Pensare Globale e Agire Locale

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venerdì 11 aprile 2014

ITALIA - Governo Renzi, capi Gabinetto dei ministeri: chi sono


Il premier rottama i vecchi collaboratori dai dicasteri. Tutte le scelte sono state approvate da Delrio. Esentato solo Padoan.
10 Aprile 2014 - Tra trombati e miracolati, reduci e scampati, l’onda d’urto renziana sconquassa Gabinetti, decima dipartimenti, mette l’ansia ai dirigenti. E così, di questi tempi, a palazzo c’è chi viene e c’è chi va.
Tra i celebri che lasciano, ricca è ormai la letteratura su quel Vincenzo - nomen omen - Fortunato che, tra ministri e governi vari, è capo di Gabinetto da quasi un ventennio. Tanto caro fu a Giulio Tremonti, il più pagato tra i colleghi con 500 mila euro all’anno o poco più, stavolta salta un turno. Stop. Altro giro, altra corsa.
NO AI CONSIGLIERI DI STATO. Ma Fortunato non è il solo nel decanter. Con il Renzi I resta infatti in panchina un’intera categoria: quella dei consiglieri di Stato.
Il diktat verbale, nei giorni della formazione delle squadre ministeriali, da Palazzo Chigi in giù, è stato perentorio: «Quella lobby lì non la vogliamo».
TUTTI AL VAGLIO DI DELRIO. La leggenda parla di una circolare di 'epurazione'. La realtà racconta invece di una riservatissima lettera firmata dal sottosegretario Graziano Delrio in cui si pregava i ministri di comunicare in anticipo alla presidenza i nomi dei papabili. Così da correre ai ripari in caso di 'indesiderati'.
Tutti in fila, con la lista in mano dunque.
L'ECCEZIONE PER PADOAN. Tranne uno: Pier Carlo Padoan. Eccezione tra gli obbedienti, il dalemianissimo titolare dell'Economia (a dimostrazione di rapporti non proprio idilliaci con Matteo Renzi), a capo del suo Gabinetto ha voluto un consigliere di Stato con tanto di pedigree: Roberto Garofoli, classe 1966, volto etereo e occhialetto stampato.
Così, il commendator-consiglier-granmandarin ha retto pure a questa.

A palazzo entrano i consiglieri parlamentari


Tra i miracolati del governo Renzi, svettano in cima alla lista i consiglieri parlamentari, new entry del panorama governativo.
«Una scelta dettata dal qualunquismo»; «hanno poca autorevolezza»; «non per nulla seguono i ministri di facciata», sono alcuni tra i commenti più accreditati in quel di Palazzo.
Fatto sta che i «fragili funzionari parlamentari» (altra citazione) sono diventati, con mossa repentina, rispettivamente capi di Gabinetto del ministro per le Riforme e i rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi (Roberto Cerreto); del ministro per la Semplificazione e pubblica amministrazione Marianna Madia (Bernardo Polverari) e del ministero dello Sviluppo economico di Federica Guidi (Vito Cozzoli).
Per commentare gli esiti del cambio di guardia c’è tempo. Di certo i piani alti non gradiscono. E ciò non è detto che sia, di per sé, un male.
MAGISTRATI A GIUSTIZIA E INTERNI. Ai ministeri della Giustizia e dell'Interno, viene invece rispettata la tradizione di magistrati (Giovanni Melillo) e prefetti (Luciana Lamorgese) al comando dei Gabinetti. Anche il ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta, con gran gusto del retrò, ha voluto a fianco a sé Luigi Fiorentino, veterano da Gabinetto; stessa solfa con Dario Franceschini che per il ministero dei Beni culturali ha scelto Giampaolo D’Andrea, già sottosegretario durante i governi Monti, Prodi e con trascorsi da Prima Repubblica.
Altro schiaffone in faccia alla rottamazione arriva da Ferdinando Ferrara (alle Politiche agricole), già a fianco di Nunzia De Girolamo (Ferrara è grande amico di Francesco Boccia, consorte dell'ex ministra), tra dipartimenti e Gabinetti, il capo dello staff di Martina è sulla cresta dei governi da quasi un decennio.
I PIÙ GIOVANI ALL'ISTRUZIONE. Incrociando i dati, la media anagrafica del piccolo esercito dei capi di Gabinetto si abbassa un pochino, ma neanche troppo: i più giovani, Alessandro Fusacchia del ministero dell'Istruzione con i suoi 36 anni («Fusacchia chi, il ragazzino?» citazione ministeriale) e Cerreto, 37 anni.
Comunque in linea generale i ministri sono più giovani dei loro capi di Gabinetto. E l’assalto alla burocrazia - con la riconferma di molti burocrati Doc - è ferma sul tasto pause.
TUTTI SOTTO UN'EX VIGILESSA. In attesa del taglio dei 24 dipartimenti della presidenza del Consiglio e della rivoluzione annunciata della Pubblica amministrazione targata Madia, l'ex capo dei vigili urbani di Firenze Antonella Manzione va - terrore e scompiglio - alla guida del dipartimento Affari giuridici e legislativi della presidenza del Consiglio, punto di convergenza dei capi di Gabinetto.
Intanto è d’uopo ricordare che il 7 aprile, data entro la quale sarebbero dovute arrivare le riconferme degli incarichi ai capi dipartimento, è appena - consapevolmente - passato.
Liberi tutti dunque. La rotazione è già partita. Speriamo solo che dalla padella non si passi alla brace.

Frida Monteleoni

1 commento:

  1. http://www.goleminformazione.it/commenti/stipendi-fuori-ruolo-incarichi-ministeri-ddl.html#.U0jQFF6Wq0Q

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