L'Italia non
è un paese laico, malgrado la Costituzione; su questo non ci piove, lo sanno
anche i sassi ed è sempre stato così. Ma da un po' di tempo a questa parte,
siamo peggiorati di parecchio: non si riesce ad aprire i social o leggere i
giornali senza prendersi un pugno nello stomaco. Almeno quelli, si intende, che
hanno a cuore la laicità e non come attrezzo retorico ottocentesco, ma come
ideale per una società giusta, sulla strada verso il progresso civile. Qualcosa
di molto concreto, a dispetto delle apparenze.
Una classe
politica allo sbando, indifferente al cambiamento della società ma non allo
scambio tra i diritti dei cittadini e qualche pacchetto di voti (con benefit
annessi) che i potentati storici possono garantire, da sempre eterodiretta se
si parta di "temi etici" e libertà individuali, sta producendo -
quanto meno non ostacolando - il virulento ritorno della peggiore omofobia,
l'attacco ora sotterraneo ora palese alla libertà delle donne, la
confessionalizzazione sempre più evidente della scuola pubblica. Ed è solo
qualche esempio.
In questo,
la politica trova una sponda perfetta in una Chiesa che continua a godere di
una valanga di privilegi e a restare invece impunita nello scandalo vergognoso
della pedofilia di parecchi suoi ministri (scandalo del quale solo in Italia
non si parla, grazie all'"omertà" dei media), agevolata dall'elezione
di Bergoglio al soglio pontificio, una grande operazione di marketing
che ha le portato un consenso sproporzionato alla sostanza dei fatti. Un
pontificato beffardo e un papa che fa il simpatico ma non ha cambiato tutto
questo di una sola virgola è solo una sciagura per i liberi pensatori.
Se esistesse
davvero qualcosa come la coscienza pubblica, al netto degli ultras del
cattolicesimo, avrebbe l'elettroencefalogramma piatto: una invasione così
prepotente nella nostra vita e nessuno reagisce se non pochi volenterosi
attivisti laici. Troppo poco. Se ci rubassero la macchina o ci svaligiassero la
casa tutti ci arrabbieremmo a morte, invece ci rubano la libertà nemmeno ce ne
accorgiamo. E' stupefacente e meriterebbe ben altra reazione.
Ecco dunque
un compitino per laici e associazioni laiche, da svolgere velocemente, perché
di tempo ce ne è poco: servono idee pratiche e concrete (niente speculazioni
inconcludenti e voli pindarici) per raggiungere e interessare gli indifferenti
e mobilitare quelli già consapevoli ma scoraggiati. Parlare a tutti, uscire dal
piccolo circolo dei "laici di professione".
Bisogna
risvegliare le coscienze anestetizzate. E poi bisognerà mostrarsi, e mostrarsi
uniti; bisognerà fare numero, scendere in strada e farsi vedere, riempire le
piazze, fare rumore. Coinvolgere anche i "cattolici adulti", perché
anche a loro magari interessa non vedere più la religione brandita come una
clava ideologica contro chi non si conforma alla dottrina e al potere temporale
della Chiesa, il loro dio usato come strumento di oppressione e per la
ricchezza di pochi.
Creare un
movimento d'opinione, una lobby (uguale e contraria a quella dei cattolici
oltranzisti) in grado di avere un peso sulla scena politica e sociale e di
durare nel tempo, un presidio permanente e ben visibile in difesa della
laicità.
Quanto meno,
a breve termine, serve una proposta per una manifestazione unitaria che vada
ben oltre, per esempio, i piccoli numeri del "Coraggio laico", fin
troppo timida risposta al famigerato Family day di qualche anno fa. Bisognerà,
al limite, anche turarsi il naso e accogliere nelle proprie file quei soggetti
- sindacati, partiti, altre associazioni - che su questi temi hanno spesso
barcollato (quando se ne sono interessati).
La secolarizzazione della società non ha mai frenato l'assalto di
clero e clericali al Palazzo. Ecco perché si deve andare al mercato della
politica con un pacchetto di voti potenziali che sia davvero interessante.
E' vero, si
fa presto a parlare, ed è vero, le difficoltà sono enormi: superare i
narcisismi tipici di troppi ambienti di "sinistra" e laici,
anzitutto. E questo è l'ostacolo maggiore, storicamente, il punto da cui
partire per ottenere visibilità, interessare l'opinione pubblica in una
congiuntura economica e sociale difficile come questa. Ma se non altro adesso
gli stimoli sono grandi, perché il pericolo è grande: il crescere in numero e
baldanza dei reazionari, estremisti cattolici e fascistoidi è sotto gli occhi
di tutti. Come nella Resistenza durante la guerra, si deve accantonare ogni
divisione, ogni massimalismo, ogni snobismo intellettuale, nell'interesse
generale. Non c'è più tempo.
Dunque,
sotto con le idee.
Alessandro Baoli
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