Pensare Globale e Agire Locale

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venerdì 15 giugno 2012

ITALIA - Monti fa asse con Hollande: Fare di più,euro non in salvo

Tensioni partiti, Consiglio Ue decisivo anche su fronte interno

Roma, 14 giu. - Il vertice con Francois Hollande rende Mario Monti "molto fiducioso" sulle prospettive europee. Nè preoccupano più di tanto il governo le tensioni andate in scena oggi tra i partiti: da un lato il Pdl che alza il tiro sulla giustizia, dall'altra il Pd che inizia a frenare sulla spending review e sul rischio che - da operazione chirurgica - diventi macelleria sociale: "Reazioni comprensibili, giustificate dalla necessità di parlare ai loro elettorati", spiega una fonte di governo.

Al bilaterale con il neo presidente francese, Monti trova conferma della "fortissima convergenza" tra i due Paesi su eurobond, project bond, spese per investimenti, attenzione alla crescia. Nella conferenza stampa finale, i due sembrano dividersi i ruoli: Hollande attacca, "non mi accontenterò di mezze misure" al Consiglio Ue del 28; Monti rassicura, evita l'impressione di un asse anti Merkel quando garantisce che anche la Cancelliera è alla ricerca delle "soluzioni migliori". Ma anche il premier sottolinea come l'Europa debba fare di più, visto che quanto fatto finora "non è poco ma non è sufficiente" per tenere l'euro "al riparo dalle turbolenze del mercato". E allora, è la ricetta, "dobbiamo agire per rafforzare i punti deboli del sistema", mettendo a punto i meccanismi idonei affinchè "comportamenti virtuosi" come quelli dell'Italia "non vengano penalizzati da tassi d'interesse anomali".

E oltre a una governance rafforzata, sarà necessario un impegno concreto sul fronte della crescita perchè sicuramente "non è un buon affare trascurare la disciplina dei conti pubblici", ma la disciplina "non basta per la crescita, i posti di lavoro e lo sviluppo". Concetti espressi anche oggi nel convegno a porte chiuse del Club Ambrosetti: la situazione è ancora difficile, solo la ripresa renderà sostenibile la stabilità finanziaria, solo la ripresa convincerà i mercati a ridare fiducia all'Italia e all'Eurozona. Tuttavia, avrebbe spiegato alla selezionata platea del Club, anche se la strada intrapresa è sicuramente quella giusta, per vedere risultati concreti in termini di sviluppo serviranno ancora mesi.

Con il passaggio decisivo del 28 giugno a Bruxelles. Perchè se per ora le rivendicazioni dei partiti vengono comprese con la necessità di parlare ai rispettivi elettorati ("Sulla giustizia il Pdl non poteva dire altrimenti, nè Bersani può trascurare la Cgil sui rischi di tagli ai servizi, che non ci saranno", spiega una fonte di governo), e in qualche modo 'tenute a bada' ad esempio con l'atteso decreto sviluppo che arriverà domani al Cdm, nell'esecutivo c'è la consapevolezza che tutto diventerebbe molto più difficile da gestire se al Consiglio Europeo non arriveranno risultati soddisfacenti per l'Italia.

Anche per questo a palazzo Chigi le mozioni sull'Europa che i partiti stanno preparando e iniziando a depositare vengono monitorate con attenzione. Ad esempio, quella del Pdl viene giudicata "eccessivamente antitedesca" da una fonte di governo. Ma anche in questo, c'è la consapevolezza che è inevitabile che ognuno cerchi di apparire il più deciso ad ottenere risultati. Per questo la previsione è che "alla fine faremo come l'ultima volta: tutti i partiti della maggioranza ritireranno i loro testi, e se ne presenterà uno unitario che usi i toni giusti".

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