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martedì 10 luglio 2012

ITALIA - Governo/Monti-bis agita Pd-Pdl, Napolitano teme melina riforme

Fra i democratici dibattito su preferenze. Letta: Via Porcellum
Roma, 10 lug. - L'ipotesi di un Monti-bis ufficialmente viene derubricata a 'fanta-politica' sia dal Pd che dal Pdl, entrambi i principali partiti fanno finta di niente rispetto alle voci che sono tornate a circolare con sempre maggiore insistenza da una decina di giorni, ma le indiscrezioni che oggi apparivano sui due principali quotidiani italiani lasciano pochi dubbi sul fatto che la partita sia tutta da giocare. Peraltro, se si abbandona l'ufficialità e si cerca di sondare gli umori nei due partiti garantendo l'anonimato, il quadro che esce è assai più indefinito di quello che vorrebbe il Pd pronto a correre verso palazzo Chigi e il centrodestra nel ruolo di sparring partner. Molto dipende anche dalla legge elettorale, tema sul quale non a caso è arrivato oggi il monito del Capo dello Stato, sempre più preoccupato della 'melina' che i partiti stanno facendo sull'argomento. Gianfranco Fini ha ufficialmente ipotizzato l'idea di un bis del Professore, sostenuto da una larga coalizione. Ma il progetto viene portato avanti con pazienza anche dall'ala 'moderata' del Pdl, quella di Franco Frattini e Giuseppe Pisanu. E se la cosa diventasse concreta, si aprirebbe una riflessione anche nel Pd.

Al momento, i democratici sono fermi sulla linea uscita dalla direzione di giugno, Pier Luigi Bersani candidato premier e alleanza tra un "centrosinistra di governo", ovvero senza Antonio Di Pietro, e i moderati, oltre ovviamente alle 'liste civiche'. Nessuno mette in discussione questa linea. Un parlamentare Pd 'montiano', però, fa capire che la questione è più complicata: "Fino a quando non si capirà con quale legge elettorale si vota i 'montiani' del Pd non faranno di più che arginare qualche uscita di Fassina o Damiano (l'ala 'sinistra' del partito, ndr). E, d'altro canto, se si vota con il 'Porcellum' le possibilità di un 'Monti-bis' sono vicine allo zero'". Un ragionamento che darebbe forza ai sospetti del Colle sulla reale volontà dei partiti di fare la riforma elettorale. E' vero che Bersani oggi si è detto "d'accordissimo" con Napolitano e ha ribadito che il Pd è "pronto" a fare la riforma. Ma il veto sulle preferenze pronunciato da Anna Finocchiaro, d'accordo con il segretario, non aiuta certo la trattativa e, peraltro, non piace nemmeno all'ala ex Margherita del partito, che teme di essere penalizzata dagli ex Ds con la legge attuale. E il vice-segretario Enrico Letta, su Twitter, ha fatto capire come la pensa: "Il cambio del Porcellum è prioritario rispetto a qualunque bandiera di partito. Bene appello Napolitano. Si vada subito in Aula e si decida".

In realtà, anche nel Pdl non è ancora emersa una posizione chiara. Gli ex An sono in costante pressing sulla segreteria per evitare un meccanismo elettorale che li consegni all'irrilevanza, tanto che da settimane minacciano una scissione in caso di proporzionale puro. L'ala più montiana, capitanata da Pisanu e Frattini - ma vicina ai quarantenni dell'ex FI e quindi anche ad Alfano - non si opporrebbe invece a un sistema elettorale capace di ritagliare un ruolo al Pdl anche in caso di Monti bis. Berlusconi, dal canto suo, sa che restando in campo difficilmente permetterà al Pdl di contribuire alla fase due del montismo. Per questo manda avanti gli ambasciatori, ma tiene vivo il 'piano B', lasciando intendere di essere pronto a una sua eventuale ricandidatura. La sintesi, complicata, prova a farla il segretario in una lunga nota dalla quale - tanto sono le ipotesi avanzate, dalle preferenze ai collegi, dal sistema spagnolo a quello francese - difficilmente si intuisce la linea prescelta.

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