Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


lunedì 25 giugno 2012

USA 2012: Obama conquista i latinos: «Se puede»

Duro attacco a Romney sull'immigrazione

«Se puede».
Barack Obama ha rispolverato in salsa spagnola il celebre e vincente slogan della campagna elettorale del 2008 per scaldare i cuori dei latinos accorsi a Orlando, in Florida, per la loro Convention annuale.
E dagli applausi e le ovazioni, si è capito che l'inquilino della Casa Bianca li ha conquistati, vincendo il duello a distanza col rivale Mitt Romney, intervenuto il giorno prima dallo stesso palco.
E lo stesso senatore della Florida, Marco Rubio, astro nascente del partito repubblicano, non lo ha attaccato, ma ha bacchettato sia democratici che repubblicani per usare il tema dell'immigrazione a fini meramente elettorali, invitandoli invece a lavorare insieme per trovare «le giuste soluzioni».
«C'È IN GIOCO IL FUTURO DELL'AMERICA». Per settimane i più stretti collaboratori del presidente - a Washington come a Chicago - hanno lavorato al discorso con cui Obama sperava di rafforzare il già elevato consenso tra gli ispanici.
Una delle comunità che potrebbero rivelarsi ago della bilancia nelle prossime elezioni presidenziali.
Soprattutto in Florida, uno dei cosiddetti 'swing state', gli Stati in cui l'esito del voto è più incerto che mai.
Obama è partito a testa bassa, attaccando duramente il suo rivale Romney: «Con lui sono d'accordo solo su una cosa: con questo voto c'é in gioco il futuro dell'America».
Perché «c'e ancora molto da fare» per uscire completamente dalla crisi, e le visioni in campo sono totalmente diverse.
Ecco quindi l'affondo sul candidato repubblicano alla presidenza e ai suoi compagni di partito in Congresso, rei di bloccare le riforme necessarie per rilanciare economia e occupazione.
ATTACCA ROMNEY SULL'IMMIGRAZIONE. Ma è soprattutto sull'immigrazione - e non poteva essere diversamente - che davanti ai latinos si è giocata la battaglia tra Obama e Romney.
E se il miliardario mormone non ha convinto del tutto la platea, omettendo di dire cosa realmente vorrebbe fare da presidente, Obama ha mostrato di avere le idee chiare: no alle espulsioni di massa dei giovani immigrati («non è un'amnistia, ma la cosa giusta da fare»), sì a una riforma dell'immigrazione più inclusiva che però il Congresso blocca da anni.
«Da tre anni e mezzo la mia porta è rimasta sempre aperta. Sanno dove trovarmi. Ma li sto ancora aspettando», ha detto con una verve che non si vedeva da tempo e incassando più di un caloroso applauso.
Poi nell'attaccare la visione anti-immigrati del rivale, improvvisamente i toni di Obama sono diventati pacati, messianici, evocativi, quelli che, nel 2008, fa fecero breccia in milioni e milioni di americani: «Non importa chi sei, da dove vieni, come ti chiami».
L'America deve essere il posto in cui tutti devono avere una possibilità.
«Ciò che ha guidato mio padre negli Usa è l'idea di questa promessa», ha ricordato.
«Vedo me stesso, vedo le mie famiglie...la mia storia testimonia» che questa promessa si può avverare.
«Questo guida ogni mia decisione, soprattutto quando si tratta delle nuove generazioni».
«Un messaggio di speranza per gli ispanici e per tutte le razze che negli Stati Uniti sono un solo popolo» ha affermato Obama.
Yes, we can. Again

Nessun commento:

Posta un commento