situazione è ben più grave se si fa riferimento al mercato italiano che ha registrato a giugno – 24,4% e -19,7% nel primo semestre del 2012. I livelli di vendita sono scesi, soprattutto a causa del crollo del mercato delle city car con Panda e 500 che rappresentano il 60% della quota di mercato.
Queste notizie fanno temere che la situazione potrebbe anche peggiorare, infatti, i vertici della FIAT avvertono che nei prossimi mesi sarà tenuta sotto controllo la situazione degli stabilimenti italiani che saranno oggetto di continuo monitoraggio.

La tensione è cresciuta a tal punto che i dipendenti dello stabilimento di Piedimonte San Germano, vicino a Cassino, in provincia di Frosinone hanno intrapreso uno sciopero di 8 ore per contestare l’ipotesi di accorpamento della fabbrica con il nuovo stabilimento di Pomigliano.

A guidare la protesta è la FIOM, che ha organizzato una manifestazione nella piazza di Piedimonte San Germano; l’accorpamento delle fabbriche punterebbe al licenziamento di oltre 2000 dipendenti considerati in esubero

La decisione di procedere con la cassa integrazione ha messo in agitazione i sindacati che interpretano il fatto solo come il preludio alla chiusura definitiva dello stabilimento. A parlare per ora sono solo sindacati e Cobas mentre nessuna reazione è arrivata dal Governo e dai suoi ministri.

Da anni è chiaro ed evidente che la FIAT, finito l’assistenzialismo di stato, non ha più alcun interesse a mantenere i propri stabilimenti in Italia, ma potrebbe definitivamente delocalizzare la produzione all’estero.

Qualcuno potrebbe obiettare che non si può costringere Fiat a produrre in Italia se il mercato dovesse cedere altri punti di mercato, ma è anche vero che se ora la Fiat ha potuto resistere e crescere e anche merito dello stato italiano e dei soldi che ha ricevuto dai contribuenti italiani.

Lo stesso problema si è posto in Francia con gli stabilimenti della Peugeot a Aulnay-sous-Bois, vicino a Parigi, che la scorsa settimana hanno dichiarato di voler tagliare 8000 posti di lavoro e di chiudere lo stabilimento. A intervenire però è stato lo stesso presidente francese Francois Hollande che, in un’intervista rilasciata ai canali televisivi TF1 e France 2 si è schierato dalla parte dei lavoratori affermando lo Stato non lo permetterà, il piano non è accettabile e va rinegoziato” poi senza pensare troppo alla forma ha dichiarato “È troppo facile dire che la colpa è del costo del lavoro, ci sono state delle scelte strategiche che non sono state felici”. Hollande non ha neppure rinculato a esprimere il proprio parere negativo in merito alla politica di distribuzione dei dividendi che avrebbe potuto privilegiare gli investimenti invece di favorire i suoi azionisti.

E in Italia cos’ha fatto finora la politica per difendere il futuro dei lavoratori e delle loro famiglie? La risposta è molto semplice: nulla. Quindi non c’è proprio da stupirsi se il nostro poco amato Sergio Marchionne possa permettersi di fare in Italia esattamente quello che vuole, prendee accordi in dergoa ai contratti nazionali, chiudere uno stabilimento o minacciare di sposare la produzione se qualcosa non gli è congeniale. Basti ricordare che dietro Marchionne non ci sono altro che gli Agnelli che per generazioni hanno beneficiato degli atiuti provenienti dalla casse dello Stato italiano, hanno goduto di privilegi e favori, sono stati agevolati in ogni modo con le commesse statali e ora, come Ponzio Pilanto, se ne lavano le mani.

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