Pensare Globale e Agire Locale

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venerdì 15 giugno 2012

VENEZUELA – Verso il voto. Chavez, il caudillo redivivo

Venezuela: il leader si ricandida.
di Marco Todarello
Non appariva in pubblico dai primi giorni di aprile e l’occasione era importantissima, più sul piano dell’immagine che su quello formale.
LA CERIMONIA UFFICIALE. Accompagnato dal bagno di folla delle grandi occasioni, la sera dell’11 giugno Hugo Chávez ha lasciato palazzo Miraflores, sede del governo di Caracas, a bordo di un camion per giungere nella sede del Consejo nacional electoral (Cne, l’autorità statale che sovrintende alle elezioni) e così ufficializzare la sua candidatura alle presidenziali del 7 ottobre.
VERSO IL QUARTO MANDATO. In caso di vittoria, l’ex colonnello si ritroverebbe alla guida del Venezuela per la quarta volta, fino a festeggiare nel 2019 i 20 anni di presidenza.
L’incognita, però, non sono certo i voti che può racimolare. La manifestazione, infatti, era attesa da tutti come banco di prova delle sue condizioni di salute e, quindi, della sua idoneità a rimanere alla guida del Paese in caso di vittoria alle elezioni.
UN ANNO DI CALVARIO. Il calvario di Chávez, 57 anni, era iniziato lo scorso giugno quando gli fu diagnosticato un cancro alla zona pelvica. Da allora ha subito due operazioni e almeno cinque cicli di chemioterapia.
Non esistendo una fonte medica ufficiale, a parte gli annunci dello stesso presidente, le contraddittorie notizie trapelate nell’ultimo anno non hanno mai chiarito la situazione.
Nei giorni scorsi si erano poi intensificate le voci su un possibile peggioramento della malattia. I cittadini già lo piangevano. Ma la cerimonia pubblica dell’11 giugno ha rimestato le acque e alimentato il giallo.

In 500 mila a sostenere il presidente colonnello


In un Paese preoccupato dal futuro, qualsiasi elemento è utile per costruire teorie. L’opposizione ha sottolineato come il presidente, per la prima volta, non abbia percorso a piedi i sette chilometri che separano palazzo Miraflores dalla sede del Consiglio elettorale, insinuando che non fosse in grado di camminare per il dolore.
BATTUTE E AFFONDI. «Tra i requisiti per candidarsi alla presidenza non c’è quello di camminare per chilometri», ha risposto Chávez con una battuta in apertura del suo lungo comizio, riferendosi ai «diagnostici necrofili» e a coloro che lo «vogliono sulla sedia a rotelle».
A dire il vero, davanti agli oltre 500 mila sostenitori accorsi in piazza Diego Ibarra, nel centro della capitale, Chávez è apparso in discreta forma, di certo non smagliante come qualche anno fa, ma sicuramente non moribondo come lo davano in molti, a partire dall’anchorman statunitense Dan Rather che avrebbe avuto conferma da una sua fonte privilegiata dello «stadio finale» del tumore.
UN COMIZIO DI QUASI TRE ORE. Chávez si è presentato sul palco in compagnia delle sue figlie. Ha ballato, cantato e scherzato insieme con due note cantanti locali e poi ha iniziato un discorso durato due ore e 40 minuti, il primo dopo diversi mesi.
VENEZUELA IN «PRIMA LINEA». Il presidente ha poi elencato le politiche degli ultimi anni, che hanno visto il Venezuela «sempre in prima linea»: dalle alleanze con gli altri leader sudamericani fino al consolidamento di istituzioni come Alba e Unasur. E ha ricordato le misiones bolivarianas, i programmi speciali di sviluppo dedicati alla popolazioni povere e ai quali il governo destina ogni anno fino al 20% dei proventi della facoltosa Petroleos de Venezuela S.A. (Pdvsa), la compagnia petrolifera di Stato.

Capriles, l'interprete della voglia di cambiamento


Insomma, il leader venezuelano ha messo in scena un copione già visto. Ignora il problema sulla propria salute e non considera l'avversario Henrique Capriles, sfidante alle prossime presidenziali.
Capriles, avvocato 40enne e candidato della coalizione di centrodestra Mesa de unidad democrática (Mud), è l’interprete di un’innegabile voglia di cambiamento di molti venezuelani.
LA VOCE DELLA BORGHESIA. Erede di una famiglia proprietaria di imprese nei settori dell’editoria, dei trasporti e delle assicurazioni rappresenta sicuramente la voce di quella borghesia che vorrebbe limitare le nazionalizzazioni e reintrodurre i capitali privati nell’economia. Nel contempo si è sempre considerato un seguace dell’ex presidente brasiliano Lula e non ha mai negato le conquiste di Chávez sul piano sociale.
LA MARCIA DELL'OPPOSIZIONE. Il giorno prima della manifestazione voluta dal Partido socialista unido de Venezuela (Psuv) di Chávez, anche i sostenitori di Capriles sono scesi in piazza, accompagnandolo in una marcia di 10 chilometri per Caracas, fino al Consiglio elettorale nazionale dove anche lo sfidante del presidente ha a sua volta presentato la candidatura per le prossime presidenziali.
I manifestanti erano centinaia di migliaia, probabilmente la più numerosa manifestazione dell’opposizione da quando Chávez è al potere.
Ma i sondaggi restano inclementi: 53% contro il 37%. Se Chávez si presenterà, sarà lui il presidente.
Resta da capire cosa potrebbe succedere se il capo di Stato non dovesse farcela. E il Venezuela si trovasse senza un delfino socialista su cui fare affidamento. Caracas, in questo caso, sarebbe inesorabilmente consegnata alla destra.

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