Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


venerdì 11 aprile 2014

UCRAINA - La guerra degli 007 tra Usa e Russia


Vogliono controllare l'Est. E si accusano a vicenda di inviare spie. Da sempre Washington e Mosca si contendono l'area.

10 Aprile 2014 - Le spie sono tornate a Est. Dopo la riconquista della Crimea è andata come era largamente prevedibile. Il vento di secessione ha preso a soffiare anche lungo la frontiera orientale ucraina, su tutte le vecchie città russe: Odessa, Donetsk, Lugansk e Kharkiv, la città del presidente fuggitivo Viktor Yanukovich.
Dove si parla russo, i cittadini chiedono l'annessione. Non tutti, la maggioranza. Anziché ascoltare le voci del popolo - quelli che vogliono tornare con il Cremlino e gli ucraini che vogliono Kiev e l'Europa - le superpotenze si rinfacciano colonne di spie e agenti provocatori sparsi per tutta l'Ucraina.
LA CAMPAGNA DI KERRY. Se nelle telefonate tra leader nessuno vuole il ritorno della Guerra fredda, men che meno gli Stati Uniti che trattavano con l'ex capo delle spie di Mosca, poi però il segretario di Stato americano John Kerry è andato ad arringare i filo-Ue alla Maidan a Kiev, scavalcando i negoziati a quattro con l'Europa e la Russia. E, prima di risedersi di nuovo a un tavolo comune, ha incalzato il Congresso di Washington: «È possibile che le proteste filorusse siano un pretesto ben pianificato per un intervento militare».
PUTIN AL CONTRATTACCO. Nell'Est dell'Ucraina e in Crimea, secondo Kerry ci sono «provocatori e agenti russi inviati per creare il caos». Per Putin, invece, sono gli Usa a pilotare le proteste degli europeisti di Kiev, chiodo fisso già dalla Rivoluzione arancione, con il battage mediatico, il sostegno diretto al nuovo governo e addirittura gli infiltrati tra le forze dell'ordine.
«La destra xenofoba e illegale di Pravi Sektor», che sfondò a Maidan lambendo il palazzo presidenziale, e «circa 150 mercenari americani della compagnia privata Greystone», è la tesi del Cremlino.

Il Cremlino non vuole perdere il controllo sull'Ucraina


Possibile? Di certo il Mar Nero e le regioni cerniera con la Russia sono molto affollate.
Meno di un anno fa, quando il presidente Usa Barack Obama trattava con Putin il disarmo chimico in Siria e Kerry regalava iper-sorridente patate americane al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov per la Conferenza di Ginevra 2, nessuno avrebbe potuto immaginare una nuova Cortina di ferro issata nell'Est Europa, sanzioni occidentali contro Mosca e una guerra civile alle porte in Ucraina.
Eppure la possibilità di un conflitto che restauri i due blocchi Usa-(ex) Urss è concreta, perché la posta in gioco è molto alta. Nel cortile di casa del Cremlino, Putin è disposto a giocarsi molte carte per accaparrarsi fette di territorio dell'Ucraina orientale: il 'granaio' d'Europa era un tassello strategico indispensabile nel sistema di pesi e contrappesi del progetto di Unione euroasiatica, sul modello dell'Ue, che il presidente russo insegue da 10 anni.
DOPO LA CRIMEA, L'EST. Il referendum plebiscitario dopo il quale in Crimea ha fatto tornare a sventolare le bandiere russe è stato il pungolo ad agire per Putin sul fronte del Nord Est ucraino, anche attraverso l'infiltrazione di uomini e mezzi del Cremlino tra i dimostranti filorussi che assaltano i palazzi istituzionali delle città in rivolta.
Con truppe e tank ammassati al confine per «esercitazioni militari», per l'ex capo del Kgb e per i suoi uomini niente era più facile che inviare rinforzi in un territorio - fino a prima dei blitz delle unità speciali di Kiev nel palazzi occupati che hanno riportato temporaneamente l'ordine - sul quale il debole governo centrale aveva uno scarso controllo.
TRA I RUSSI 'FILORUSSI'. Nella penisola sul Mar Nero della base navale russa di Sebastopoli, in poche ore, i camion senza insegna carichi di milizie 'filorusse' hanno occupato i centri e gli snodi strategici dell'ex Repubblica autonoma dell'Ucraina, con l'ordine di non proteggere gli edifici e non rivelare a nessuno le loro generalità.
Come provocatoriamente paventato da Kerry, un disegno militare di Putin, pianificato a tavolino, potrebbe scattare anche lungo tutto il fronte orientale. Non passa giorno che, da Kiev, i servizi segreti ucraini non riportino l'arresto di spie di Mosca e tentativi di golpe nei palazzi del potere dei governatorati dell'Est.
Ma non è neanche campato in aria pensare ad agenti provocatori filo-americani, sparsi tra gli EuroMaidan.

Solgenitsin profetizzava il tentativo Usa di indebolire la Russia


Nel 1998, quando ancora la Russia traballava nei bagordi dell'allora presidente Boris Eltsin, fu un insospettabile Aleksandr Solgenitsin, Nobel di Arcipelago Gulag, a denunciare: «La posizione anti-russa dell'Ucraina è esattamente quello di cui hanno bisogno gli Stati Uniti. Le autorità di Kiev assecondano con compiacimento l'obiettivo americano di indebolire la Russia».
«L'errore opprimente dell'Ucraina», scriveva profeticamente l'ex deportato e grande drammaturgo nel suo saggio La Russia al collasso, «consiste precisamente nell'allargamento eccessivo su terre che prima di Lenin non le erano mai appartenute, ossia i due distretti di Donetsk, tutta la cintura Sud di Novorossia (Melitopol, Cherson, Odessa) e la Crimea».
IL FLIRT CON LA NATO. Dopo la Guerra fredda, gli Stati Uniti hanno continuato a esercitarsi e a inviare la loro flotta nel Mar Nero per tenere a freno il nazionalismo di Mosca. Inoltre la commissione ad hoc tra Nato e Ucraina ha sempre infastidito il Cremlino, per non parlare della Rivoluzione arancione del 2004, venduta agli Usa come una nuova Rivoluzione di velluto.
Il pole per le elezioni Midterm del 2014, Hillary Clinton ha paragonato «Putin a Hitler», scagliandosi contro «l'Unione euroasiatica, un modo per risiovetizzare la regione». E non casualmente, mentre l'Ue arrancava tra il gas di Mosca e le piazze ucraine in rivolta, qualcuno ha maliziosamente postato in Rete l'intercettazione della vice di Kerry Victoria Nuland, spazientita al telefono con l'ambasciatore americano a Kiev, che diceva: «Fuck the Europe», al diavolo l'Europa.
Gli Usa non se stanno mai con le mani in mano. E dopo la visita alla Casa Bianca del premier ucraino Arseni Yatseniuk, il Cremlino ha insinuato che, dietro il successo nei blitz antiterrorismo contro i filorussi di Donetsk, Lugansk e Kharkiv, ci sia lo zampino di contractor americani, «nell'uniforme delle forze speciali di polizia».
GLI SQUADRONI NEONAZI. Smantellati i reparti speciali della Berkut, specializzati in repressione e accolti in Russia, di certo da marzo l'Ucraina era rimasta sguarnita di unità d'assalto e orfana, nell'Est, dei soldati disertori filorussi. Mischiati tra gli EuroMaidan dell'Est, a sfidare i russi al confine ci sono i neonazisti di Pravi Sektor (Settore destro), cresciuti nei campi del Caucaso insieme con i terroristi ceceni.
Il parlamento di Kiev li ha dichiarati fuorilegge solo dopo averli usati come testa d'ariete, in piazza dell'Indipendenza, per sfondare contro la polizia e mettere in fuga Yanukovich brandendo asce e fucili d'assalto. Per la Russia sono loro i pupazzi degli Usa.
La tensione cresce: o le proteste cessano o per Kiev si va alla guerra. Da Mosca, intanto, niente più dispacci della radio Voice of America. (
Barbara Ciolli)

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