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domenica 2 settembre 2012

USA - Gli Stati Uniti non riconoscono l' "asilo diplomatico"

1 settembre 2012 - Tratto da Heraldo Cubano

Venerdì 17 agosto 2012 attraverso un comunicato del Dipartimento di Stato, il governo degli Stati Uniti ha dichiarato che "non riconosce l'asilo diplomatico che l'Ecuador ha concesso all'australiano Julian Assange" il fondatore di Wikileaks rifugiato presso l'ambasciata ecuadoriana a Londra. "Gli Stati Uniti non fanno parte della convenzione del 1954 dell'OSA (Organizzazione Stati Americani) sull'asilo diplomatico e non riconoscono il concetto di asilo diplomatico come una questione di diritto internazionale".
 
È vero che gli USA non sono firmatari di quella convenzione, ma come fu diversa la loro posizione negli anni '60 e poi negli anni '80 e primi anni '90, quando incoraggiarono e sostennero l'ingresso di controrivoluzionari e persone con pessimi precedenti penali in sedi diplomatiche a L'Avana, come parte della sua propaganda anti cubana, e per ampliare l'area di opinione che "fuggivano dal comunismo".
 
Durante i primi anni della decade del '60, controrivoluzionari cubani che formavano le reti create dalla CIA, dopo aver commesso atti di terrorismo, come l'incendio di diversi cinema, teatri e centri commerciali, s'introducevano nelle sedi diplomatiche latinoamericane per successivamente andare a risiedere a Miami, dove erano accolti come eroi, per aver compiuto i mandati degli yankee. Questo è avallato nei piani declassificati della CIA, dove si raccolgono le azioni terroristiche approvate dalla Casa Bianca contro Cuba, con l'intento di rovesciare la trionfante Rivoluzione.
 
Negli anni '80 si ricorda anche l'entrata in massa di delinquenti, chiamati "scorie" nell'ambasciata del Perù, dopo aver assassinato un giovane agente del sistema di protezione della sede diplomatica e come furono ricevuti a Lima, e un po' più tardi a Miami, come coloro che erano riusciti a "fuggire dal comunismo". A toccar la realtà hanno dovuto riconoscere la bassa qualità umana della stragrande maggioranza di questi, salvo alcune eccezioni.
 
Più tardi, nel 1990 in collusione con alcuni governi e i loro rappresentanti diplomatici a L'Avana, cercarono di creare una falsa crisi nelle ambasciate accreditate a Cuba, nello stile di Albania e Romania, in un disperato tentativo di distruggere la rivoluzione cubana, che aveva resistito al crollo del socialismo europeo. Allora applaudirono l'ingresso, con l'uso della forza, di alcuni elementi criminali stimolati dall'estero da notizie trasmesse dalle emittenti sovversive situate nel territorio degli Stati Uniti. Ricordiamo il caso della sede della Repubblica Cecoslovacca, Spagna, Belgio, Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Italia, Francia e Canada. Lì non mancò il sostegno e l'incoraggiamento yankee, si sperticarono negli applausi ai "coraggiosi cubani che hanno rischiato le loro vite a favore della libertà".
 
La fine è nota, Cuba denunciò il macabro piano dei nord americani e i precedenti penali di coloro che si introdussero nelle missioni diplomatiche. Ma come "il cane perde il pelo ma non il vizio", con l'illusione che alla Rivoluzione le rimaneva solo pochi mesi, tornarono sullo stesso percorso nel 1991, cercando di formare una nuova di penetrazioni in cerca di asilo diplomatico. La conclusione, la stessa dell'anno precedente.
 
Successivamente sono avvenuti eventi simili ma sporadici, in quanto si sono convinti che non era causa che potesse destabilizzare la situazione interna cubana e decisero di continuare ad incoraggiare l'emigrazione illegale dal paese via mare, ciò che ebbe come culmine le azioni di furto e sequestro di imbarcazioni cubani nel 1994, che si è conclusa con il permesso del governo per l'uscita illegale in massa di tutti coloro che lo avessero voluto, poiché erano sempre ricevuti come trionfatori negli Stati Uniti, dove gli si concede l'immediato rifugio politico, sotto i precetti della ripudiabile legge di Aggiustamento Cubano del 1966, esclusiva per la sola Cuba.
 
Pertanto, non è casuale né strano che ora, di fronte a un evento sovrano dell'Ecuador di concedere asilo politico a Julian Assange, gli USA si lancino ad affermare che non lo riconoscono, poiché per il mondo è ben chiaro che gli unici interessati a sanzionarlo, in modo esemplare, sono loro, mentre rimane evidente il ruolo d'ingerenza negli affari interni del resto degli stati, incluso dei suoi alleati; le azioni di spionaggio che realizzano così come la sovversione politica come arma contro coloro che non sono di loro gradimento, con la pubblicazione di centinaia di migliaia di cablo cifrati da parte del sito Wikileaks. Aspettiamo poi il finale.

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