" E' ovvio che esistono ancora aspetti
coattivi nel lavoro, anche quando esso è volontario; l'uomo non ha ancora
trasformato tutta la coercizione che lo circonda in un riflesso condizionato di
natura sociale, e in molti casi produce ancora sotto la pressione dell'ambiente
(«costrizione morale» la definisce Fidel). Gli resta ancora da conquistare il
piacere di un completo godimento spirituale del proprio lavoro, senza la
pressione diretta dell'ambiente sociale, ma vincolato ad esso dalle nuove
abitudini. Questo sarà il comunismo. Il mutamento non avviene automaticamente
nella coscienza, così come non avviene nell'economia. Le variazioni sono lente
e irregolari: ci sono periodi di accelerazione, altri di pausa e persino di
regresso.
Dobbiamo inoltre considerare, come abbiamo
notato prima, che non siamo di fronte a un periodo di transizione puro e
semplice, quale lo vedeva Marx nella Critica del programma di Gotha, ma a una
nuova fase da lui non prevista: il primo periodo di transizione al comunismo o
di costruzione del socialismo. Ciò avviene in mezzo a violente lotte di classe
con elementi di capitalismo nel proprio seno, che rendono difficile una
comprensione globale.
Se a ciò si aggiunge lo scolasticismo che ha
frenato lo sviluppo della filosofia marxista e impedito l'analisi sistematica
del periodo, la cui economia politica non si è sviluppata, dobbiamo riconoscere
che siamo ancora in fasce e che è giusto dedicarsi allo studio di tutte le
caratteristiche fondamentali di tale periodo, prima di elaborare una teoria
economica e politica di maggior respiro.
La teoria che ne scaturirà darà
inevitabilmente la preminenza ai due pilastri della costruzione: la formazione
dell'uomo nuovo e lo sviluppo tecnologico. In entrambi gli aspetti ci resta
molto da fare, ma è meno grave il ritardo per quanto riguarda la concezione
della tecnica come base fondamentale, giacché non si tratta in questo caso di
andare avanti alla cieca, ma di seguire per un buon tratto la strada aperta dai
paesi più evoluti del mondo. E' per questo che Fidel batte con tanta insistenza
sulla necessità della formazione tecnica e scientifica del nostro popolo e in
particolare della sua avanguardia.
Nel campo delle idee che riguardano attività
non-produttive è più facile cogliere la divisione tra necessità materiale e
spirituale. Da molto tempo l'uomo cerca di liberarsi dell'alienazione mediante
la cultura e l'arte. Muore quotidianamente durante le otto e più ore in cui
funge da merce, per rinascere poi attraverso la sua creatività spirituale. Ma
questo rimedio ha in sé i germi della stessa malattia: è un essere solitario
che cerca la comunione con la natura. Difende la propria individualità oppressa
dall'ambiente e reagisce di fronte alle idee estetiche come un essere isolato,
la cui aspirazione è rimanere immacolato.
Si tratta solo di un tentativo di fuga. La
legge del valore non è il semplice riflesso dei rapporti di produzione; i
capitalisti monopolistici la circondano di una complicata impalcatura che la
trasforma in una schiava docile, anche quando i metodi che usano sono
esclusivamente empirici. La sovrastruttura impone un tipo di arte in cui
bisogna educare gli artisti. I ribelli vengono dominati dal meccanismo e solo i
talenti eccezionali potranno creare opere proprie. Gli altri diventano vili
salariati oppure vengono schiacciati.
Si inventa la ricerca artistica, intesa come
sinonimo di libertà; ma questa «ricerca» ha i suoi limiti, impercettibili fino
al momento in cui non ci si scontra, vale a dire fino a quando non si
affrontano i problemi reali dell'uomo e della sua alienazione. L'angoscia
irrazionale o il volgare passatempo rappresentano delle comode valvole di sfogo
per l'inquietudine umana; si combatte l'idea di rendere l'arte un'arma di
denuncia. Se si rispettano le regole del gioco, si ottengono tutti gli onori;
quegli stessi che otterrebbe una scimmia esibendosi in piroette. L'accordo è di
non cercare di fuggire dalla gabbia invisibile "
E Guevara de La Serna.
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