Pensare Globale e Agire Locale

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martedì 17 luglio 2012

RUSSIA - Ong, il governo russo imita gli Usa

Spie, la nuova paranoia di Putin.
Kiev Lunedì, 16 Luglio 2012-  Qualcuno l’ha definita una normativa liberticida che metterà in ginocchio tutte le organizzazioni non governative (Ong) operanti in Russia. Altri dicono che è il frutto della volontà di minimizzare il rischio di rivoluzioni colorate foraggiate dall'estero sul modello già sperimentato in Georgia e Ucraina. E c’è chi rileva che si tratti di una soluzione che hanno già adottato altri per rendere più trasparente l’operato di chi agisce politicamente in un Paese, ma è finanziato da un altro.
PROTESTE PER LA LEGGE SULLE ONG. La nuova legge sulle Ong attive in Russia approvata venerdì 13 luglio ha scatenato una serie di reazioni in patria e in Occidente: la normativa definisce espressamente i soggetti interessati come «agenti stranieri» e li obbliga a registrarsi indicando la propria attività, le fonti dei finanziamenti e li espone a un rigido controllo da parte delle autorità russe.
La polemica maggiore è stata scatenata ovviamente proprio dall'etichetta «agenti stranieri» che richiama i film di spiongaggio e la Guerra fredda ed è stata veicolata con vigore dai critici della legge - da chi si occupa di ecologia come Greenpeace a chi controlla i brogli elettorali come Golos - preoccupati che tutte le Ong possano ormai tranquillamente levare le tende da Mosca e dintorni.
LA RUSSIA SEGUE L'ESEMPIO DEGLI USA. Il Cremlino ha minimizzato, ricordando che la legge non è affatto un giro di vite, quanto un adeguamento agli standard americani: dal 1938 negli Stati Uniti vige infatti il Foreign agent registration act, che obbliga le persone che rappresentano gli interessi di poteri stranieri e agiscono a livello politico e di opinione pubblica a registrarsi presso il ministero della Giustizia.
Adottato per limitare la propaganda nazista quasi 80 anni fa, il provvedimento non è mai stato abbandonato. Anzi, è servito nel 2011 a condannare a due anni di galera un cittadino pakistano per attività di lobby illegale: Syed Ghulam Nabi Fai è stato giudicato colpevole di aver ricevuto fondi dall’Isi, il servizio segreto pakistano, e aver perorato la causa del Kashmir in ambienti governativi proprio in violazione del Registration act.

Per il Cremlino gli agenti non sono solo gli spioni


Insomma, come Washington, Mosca sostiene che si tratti di tenere sotto controllo i finanziamenti e le attività che possono essere in contrasto con gli interessi nazionali. E che la denominazione di «agenti» nella sola accezione di spioni è insomma fuorviante, visto che non è solo un problema di spie in senso stretto, ma di identificare chi agisce sovvenzionato da un’altra bandiera che non sia il tricolore che sventola sul Cremlino. E in russo, come in altre lingue, esistono agenti immobiliari, d’assicurazioni e via dicendo.
MOSCA NON VUOLE INTERFERENZE ESTERE. Non è però solo una questione linguistica. Da un lato le preoccupazioni delle Ong sono fondate, anche solo per il fatto che maggiori passaggi burocratici non facilitano e accelerano il loro lavoro. Dall’altro l’attività delle oltre 200 mila organizzazioni presenti in Russia ha necessità di essere regolamentata e controllata.
E, nel farlo, gioca davvero un ruolo importante il timore che lobby e gruppi finanziati dall’estero possano interferire nell’andamento della politica interna.
Se lo sbocco in un cambiamento di regime come a Tbilisi e Kiev è a Mosca altamente improbabile, Vladimir Putin non ha certo intenzione di aprire corridoi a chi considera suoi avversari.
PUTIN CONTRO LE ONG FINANZIATE DAGLI USA. Più volte e soprattutto durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali, il capo di Stato russo ha puntato l’indice contro le influenze esterne, riferendosi più o meno direttamente ai gruppi di potere e di pressione che attraverso istituzioni finanziate dal Congresso americano (in primo luogo il National endowment for democracy e i due istituti principali, il National democratic institute e l’International republican institute) cercherebbero di organizzare un ribaltone a Mosca.
Saranno quindi probabilmente le Ong legate con un filo rosso al denaro d’Oltreoceano che appoggiano movimenti di opposizione a incontrare sempre maggiori difficoltà, non tanto quelle grandi o piccole che si occupando di faccende diverse da quelle politiche.

Stefano Grazioli

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