Pensare Globale e Agire Locale

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giovedì 19 luglio 2012

ITALIA - La cannabis coltiva polemica

Il Veneto propone la produzione a scopo medico
di Valentino Viola

Giovedì, 19 Luglio 2012 - Prima la Toscana , che ha dato il via libera all'utilizzo terapeutico. Poi il Veneto , che ha provato ad andare oltre proponendo la coltivazione diretta. Rotto il tabù della legalizzazione, la possibilità della produzione della cannabis a scopo medico non è mai sembrata così vicina.
Peccato che, come una doccia gelata, sia arrivato lo stop di Roma. «Se il consiglio regionale del Veneto dovesse approvare senza modifiche il testo varato in commissione, il governo finirebbe per impugnarlo», ha spiegato Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento per le politiche antidroga della presidenza del Consiglio.
Il Veneto è la seconda regione italiana ad aver attuato concretamente le disposizioni ministeriali del 2007 che hanno riconosciuto la valenza terapeutica dei derivati dalla cannabis.
UN FRENO ALLA COLTIVAZIONE. Ma, a differenza di quanto previsto dalla Toscana, la norma approvata in commissione sanità prevede anche «la produzione e lavorazione di cannabis medicinale» ai fini della fornitura al Sistema sanitario regionale da affidare a due centri, uno a Rovigo e una Firenze.
Una prerogativa che «esula dai poteri della Regione e spetta unicamente al governo e all'Agenzia italiana del farmaco», precisa Serpelloni, mettendo un freno alla coltivazione della cannabis a scopo medico.
Eppure, i vantaggi di questa pratica sarebbero molti. A cominciare dal risparmio per i pazienti, costretti finora ad acquistarla dall'estero. Nel nostro Paese, infatti, non esistono in commercio farmaci registrati a base di cannabinoidi né sintetici né naturali.
Uno dei più medicinali diffusi, il Bedrocan, infiorescenze essiccate di marijuana, è prodotto in Olanda e costa circa 40 euro a confezione per cinque grammi di marijuana.
FINO A 500 EURO AL MESE. «Ci sono pazienti che arrivano a spendere anche 500 euro al mese», spiega Giovanni Ambrosetto, professore di neurologia all'Università di Bologna. Mentre con una produzione in Italia, «si potrebbero ridurre di due terzi i costi del medicinale», aggiunge Giampaolo Grassi del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura di Rovigo.

Migliaia di pazienti fanno ricorso all’auto-coltivazione o al mercato nero

L'ultimo censimento ufficiale sui consumatori di cannabis a uso terapeutico risale a quasi 10 anni fa e contava circa 150 persone.
Ma quelli che fanno ricorso all’auto-coltivazione o al mercato nero potrebbero essere qualche migliaia.
I medici che ne fanno richiesta non sono tenuti a specificarne il motivo, ma i pazienti “ufficiali” utilizzano il prodotto soprattutto per superare l'inappetenza, la nausea e il vomito causati dalla chemioterapia o da farmaci anti reumatici, per alleviare gli spasmi causati dalla sclerosi multipla e da altre patologie che richiedono antidolorifici in dosi massiccie (come il cortisone).
MALATI TERMINALI E AFFETTI DA SCLEROSI. «In realtà, per ora», spiega Ambrosetto, «il medicinale viene quasi esclusivamente prescritto per curare malati terminali e sclerosi multipla. Ma potrebbe essere esteso anche a chi soffre di emicrania, quasi tre italiani su 10. Senza contare che le ultime ricerche portate avanti in Spagna dimostrano come la cannabis aiuti a combattere anche alcuni tipi di tumore celebrale».
Una platea che potrebbe dunque crescere in maniera significativa. «Ci sarebbero effetti positivi anche sulla spesa sanitaria», conclude Ambrosetto, «perché si potrebbero sostituire alcuni classici e più costosi farmaci con la cannabis terapeutica».
Walter, musicista 40enne di Rieti, da quasi tre anni fa uso regolare di cannabis su prescrizione medica: «Sono affetto da attrite reumatoide, una malattia che lentamente mi ha deformato le ossa, portandomi all'invalidità», spiega, «ma non è possibile che in Toscana persone col mio problema non debbano pagare la cannabis mentre in altre zone d'Italia pazienti con lo stesso identico problema debbano mettere mano al portafoglio. Come si fa ad affrontare una spesa di 500 euro al mese? Penso sopratutto ai malati terminali».
NORMATIVA A MACCHIA DI LEOPARDO. Purtroppo, per ora, la normativa a macchia di leopardo vede ogni Regione legiferare in maniera diversa.
«In Puglia le Asl si sono organizzate e passano il medicinale gratuitamente», spiega Ambrosetti, «mentre nella provincia di Bolzano solo chi è affetto da sclerosi multipla non paga la cannabis. Ma nelle altre regioni è tutto molto più difficile: a volte le Asl respingono i pazienti per una questione di costi».
Il vero problema, conclude, è quello di fare informazione, sia ai medici sia ai pazienti: «Spesso pregiudizio e ignoranza colpiscono prima di tutto chi dovrebbe dare l'autorizzazione all'acquisto della cannabis terapeutica».

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