Pensare Globale e Agire Locale

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venerdì 6 luglio 2012

ITALIA - Il Pd frena sulle primarie

Bersani e i big le fanno slittare al 2013.

Martedì 3 luglio, durante la web talk organizzata da Youdem, la tivù del Partito democratico, Pier Luigi Bersani se l’è lasciato sfuggire. «Quando si faranno le primarie?», gli è stato chiesto. E lui: «Mah, vedremo. In genere quand’è che si fanno le primarie? Due, tre mesi prima delle elezioni, no?».
IL DIETROFRONT DI BERSANI. Una notazione fatta quasi di sfuggita e che sembrava assolutamente innocente. In realtà Bersani ha confermato una voce che gira da alcuni giorni. E che ribalta quanto annunciato all’ultima direzione nazionale, quando, spiazzando il campione delle primarie, Matteo Renzi, il segretario aveva detto che le consultazioni per la candidatura a premier si sarebbero tenute in ottobre. Addirittura si era ipotizzato una data: il 14, il giorno del «compleanno» del Pd.
E invece no. Contrordine compagni. Le primarie si faranno, ma non si sa bene quando. Magari mai. Di sicuro non a ottobre, visto che le elezioni saranno nella primavera del 2013. Quindi «due, tre mesi prima» vuole dire a febbraio o marzo. Sempre che si facciano.
LE PERPLESSITÀ DI CIVATI. Dubbio che è stato rilanciato il 5 luglio da Pippo Civati, consigliere del Pd al Comune di Milano che sul suo blog si è chiesto «Si congelano (congedano?) le primarie». Per poi insinuare: «Qualcuno sostiene che salterà l’assemblea nazionale del Pd. Ma io non ci credo, né ci voglio credere. Sarebbe troppo grossa, anche per noi».

Le primarie scompaiono dall'odg dell'assemblea nazionale


Una cosa per ora è certa. Non se ne parlerà all’assemblea nazionale prevista per il 14 luglio. Sempre se ci sarà, a questo punto.
Le primarie sono scomparse dall’ordine del giorno. Come non è prevista la nomina del comitato chiamato a scrivere il regolamento. Il che significa, oltre ogni dubbio, che a ottobre non si vedranno gazebo in giro.
CAMBIANO LE PRIORITÀ. Del resto mercoledì 4 luglio Bersani è stato ancora più chiaro: «Non siamo alla vigilia della campagna elettorale. Gli italiani hanno altri problemi, non credo che siano appassionati al tema delle alleanze».
E non è l’unico a pensarla così. «Non è il caso di discutere di regole e cavilli sulle primarie mentre è in gioco il destino dell’Europa», diceva sull’Unità Pierluigi Castagnetti. Né spinge per farle Beppe Fioroni: «Quando ci sarà da parlare di primarie lo faremo, ma ora vedo cose più urgenti di cui discutere».

La strategia del Partito: Renzi in trappola


La verità è che i sondaggi, nei quali Renzi tallona Bersani, hanno convinto il segretario e i suoi fedelissimi a rimandare il più possibile la competizione. Troppo rischiosa farla ora. Molto meglio rinviarla a ridosso delle elezioni, quando saranno già definite le alleanze (con Pier Ferdinando Casini e Nichi Vendola) e il programma. A quel punto saranno perfino inutili.
LA SEGRETERIA TEMPOREGGIA. Ma se proprio si faranno, una volta che lo schema di gioco e i calciatori in campo sono definiti, la leadership di Bersani sarà blindata. Chi mai si azzarderà a votare Renzi, sapendo che, se vincesse, alleanze e programma salterebbero in aria e proprio a poche settimane dalle elezioni?
La strategia, insomma, è quella di rimandare il più possibile, fino a quando ogni scelta sarà definita. E cambiare in corsa, a quel punto, sarà impossibile.
Peraltro a protestare rimarrà solo Renzi, visto che anche Nichi Vendola, un tempo gran sostenitore delle primarie, ha deciso di abbandonare il campo. (Edda Guerrini)

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