Pensare Globale e Agire Locale

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giovedì 21 giugno 2012

GERMANIA: Crisi, anche i tedeschi piangono

Mentre la cancelliera Merkel si spende per l'Ue, il suo Paese accusa i primi segnali economici negativi.

di Pierluigi Mennitti

Berlino giovedì, 21 giugno 2012 - Saltellando da un vertice all'altro e da un vertice a una partita di calcio, Angela Merkel continua a parare con una sfilza di nein ogni tentativo dei partner europei di annacquare le rigide condizioni imposte dalla Germania per affrontare la crisi. Appena chiuso il palcoscenico del vertice del G20 al Los Cabos, in Messico, giovedì 21 giugno tocca ai ministri delle Finanze dell'Eurozona e venerdì 22 giugno sarà l'ora dell'incontro di Roma, voluto da Mario Monti con i colleghi di Francia, Spagna e Germania: attorno a un tavolo i leader delle quattro maggiori economie dell'euro.
UN TENTATIVO DI SDRAMMATIZZARE. Incontro anticipato di qualche ora, per permettere alla cancelliera di volare a Danzica per seguire il quarto di finale degli Europei fra Germania e Grecia, partita densa di significati extra calcistici.
«Un segnale consapevole di rilassatezza che Merkel ha voluto lanciare a tutti», ha commentato lo Spiegel, «per dire che la crisi è dappertutto ma non bisogna impazzirle dietro. Ci sono anche altre cose nella vita e la situazione non è così drammatica da non potersi ritagliare il tempo anche per un po' di divertimento». Tipico della Merkel.
LA CRISI DIVENTA UNA GUERRA DI NERVI. Il settimanale ha sottolineato «come il poker attorno alla crisi non sia più tanto una partita sulla migliore strategia da adottare ma diventi, giorno dopo giorno, una guerra di nervi». Da un lato i mercati, gli investitori e gli apocalittici, pronti a scommettere sul collasso della moneta unica.
Dall'altro i politici, i governi e i parlamenti, che provano a innalzare muri anti incendio e a distribuire pillole tranquillizzanti, anche ai loro cittadini. Quel che si nota dietro le quinte dei troppi vertici di questi mesi è proprio il nervosismo: a ogni mossa della politica segue una contromossa dei mercati, in un gioco che, di giorno in giorno, sembra avvitarsi su se stesso.

Atene: tutto nuovo, tutto vecchio


La Grecia ha un nuovo governo, messo in piedi in meno di 72 ore, ma a guidarlo sono gli stessi uomini e partiti che hanno trascinato il Paese nel baratro. Il pacchetto miliardario di aiuti varato per salvare le banche spagnole non è servito a calmare i mercati e già il Bundestag è in preallarme per l'ipotesi di dover indire una seduta straordinaria nella pausa estiva per varare nuove misure di aiuti.
Monti ha proposto di utilizzare il fondo salva-Stati Efsf come scudo all'altalena dei titoli di Stato che penalizza Spagna e Italia, ma l'Europa gli ha risposto picche. «Lentamente sembra che le ricette anti-crisi si stiano esaurendo», ha concluso lo Spiegel, «e per questo la riunione di Roma potrebbe rappresentare una tappa importante. Si tratterà di preparare il terreno al vertice europeo del 29 giugno, definire in anticipo le carte con cui giocare e decidere le risposte da dare a una serie di questioni, a cominciare dalla richiesta della Grecia di spalmare riforme e risanamento su un lasso di tempo più ampio».
I PRIMI DECISI SEGNALI NEGATIVI. Nel frattempo si intensificano i segnali negativi per l'unica economia dell'Eurozona finora non toccata dalla crisi. Ne dà conto l'Handelsblatt per il quale «le prospettive congiunturali basate sugli indicatori forniti dal Centro per la ricerca economica europea (Zew) indicano un chiaro rallentamento anche per l'economia tedesca».
Per il capo economista di Degussa, Thorsten Polleit, il Prodotto interno lordo della Germania rischia di contrarsi a un +0,4% nel 2012 e di recedere nel 2013 a un -0,5%».
IL CROLLO PEGGIORE DALL'OTTOBRE 1998. Polleit, che insegna anche alla Frankfurt School of Finance & Managment, è particolarmente allarmato, perché gli indicatori di giugno elaborati dallo Zew segnalano un crollo che non si registrava dall'ottobre 1998: «Le nubi che si addensano all'orizzonte tedesco sono portate da una tendenza negativa che persiste negli altri Paesi dell'Eurozona ma anche da segnali di indebolimento in mercati emergenti come la Cina. E l'economia tedesca non è un'isola ma è strettamente dipendente dagli sviluppi della congiuntura internazionale».
BOCCIATE LE MISURE ADOTTATE DALLA BCE. Tuttavia, Polleit sposa a pieno la linea della Merkel, bocciando le misure adottate dalla Banca centrale europea per abbassare i tassi di interesse: «Il collasso greco è solo la punta dell'iceberg», ha aggiunto, «molti altri Paesi rischiano una lunga fase di stagnazione come conseguenza di decenni di cattiva gestione economica. Le misure adottate dalla Bce, invece, servono solo a rinviare il problema al prezzo di una crisi ancora più grande in futuro». E se sulla Süddeutsche Zeitung il governatore della Banca centrale austriaca Ewald Nowotny (che siede anche nel board della Bce) ha paragonato l'austerity della Merkel a quella che negli anni Venti aprì la strada alla presa di potere dei nazisti», Polleit resta convinto che «l'unica strada sia quella indicata dalla Germania, nonostante le critiche che piovono dall'estero: ridurre i deficit statali, introdurre riforme strutturali ed evitare politiche inflazionistiche».

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