Pensare Globale e Agire Locale

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giovedì 12 luglio 2012

EUROZONA - Spagna come la Grecia

Il salvataggio danneggerà i piccoli investitori.
di Barbara Ciolli

Il salvataggio delle banche spagnole costerà caro soprattutto ai “soliti noti”, contribuenti e i piccoli risparmiatori.
Le condizioni imposte a Madrid da Bruxelles in cambio del prestito di 100 miliardi di euro – 30 miliardi dei quali da versare alla fine di luglio 2012 - sono durissime e stanno tutte nero su bianco, in una bozza di memorandum, filtrata dai palazzi della Commissione europea.
In ballo non ci sono solo i nuovi tagli draconiani alla spesa, annunciati dal premier Mariano Rajoy in parlamento proprio l'11 luglio.
Secondo le indiscrezioni, qualsiasi istituto iberico che prenderà aiuti stranieri dovrà garantire, «prima di ricevere il denaro», di aver assorbito, «nella misura massima possibile», le perdite da capitale e da strumenti ibridi. Per riuscirci le banche sarebbero costrette, da un'altra clausola del protocollo, a disfarsi delle azioni privilegiate e delle obbligazioni subordinate nei loro portafogli.
PICCOLI INVESTITORI SALASSATI. Nel primo caso, si tratta di azioni sulle quali i possessori hanno particolari privilegi sul diritto agli utili e sulla liquidazione. Nel secondo, invece, si intendono quei titoli che, in caso di fallimento della società emittente, vengono rimborsati per ultimi. Entrambe le tipologie - le privilegiate e le obbligazioni subordinate - sono meno sicure di azioni e bond ordinari.
Il problema però è che, in Spagna, questi strumenti finanziari cosiddetti ibridi sono finiti in mano per lo più a piccoli investitori, attraverso operazioni effettuate tramite sportelli bancari locali, in misura maggiore che in altri Paesi europei.
HAIRCUT DEI CAPITALI A RISCHIO. Secondo i dati della Banca centrale di Spagna, si tratterebbe di prodotti per circa 67 miliardi di euro. Una cifra che, secondo la «ripartizione degli oneri» pretesa da Bruxelles, dovrebbe essere abbattuta con una sorta di haircut, in cambio della ricapitalizzazione.
Se così avverrà, i prodotti saranno svalutati. E, per chi li ha in tasca, sarà un vero salasso.

Ricapitalizzazione europea in cambio di tagli: il doppio salasso spagnolo


Dopo la fuga di notizie, la Commissione europea ha ammesso la «partecipazione dei privati» nella operazione di ricapitalizzazione delle banche spagnole, ma ha smentito «un contributo iniquo da parte dei contribuenti». «I titolari dei depositi non parteciperanno alla suddivisione del fardello di debito e i creditori privilegiati non saranno coinvolti», ha precisato Bruxelles per calmare le acque. Già di per sé molto agitate.
PRESTITO E AUSTERITY. La possibilità (più che concreta) che siano i cittadini a pagare per le banche si aggiunge agli ultimi annunci dell'austerity voluta da Rajoy per portare il deficit statale sotto il 3%.
A cominciare dalla cancellazione della tredicesima per i dipendenti pubblici, che avranno anche meno ferie e permessi sindacali, tagli ai sussidi di disoccupazione e alle agevolazioni per l'acquisto di una casa, Iva dal 18% al 21%. Ma in programma c'è anche la privatizzazione di porti, aeroporti e ferrovie: il pacchetto, presentato l'11 luglio dal governo in parlamento, prevede risparmi sulla spesa pubblica per 65 miliardi di euro, entro il 2014.
Un percorso, ha precisato il commissario europeo agli Affari monetari Olli Rehn, che è «parallelo», e dunque slegato, dal piano di risanamento delle banche sul quale i ministri dell'Ecofin hanno appena raggiunto un'intesa.
PRESSIONI DA TRIPLA A. Sarà, ma sempre nella bozza di memorandum sul maxi-prestito per la ricapitalizzazione, a scopo cautelativo i governi europei avrebbero infine decido di inserire una sezione sugli impegni presi da Madrid, per il risanamento del bilancio statale.
«Vi è uno stretto rapporto tra squilibri macro-economici, finanze pubbliche e salute nel settore finanziario», è uno dei passaggi del protocollo d'intesa, del quale i quotidiani El Pais, Wall Street Journal e Financial Times hanno preso visione e pubblicato alcuni stralci.
Le pressioni, per imporre a Madrid condizioni stringenti, sarebbero arrivate soprattutto da Paesi dalla tripla A come la Finlandia, che, in cambio dell'approvazione del memorandum, hanno preteso forti garanzie.

Piccoli risparmiatori strozzati e governo sotto ricatto


Formalmente, i governi hanno chiesto alla banche iberiche di far pulizia nei loro portafogli degli investimenti a rischio, così da tutelare il prestito internazionale, a carico dei contribuenti.
Ma è chiaro che, in Spagna, i contribuenti sono, in larga parte, anche i piccoli risparmiatori che si troveranno a breve con le spalle al muro. Questo gatto che si morde la coda, strozzando l'economia reale, ha reso i cittadini spagnoli sempre più simili ai greci.
LA TROIKA VA A MADRID. Accettando gli aiuti, infatti, l'esecutivo di Madrid e le autorità bancarie sono finite dentro agli ingranaggi della Troika. Prima dell'erogazione del prestito, i capitali degli istituti indebitati saranno passati al setaccio da Bruxelles. Poi, ogni tre mesi, Rajoy dovrà rendere conto del salvataggio ai creditori internazionali.
In Spagna, la triade di controllori internazionali di Unione europea, Banca centrale europea (Bce) e Fondo monetario internazionale (Fmi) che vigila su Atene avrà anche il potere, con l'Autorità bancaria europea (Eba), di «fare sopralluoghi in tutte le istituzioni finanziarie beneficiarie del prestito, per monitorarne il rispetto».
BANCHE E GOVERNO COMMISSARIATO. Dopo la firma del memorandum di Madrid, durante il prossimo vertice dell'Eurogruppo del 20 luglio, il ministro delle Finanze spagnolo Luis de Guindos potrebbe dunque diventare un passacarte di Bruxelles.
La prima tranche di 30 miliardi del fondo salva-Stati europeo (Efsf-Esm), ha precisato Rehn, potrà essere usata solo come «riserva contingente», per le emergenze. I soldi veri arriveranno solo in autunno. Dopo aver svolto stress-test e piani dettagliati per i singoli istituti, in primis Bankia con i suoi 19 miliardi di buco. E stangato i risparmiatori comuni.

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