Martedì, 24
Luglio 2012 - Licenziamenti
sì, ma col bonus. Non solo al lavoratore che viene 'tagliato' ma anche
all'azienda disposta ad assumerlo. È questa la strategia messa in campo da
Electrolux Italia, ramo nazionale del gigante svedese tra i leader mondiali
nella produzione di elettrodomestici.
CONTRIBUTO DIRETTO. L’azienda, in pratica, ha deciso di assegnare un contributo diretto (bonus o incentivo, la sostanza non cambia) di 22 mila euro al dipendente in esubero e di 15 mila all’impresa che vorrà offrirgli una nuova occupazione.
Sono quattro, in tutto, gli stabilimenti della Electrolux attivi nel nostro Paese: Solaro, in provincia di Milano; Forlì; Susegana, in provincia di Treviso; e Porcia, in provincia di Pordenone.
CIRCA 850 ESUBERI. Nel complesso, dunque, si parla di 5 mila persone impiegate: tra queste, circa 850 sono destinate a finire sotto la voce “esuberi”.
Così, la multinazionale ha deciso di elargire incentivi economici per favorire il loro reingresso nel mercato del lavoro.
La nuova azienda, però, dovrà rispettare alcuni requisiti indispensabili: nello specifico, la nuova occupazione dovrà trovarsi nel raggio di 30 chilometri rispetto all’abitazione del lavoratore, o rispetto alla sede Electrolux in cui egli era impiegato.
Inoltre, le condizioni normative ed economiche di cui il lavoratore potrà beneficiare nella nuova azienda dovranno essere le stesse, o comunque equiparabili, rispetto a quelle garantite dalla multinazionale fino al licenziamento. Infine, la nuova azienda dovrà avere un numero minimo di 20 dipendenti.
CONTRIBUTO DIRETTO. L’azienda, in pratica, ha deciso di assegnare un contributo diretto (bonus o incentivo, la sostanza non cambia) di 22 mila euro al dipendente in esubero e di 15 mila all’impresa che vorrà offrirgli una nuova occupazione.
Sono quattro, in tutto, gli stabilimenti della Electrolux attivi nel nostro Paese: Solaro, in provincia di Milano; Forlì; Susegana, in provincia di Treviso; e Porcia, in provincia di Pordenone.
CIRCA 850 ESUBERI. Nel complesso, dunque, si parla di 5 mila persone impiegate: tra queste, circa 850 sono destinate a finire sotto la voce “esuberi”.
Così, la multinazionale ha deciso di elargire incentivi economici per favorire il loro reingresso nel mercato del lavoro.
La nuova azienda, però, dovrà rispettare alcuni requisiti indispensabili: nello specifico, la nuova occupazione dovrà trovarsi nel raggio di 30 chilometri rispetto all’abitazione del lavoratore, o rispetto alla sede Electrolux in cui egli era impiegato.
Inoltre, le condizioni normative ed economiche di cui il lavoratore potrà beneficiare nella nuova azienda dovranno essere le stesse, o comunque equiparabili, rispetto a quelle garantite dalla multinazionale fino al licenziamento. Infine, la nuova azienda dovrà avere un numero minimo di 20 dipendenti.
L'azienda offre un
contributo di 37 mila euro a chi vuole avviare un'attività
Insomma, un
piano sociale che si propone di stabilire una sorta di collaborazione tra le
imprese di uno stesso territorio, grazie al quale i nuovi datori di lavoro
potranno usufruire - oltre che delle agevolazioni fiscali che già la legge
prevede solitamente per chi assume dipendenti che si trovano in mobilità - di
un contributo in più, un «dono» una tantum finalizzato a rendere meno
traumatico il licenziamento (per il lavoratore) e meno dispendiosa l’assunzione
(per il nuovo datore di lavoro).
IL VINCOLO DELLA PROSSIMITÀ. Il piano prevede, come si legge nel volantino distribuito tra i lavoratori dell’azienda, che «i posti di lavoro in questione vengano proposti ai lavoratori secondo le seguenti priorità: volontarietà, profili professionali compatibili, prossimità alla sede di lavoro».
Inoltre, «l’accettazione avverrà dopo due mesi di assunzione nella nuova impresa durante i quali il lavoratore sarà collocato in aspettativa».
Ma questa non è l’unica iniziativa messa in pratica da Electrolux: l’azienda di elettrodomestici da un lato ha favorito l’uscita volontaria incentivata dei dipendenti in esubero, concedendo un incentivo economico (30 mila euro lordi per chi accettava entro il 30 giugno, 22 mila euro per chi lo farà entro il 30 settembre, 15 mila euro da ottobre in poi), e dall’altro lato ha cercato di re-inserirli immediatamente nel mondo del lavoro, permettendo loro di ricevere un contributo per dare il via a nuove attività imprenditoriali in proprio: 37 mila euro, erogati in parte al lavoratore stesso - come incentivo all’esodo - e in parte alla nuova attività, rientrando così nel regime fiscale della nuova attività stessa.
L'IPOTESI DI METTERSI IN PROPRIO. Dallo scorso 30 marzo, data in cui è stato raggiunto l’accordo sindacale, già diversi dipendenti hanno potuto aprire un’attività, contando anche sul supporto informatico messo a disposizione da Electrolux: negozi di abbigliamento e gelaterie, ma anche bar o attività di consulenza on line.
Il piano, tuttavia, per il momento ha avuto risultati contrastanti.
Come spiega Sebastiano Puglisi, communication and media relations manager di Electrolux, «su circa 850 esuberi nei quattro stabilimenti dell'elettrodomestico, sono già usciti circa 150 dipendenti: la maggior parte con la classica buonuscita e solo una decina per nuove iniziative imprenditoriali. L'accordo è stato raggiunto il 30 marzo e il piano sociale sta cominciando a sviluppare la potenzialità più innovativa, con particolare interesse per l'autoimprenditorialità».
Come dire che, per ora, non sembra semplice trovare aziende disposte ad assumere i “tagliati”. Nemmeno con un regalo di 15 mila euro.
IL VINCOLO DELLA PROSSIMITÀ. Il piano prevede, come si legge nel volantino distribuito tra i lavoratori dell’azienda, che «i posti di lavoro in questione vengano proposti ai lavoratori secondo le seguenti priorità: volontarietà, profili professionali compatibili, prossimità alla sede di lavoro».
Inoltre, «l’accettazione avverrà dopo due mesi di assunzione nella nuova impresa durante i quali il lavoratore sarà collocato in aspettativa».
Ma questa non è l’unica iniziativa messa in pratica da Electrolux: l’azienda di elettrodomestici da un lato ha favorito l’uscita volontaria incentivata dei dipendenti in esubero, concedendo un incentivo economico (30 mila euro lordi per chi accettava entro il 30 giugno, 22 mila euro per chi lo farà entro il 30 settembre, 15 mila euro da ottobre in poi), e dall’altro lato ha cercato di re-inserirli immediatamente nel mondo del lavoro, permettendo loro di ricevere un contributo per dare il via a nuove attività imprenditoriali in proprio: 37 mila euro, erogati in parte al lavoratore stesso - come incentivo all’esodo - e in parte alla nuova attività, rientrando così nel regime fiscale della nuova attività stessa.
L'IPOTESI DI METTERSI IN PROPRIO. Dallo scorso 30 marzo, data in cui è stato raggiunto l’accordo sindacale, già diversi dipendenti hanno potuto aprire un’attività, contando anche sul supporto informatico messo a disposizione da Electrolux: negozi di abbigliamento e gelaterie, ma anche bar o attività di consulenza on line.
Il piano, tuttavia, per il momento ha avuto risultati contrastanti.
Come spiega Sebastiano Puglisi, communication and media relations manager di Electrolux, «su circa 850 esuberi nei quattro stabilimenti dell'elettrodomestico, sono già usciti circa 150 dipendenti: la maggior parte con la classica buonuscita e solo una decina per nuove iniziative imprenditoriali. L'accordo è stato raggiunto il 30 marzo e il piano sociale sta cominciando a sviluppare la potenzialità più innovativa, con particolare interesse per l'autoimprenditorialità».
Come dire che, per ora, non sembra semplice trovare aziende disposte ad assumere i “tagliati”. Nemmeno con un regalo di 15 mila euro.
Simone Morano
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