Il “Club Med” guadagna un po’ di
tregua e la Germania salva la faccia: secondo la stampa europea, il summit di
Bruxelles permette di fare progressi da diversi cruciali punti di vista della
crisi del debito.
29
giugno 2012El Mundo, El País, Le Figaro & altri 2
“Mariano Rajoy e Mario Monti –
Mario&Mariano – senza alcun dubbio hanno avuto la meglio in una trattativa
comunitaria molto complessa”, scrive Carlos Segovia, del quotidiano El Mundo:
Ma si tratta pur sempre di una
battaglia: adesso resta da combattere la guerra vera, quella che consiste nel
restare definitivamente nell’euro. 1- La battaglia. Rajoy ha ottenuto tre
risultati molto importanti. Il primo, grazie a Monti, è che i fondi salva stato
europei potranno acquistare obbligazioni di paesi in difficoltà senza
l’intervento della troika come in Grecia. […] Il secondo è che i fondi salva
stato non avranno lo status di creditore prioritario – che deve essere
rimborsato prima dei creditori privati – fondamentale affinché la gente si
decida ad acquistare il debito spagnolo o italiano. […] Il terzo è che in un
orizzonte più vicino del previsto ci sarà un’unione bancaria […] e quindi gli
istituti che avranno bisogno di aiuto lo riceveranno direttamente, senza
vincolare lo stato. 2- La guerra. Ancora non c’è stata: manca un accordo
concreto, manca una leadership politica che emetta in tempi rapidi gli eurobond
affinché si riesca a dissuadere davvero gli investitori dallo speculare contro
i paesi più deboli della zona euro. […] Questa guerra si combatterà per anni.
Secondo il quotidiano El Pais, il summit ha segnato un punto di
rottura rispetto all’era Merkozy, nella quale la coppia Merkel-Sarkozy aveva la
tendenza a imporre sempre la propria linea durante le discussioni. Il
presidente francese François Hollande,
il sottovalutato Monsieur Normal,
[…] si è messo alla testa dei paesi del cosiddetto ‘Club Med’ per difendere gli
interessi della periferia europea a fronte del suo amato patto per la crescita.
[…] La strategia di Hollande al summit si è rivelata molto abile, in quanto non
vi sono vinti e vincitori, non c’è chi trionfa e chi è umiliato. Hanno vinto
tutti. La Spagna e l’Italia potranno presentare un accordo soddisfacente alle
rispettive opinioni pubbliche. Angela Merkel ha ottenuto la simpatia di molti.
Quanto alla Francia, la serena eleganza del suo presidente ha consentito a
Parigi di non essere percepita come una comparsa di Berlino, ma come l’elemento
chiave dell’intesa, come la grande difesa del progetto dell’euro, anche se ciò
implica una cessione della sovranità.
A Parigi, Il Figaro fa presente che la cancelliera tedesca ha scelto
di fare un passo indietro rispetto alle proprie posizioni, mentre il Bundestag,
il parlamento tedesco, doveva pronunciarsi questo venerdì pomeriggio in merito
alla ratifica del patto di bilancio:
Doveva essere dura come una statua
di marmo. Sotto il fuoco dei suoi partner del sud dell’Europa, Angela Merkel ha
finito col concedere qualcosa. I collaboratori più stretti della cancelliera
avranno un bel dire che è rimasta ferma sulle sue posizioni, e si è rifiutata
di cedere sulla cosa più essenziale: gli eurobond. […] La sua tattica
consisteva nell’essere intrattabile, per evitare qualsiasi forma di
condivisione del debito. Ma a Bruxelles Angela Merkel di fatto ha ceduto su una
questione di principio scandita e ribadita a tutti i livelli dalla cancelliera
e dal ministero delle finanze sin dall’inizio della crisi: niente allocazioni
di aiuti finanziari senza che gli stati riceventi si sottomettano come
contropartita a un rigido programma di riforme strutturali.
“Il blocco è stato levato” commenta la Tageszeitung, che ritiene che i primi
risultati del vertice siano soltanto soluzioni a breve termine. Per il
commentatore Malte Kreuzfeld la buona notizia è la fine del “diktat tedesco”:
La vera buona notizia del summit è
che le chance di una soluzione a lungo termine sono aumentate. La strategia del
blocco della cancelliera Angela Merkel ha fatto rovinosamente fiasco. Gli altri
stati membri non si sono piegati al diktat tedesco, ma hanno fatto degenerare
il conflitto. Con la minaccia di opporsi al patto di crescita – del quale la
Merkel ha bisogno per far approvare il patto fiscale al parlamento tedesco –
hanno costretto la cancelliera a cedere.
Per il Corriere della Sera infine, il problema principale del Consiglio europeo di Bruxelles è la
difficoltà a trovare un punto di incontro tra gli interessi divergenti dei vari
paesi. Ma per evitare che l’euro si disintegri, sono indispensabili alcune
“correzioni di rotta” e una “fiducia reciproca”:
La cancelliera Merkel deve
riconoscere che il progetto redatto dai presidenti del Consiglio europeo (Van
Rompuy), della Commissione europea (Barroso) e della Bce (Draghi) rappresenta
un credibile avvio dei processi di unificazione fiscale e bancaria. Il presidente
francese deve interpretare il limitato piano europeo di investimenti come il
primo mattone di un growth compact (programma di crescita). Il nostro
presidente del Consiglio e quello spagnolo devono garantire ai partner dell’Uem
(se richiesti, anche sotto forma di unilaterale cessione di sovranità
nazionale) che sistematiche iniziative europee per l'allentamento delle
tensioni sugli spread fra i titoli pubblici degli Stati membri e sui rischi
bancari di insolvenza non indeboliranno ma rafforzeranno gli impegni fiscali
assunti nei confronti dell'Uem e dell’Unione Europea.
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