di Claudia La Via
Martedì, 19 Giugno
2012 - Non ci è voluto
molto per capire che la vittoria del partito pro-euro ad Atene non fosse sufficiente.
Ed è servito poco tempo anche per sentire come la tensione fosse palpabile in
tutta Europa. Ma l’apertura del G 20 a Los Cabos in Messico ha confermato un’altra verità
ancora più scomoda: la crisi economica ha allungato le distanze fra Usa e
Vecchio continente e messo in atto un pericoloso gioco di rimbalzi e rimproveri
che non lasciano spazio a molto dialogo. E le prime ripercussioni sono arrivate
dritte dritte al summit dei leader mondiali.
Forse per questo la crisi diplomatica nell'aria da settimane a causa delle divergenze di vedute sulla crisi mondiale è esplosa a Los Cabos il 18 giugno, quando è saltato l’atteso incontro ristretto già fissato fra Barack Obama e i leader dell'Ue per discutere su come rilanciare l'economia occidentale.
Ma il numero uno della Casa Bianca ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin, in un bilaterale durato due ore e in cui i due Paesi hanno raffreddato le storiche tensioni per dirsi “pronti a collaborare perché in Siria cessino le violenze”.
Forse per questo la crisi diplomatica nell'aria da settimane a causa delle divergenze di vedute sulla crisi mondiale è esplosa a Los Cabos il 18 giugno, quando è saltato l’atteso incontro ristretto già fissato fra Barack Obama e i leader dell'Ue per discutere su come rilanciare l'economia occidentale.
Ma il numero uno della Casa Bianca ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin, in un bilaterale durato due ore e in cui i due Paesi hanno raffreddato le storiche tensioni per dirsi “pronti a collaborare perché in Siria cessino le violenze”.
PER
L’EUROPA ORA SERVONO FATTI CONCRETI. Il presidente Usa, che ha salutato l'esito del voto
greco come una «prospettiva positiva», non ha cambiato la sua posizione, che
negli ultimi tempi si era fatta sempre più dura. E ha rilanciato con richieste
concrete: l’Europa trasformi le buone intenzioni del vertice in fatti concreti
per non rischiare un fallimento. «È l'ora di agire per assicurare che tutti
facciano ciò che è necessario per stabilizzare il sistema finanziario, puntare
sulla crescita, recuperare la fiducia dei mercati ed evitare il protezionismo».
OBAMA: «UNA CRESCITA TROPPO LENTA». Parole che possono sembrare quasi di bonaria esortazione ma, in fondo, nascondono qualcosa di più. Una nota polemica e un velato rimprovero. Che suona come un avvertimento: «Il mondo è molto preoccupato per una crescita economica troppo lenta» che dall'Europa rischia di contagiare anche gli Stati Uniti.
MONTI: «LA CRISI È NATA NEGLI USA». Parole di rimprovero che nessuno nel Vecchio continente vuole sentirsi dire, nemmeno da Oltreoceano. Basta già la linea dura di Angela Merkel che continua a dire no agli Eurobond e a qualsiasi forma di mutualizzazione del debito. Anche Mario Monti ha scelto di non subire in silenzio accuse e consigli. E ha riservato al presidente Obama qualche pesante frecciatina sottolineando come «la crisi ha avuto origine da squilibri in altri Paesi, tra cui gli Usa che sono stati tra i protagonisti».
Sulla stessa linea il presidente dell'Ue, Herman Van Rompuy, secondo cui «la crisi finanziaria del 2008 e 2009, che ha provocato la recessione di parecchie economie, non è certo nata in Europa».
BARROSO: «NIENTE LEZIONI DI DEMOCRAZIA». L’Europa è sbarcata a Los Cabos pronta a confrontarsi con il resto del mondo per trovare una soluzione a una crisi che riguarda tutti. Ma non è disposta a essere messa all’angolo e rivendica l’autonomia e il diritto delle proprie decisioni. Una posizione decisa e ribadita con determinazione dal presidente della Commissione Ue, José Manuela Barroso. «Non siamo qui per prendere lezioni di democrazia o di gestione dell’economia», ha detto.
OBAMA: «UNA CRESCITA TROPPO LENTA». Parole che possono sembrare quasi di bonaria esortazione ma, in fondo, nascondono qualcosa di più. Una nota polemica e un velato rimprovero. Che suona come un avvertimento: «Il mondo è molto preoccupato per una crescita economica troppo lenta» che dall'Europa rischia di contagiare anche gli Stati Uniti.
MONTI: «LA CRISI È NATA NEGLI USA». Parole di rimprovero che nessuno nel Vecchio continente vuole sentirsi dire, nemmeno da Oltreoceano. Basta già la linea dura di Angela Merkel che continua a dire no agli Eurobond e a qualsiasi forma di mutualizzazione del debito. Anche Mario Monti ha scelto di non subire in silenzio accuse e consigli. E ha riservato al presidente Obama qualche pesante frecciatina sottolineando come «la crisi ha avuto origine da squilibri in altri Paesi, tra cui gli Usa che sono stati tra i protagonisti».
Sulla stessa linea il presidente dell'Ue, Herman Van Rompuy, secondo cui «la crisi finanziaria del 2008 e 2009, che ha provocato la recessione di parecchie economie, non è certo nata in Europa».
BARROSO: «NIENTE LEZIONI DI DEMOCRAZIA». L’Europa è sbarcata a Los Cabos pronta a confrontarsi con il resto del mondo per trovare una soluzione a una crisi che riguarda tutti. Ma non è disposta a essere messa all’angolo e rivendica l’autonomia e il diritto delle proprie decisioni. Una posizione decisa e ribadita con determinazione dal presidente della Commissione Ue, José Manuela Barroso. «Non siamo qui per prendere lezioni di democrazia o di gestione dell’economia», ha detto.
L’incontro privato
con Frau Merke
Il
pressing di Obama era già chiaro prima dell'apertura dei lavori del G20. E,
nonostante in molti abbiano visto una contrapposizione fra il presidente Usa e
la cancelliera tedesca, su un fronte i due si sono trovati alleati: i
rimproveri e le bacchettate all'Unione europea. Non è un caso che proprio con
Angela Merkel Obama sia riuscito a “ritagliarsi” un colloquio intimo nella
serata del 18 giugno. Un faccia a faccia di 45 minuti e coperto dal più stretto
riserbo.
IL RINVIO VOLUTO DALLA CANCELLIERA. Forse, come confermano fonti tedesche, invece, è stata proprio la cancelliera a chiedere il rinvio dell'incontro allargato con gli altri leader dell'Ue perché avrebbe ritenuto già esauriente lo scambio di vedute avuto col presidente Usa.
Come dire, chi conta davvero ha già detto la sua. Per il resto, per gli scambi democratici d'opinione c'è tempo.
IL RINVIO VOLUTO DALLA CANCELLIERA. Forse, come confermano fonti tedesche, invece, è stata proprio la cancelliera a chiedere il rinvio dell'incontro allargato con gli altri leader dell'Ue perché avrebbe ritenuto già esauriente lo scambio di vedute avuto col presidente Usa.
Come dire, chi conta davvero ha già detto la sua. Per il resto, per gli scambi democratici d'opinione c'è tempo.
Per l'Fmi 456
miliardi di risorse
Un
risultato, almeno, nel primo giorno del G20 è arrivato per l'Fmi. Il Fondo
monetario internazionale infatti ha raccolto impegni finanziari, destinati ad
aumentare le sue risorse, per 456 miliardi di dollari, superando i 430 inizialmente
previsti.
FIREWALL CONTRO IL DEBITO. «Le risorse» ha affermato il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde «hanno raddopiato quasi la capacità di prestiti del Fondo».
«Queste risorse saranno rese disponibili per prevenire e risolvere crisi. Saranno prelevate solo se sarà necessario come seconda linea di difesa dopo le risorse già disponibili. Se prelevate saranno restituite con gli interessi», ha concluso Lagarde.
L'IMPEGNO DEI BRICS. I leader dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) avevano chiesto che il G20 emettesse «una forte dichiarazione di impegno a combattere il rallentamento internazionale e gli effetti della crisi dell'Eurozona». E così effettivamente è stato.
L'impegno alla crescita è stato vasto e concreto, i Paesi dai Pil emergenti hanno rafforzato il capitale del Fondo monetario internazionale dotando l'economia di un «firewall», una barriera, contro la crisi del debito.
LA BOZZA DEL VERTICE. In una bozza della dichiarazione finale del vertice, si legge che il Vecchio Continente è d'accordo nel muovere «i passi necessari per salvaguardare la stabilità» del sistema finanziario. Per farlo, innanzitutto è necessario «rompere il circolo vizioso tra le banche e il debito degli Stati».
L'Europa ha risposto positivamente, facendo sapere nella medesima bozza che «è d'accordo nel fare i passi necessari per salvaguardare la stabilità» finanziaria.
Intanto, dopo il caso degli istituti spagnoli, il ministro delle Finanze Luis de Guindos ha rassicurato: «Siamo solvibili».
FIREWALL CONTRO IL DEBITO. «Le risorse» ha affermato il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde «hanno raddopiato quasi la capacità di prestiti del Fondo».
«Queste risorse saranno rese disponibili per prevenire e risolvere crisi. Saranno prelevate solo se sarà necessario come seconda linea di difesa dopo le risorse già disponibili. Se prelevate saranno restituite con gli interessi», ha concluso Lagarde.
L'IMPEGNO DEI BRICS. I leader dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) avevano chiesto che il G20 emettesse «una forte dichiarazione di impegno a combattere il rallentamento internazionale e gli effetti della crisi dell'Eurozona». E così effettivamente è stato.
L'impegno alla crescita è stato vasto e concreto, i Paesi dai Pil emergenti hanno rafforzato il capitale del Fondo monetario internazionale dotando l'economia di un «firewall», una barriera, contro la crisi del debito.
LA BOZZA DEL VERTICE. In una bozza della dichiarazione finale del vertice, si legge che il Vecchio Continente è d'accordo nel muovere «i passi necessari per salvaguardare la stabilità» del sistema finanziario. Per farlo, innanzitutto è necessario «rompere il circolo vizioso tra le banche e il debito degli Stati».
L'Europa ha risposto positivamente, facendo sapere nella medesima bozza che «è d'accordo nel fare i passi necessari per salvaguardare la stabilità» finanziaria.
Intanto, dopo il caso degli istituti spagnoli, il ministro delle Finanze Luis de Guindos ha rassicurato: «Siamo solvibili».
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