Pensare Globale e Agire Locale

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sabato 12 aprile 2014

ITALIA - Europee, Renzi a Torino apre la campagna Pd


Il premier: «L'obiettivo è il cambiamento, il partito non litighi». La minoranza del PD all’attacco.


Sabato, 12 Aprile 2014 - Il 12 aprile è stato il giorno dell'apertura della campagna elettorale per le elezioni Europee e amministrative. Sulle note dell'inno nazionale, al PalaOlimpico di Torino, il premier Matteo Renzi è salito sul palco con al suo fianco il candidato del centrosinistra alla presidenza del Piemonte, Sergio Chiamparino.
«NON MONTIAMOCI LA TESTA». Dopo le polemiche sulle liste e alcune rinunce eccellenti, Renzi ha portato sul palco di Torino le cinque capolista donne. L'ex sindaco di Torino, Chiamparino, ha riconosciuto al premier «il coraggio di aver rotto gli schemi della sinistra» e di averlo convinto a riprendere la tessera del Pd. Davanti a una platea con oltre 300 candidati sindaco, Renzi si è rivolto ai presenti in sala: «Circondatevi di persone che vi sappiano dire di no, non montatevi la testa, non montiamoci la testa» ha consigliato il segretario nazionale del Pd ad amministratori locali in platea, invitandoli a essere curiosi e a essere aperti anche alle voci di dissenso.
«Non perdiamo tempo a litigare, abbiamo troppo da fare», è stato il suo appello all'unità del Pd. Ma agli altolà della sinistra su una riforma del lavoro con «norme di destra» (Gianni Cuperlo) e sul «rischio plebiscito» dell'Italicum e del Senato delle Autonomie (Pier Luigi Bersani), Renzi ha fatto spallucce: «La sinistra che non cambia diventa destra», ha chiarito.
«ASCOLTATE LA VOCE DEGLI ULTIMI». Il presidente del Consiglio ha ribadito con forza l'idea che la «politica è servizio» e che i leader cambiano. Da ex sindaco, ha rivolto l'invito ai futuri primi cittadini ad ascoltare anche la voce degli ultimi. «Sono d'accordo con Sergio, la sinistra che non cambia perde la dignità di essere sul fronte del progressismo. E noi andiamo in Europa per cambiarla». Avanti tutta sulla riforma del Senato visto che, ha punzecchiato il premier, il superamento del bicameralismo «è sempre stata la posizione del Pd, se ora qualcuno ha cambiato idea è un problema suo».
TEMA LAVORO. Il segretario nazionale del Pd ha continuato: «Noi siamo pronti a cambiare noi stessi ma le regole che raddoppiano la disoccupazione non funzionano, non è la ricetta che salva l'economia. È inutile essere il partito del lavoro se non diamo occupazione». Quindi sul dl lavoro già il 16 aprile il ministro Poletti ha intenzione di incontrare i dissidenti e malpancisti del Pd, ma il punto per Renzi è che «il sistema di garanzie lo deve realizzare lo Stato facendo assumere persone, non continuando a mettere barriere all'entrata». «Sui conti pubblici», ha aggiunto, «noi e gli inglesi nel 2011 avevamo la stessa percentuale di disoccupazione, dopo due anni di cure drastiche da parte nostra abbiamo la disoccupazione al 13% e loro al 7,1. Non è colpa dell'Europa, ma è un problema del mercato del lavoro, della credibilità di attrarre investimenti».
PENSIONI IN AGENDA. Dopo l'intervento sui redditi da lavoro dipendente nel 2014 «il 2015 deve essere l'anno per un intervento sulle pensioni per chi guadagna meno di mille euro al mese» ha detto Renzi, aggiungendo che «per quest'anno non ce la facciamo e non vogliamo fare promesse che non possiamo rispettare».
«TAGLIO STIPENDI AI MANAGER NON È UNA PUNIZIONE». Poi è tornato sul taglio degli stipendi ai manager: «Chiedere un sacrificio ai manager non è una punizione. È inaccettabile che gli stipendi siano aumentati del 170%. Pensavo di essere criticato per il tetto, troppo alto, a 238 mila euro. Accusateci pure di demagogia, ma è una questione di credibilità delle istituzioni, noi resteremo in contatto con la realtà». «Nel lavoro sui fondi europei il Pd accompagni il governo spiegando che è ora di finirla con i fondi a pioggia, per far contenti amici e sindaci. Mettiamo i soldi a disposizione dell'Italia, non dell'Italietta».
IL BRODO DI GRILLO. «Non possiamo fare campagna elettorale inseguendo ogni giorno il blog di Beppe Grillo. Lasciamolo fare, lasciamolo nel suo brodo: dovevano cambiare il palazzo e il palazzo sta cambiando loro. La bellezza della pollitica la riporteremo a casa noi».

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