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lunedì 18 giugno 2012

RICORRENZE - Calvi, 30 anni dopo è ancora mistero

Il 'banchiere di Dio' morì il 18 giugno 1982.

Traffici bancari poco trasparenti, lo Ior coinvolto in vicende oscure. Sembra oggi, invece era trent'anni fa, apice di una delle tante pagine oscure. Quella che porta il nome di Roberto Calvi. Banchiere 'suicidato', non si sa da chi. L'unica certezza, anche giudiziaria, è quella che sotto il ponte dei Frati Neri, a Londra, fu allestita una messinscena per far pensare che il fu presidente del Banco Ambrosiano si fosse tolto la vita. Piuttosto maldestra, per la verità: i sassi nelle tasche, i 15 mila dollari addosso, il corpo penzolante, impiccato in modo che proprio non poteva aver fatto tutto da solo.
OMICIDIO CERTO, NESSUN COLPEVOLE. Era il 18 giugno 1982 e, a 30 anni di distanza, non esistono altre verità. Una serie di sentenze si sono susseguite, tutte senza colpevoli. È del 17 novembre 2011 la decisione della Cassazione di non riaprire il processo per omicidio a carico del mediatore d’affare Flavio Carboni (finito di recente nell’inchiesta P3), del cassiere della mafia Pippo Calò e di Ernesto Diotallevi, ritenuto vicino alla banda della Magliana.
FIGURA CHIAVE DEGLI INTRIGHI DI CASA NOSTRA. Il mistero, dunque, resta intatto. Da Michel Sindona a Licio Gelli a Paul Marcinkus, la storia di Calvi, il 'banchiere di Dio', come venne soprannominato, si intreccia con quella di altri personaggi-chiave dei complicati intrighi politico-finanziari italiani. Arrivò al Banco Ambrosiano che non aveva ancora 30 anni. Fece rapidamente carriera, fino ad arrivare a ricoprire ruoli di vertice agli inizi degli Anni 70.

Presidente e piduista


Nel 1975 divenne presidente di quello che era l’istituto della finanza ’bianca’ in stretta relazione con lo Ior, la banca vaticana allora guidata dall’arcivescovo Marcinkus. Nello stesso anno conobbe Gelli e fece il suo ingresso nella P2. L’emergere dello scandalo legato alla loggia massonica e ai suoi intrecci con il mondo della politica e dell’economia sarà fatale all'istituto diretto da Calvi, che rimasto senza protezione subisce un crack da mille miliardi di lire.
Il deflagrare della crisi viene tamponato con i finanziamenti arrivati da Bnl e Eni. Per ottenerli, Calvi versò tangenti al Psi.
L'ARRESTO E LA FUGA. L’anno dopo scoppiò il caso P2 e il banchiere, il 21 maggio 1981, finì in manette. I suoi tentativi di trovare una sponda in Vaticano e allo Ior finirono nel vuoto. Messo in libertà provvisoria in attesa del processo, cercò aiuti ed entrò in contatto con il finanziere Carboni, considerato in buoni rapporti con Calò. Carboni fu una figura chiave nella fuga del banchiere, che prima di approdare a Londra passò per Roma, Venezia, Trieste, la Jugoslavia l'Austria. Qui l'ultimo incontro, il 15 giugno 1982. Tre giorni prima della sua uccisione.
L'IPOTESI MAFIOSA. Ma perché Calvi fu ucciso? Secondo l’accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Luca Tescaroli, Maria Monteleone e Francesco Verusio, per punirlo di essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti alle organizzazioni criminali.
IL CASO GOTTI TEDESCHI, 30 ANNI DOPO. Trent'anni dopo, Ettore Gotti Tedeschi, rimosso il 24 maggio dalla carica di presidente dello Ior, avrebbe affermato di temere di fare la medesima fine di Calvi. Il Banco Ambrosiano non esiste più, ma la scarsa trasparenza delle vicende finanziarie vaticane, in tutto questo tempo, non è cambiata di una virgola.

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