di
Antonietta Demurtas
Martedì, 03
Luglio 2012 - Che
sarebbero rimasti soli e con le tasche vuote l'avevano intuito fin dall'inizio.
Per questo i sindaci delle zone terremotate dell'Emilia quando la terra ha
iniziato a tremare, come prima cosa hanno fatto mettere sul sito dei loro
Comuni il codice Iban intestato all'amministrazione.
DONAZIONI DIRETTE, L'UNICA RISORSA. Un modo diretto e immediato per ricevere le donazioni di chi avrebbe potuto dare un sostegno ai cittadini. E alla fine quell'idea si è rivelata salvifica. Perché dopo 44 giorni dalla prima scossa, nonostante gli annunci del governo, i fondi stanziati dalla Protezione civile e quelli promessi attraverso gli sms solidali, solo i soldi versati sui conti correnti dei vari municipi sono reali.
DONAZIONI DIRETTE, L'UNICA RISORSA. Un modo diretto e immediato per ricevere le donazioni di chi avrebbe potuto dare un sostegno ai cittadini. E alla fine quell'idea si è rivelata salvifica. Perché dopo 44 giorni dalla prima scossa, nonostante gli annunci del governo, i fondi stanziati dalla Protezione civile e quelli promessi attraverso gli sms solidali, solo i soldi versati sui conti correnti dei vari municipi sono reali.
Fabbri: «Sembra che
Roma non si renda conta dei danni»
Il
Comune di Mirandola per esempio pubblica periodicamente l'aggiornamento delle
donazioni ricevute: il 29 giugno erano quasi 282 mila euro. Un piccolo fondo
che certo non basta a sostenere le spese delle amministrazioni ancora impegnate
a far certificare dagli ingegneri i danni strutturali, a contattare le imprese
edili per avviare la ricostruzione di scuole, uffici pubblici e strade. E
aiutare i cittadini a sistemarsi in abitazioni provvisorie.
IN ATTESA DEI 500 MILIONI DI EURO. «All'Emilia andrà oltre il 90% delle risorse stanziate dal governo per i terremoti del 20 e del 29 maggio scorsi», ha sostenuto il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli il 3 luglio, ricordando che dei 2,5 miliardi di euro stanziati, saranno subito disponibili 500 milioni. Un miliardo arriverà poi nel 2013 e un altro nel 2014.
«Sono cifre ridicole», dice a Lettera43.it Alain Fabbri, il sindaco di Bondeno, «non bastano neanche a stilare il piano per la ricostruzione. Sembra che a Roma non si rendano conto dei danni che abbiamo subito. È un dramma».
Solo nella prima settimana dopo il sisma «il comune di Carpi ha anticipato 500 mila euro per coprire i danni subiti», racconta a Lettera43.it il sindaco Enrico Campedelli, «soldi che avrebbe dovuto mettere la Protezione civile e che rivogliamo indietro».
LA BEFFA DEL PATTO DI STABILITÀ. Intanto mentre il governo continua a promettere fondi che non arrivano, i sindaci devono affrontare problemi quotidiani e la beffa delle promesse non mantenute. Il patto di stabilità per i comuni colpiti è stato infatti solo alleggerito di 40 milioni di euro, non annullato, nonostante l'Anci abbia più volte chiesto di liberarne almeno 90 di milioni.
«Se ci facessero spendere subito i nostri soldi non avremmo bisogno di elemosinare questi aiuti e passare come comuni non virtuosi», continua Fabbri.
SCUOLE DA RIFARE ENTRO SETTEMBRE. I primi cittadini non hanno tempo per mediare, chiedere, aspettare. A settembre riaprono le scuole, «e io devo trovare un'impresa edile che ristrutturi l'edificio scolastico il più in fretta possibile, durante l'estate e senza essere pagata», dice Fabbri. Perché i soldi il comune di Bondeno li ha («in cassa abbiamo 3 milioni di euro») , ma non li può usare («altrimenti si sfora il patto di stabilità»).
Un assurdo che nessuno riesce a capire. E così anche in questo caso, mentre i politici nazionali si perdono in dichiarazioni, decreti e carte bollate, a dare un aiuto immediato sono i cittadini: a ricostruire la scuola elementare di Sant'Agostino sarà una Onlus piemontese che ha deciso di adottare il comune e aiutare i suoi abitanti. Per iniziare i lavori e demolire il vecchio istituto sono però i soldi del Comune a sopperire l'assenza dello Stato.
LA REGIONE PROMETTE E FORSE MANTIENE. La Regione finora ha promesso che i costi per ristrutturare le scuole inagibili saranno attinti dal fondo stanziato dal governo o dalle casse della Regione. Peccato che molte strutture non siano state dichiarate inagibili, ma solo semi agibili, «e a quelle dobbiamo pensarci noi», denuncia Fabbri.
IN ATTESA DEI 500 MILIONI DI EURO. «All'Emilia andrà oltre il 90% delle risorse stanziate dal governo per i terremoti del 20 e del 29 maggio scorsi», ha sostenuto il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli il 3 luglio, ricordando che dei 2,5 miliardi di euro stanziati, saranno subito disponibili 500 milioni. Un miliardo arriverà poi nel 2013 e un altro nel 2014.
«Sono cifre ridicole», dice a Lettera43.it Alain Fabbri, il sindaco di Bondeno, «non bastano neanche a stilare il piano per la ricostruzione. Sembra che a Roma non si rendano conto dei danni che abbiamo subito. È un dramma».
Solo nella prima settimana dopo il sisma «il comune di Carpi ha anticipato 500 mila euro per coprire i danni subiti», racconta a Lettera43.it il sindaco Enrico Campedelli, «soldi che avrebbe dovuto mettere la Protezione civile e che rivogliamo indietro».
LA BEFFA DEL PATTO DI STABILITÀ. Intanto mentre il governo continua a promettere fondi che non arrivano, i sindaci devono affrontare problemi quotidiani e la beffa delle promesse non mantenute. Il patto di stabilità per i comuni colpiti è stato infatti solo alleggerito di 40 milioni di euro, non annullato, nonostante l'Anci abbia più volte chiesto di liberarne almeno 90 di milioni.
«Se ci facessero spendere subito i nostri soldi non avremmo bisogno di elemosinare questi aiuti e passare come comuni non virtuosi», continua Fabbri.
SCUOLE DA RIFARE ENTRO SETTEMBRE. I primi cittadini non hanno tempo per mediare, chiedere, aspettare. A settembre riaprono le scuole, «e io devo trovare un'impresa edile che ristrutturi l'edificio scolastico il più in fretta possibile, durante l'estate e senza essere pagata», dice Fabbri. Perché i soldi il comune di Bondeno li ha («in cassa abbiamo 3 milioni di euro») , ma non li può usare («altrimenti si sfora il patto di stabilità»).
Un assurdo che nessuno riesce a capire. E così anche in questo caso, mentre i politici nazionali si perdono in dichiarazioni, decreti e carte bollate, a dare un aiuto immediato sono i cittadini: a ricostruire la scuola elementare di Sant'Agostino sarà una Onlus piemontese che ha deciso di adottare il comune e aiutare i suoi abitanti. Per iniziare i lavori e demolire il vecchio istituto sono però i soldi del Comune a sopperire l'assenza dello Stato.
LA REGIONE PROMETTE E FORSE MANTIENE. La Regione finora ha promesso che i costi per ristrutturare le scuole inagibili saranno attinti dal fondo stanziato dal governo o dalle casse della Regione. Peccato che molte strutture non siano state dichiarate inagibili, ma solo semi agibili, «e a quelle dobbiamo pensarci noi», denuncia Fabbri.
Il rinvio dell'Imu
crea una voragine nelle casse dei Comuni
Ma la
cosa che fa arrabbiare più di tutto i sindaci è l'Imu, la tassa il cui
pagamento è stato rimandato sino al 30 settembre per venire incontro alle
popolazioni terremotate. Una parte di quel versamento entrava infatti nelle
casse del Comune. «In paese abbiamo 1.500 edifici inagibili che quindi non
pagheranno l'Imu, e ora chi andrà a sopperire quel buco nelle nostre casse?»,
si chiede Fabbri.
L'autonomia finanziaria delle amministrazioni locali è al limite, «dovremo fare anticipazioni di cassa e pagare poi gli interessi sulle risorse che chiediamo», fa sapere Campedelli.
NESSUN EMENDAMENTO AL DECRETO. Un pensiero che tormenta tutti. Il sindaco di Sant'Agostino, Fabrizio Toselli, di fabbricati inagibili ne ha contati 900, a cui si aggiungono tutte le case private. Per evitare il collasso finanziario ha pure presentato una relazione ai parlamentari emiliani: «Segnalavo che il governo avrebbe dovuto coprire il mancato introito dell'Imu che provoca una voragine nei bilanci comunali».
COL SISMA DANNI PER CIRCA 5 MILIARDI. Ma il 2 luglio scadeva il tempo per presentare gli emendamenti al decreto legge 74 del 2012 sugli “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici”. E Toselli non è riuscito a ottenere alcun risultato.
Dalle prime stime il sisma in Emilia ha provocato danni per 5 miliardi, di cui solo 700 milioni di euro sono coperti da assicurazione, ha fatto sapere il 3 luglio il presidente dell'Ania, Aldo Minucci.
INCONTRO CON GABRIELLI, SINDACI SCETTICI. Sempre lo stesso giorno Gabrielli ha incontrato a Bologna i presidenti di Emilia, Veneto e Lombardia. Obiettivo: affrontare la questione della ripartizione dei fondi per la ricostruzione.
Ma i sindaci, che sono accorsi in Regione per assistere all'incontro e portare sul tavolo le loro ragioni, sono molto scettici. «Non vorremmo che le spese inopportune fatte da Bertolaso in passato comportassero un restringimento dei finanziamenti», commenta Campedelli.
I 2,5 miliardi di euro del cosiddetto fondo per la ricostruzione previsto dal decreto del governo del 6 giugno, «per ora sono ancora solo sulla carta», dice Toselli, «oggi speriamo almeno di capire come arriveranno questi contributi».
PROTEZIONE CIVILE LASCIA TUTTI AL VERDE. Ancora più negativo è Fabbri: «La Protezione civile ha già finito i soldi ma non ce lo vuole dire», spiega. «Parlando con i sindaci dei vari comuni abbiamo notato che sono diminuiti gli interventi di puntellamento delle strutture».
Insomma anche la Protezione civile è rimasta al verde? Per ora di sicuro ha le mani legate su molti fronti. «Non è ancora uscito un decreto che spieghi cosa bisogna fare davanti alle inagibilità indotte», spiega il sindaco di Bondeno. Ovvero quegli edifici che seppur agibili i cittadini hanno dovuto abbandonare perché adiacenti a strutture pericolanti.
L'autonomia finanziaria delle amministrazioni locali è al limite, «dovremo fare anticipazioni di cassa e pagare poi gli interessi sulle risorse che chiediamo», fa sapere Campedelli.
NESSUN EMENDAMENTO AL DECRETO. Un pensiero che tormenta tutti. Il sindaco di Sant'Agostino, Fabrizio Toselli, di fabbricati inagibili ne ha contati 900, a cui si aggiungono tutte le case private. Per evitare il collasso finanziario ha pure presentato una relazione ai parlamentari emiliani: «Segnalavo che il governo avrebbe dovuto coprire il mancato introito dell'Imu che provoca una voragine nei bilanci comunali».
COL SISMA DANNI PER CIRCA 5 MILIARDI. Ma il 2 luglio scadeva il tempo per presentare gli emendamenti al decreto legge 74 del 2012 sugli “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici”. E Toselli non è riuscito a ottenere alcun risultato.
Dalle prime stime il sisma in Emilia ha provocato danni per 5 miliardi, di cui solo 700 milioni di euro sono coperti da assicurazione, ha fatto sapere il 3 luglio il presidente dell'Ania, Aldo Minucci.
INCONTRO CON GABRIELLI, SINDACI SCETTICI. Sempre lo stesso giorno Gabrielli ha incontrato a Bologna i presidenti di Emilia, Veneto e Lombardia. Obiettivo: affrontare la questione della ripartizione dei fondi per la ricostruzione.
Ma i sindaci, che sono accorsi in Regione per assistere all'incontro e portare sul tavolo le loro ragioni, sono molto scettici. «Non vorremmo che le spese inopportune fatte da Bertolaso in passato comportassero un restringimento dei finanziamenti», commenta Campedelli.
I 2,5 miliardi di euro del cosiddetto fondo per la ricostruzione previsto dal decreto del governo del 6 giugno, «per ora sono ancora solo sulla carta», dice Toselli, «oggi speriamo almeno di capire come arriveranno questi contributi».
PROTEZIONE CIVILE LASCIA TUTTI AL VERDE. Ancora più negativo è Fabbri: «La Protezione civile ha già finito i soldi ma non ce lo vuole dire», spiega. «Parlando con i sindaci dei vari comuni abbiamo notato che sono diminuiti gli interventi di puntellamento delle strutture».
Insomma anche la Protezione civile è rimasta al verde? Per ora di sicuro ha le mani legate su molti fronti. «Non è ancora uscito un decreto che spieghi cosa bisogna fare davanti alle inagibilità indotte», spiega il sindaco di Bondeno. Ovvero quegli edifici che seppur agibili i cittadini hanno dovuto abbandonare perché adiacenti a strutture pericolanti.
Toselli: «Non si può
perdere tutto questo tempo per avviare la ricostruzione»
A parte le
difficoltà finanziarie, sono le questioni burocratiche a preoccupare di più gli
amministratori comunali. «Il problema è la tempistica», dicono tutti
all'unisono.
«Finora non abbiamo fatto altro che compilare moduli e schede», racconta Angela Poltronieri, sindaco di Mirabello, comune di 3.500 anime che finora ha registrato 400 edifici inagibili e 1.400 richieste di accertamenti.
«Da soli ci stiamo occupando di liberare i centri di accoglienza e registrare le certificazioni di inagibilità per capire poi a chi elargire i fondi se mai li riceveremo».
CARTE BOLLATE E AUTORIZZAZIONI. Sapere infatti quando davvero arriveranno i fondi, quanti saranno e in base a quali regole dovranno essere distribuiti sono domande ancora senza risposta. «Non è possibile perdere tutto questo tempo per avviare la ricostruzione», dice Toselli. «A 44 giorni dal sisma stiamo ancora parlando di carte della Sovrintendenza e aspettando le autorizzazioni finali prima di contattare le ditte per avviare i lavori».
SISTEMA DECISIONALE IN AFFANNO. I sindaci si sentono impotenti e incastrati tra un sistema decisionale ingessato e una situazione emergenziale che cambia ogni giorno. «Ieri abbiamo avuto ancora una scossa di 3.2», lamenta il primo cittadino di Sant'Agostino.
E proprio il 2 luglio sono iniziati i lavori di svuotamento dell'archivio storico contenuto nel sottotetto del municipio squarciato dal terremoto. Dureranno una settimana, poi ci sarà l'abbattimento dello stabile, da cui era già stato messo in salvo, nelle scorse settimane, un lampadario di cinque metri, dono di Italo Balbo. Il Comune ha seguito anche il recupero dei beni culturali.
DANNI AL PATRIMONIO: SERVONO SOLDI E PERSONALE. Soprattutto i paesi della provincia di Ferrara che avevano fatto del turismo la propria bandiera ora sono in difficoltà, «non solo per la perdita delle entrate che quei beni portavano nelle casse comunali, ma perché valutare i danni del patrimonio artistico richiede tempi lunghi e personale altamente specializzato», dice Poltronieri, «e su questo purtroppo anche le sovraintendenze lamentano mancanza di fondi e risorse umane».
Problemi che ancora una volta hanno solo una soluzione: «Il governo deve stanziare le risorse necessarie», dice Campedelli, «non ci lasci tra l'incudine e il martello. Noi dobbiamo dare delle risposte ai nostri cittadini».
«Finora non abbiamo fatto altro che compilare moduli e schede», racconta Angela Poltronieri, sindaco di Mirabello, comune di 3.500 anime che finora ha registrato 400 edifici inagibili e 1.400 richieste di accertamenti.
«Da soli ci stiamo occupando di liberare i centri di accoglienza e registrare le certificazioni di inagibilità per capire poi a chi elargire i fondi se mai li riceveremo».
CARTE BOLLATE E AUTORIZZAZIONI. Sapere infatti quando davvero arriveranno i fondi, quanti saranno e in base a quali regole dovranno essere distribuiti sono domande ancora senza risposta. «Non è possibile perdere tutto questo tempo per avviare la ricostruzione», dice Toselli. «A 44 giorni dal sisma stiamo ancora parlando di carte della Sovrintendenza e aspettando le autorizzazioni finali prima di contattare le ditte per avviare i lavori».
SISTEMA DECISIONALE IN AFFANNO. I sindaci si sentono impotenti e incastrati tra un sistema decisionale ingessato e una situazione emergenziale che cambia ogni giorno. «Ieri abbiamo avuto ancora una scossa di 3.2», lamenta il primo cittadino di Sant'Agostino.
E proprio il 2 luglio sono iniziati i lavori di svuotamento dell'archivio storico contenuto nel sottotetto del municipio squarciato dal terremoto. Dureranno una settimana, poi ci sarà l'abbattimento dello stabile, da cui era già stato messo in salvo, nelle scorse settimane, un lampadario di cinque metri, dono di Italo Balbo. Il Comune ha seguito anche il recupero dei beni culturali.
DANNI AL PATRIMONIO: SERVONO SOLDI E PERSONALE. Soprattutto i paesi della provincia di Ferrara che avevano fatto del turismo la propria bandiera ora sono in difficoltà, «non solo per la perdita delle entrate che quei beni portavano nelle casse comunali, ma perché valutare i danni del patrimonio artistico richiede tempi lunghi e personale altamente specializzato», dice Poltronieri, «e su questo purtroppo anche le sovraintendenze lamentano mancanza di fondi e risorse umane».
Problemi che ancora una volta hanno solo una soluzione: «Il governo deve stanziare le risorse necessarie», dice Campedelli, «non ci lasci tra l'incudine e il martello. Noi dobbiamo dare delle risposte ai nostri cittadini».
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