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venerdì 11 aprile 2014

ALGERIA - Louisa Hanoune: la pasionaria alle presidenziali


Critica l'Occidente. E promette di abolire la corruzione. Chi è l'unica candidata donna al voto del 17. Che sfida Bouteflika.

10 Aprile 2014 - La chiamano la «Chavez d'Algeria», ma lei a sentirsi definire così rilancia: «Farò meglio di lui. Ha avuto il coraggio di togliere il suo Paese dalle grinfie del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. Ma non è riuscito a cancellare il debito».
Non manca di audacia Louisa Hanoune, unico candidato donna alle elezioni presidenziali in Algeria del 17 aprile.
LEADER SENZA PAURA. Come quando, nel gennaio 1992, scoppiò la guerra civile in seguito alla decisione dei militari di annullare il voto in cui il Fronte islamico di salvezza, poi smantellato, era risultato in vantaggio al primo turno: mentre dilagava la violenza, la leader del Partito dei lavoratori non volle mai abbandonare il suo appartamento e gli uffici situati nel distretto popolare di Algeri di El Harrach.
Gli altri leader scappavano in periferie più sicure, ma lei dichiarò di non voler dimorare nel Club des Pins, resort a Ovest della capitale dove in molti trovarono rifugio.
CRITICHE ALL'OCCIDENTE. Non è per motivi religiosi, ma ideologici che questa 60enne dal piglio duro oppone strenui rifiuti al modello occidentale.
Punta il dito contro le multinazionali e quelle «mani straniere che, pur presentandosi in abiti accattivanti, vogliono far ripiombare l'Algeria nel caos».
È per affermazioni come queste che gode di una certa popolarità perfino tra i settori conservatori antifemministi.
UNA NAZIONALISTA DI SINISTRA. Secondo il suo programma, fortemente nazionalista, è necessario che l'Algeria si decida a tassare la ricchezza, ma anche a rivedere tutta la sua politica estera.
Per questa pasionaria del Maghreb, Algeri dovrebbe sospendere gli accordi con l'Unione europea, rompere quelli per l'ingresso nell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e addirittura uscire dall'Area araba di libero commercio. Propositi che, però, difficilmente Hanoune potrà avere l'opportunità di tradurre in pratica.

Il presidente Bouteflika ci riprova dopo il plebiscito del 2009


A frenare la «Chavez d'Algeria» è Abdelaziz Bouteflika, il presidente uscente a caccia del quarto mandato, ancora una volta il favorito alle presidenziali.
Nel 2009 il secondo tentativo di Hanoune si frantumò infatti contro lo strapotere del 77enne rappresentante del Fronte nazionale di liberazione (Fnl), che raccolse quasi 13 milioni di voti, ovvero il 90,24% dei consensi, contro poco più del 4% ottenuto dalla sua avversaria.
I SOSPETTI DI BROGLI. Come di consueto l'enorme distacco fu attribuito a brogli nelle urne. D'altra parte uno studio del 2010 della Freedom house di Washington sostenne che l'Algeria non è un Paese libero, non è una democrazia elettorale e la stampa non è indipendente. Ma le denunce non cambiarono l'esito del voto.
POLITICO MALATO. Bouteflika, però, è oggi fiaccato nel fisico: il presidente è malato, probabilmente di cancro, anche se sulle sue condizioni è mantenuto il più stretto riserbo. E il suo entourage tende a mentire: si sostiene che migliori di giorno in giorno, ma le sue apparizioni pubbliche sono ridotte alle necessarie occasioni di rappresentanza con capi di Stato esteri e in quelle è apparso tutt'altro che in salute.
APPELLI ALL'ASTENSIONE. La campagna elettorale è stata così demandata ai suoi luogotenenti: i ministri Mohamed Cherif Abbas, Amar Ghoul e Amara Benyounès e l’ex premier Abdelmalek Sellal. Proprio a quest'ultimo è stato impedito un comizio recentemente a Bejaia nel Nord del Paese, uno dei tanti episodi attribuiti al movimento Barakat, nato per protestare contro la ricandidatura del presidente in carica, che invita, però, a disertare le urne più che a sostenere qualche avversario.

Hanoune punta sulle donne, categoria oppressa nel Paese


Nonostante abbia un avversario super favorito, Hanoune ci riprova.
«Non mi tiro indietro e ho le mani pulite», va ripetendo dai palchi mostrando i palmi. «Non mi sono mai venduta e non ho mai oppresso le donne».
La condizione femminile, infatti, è un altro dei temi che più stanno a cuore alla candidata da circa 30 anni.
NO AL CODICE DI FAMIGLIA. Sin da quando il partito di ispirazione trozkista che dirige era ancora clandestino e sin dal 1984 quando vide la luce il Codice della famiglia - ancora in vigore in Algeria - che sostanzialmente relega le donne al rango di 'cittadine di serie b'. E che prevede, tra l'altro, che la moglie debba obbedienza al marito, che ha diritto pressoché illimitato al divorzio, mentre la donna può domandarlo solo in specifici casi.
Bouteflika ne aveva promesso l'abolizione oltre due anni fa. C'è da giurare che sotto la presidenza della leader della sinistra radicale algerina, non durerebbe un giorno di più.
A CONTATTO CON LA GENTE. Ciononostante, Hanoune non è considerata dai più tradizionalisti con il disprezzo che sovente viene riservato alle 'femministe che parlano francese'.
La candidata è perfettamente bilingue e ha una padronanza dell'arabo inconsueta tra i principali politici algerini. Ed è anche capace di mescolare la lingua colta classica con quella della strada, per farsi comprendere dalla gente.
ARGINARE IL POTERE DEL FNL. Continua a ripetere che «le elezioni del 17 aprile sono un'occasione senza precedenti per rinnovare la storia dell'Algeria indipendente», dando il via a una seconda repubblica.
«Sono passati 52 anni dall'indipendenza, è ora di finirla con un sistema che scippa la sovranità al popolo, basato su un partito unico».
Ufficialmente non è più così dal 1989, tant'è che la rappresentante del Partito dei lavoratori siede in parlamento dal 1997, ma le presidenziali sono rimaste, almeno finora, una faccenda privata del Fnl.

Alfredo Ranavolo

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