Pensare Globale e Agire Locale

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giovedì 5 luglio 2012

UCRAINA - Kiev, la lingua della politica

Legge sull'idioma strumentalizzata in vista delle presidenziali ucraine.
Giovedì, 05 Luglio 2012 - Son bastati un paio di giorni dalla fine dell’Europeo di calcio a fare tornare l‘Ucraina alla normalità, che di questi tempi fa rima con caos. A dire il vero era tutto, o quasi, previsto, nel senso che i tumulti nelle aule della politica e gli scontri di piazza di mercoledì 4 luglio si erano già visti a fine maggio, giusto alla vigilia del fischio d’inizio, con l’approvazione in prima lettura dell’ormai famosa legge sulla politica linguistica
Con il sì definitivo alla Rada si è assistito solamente al secondo tempo: la maggioranza filorussa del parlamento ucraino ha forzato a sorpresa l'approvazione della lingua russa come ufficiale in quasi metà del Paese, e la conseguenza è stata una mega-rissa (non certo la prima, in verità) nell'assemblea nazionale di Kiev.
LITVIN LASCIA. Meno prevedibile invece l’annuncio delle dimissioni del presidente della Rada Volodymyr Litvin, il cui partito è nella maggioranza governativa, e la possibilità ventilata dal presidente Victor Yanukovich che si faccia ricorso a elezioni anticipate.
Le parlamentari sono programmate ora per il 28 ottobre e in ogni caso si tratterebbe solo di qualche settimana. I giochi sono ancora comunque tutti da fare, sia per quel riguarda la data della tornata elettorale sia sul possibile rientro di Litvin nella fila, ma anche per la contestata legge, che prima di entrare in vigore deve essere comunque controfirmata dal presidente.

Le differenze etniche rispolverate prima di ogni appuntamento elettorale


La vicenda della lingua in Ucraina, e nello specifico la nuova regolamentazione, è l’esempio più eclatante di come le differenze linguistiche ed etniche tra la popolazione vengano strumentalizzate per fini politici, da entrambe le parti, secondo uno schema che non è certo nuovo, ma si ripete ormai a ogni appuntamento elettorale.
IL RUSSO LINGUA DOMINANTE PER AFFARI E MEDIA. Questa la situazione formale: l’unica lingua ufficiale è appunto l’ucraino, da quando il Paese è divenuto indipendente dopo il crollo dell’Unione sovietica. Ciò non significa però che tutti usino l’ucraino nella vita di tutti i giorni. Nel mondo del business la lingua corrente è il russo, nei media quella predominate.
A livello geografico soprattutto le regioni dell’Est e del Sud sono rimaste russofone. In realtà, dicono gli studi, circa la metà della popolazione è di madrelingua ucraina: secondo il censimento del 2001 il 67%, altre ricerche indicano 39,6% (Kiis 2003) e il 43% (Razumkov 2008). Diversi i numeri per il russo: 29,6% (censimento 2001), 48,5% (Kiis 2003), 26,8% (Razumkov 2008). Molti ucraini parlano poi surzhik, linguaggio misto di russo e ucraino: l’11, % secondo il Kiis nel 2003 e il 28% secondo il Razumkov Center nel 2008. Inoltre vi sono minoranze regionali, come l’ungherese, il rumeno, il tataro.
LE ETNIE E LA GEOGRAFIA DEL VOTO. In questo puzzle linguistico ed etnico la politica ha sempre sguazzato e ne ha fatto uno mezzo per conquistare voti. Non è un caso infatti che la nuova legge sia stata approvata ora, dando inizio in maniera esplosiva alla campagna elettorale. Da una parte la maggioranza di governo legata al Partito delle regioni del presidente Yanukovich ha il suo serbatoio nelle regioni russofone, dall’altra l’opposizione, quella moderata intorno a Yulia Timoshenko, ma soprattutto quella estrema dei nazionalisti di Svoboda, trova la propria linfa all’Ovest.
La radicalizzazione dello scontro, sia in parlamento sia in piazza, è funzionale a tutti i contendenti: Yanukovich ha esaudito una delle promesse elettorali fatte nel 2010 e rinserrato le fila in vista dell’autunno, l’opposizione ha trovato l’ennesimo appiglio per dipingere il presidente come un ucrainofobo che vuole spaccare il paese.

Per la gran parte della popolazione quello dell'idioma è un problema relativo


Mentre la politica è arroccata sulle rispettive posizioni, i deputati se le sono date di santa ragione in parlamento e fuori sono stati gli attivisti a tenere alta la tensione con le forze dell’ordine. La gran parte della popolazione sta assistendo esterrefatta una situazione di cui farebbe tranquillamente a meno.
QUESTIONE CHE TOCCA 13 REGIONI SU 27. Il problema della lingua non è certo uno dei più sentiti in Ucraina e, sempre stando ai sondaggi, finisce sempre nelle posizioni di rincalzo tra le preoccupazioni dei cittadini. La nuova legge in sé interessa nemmeno la metà delle regioni, 13 su 27, e in queste - accanto all’ucraino che rimane comunque la lingua ufficiale - il russo viene elevato a secondo idioma. Stessa sorte per altre lingue, come l’ungherese in Transcarpazia, il rumeno in Bukovina e il tataro in Crimea.
TOLLERANZA COME SOLUZIONE. Lo scontro tra maggioranza e opposizione viaggia insomma sull’onda delle emozioni e della strumentalizzazione di un tema, sì complicato, ma non certo impossibile da risolvere se trattato in modo un po’ più asettico. Inoltre, come ha fatto notare un noto commentatore dalle colonne di Levy Bereg, l’ala destra della società deve finalmente capire che gli ucraini russofoni non sono per forza traditori della patria senza alcuna tradizione e dall’altra parte questi devono imparare che il diritto a usare la propria lingua madre non libera certo dal dovere di conoscere e rispettare l’ucraino. (by Stefano Grazioli)

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