Questo commento è
stato pubblicato oggi su L’Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Brescia Oggi.
Forse basterebbe
passare dal latino al tedesco, da “Mare Nostrum” a “Unser Meer” perché l’Europa
guidata da Angela Merkel
capisse l’allarme italiano sul Mediterraneo.
Allarme rosso. Al Viminale già scorgono all’orizzonte del Mare nostro e di
tutti l’arrivo di ottocentomila essere umani che nessuna Lampedusa, per quanto
generosa, potrebbe accogliere. Ma la polemica politica arriva ancor prima degli
sbarchi annunciati, e allora al ministero dell’Interno mettono a fuoco i
binocoli e si correggono: tranquilli, la situazione è complessa, ma sotto
controllo. Le masse si vedono, in particolare in Libia. Ma non è detto che
salperanno. Così suona la retromarcia.
Tuttavia, i dati
statistici dicono che nei primi quattro mesi di quest’anno sono giunti via mare
25 mila migranti: più della metà di quelli contati nell’intero 2013. E non
occorrono Sibille Cumane né vedette al Viminale per sapere che il futuro sarà
sempre più drammatico per chi accoglie, e soprattutto per chi scappa
arruolandosi, a rischio della propria vita e con tutti i pochissimi risparmi
accumulati, nelle mani di trafficanti senza scrupoli.
Non è, dunque,
soltanto l’enormità del fenomeno, incontenibile come ogni tempesta di mare e
dell’animo, a esigere l’intervento dell’Europa. E’ la ragion stessa dei valori
in gioco, che partono dal doveroso soccorso verso i fuggitivi dell’Africa, da
considerare nostri fratelli non soltanto quando giocano da campioni di calcio
nelle squadre europee. Che passa dalla capacità politico-strategica di saperli
inserire e integrare con gradualità e buonsenso in tutti i Paesi del
continente. Che richiede durezza nel punire il crimine di pochi trafficanti che
sfruttano il dolore di tanti disperati. L’Europa non potrà consolare tutta la
sofferenza del mondo, e meno che mai potrà farlo da sola la nostra piccola,
grande Italia, che non si tira indietro quand’è in ballo il cuore suo e degli
altri: le numerose operazioni navali e militari confermano che nessuna missione
è impossibile, se fatta con lungimirante umanità.
“Meglio gli arrivati
che i morti”, è il crudo, ma efficace pensiero di chi ha potuto salvare molte
vite. Ma anche la carità si fa coi soldi, e qui è in ballo ben più di un atto
caritatevole. E’ in ballo l’ambizione di aiutare gli africani in Africa, perché
nessuno ama lasciare la famiglia e la patria. E’ un tema capitale per
quest’Europa che non c’è. Ma che arriva, pure lei, con il voto di maggio. Ne
discutano i vari partiti e candidati che navigano senza bussola nel Mare
Nostrum.
30 - 04 – 2014 Federico
Guiglia
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