Se accadrà dovrà "fermare lo spargimento
di sangue"
Mosca, 20 giu. - Solo un
cambio di regime costituzionale è possibile in Siria, secondo il presidente
russo Vladimir Putin che nelle battute finali del G20 in Messico ha
sottolineato: tale cambiamento, se accade, dovrebbe portare a stabilizzare la
situazione in Siria e "a fermare lo spargimento di sangue". Il capo
del Cremlino resta molto accorto sui passi da fare sulla Siria, ultimo paese alleato
di Mosca in Medio oriente.
Da Los Cabos, dopo avere incontrato il collega americano Barack Obama, Putin ha ribadito la "posizione della Russia": "pensiamo che nessuno abbia il diritto di decidere per altri popoli, su chi deve andare al potere e chi dovrebbe essere espulso", ha spiegato. "Sappiamo che una parte del popolo siriano, rappresentato dall'opposizione armata, vorrebbe che il presidente Assad se ne andasse. Ma questa parte non è il popolo siriano" nel suo complesso.
Secondo i media Usa, sulla situazione in Siria, Putin parlando con Obama ieri, non è andato leggero. Ha indicato gli effetti delle "primavere arabe" di Egitto e Libia, come mancato trasferimento del potere politico. Ha anche espresso la preoccupazione che l'Occidente non abbia un piano convincente per il destino di una serie di fazioni in guerra e di gruppi etnici in Siria dopo le (eventuali) dimissioni di Assad.
Da Los Cabos, dopo avere incontrato il collega americano Barack Obama, Putin ha ribadito la "posizione della Russia": "pensiamo che nessuno abbia il diritto di decidere per altri popoli, su chi deve andare al potere e chi dovrebbe essere espulso", ha spiegato. "Sappiamo che una parte del popolo siriano, rappresentato dall'opposizione armata, vorrebbe che il presidente Assad se ne andasse. Ma questa parte non è il popolo siriano" nel suo complesso.
Secondo i media Usa, sulla situazione in Siria, Putin parlando con Obama ieri, non è andato leggero. Ha indicato gli effetti delle "primavere arabe" di Egitto e Libia, come mancato trasferimento del potere politico. Ha anche espresso la preoccupazione che l'Occidente non abbia un piano convincente per il destino di una serie di fazioni in guerra e di gruppi etnici in Siria dopo le (eventuali) dimissioni di Assad.
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