DAL VECCHIO AL NUOVO CAPITALISMO – Oggi assistiamo al fallimento di un certo tipo di capitalismo che in qualche modo aveva provato a comporre i conflitti tra le classi sociali, a dare un ruolo rilevante ai sindacati e alle forze popolari, ricercando una via mediana tra Stato e mercato. Questa struttura oggi è crollata, abbattuta negli ultimi anni dalla crisi di un modello di società fondata sulla legge del più forte e sulla violenza sociale. Di fronte all’aggressività di questo nuovo capitalismo il socialismo non è stato in grado di reagire, arrendendosi all’idea che non si poteva fare diversamente, che questa era la dura necessità storica. Le leggi del mercato, la globalizzazione sono processi inarrestabili. La sinistra ha quindi accettato il sistema liberale basato fondamentalmente sulla disuguaglianza. La disuguaglianza intesa non solo come disparità di mezzi economici tra i suoi membri ma soprattutto come valore. La legge del più forte è diventata la morale corrente, alla base dei rapporti sociali di oggi. Ad un certo punto è apparso normale che la società dovesse funzionare a questo modo.
IL PUNTO DI ROTTURA – Fino a quando è risultato evidente che la sinistra aveva perso il contatto con le classi popolari, come dimostra, l’avanzata dell’estrema destra populista nei Paesi europei. Ma è stata la crisi economica del 2008 a denunciare i limiti del capitalismo che ha portato i popoli al disastro. Un sistema ingiusto, instabile che ha prodotto pochi ricchi e molti disoccupati, avendo come obiettivo l’acquisizione e la concentrazione della ricchezza. Oggi tutti sono convinti, anche i liberali, che il sistema non funziona più. Gli Stati sono vieppiù costretti a indebitarsi ad alto prezzo sia a breve che a lungo termine per salvare l’economia dalla catastrofe.
CAPITALISMO VS SOCIALISMO? – Ma ora qualcuno ripropone la vecchia tesi dell’equivalenza tra la crisi del neoliberismo e la crisi della socialdemocrazia. L’esaurimento del modello socialdemocratico emergerebbe contemporaneamente alla constatazione del fallimento dello schema capitalistico e della sua incapacità ad assicurare l’ordine e a dare risposte ai problemi sociali ed economici del presente. Tale posizione sottintende la convinzione che capitalismo e socialismo siano le facce della stessa medaglia.
IL COMPITO DEL SOCIALISMO OGGI – Questa tesi è chiaramente una forzatura polemica e una lettura miope della realtà. Nel contesto nel quale viviamo l’ideologia socialista appare non solo essenziale per assicurare ordine e speranza nel futuro ma anche fondamentale per la democrazia. L’uguaglianza è un fattore genetico originario del socialismo e valore imprescindibile di ogni democrazia. Purtroppo negli ultimi anni la sinistra ha rinunciato al suo obiettivo fondante. Ha rinunciato all’ideale dell’uguaglianza, quanto meno in partenza. Ha rinunciato alla lotta per realizzare uno Stato che mediasse il conflitto tra i potenti e gli umili in modo da assicurare a tutti stabilità e pace sociale. Compito del socialismo, oggi più che mai, è quello di abbattere i privilegi della casta e proporsi in prima linea nella lotta per la giustizia sociale allo scopo di accorciare la distanza sempre maggiore che separa i ricchi e i poveri. Non può essere tollerabile la scandalosa disparità dei mezzi economici a disposizione dei cittadini. E’ necessario tenere sotto controllo il sistema finanziario, contrastando l’idea che è indispensabile liberalizzare gli scambi ed eliminare ogni regola.
RISCOPRIRE IL VANTAGGIO DI UNA SOCIETA’ EQUILIBRATA – La via non può essere che quella di perseguire un modello sociale in cui ci sia più comunità tra le persone, meno differenza negli stili di vita tra chi rappresenta il potere e chi è governato dal potere. Tutti devono sentirsi più vicini, più uguali, più somiglianti, più membri di una comunità, pur nel rispetto delle competenze e dei meriti di ciascuno. Il liberalismo ha condotto al disordine. Ma il disordine è la legge del più forte. Bisogna riscoprire il vantaggio di una società equilibrata, rimettere ordine, stabilire nuove regole.
VOGLIAMO UN’ALTRA EUROPA – In questo contesto di idee anche il discorso sull’Europa diventa più concreto e gli obiettivi di collaborazione e di unità tra le Nazioni Europee apparirà più attendibile. I sacrifici che si richiedono ai cittadini europei potranno essere accettati dalla gente se si crea uno spazio di crescita comune, industriale, scientifico, culturale. In nome del libero mercato non si può buttare a mare l’Europa. Non si tratta di essere antieuropei ma di volere un’altra Europa. Se non si vuole che dilaghi il populismo bisogna che la sinistra dica ad alta voce queste cose.
Alfonso Siano
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