Il feroce accanimento
contro i servizi ed il lavoro pubblico.
Destinato ad approdare in consiglio dei ministri il 28 giugno per
un'approvazione-lampo, sta prendendo forma il decreto legge sulla
"spending rewiew", l'eufemismo usato dal governo per definire la
politica di tagli lineari alla spesa pubblica giustificati, secondo Monti,
fornero e Giarda (il ministro artefice del decreto), dal dover "Salvare il
paese dal baratro in cui sta precipitando, nonostante i notevoli sacrifici già
fatti".
Eccone, in estrema sintesi, i principali contenuti:
1. TAGLI LINEARI DEL 5% DELLE PIANTE
ORGANICHE. Ogni ente pubblico,
ministero, ospedale, scuola, comune, regione etc... dovrà dotarsi del 5% in
meno del suo organico. Al comune di Bologna, in cui siamo circa 1600, significa
80 dipendenti in meno. E stiamo parlando di posti realmente coperti, non di
posti virtualmente presenti in pianta organica. Questo perchè il blocco del
turnover imposto da Brunetta (1 nuovo assunto ogni 5 cessati) ha già ridotto
all'osso l'organico di molte amministrazioni. Ora si tratta di diminuire il
personale di un altro 5%. Ovunque, a tappeto, senza distinguere tra uffici e
servizi, tra posti sovraffollati di personale o già oggi carenti di lavoratori.
La manovra non solo ha dell'assurdo a livello di effetti su uffici e servizi,
ma con alta probabilità andrà ad impattare su lavoratori in carne ed ossa,
prima messi in mibilità, poi licenziabili.
2. UTILIZZO DELLA MOBILITA' COME STRUMENTO
DI PREPENSIONAMENTO per i lavoratori cui, dopo l'innalzamento dell'età pensionabile, restano
ancora alcuni anni da lavorare entro l'amministrazione pubblica. Poichè occorre
diminuire gli organici, beh... Favoriamo l'uscita di chi già se ne sarebbe
dovuto uscire! Ma non lo mandiamo in pensione. Lo mettiamo in mobilità, ad
ingrassare le fila degli esodati, con 2 anni di salario all'80%, niente
trattamento accessorio e poi li ricollochiamo... Se non in una pubblica
amministrazione - dove difficilmente troveranno spazio- c'è sempre la flessibilità
in entrata che aiuterà a trovare, a sessant'anni passati, un altro posto di
lavoro! (Vedi riforma del mercato del lavoro e mia nota collegata "La
Fornero cura la dissenteria con le prugne").
3. RIBADITO IL BLOCCO DEI CONTRATTI
PUBBLICI, SCADUTI ORAMAI DA GIA' TRE ANNI. Tanto che importa ridare potere di acquisto ai
salari? Per far ripartire l'economia occorre flessibilità, non denaro
disponibile nelle tasche dei potenziali acquirenti!
4. BLOCCO DELLE TREDICESIME DEI PUBBLICI
DIPENDENTI PER TRE ANNI. Sempre per stare a quanto ci dicevamo prima.
In un simile contesto, ricordiamo, dovremo pagare più tasse (iva, IMU,
etc...) per servizi sempre più decurtati e sempre meno pubblici...
Ci ridurremo come nella Notthingham di Robin Hood, in cui la gente non
aveva nemmeno più i soldi per pagare le tasse.
Non viene in mente questo, ai nostri ministri?
Se non ci sono neanche più i soldi per pagare le tasse da parte dei
contribuenti "obbligati" (dipendenti, pensionati, etc...) e non c'è
lotta vera all'evasione, con quali risorse lo stato pensa di finanziare i
servizi alla persona?!?
Ma è chiaro che il disegno politico è un'altro:
La completa cancellazione dello stato sociale, del lavoro pubblico e dei
servizi pubblici a gestione diretta.
In barba ai fondamentali principi costituzionali.
In nome del PIL, delle Banche, del Capitale.
Operazione quanto mai pericolosa.
Se il pubblico ha come obiettivo la tutela del diritto, il privato ha come
obiettivo il profitto. Se uno stato abdica alle sue responsabilità sociali e
delega ad altri l'erogazione dei servizi atti a garantire i diritti che la sua
stessa legge sancisce... Come pensate mai che vada a finire?!?
Questo è il motivo per cui occorre, qualora il parlamento voti l'ennesima
fiducia anche a questo provvedimento, una reazione forte dei cittadini, dei
lavoratori e dei sindacati che li rappresentano.
Una reazione autonoma e forte che, così come accadde quando i paesi europei
uscirono dalle crisi più profonde:
·
Rimetta al centro i diritti sociali per tutti : salute - educazione -
lavoro - casa - assistenza;
·
e riparta, per fare questo, dalla centralità delle istituzioni pubbliche e
dai servizi da esse erogate e dal valore del lavoro pubblico.
Nella consapevolezza che solo lo sviluppo sociale (e con esso
dell'occupazione) è il vero volano dell'economia, per un paese in cui siano
realtà un certo benessere, giustizia ed equità.
Micol Tuzi il giorno martedì 19
giugno 2012
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